Tratto da “Far da sé n.495 – Giugno 2019″
Autore: Nicla de Carolis
Su questa pagina, pensiero far da sé, in ogni numero cerchiamo di commentare notizie, innovazioni, fenomeni del quotidiano, con l’occhio di chi ha la passione del fare.
Questo mese diamo voce a considerazioni che ci hanno colpito per profondità e sintonia di pensiero, scritte da un nostro lettore far da sé per hobby e medico per professione. Il dottor Angelo Giangola (la sua scrivania con libreria è a pagina 88) si diletta nella realizzazione di cose utili per la casa traendone gratificazione pratica e argomenta il piacere del suo concreto fare con una filosofia di vita che è musica per le nostre orecchie.
«Gentile Redazione, sono un vostro assiduo lettore ed eterno debitore per la vostra preziosa rivista, fonte dalla quale, con crescente e mai doma avidità, ho attinto negli ultimi 15 anni competenza e praticità.
Posso, senza timore di essere smentito, osare sostituire il termine “competenza” con quello certamente più pregnante di “conoscenza”, dato che le capacità manuali di un “fai da te” sono parte integrante del bagaglio culturale di un uomo. Come occidentali, figli della Grecia di Platone e Aristotele, abbiamo relegato il termine “conoscenza” alla pura sfera intellettuale, guardando con distacco tutto ciò che riguardava la manualità, eppure il contatto sensoriale è la prima strada della conoscenza e lo stesso linguaggio ha una struttura semiotica, cioè fondata sui segni, a loro volta fondati sui sensi.
Inoltre in una società “liquida”, come afferma Baumann, dove i valori ormai non riescono più a cristallizzarsi, a consolidarsi, così come le idee, e dove la realtà si spinge sempre più verso un virtuale immateriale, eleggendolo a fondamento della propria struttura, la tangibilità del “far da sé” sembra opporsi ed allo stesso tempo proporsi come “solida” alternativa, per un recupero di una realtà e una società concreta e consistente. Certo di quanto affermato, insieme con mia moglie, stiamo cercando di orientare gli interessi dei tre nostri figli, verso la realtà del “far da sé”».
Da sempre scriviamo e pensiamo che la manualità sia un tassello importante nella formazione di una persona, tassello che, al di là dei positivi effetti pratici, aiuta ad affrontare con una visione più ampia e completa problemi di ogni genere. Un uomo o una donna che, pur svolgendo un’attività prettamente intellettuale, non si spaventano dovendo usare un trapano, segare un pezzo di legno, pitturare una parete ecc hanno sicuramente una marcia in più.
Pur apprezzando quasi tutto ciò che è virtuale e digitale (anche nel nostro lavoro non sapremmo più tornare ai tempi in cui c’era tanta manualità, non c’erano i computer e gli impaginati si facevano a mano ritagliando le immagini con le forbici e incollandole sul menabò con il cow gum), non consideriamo certo oggetto di vanto il non aver mai preso in mano un martello.
Chi esercita la manualità oggi appartiene a un’élite controcorrente con gli anticorpi per reagire al pensiero unico e ai poteri che ci vogliono non esseri pensanti ma semplicemente consumatori, tubi digerenti di beni materiali.
Le vostre tante testimonianze come quella di Giangola ci gratificano e ci rendono orgogliosi di avere un pubblico tanto sensibile e preparato.
Grazie a tutti voi.