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Come costruire una chitarra classica | Tutti i passaggi

Come costruire una chitarra classica

La costruzione di strumenti musicali a corda fa parte delle grandi tradizioni artigiane del nostro Paese. Comporta un’approfondita conoscenza dei legni da utilizzare e delle modalità di lavorazione e giunzione che in parte si discostano da quelle più comuni per la maggiore presenza di manualità, limitato utilizzo di elettroutensili, assenza totale di chiodi, viti, spine o quant’altro: si usa solo colla animale

Come costruire una chitarra classica è una domanda che spesso “frulla” nella mente dei più esperti fai da te. È scontato che costruire una chitarra classica sia diretta espressione del raggiungimento di un altissimo grado di competenza ed esperienza, è sicuramente un lavoro molto difficile, sicuramente molto di più che costruire una chitarra elettrica.

La liuteria rientra nella sfera della più nobile espressione artigiana; è frutto di un sapere antico che si è tramandato ed evoluto nel tempo, in cui dominano la conoscenza del legno e la maestria nella sua lavorazione. In questo campo il risultato non si raggiunge solo con l’esecuzione di un oggetto a regola d’arte, perfetto nelle simmetrie, nelle giunzioni e nelle finiture; in più è richiesto un valore aggiunto fra i più ardui da ottenere, nonostante ormai si sappia quasi tutto sulle più efficaci tecniche costruttive, che è il volume sonoro e la bellezza della voce dello strumento.

Nella bottega di Mario Garrone, liutaio in Ovada (AL), abbiamo studiamo le fasi principali di come costruire una chitarra classica, caratteristica per la sonorità calda e rotonda, data dalle corde di nylon, dalla forma della cassa e, non ultimo, dalla scelta dei legni di cui è composta e dal disegno chitarra classica preferito da ogni liutaio.

Una delle particolarità che distingue il laborarorio del liutaio da quello di un comune falegname è la presenza di un grande numero di sagome e dime specifiche (numerose decine) per la riproduzione ripetitiva delle parti degli strumenti in costruzione, numero destinato a crescere nel tempo per frequenti modifiche, anche impercettibili, volte al miglioramento acustico ed estetico.

Altra nota divergente riguarda la dotazione del laboratorio, dove quello del liutaio spicca per la prevalenza di utensili manuali, quasi esclusivamente rivolti alla lavorazione del legno.

Una menzione particolare va alla scelta dei legni che non solo devono essere stagionati, ma specifici per le varie parti dello strumento. Soprattutto quelli della cassa e della tavola armonica hanno in più la responsabilità di garantire la qualità del suono e la timbrica dello strumento.

Nel caso della chitarra classica, il ventaglio di scelta è particolarmente ristretto perché la sonorità richiesta indica una rosa di una decina di legni utilizzabili: per comprendere l’importanza di questa scelta, basti sapere che per costruire la cassa di una chitarra acustica, la più simile alla classica, vanno selezionati legni del tutto differenti, anche solo per provenienza geografica.

Costruire una chitarra acustica è decisamente diverso anche se buona parte della tecnica rimane la stessa

Terminologia dei componenti di una chitarra classica

Il come costruire una chitarra classica parte dalla valutazione delle essenze corrette

La chitarra classica richiede l’uso di legni diversi per ogni parte dello strumento; tutti hanno motivo per essere preferibili, ma quello che spicca per importanza è la tavola armonica, principale fautore delle caratteristiche sonore.

Per la tavola armonica va usato un legno di risonanza, pregiato tipo di legno con una particolare attitudine sonora, riconosciuto e selezionato per merito di un mix di competenza ed esperienza, che rimane a tutt’oggi patrimonio di pochi. Può essere legno di abete (picea abies) o cedro rosso (conifera nordamericana).

All’interno della cassa di risonanza, le catene che rinforzano la tavola armonica sono listelli di abete disposti a formare la cosiddetta incatenatura, la cui configurazione cambia da liutaio a liutaio, con l’intento di fornire allo strumento caratteristiche sonore sempre migliori.

Le fasce e il fondo sono costruiti con legni duri e compatti, a seconda del timbro che il liutaio vuole conferire. Molto ricercate sono le essenze di palissandro (in particolare quello brasiliano), di mogano, cipresso, acero, zebrano.

Il manico è costruito con legni poco sensibili all’umidità e poco propensi alla deformazione, in genere cedrella spagnola, mogano, acero. La tastiera è in ebano. Il ponte, al quale si legano le corde, può essere di varie essenze, principalmente di palissandro, ebano o noce.

Il capotasto e l’ossicino sono in osso o in avorio. Per il copripaletta solitamente si usa la stessa essenza del fondo e delle fasce, ma alcuni liutai, per dare pregio estetico allo strumento, lo realizzano con radiche di legno.

La tavola armonica

  1. Il pannello di legno da cui si ricava la tavola armonica è sottile solo 2,4 mm, tuttavia è formato da due fogli di legno (tagli consecutivi dal tronco), incollati in costa in modo che la fibratura risulti perfettamente simmetrica. Il pannello ottenuto deve essere abbastanza ampio per potervi riportare la sagoma della cassa, che si ritaglia con la sega a nastro con lama stretta.
  2. Lungo la mezzeria del top, indicata inequivocabilmente dalla linea di giunzione delle due metà, si individua il centro della buca e vi si punta il compasso per tracciare l’esatto ingombro del fregio di contorno, detto rosone o rosetta.
  3. Nello stesso punto in cui si è puntato il comune compasso si innesta il compasso a taglio e si effettuano due incisioni profonde poco più di un millimetro sulle circonferenze tracciate.
  4. Con un piccolo scalpello si produce uno scasso fra le incisioni concentriche, ricavando lo spazio in profondità per la rosetta, ma senza che questa risulti a filo piano, bensì deve risaltare leggermente verso l’esterno.
  5. La rosetta va incollata nella sua sede e, una volta essiccato l’adesivo, va spianata con la levigatrice portandola a filo del top.
  6. Applicato nuovamente il compasso a taglio nel centro precedente, si incide il legno sino a tagliarlo in tutto lo spessore della tavola, aprendo quindi la finestra della buca.
  7. Girata la tavola sottosopra, appoggiata su una superficie piana, si incollano le catene, listelli di varia lunghezza e sezione messi per rendere più solido e sonoro il pannello. Dopo aver spalmato di colla la faccia di contatto di ogni listello, lo si mette in posizione e si tiene premuto con un peso. Una volta essiccato l’adesivo, si assottigliano le estremità di ogni catena con lo scalpello, portandone lo spessore quasi a zero.

Il fondo rigonfio

  1. Anche il fondo della cassa è formato dall’unione di due fogli di legno massello, spesso 2,4 mm. Per ottenere la leggera bombatura è necessario passare con la pialla il bordo di giunzione, tenendo la tavola inclinata quel tanto che basta.
  2. Si prepara il piano di lavoro per l’incollaggio inchiodando due listelli come scontro laterale (così le tavole non possono scivolare e discostarsi). Quindi, con un pennellino, si stende la colla sul profilo di contatto.
  3. Le tavole si mettono in giunzione con un terzo listello messo a sostegno centrale, in modo che possano mantenere il miglior contatto fra loro. Quest’ultimo listello non è necessario inchiodarlo al piano.

Costruzione su una dima di riferimento

  1. La particolare dima su cui si prosegue la costruzione della cassa armonica è costituita da una spessa tavola di multistrato. Da un lato, un prolungamento fornisce supporto alla tastiera; attorno, i pioli laterali, costituiti da grosse viti ben affondate nello spessore della tavola.
  2. Il foglio di legno per realizzare le due fasce può essere spesso da 1,8 a 2 mm; già tagliato della larghezza corretta, viene curvato passandolo sul ferro piegafasce, che lavora a caldo, mantenendo una temperatura di circa 120°.
  3. La controfascia è un listello di salice, mogano o abete, a sezione triangolare, che va tagliato ripetutamente, ma senza troncarlo, per poterlo sagomare sulla forma della cassa.
  4. Una volta sagomate, le due fasce si inseriscono all’interno di una sesta appoggiata sulla dima di base. Il manico grezzo è già in posizione perché le fasce da una parte si congiungono dietro la sua radice (zocchetta). Sul lato opposto, un altro tassello di legno dà rinforzo alla giunzione delle fasce e alla rotondità della cassa. Lungo gli spigoli di contatto fra le fasce e la tavola armonica (sotto) e tra le fasce e il fondo della cassa (sopra), si incollano le controfasce, facendole aderire bene e bloccandole con mollette sino a essiccazione della colla.
  5. La controfascia, così incollata, costituisce un rinforzo fondamentale, non solo per la robustezza della chitarra, ma anche per la sua sonorità. Il tassello, separato e messo in posizione ribassata, lascia lo spazio necessario all’incastro di una traversa fissata al pannello del fondo da incollare sopra.
  6. Altri elementi di rinforzo strutturale vengono sagomati e applicati in questo momento perché sarebbe impossibile farlo una volta chiusa la cassa con il fondo.
  7. La controfascia incollata lungo il profilo superiore delle fasce, nonostante sia messa con molta precisione, necessita ugualmente di una regolarizzazione prima di applicare il fondo. Si usa un tavoletta di multistrato con incollata una striscia di carta abrasiva, a grana media da un lato, più fine dall’altro. Lo spessore di legno, tenuto alternativamente da un lato e poi dall’altro, serve a dare la lieve inclinazione al bordo di contatto per assecondare la bombatura del fondo.
  8. Il fondo si applica dopo la stesura della colla sui bordi di contatto
  9. subito dopo si applicano i lacci elastici tendendoli fra pioli opposti, in modo da mettere in pressione con molta regolarità le parti da unire.

Il manico della chitarra classica passo-passo

  1. La paletta è la cosa più delicata da fare, quindi la si fa per prima; se qualcosa va storto, almeno, si è perso meno tempo. A parte la sagoma esterna, bisogna realizzare i due scassi di testa, che devono risultare identici nelle dimensioni, ma anche equidistanti dalla linea di mezzeria e leggermente convergenti. Poi, con il trapano a colonna, si praticano i fori per le meccaniche. Notare che il manico è costituito dalla giunzione di tre pezzi di legno: ai lati due pezzi più grossi (si usa spesso la segrela, un moganoide) e al centro una lamina sottile di altra essenza, spesso ebano, se si vuole scura, o acero, se chiara.
  2. Un panno, bloccato con un elastico, protegge le delicate lavorazioni di contorno della paletta, mentre si lavora “pesante” assottigliando il manico con la sega a nastro.
  3. La tastiera della chitarra è costituita da una tavoletta che va incollata sul manico, da cui si estende andando a coprire parte della tavola armonica, sino alla buca. Prese le misure, la si taglia, si spalma di colla e si mette in posizione.
  4. L’adesione della colla è assicurata dalla compressione applicata sui pezzi da unire; in questo caso, due strettoi agiscono su una robusta tavoletta, appositamente preparata.
  5. Quando l’adesivo è completamente essiccato, si libera il manico dalla morsa e lo si inserisce, ancora grezzo, nella linea di montaggio della cassa acustica della chitarra. Terminata anche questa fase, si torna a lavorare sul manico partendo dalla sgossatura dei fianchi, in modo da renderli perfettamente rettilinei e regolari. Si usa la vastringa, specie di rasiera con manici.

Curvatura posteriore e regolarizzazione

  1. Il lavoro sulle rotondità del retro del manico inizia dalla zona della paletta, dove bisogna dare una traccia precisa del limite dal quale il profilo deve iniziare a cambiare. Si usa un comune compasso, puntandolo sulla linea di mezzeria e aprendolo in modo da tracciare un semicerchio fra le estremità delle due parti rettilinee della paletta.
  2. Dalla curva tracciata si inizia a scavare con coltelli vari, assottigliando progressivamente il collo del manico. Le dimensioni in sezione vanno controllate frequentemente, misurando gli spessori con il calibro, sino a ottenere la misura e la curvatura stabilita.
  3. Posteriormente alla base della zocchetta, si incolla un tassello d’ebano, ritagliato grossolanamente nel contorno. Si individua e traccia la linea di mezzeria allineando un righello con il centro del manico e del fondo della cassa. Questo serve per determinare il corretto vertice del tassello.
  4. Dal vertice individuato si lavora di lima per dare al tassello la forma definitiva, che peraltro stabilisce anche la forma da attribuire alla parte di zocchetta sottostante.
  5. Dalla forma a delta del tassello d’ebano, la radice del manico deve aumentare progressivamente le sue dimensioni sino a raccordarsi alla larghezza della sezione impugnabile. In questo caso si usa uno scalpello largo, con passate progressive, un po’ da un lato e un po’ dall’altro, alla ricerca della perfetta simmetria.
  6. A questo punto si ritorna alla rotondità posteriore del manico; partendo dall’inserimento con la paletta, si procede verso la cassa rimuovendo dapprima il grosso del materiale. Via via che ci si avvicina al calibro richiesto si rallenta nell’incedere per non rischiare di dare un colpo di troppo. Al momento giusto, si prosegue
    con carta vetrata applicata a tacchi di legno concavi, che permettono una migliore regolarizzazione sulla lunghezza.
  7. Il manico deve essere molto, molto liscio; non è ammessa la minima asperità, il minimo avvallamento, tacchetta, dentino. Le mani dell’uomo sono sensibilissime, soprattutto nelle parti che scorrono sulla tastiera e sul manico; figuriamoci quelle di un musicista… Questo significa che regolarizzare non basta. Dopo aver completato il lavoro di calibratura, bisogna iniziare le passate con strisce di carta abrasiva telata a grana finissima, di quella che sembra non togliere più nulla. La bontà e la stagionatura dei legni permettono di raggiungere risultati impensabili in altri contesti.

Tastiera e meccaniche

  1. La tastiera della chitarra classica deve essere piatta; tuttavia, dato che gli incollagi sviluppano sempre delle trazioni sul legno, è sempre necessario provvedere alla spianatura passando in senso longitudinale un piccolo pialletto di metallo, regolato per il minimo effetto di asporto.
  2.  Si tracciano le posizioni dei tasti usando la falsa squadra, facendo riferimento a una scala logaritmica prestabilita; le distanze di ogni tasto dal capotasto sono determinate in modo da avere la corretta intonazione lungo tutta la tastiera dello strumento. All’incrocio tra tastiera e cassa ricade sempre il 12° tasto.
  3. Per ogni segno si blocca uno scontro di legno di scarto con un sergente e si procede con un seghetto a dorso a realizzare un’incisione profonda poco più di un millimetro, impedendo alla lama di scivolare sull’altro lato con un secondo listello.
  4. Ogni tasto è ricavato tagliandone uno spezzone dal rotolo a metri di un apposito profilato metallico. Si misura sulla tastiera quanto basta e si taglia con il tronchese (è una lega morbida).
  5. Il profilato, che ha sezione a T, si affonda nella sede del tasto fatta precedentemente battendolo con un martello con testa di plastica in modo da non ammaccarlo. Ciò che deborda sui lati va accuratamente levigato, stando attenti a non rovinare il bordo esterno della tastiera; tuttavia bisogna fare in modo che il tasto sia perfettamente raccordato con i fianchi del manico, per evitare ogni sensazione sgradevole al musicista che deve continuamente strisciare le mani sulla parte.
  6. Il lavoro sul manico si conclude con l’incollaggio del capotasto, la barretta d’osso o di plastica che separa la paletta dalla tastiera, e col montaggio delle meccaniche nelle loro sedi.

Ogni chitarra classica fatta a mano e diversa dall’altra

Per incollare il ponte sulla tavola armonica è necessario usare degli strettoi a cui non serve una grande escursione, ma una lunga gittata della ganascia. La questione è riuscire a raggiungere il punto dell’incollaggio inserendo una parte dello strettoio nella buca. Ciò vuol dire avere ganasce lunghe almeno 280-300 mm. Le stesse devono anche essere strette abbastanza per poterne affiancare tre, per coprire la larghezza del ponte.

  1. La finitura dello strumento è eseguita a ceralacca; un metodo antico che rende la superficie particolarmente lucida, liscia e vellutata. Si applica a tampone distribuendo la soluzione delle scaglie di ceralacca in alcool 94° o superiore, in almeno sette o otto mani, con concentrazione di ceralacca progressivamente inferiore. Si trattano prima le fasce e il fondo, per ultima la tavola armonica; tra una mano e l’altra dovrebbero passare almeno due o tre giorni. La ceralacca può essere neutra o colorata.
  2. Prima di applicare la finitura si passano le superfici con carta vetrata a grana fine (minimo 320) per uniformare ogni più piccola asperità e raccordare alla perfezione i profili di giunzione.
  3. La carteggiatura va svolta con grande delicatezza; sulle fasce si passa leggermente con un tacco di legno.
  4. Il tampone è una pezza bianca di cotone chiusa a sacco attorno a un grumo di cotone idrofilo; si imbeve di soluzione di gommalacca e si strizza bene. L’applicazione deve avvenire senza mai fermare il tampone sulla superficie: ogni attacco e stacco dal legno deve avvenire “al volo”, come l’atterraggio e il decollo di un aereo. I movimenti sono circolari e a otto.

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