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Ecco come restaurare un baule ottocentesco in modo da riportarlo al suo primitivo e dignitoso aspetto eliminando lo sporco, l’ossidazione e i danni dei tarli
Restaurare un baule antico è un’operazione affascinante. Rimasto per decenni in soffitta a prender polvere e ghiotto cibo per i tarli (per fortuna pochi per la natura del legno usato), questo baule, tipico contenitore da imbarcare col completo corredo dei viaggiatori che attraversavano gli oceani con le navi a vapore e con gli ultimi grandi velieri, aveva un aspetto tanto squallido da sembrar pronto per il caminetto.
Per aprirlo, finita chissà dove la chiave originale, c’è voluto un grimaldello, ma si è avuta la gradita sorpresa, svuotatolo dai vecchi vestiti di cui era colmo, di scoprire che il suo interno non presentava tracce di marciume; il legno, probabilmente eucalipto, il che farebbe pensare che il baule sia stato costruito in qualche lontano Paese, ha retto bene il trascorrere degli anni al punto da non mostrare sconnessioni fra le tavole delle pareti e del coperchio (testimonianza dell’eccellenza del falegname che lo costruì). In perfetto stato anche le tre cerniere d’ottone massiccio sulle quali si articola il coperchio, la cui leggerissima ossidazione testimonia la perfetta tenuta all’aria del coperchio. Proprio malconcio appariva l’esterno, ormai di un colore indefinibile e con tutte le parti metalliche o verniciate o apparentemente corrose dall’ossidazione. Solo apparenza, quindi, che ha giustificato il lungo e paziente restauro.
Restaurare un baule – Com’era prima
Restaurare un baule – Trattare il metallo
- Le maniglie di ottone massiccio, incassate nello spessore delle pareti, sono avvitate ciascuna con sei viti corte e grosse che tempo e sudiciume hanno praticamente saldato all’ottone. Per estrarle, quindi, è necessario sbloccarle con un disossidante spray.
- Lasciato allo sbloccante Wd-40 il tempo di agire, allentiamo le viti con un mezzo giro di cacciavite con la lama esattamente a misura del loro taglio (che verrebbe rovinato da una lama sbagliata), poi possiamo terminare il lavoro più rapidamente con un avvitatore elettrico.
- Usandolo con molta cautela per non incidere il legno, sblocchiamo la maniglia inserendo sotto i suoi bordi la punta dello scalpello e muovendolo in su e in giù fino a poterla sollevare dalla sede.
- Contrariamente alle cerniere del coperchio, che la sua chiusura stagna ha preservato dall’ossidazione, vediamo come la posizione esterna delle maniglie ha permesso che l’umidità ne ossidasse anche il verso (da notare il particolare del risalto cilindrico in primo piano che, incastrandosi in uno scarico aperto nello spessore della tavola, contribuisce a bloccare la maniglia nella sua sede).
- L’ottone si ossida solo superficialmente, per cui bastano i normali prodotti casalinghi, usati con pazienza e magari in più passate, per riportarlo alla lucentezza originale.
- Per pezzi sciolti, come appunto questa maniglia, si può usare l’acido cloridrico – detto anche muriatico – mettendovi i pezzi a bagno per uno o due minuti strofinandoli con una spugnetta di fibra abrasiva, ovviamente indossando guanti antiacido, e risciacquandoli poi accuratamente.
- Le strisce metalliche di rinforzo, inconsultamente verniciate, richiedono il lavoro più lungo in quanto vanno ripulite dalla vernice con lavoro di raschietto, magari aiutandosi con una termopistola che ammorbidisca la vernice o trattandole con uno sverniciatore.
- Si lucidano con il Sidol (o altro prodotto simile) e si fanno brillare con un panno asciutto. Più radicale, ma assai più lungo e faticoso, sarebbe svitarle e disossidarle con l’acido, approfittando della loro assenza per il lavoro di pulizia del legno.
Restaurare un baule – Trattare il legno
- Restaurare un baule significa soprattutto porre molta attenzione allo stto del legmo. I tarli del legno hanno attaccato solo i listelli esterni di legno più appetibile di quello della cassa e del coperchio e, dopo il loro sviluppo, sono usciti lasciando aperte le gallerie che, la natura non spreca niente, possono diventare sede per altri parassiti, per cui è sempre opportuno iniettare, foro per foro, qualche goccia di insetticida che le renda inospitali per ogni altro insetto.
- I fori poi si chiudono con lo stucco dato con una spatolina cercando di farlo penetrare quanto più a fondo possibile. Una goccia di mordente, ad acqua o a solvente secondo il tipo di stucco usato, mimetizza la riparazione.
- I listelli di legno (qui vediamo quelli paralleli alle assi del coperchio) sono un po’ di ingombro nell’operazione di pulizia delle strisce di ottone, ma non conviene neppure provare a staccarli. Si procede con la sverniciatura delle strisce, iniziando con uno sverniciatore Solvet dato a pennello (da usare con attenzione e rispettando alla lettera le istruzioni).
- La sverniciatura delle strisce di ottone continua con l’uso di spatole e raschietti, prima, e crema per metalli poi, fino a renderle brillanti.
- I listelli ornamentali, in sede o, se era possibile rimuoverli, sul banco da lavoro, vanno levigati uno per uno con carta abrasiva di grana adatta al loro stato di degrado. Se ve ne fossero di troppo rovinati per riportarli a nuovo è facile trovare nei magazzini di legname o nei reparti dei negozi per il far da sé, listelli identici o facilmente adattabili con un po’ di lavoro di sega e/o fresatrice.
- La tela impermeabile che riveste l’esterno della cassa e del tetto è abbastanza robusta da sopportare una pulizia eseguita con una spazzola circolare a setole di nylon che ne elimini le eventuali incrostazioni di polvere e sudiciume. Una o due mani di vernice, ad acqua o a solvente, completano il lavoro per restaurare un baule.
Lavoro completato, ora sappiamo tutto su come restaurare un baule!