Il mancato funzionamento può essere causato dalla sezione di alimentazione oppure proprio dal modulo LED. In entrambi i casi il pezzo in avaria va sostituito, ma l’intervento non è difficile
Dall’avvento della tecnologia led nel campo dell’illuminazione, i tecnici e le aziende produttrici hanno più volte sottolineato (l’abbiamo fatto anche noi su queste pagine) la proverbiale durata del diodo emettitore; questo sarebbe anche vero, se non fosse che per ottenere più elevate quantità di luce, spesso questi diodi siano spinti oltre i limiti delle loro possibilità. Pertanto le 25-50.000 ore di lavoro promesse si rivelano del tutto fittizie. Resta il fatto che il faretto led, nella sua interezza, rimane un oggetto piuttosto costoso, soprattutto se l’involucro ha specifiche di tenuta alle intemperie di grado elevato (IP 64, IP 65 ecc).
Di fronte all’ennesimo faretto led “fulminato” si può cercare di scoprirne la causa. Ovviamente l’esercizio, non è puramente sterile, perché rilevando le specifiche dell’elemento rotto lo si può reperire come ricambio, peraltro piuttosto economico, e provvedere alla sostituzione, ripristinando completamente la funzionalità del faro.
Si consiglia di annotare sempre la data dell’installazione e della riparazione degli elettrodomestici e dei dispositivi come le lampadine, insieme ad altri dati importanti come il fornitore dell’oggetto o dei ricambi. In primo luogo, questo consente di conoscere la durata di un dispositivo, fare valutazioni obiettive sulla resa di una marca rispetto a un’altra ed effettuare successivamente acquisti più convenienti per le proprie tasche. In seconda battuta, tenendo traccia dei fornitori si può ricorrere ai resi, visto che tutte le aziende serie offrono agli acquirenti una tutela di garanzia, soprattutto nel caso in cui la durata del bene non sia congrua con quanto dichiarato nelle specifiche.
Le riparazioni che mostriamo in questo articolo sono molto semplici e alla portata di tutti quelli che abbiano un minimo di dimestichezza con i collegamenti delle circuiterie elettriche. Tuttavia va detto che con la corrente elettrica non si scherza. Durante lo svolgimento di quasi tutte le operazioni il dispositivo su cui si interviene deve essere staccato da qualsiasi forma di alimentazione. Vi è soltanto il momento in cui si verifica la funzionalità dell’alimentatore del led che richiede di dare corrente al circuito per testare i valori sui conduttori in uscita. Questo è il momento più delicato: la tensione in uscita è tendenzialmente bassa, sotto i 50 V, ma può essere ugualmente pericolosa, come lo sono anche altre parti del circuito che nel momento della prova sono inevitabilmente senza protezioni, perché la lampada è completamente smontata.
Il contenitore dei faretti led è importante
A seconda del grado di isolamento alle intemperie, i faretti led possono avere sistemi di chiusura differenti, ma importanti sotto il profilo qualitativo.
In questo caso si nota la presenza di 4 viti agli angoli del bordo esterno; poi, in posizione rilevata, vi è un vano più piccolo chiuso da un suo coperchio con altre 4 viti. Questo secondo vano contiene l’alimentatore.
Nel secondo esempio si ha un’unico coperchio grande con un numero maggiore di viti: ce n’è una in ogni angolo e una al centro di ogni tratta diritta. Alimentatore e led sono entrambi ben protetti dalle infiltrazioni d’acqua da un unico coperchio che mostra una valida alettatura di dissipazione del calore.
Entrambe le lampade hanno un fermacavo in ingresso con serraggio a tenuta stagna. Se fosse necessaria la sostituzione del cavo, bisogna allentare il dado di tenuta prima di sfilarlo e si deve usare un cavo con guaina isolante di sezione simile.
Con sole quattro viti agli angoli e uno schermo di vetro di tali dimensioni, anche se c’è la guarnizione, le infiltrazioni di acqua sono possibili.
Sotto il vetro si presenta il diffusore cromato tenuto da 4 viti agli angoli che vanno rimosse per mettere a nudo il led.
Ripare i faretti led sostituendo l’elemento illuminante
Controllo dell’alimentatore
Come abbiamo detto a proposito del contenitore, l’alimentatore può stare in un vano separato oppure risiedere in quello del led.
Per verificare il funzionamento dell’alimentatore è necessario dissaldare i due fili che arrivano al diodo. Il tester va impostato per misurare la tensione in corrente continua.
I puntali devono essere collegati in modo coerente con la polarità di uscita dell’alimentatore (rosso con il + e nero con il -). Se non si hanno i puntali a coccodrillo, si possono inserire, come nella foto, tra rame e guaina. Fatte queste operazioni si alimenta la lampada per leggere il valore di uscita dell’alimentatore che essere fra i 25 e i 45 V.
Lavorazione e foto di Romeo Bolzonella.