Editoriale tratto da “In giardino n.57 Agosto-Settembre 2016”
Autore: Nicla de Carolis
A Singapore, l’isola città-Stato del sud-est asiatico, sull’estrema punta meridionale della penisola malese, 152 km a nord dell’equatore, chi butta una carta per terra è condannato a indossare per una settimana una maglietta con su scritto “litterer” tradotto “insozzatore”. E ciò penalizza la reputazione (valore fondamentale in questo Paese) delle persone, infatti ogni azione bella o brutta viene “caricata” sul chip della carta d’identità e risulta per sempre. Questo Stato sembra davvero un Paese da favola, per certi versi, dove tanti vorrebbero abitare, è il secondo Paese più densamente popolato del mondo dopo il Principato di Monaco: qui la sanità è al top, la giustizia funziona perfettamente, la sicurezza è al secondo posto al mondo, tutti hanno casa e cibo in abbondanza, l’uso delle auto private è ridotto per limitare l’inquinamento e persino la gomma da masticare è vietata “non fa bene e rischia di sporcare in terra, potrebbe essere utilizzata per oscurare una webcam”. L’82% della popolazione usa internet e il 67% i social e tutti questi dati, insieme al monitoraggio delle telecamere installate ovunque, vengono analizzati e organizzati dallo Stato per attuare una politica attenta ai bisogni dei cittadini, efficiente e volta allo sviluppo del Paese. Questa politica si traduce in una specie di dittatura della meritocrazia stabilita, appunto, da tutte le informazioni raccolte grazie all’attività di “spionaggio” messa in atto dagli organi di governo.
Naturalmente non siamo qui per esprimere un giudizio sulla politica di Singapore, però restiamo colpiti da quella maglietta “insozzatore” che troppe persone dovrebbero indossare in Italia. Ma, girando per le campagne e non solo, sorge spontanea la considerazione che chi coltiva la terra e si prende cura del verde ha innato amore per l’ordine e la pulizia. Commuovono le file precise delle piante di viti sulle colline tondeggianti, sembrano teste di capelli perfettamente pettinate, dove la terra è pulita, senza erbacce e senza l’ombra di una carta. Stessa cosa ovviamente se si va nei giardini, dai parchi secolari a quelli di case normali o negli orti. L’occhio rimane subito colpito dall’allineamento delle piante di pomodori, dei cespi di insalata o dalla simmetria delle piantine di fiori messe a bordura. Questa “gestione” corretta non va ad accumulare “punti buoni” sul chip della carta d’identità delle persone che la fanno; qui da noi chi ama la terra e la natura, a cominciare dai contadini, senza bisogno di alcuna forzatura, sa come ci si comporta, capisce l’importanza dell’ecologia anche alla luce dei danni che nell’ultimo secolo l’arroganza dell’uomo ha causato al pianeta. E sono proprio il non buttare la cicca o la carta in terra i primi passi per cominciare a rispettare il mondo che ci circonda e per guadagnare in “reputazione”.