Tratto da “Rifare Casa n.52 – Luglio/Agosto 2017″
Autore: Nicla de Carolis
«…la spesa per adeguare sismicamente un edificio va dai 100 ai 300 euro a metro quadro, vuol dire 30 mila euro per appartamento di dimensioni medio-grandi… non poco, ma è evidente che non ha senso rifare la cucina se poi le strutture della casa sono a rischio»
Matilde Casa, sindaco di Lauriano, nel Torinese, al secondo mandato, eletta in una lista civica nel 2013, aveva approvato una variante al piano regolatore in cui si diminuivano le superfici edificabili. Uno dei proprietari dei terreni la denunciava alla Procura e il 10 luglio 2015 veniva rinviata a giudizio subendo un processo penale.
Dopo un anno, assolta con formula piena, ha vinto meritatamente il premio ambientalista dell’anno 2016, visto, tra l’altro, che nella sua amministrazione ha preferito ristrutturare un vecchio edificio nel centro storico anziché costruire una nuova scuola gettando cemento in un bel prato, ha fatto abbattere un ecomostro di tre piani, ha fatto installare, prima in Piemonte, la casetta dell’acqua per risparmiare plastica, ha vietato gli impianti fotovoltaici a terra.
Esemplare questa vicenda e vorremmo che nel nostro Paese ci fossero tanti sindaci così puri e determinati nel salvaguardare il territorio e conservare il patrimonio edilizio esistente.
A proposito di conservare il patrimonio edilizio, è preoccupante sapere che oltre il 40% del territorio italiano è a rischio sismico elevato e il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1974, quando sono entrate in vigore le prime norme antisismiche, quindi almeno un terzo degli immobili andrebbe adeguato sismicamente; ma per i non addetti ai lavori è molto difficile avere anche solo un’idea di cosa questo adeguamento possa significare in termini di opere e in termine di spesa.
In questo numero abbiamo cercato di affrontare l’argomento spiegando quelli che sono gli interventi che variano a seconda dell’edificio e della diagnosi fatta da ingegneri abilitati. Comunque la spesa va dai 100 ai 300 euro a metro quadro, vuol dire 30 mila euro per appartamento di dimensioni medio-grandi e 200-600 mila euro per un classico condominio di quattro piani. Non poco, ma si tratta di cifre che spesso vengono spese per una serie di interventi di altro tipo, assai meno importanti: è evidente che non ha senso rifare la cucina se poi le strutture della casa sono a rischio.
Chi effettua lavori di adeguamento sismico in zone a elevata pericolosità può recuperare il 65 per cento della spesa, ma in dieci anni, e qui il governo potrebbe incentivare maggiormente l’operazione rendendo il periodo più breve.
Per quanto riguarda la ricostruzione degli edifici lesionati e distrutti dal terremoto in centro Italia la buona notizia è che il Fondo europeo di solidarietà metterà a disposizione 1,2 i miliardi di euro e questo è un dono, il denaro non dovrà essere rimborsato. La speranza è che il governo non si perda in lungaggini burocratiche e che spenda bene e rapidamente questa montagna di denaro nella ricostruzione, ottenendo un ulteriore duplice effetto: aumentare l’occupazione e rilanciare l’economia. Vedremo.