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Con questa antica tecnica di lavorazione del vetro non si realizzano solo lampade, ma anche cornici, vassoi e altri oggetti colorati
La tecnica Tiffany prende il nome da un artista americano, Louis Comfort Tiffany. Quando, alla fine del secolo scorso, inventò questa nuova tecnica (che da lui prese poi il nome) per unire tra loro dei pezzi di vetro, forse non si rese conto della vera e propria rivoluzione che ciò avrebbe portato nel campo della lavorazione artistica del vetro.
La tecnica Tiffany permise la creazione di un’infinità di oggetti in vetro, o meglio, composti da mosaici di vari tasselli di vetro, tridimensionali, grazie alla saldatura a stagno. Diede un enorme impulso alla diffusione, anche a livello hobbistico, del vetro come materiale per realizzazioni di prestigio. La creatività di moltissime persone, trovò un nuovo modo di esprimersi, specialmente nei primi decenni di questo secolo con l’avvento dello stile Liberty, che influenzò anche il campo della lavorazione del vetro.
Come realizzare una cornice con la tecnica Tiffany
Proponiamo una semplicissima cornice portafoto (o portaspecchio) che si realizza con pochi pezzi tagliati liberamente, rivestiti con il nastro di rame autoadesivo e infine saldati a stagno per comporre il disegno del progetto iniziale. Per facilitare la saldatura si cosparge il nastro nella zona di unione con una speciale pasta salda; lo stagno fa presa pressoché istantanea e, per tenere in posizione i pezzi, a mano a mano che si procede con la saldatura, basta reggerli con le dita.
L’oggetto finito va lavato con acqua e sapone e poi ripassato con una soluzione acida (meglio usare i guanti) nelle linee di saldatura: si ottiene il duplice risultato di scurire lo stagno e proteggere il metallo ad esso adiacente dal processo di ossidazione. Sta alla creatività di ognuno l’accostamento dei colori da decidere a monte per tagliare le tessere nel colore e nella forma tali da ottenere un buon risultato estetico finale.
Bordi fasciati con rame
Base d’appoggio trasparente
Due triangoli rettangoli di vetro trasparente, rivestiti mediante la stessa tecnica con nastro di rame preincollato, vengono saldati tra loro e alla struttura della cornice in modo che questa resti appoggiata sul piano con l’inclinazione desiderata. Affinché questa base d’appoggio risulti invisibile si fa coincidere un cateto con il lato più esterno della tessera gialla e un altro cateto con il lato lungo dello spazio portafoto.