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Impianto di riscaldamento a pavimento

riscaldamento a pavimento

Dopo l’infelice boom degli anni ‘60 il riscaldamento a pavimento era stato accantonato. Oggi è ritornato alla ribalta grazie ad una nuova impostazione.
L’acqua circola a bassa temperatura: minimo 29 °C (zona di soggiorno abituale) massimo 35 °C (locali periferici). La temperatura di 29-35 °C è un vincolo fisiologico atto a prevenire fastidi circolatori agli arti inferiori ed evitare dilatazioni termiche eccessive. Il rendimento termico di questo tipo di impianto è legato alla struttura ed alla composizione del pavimento.
Sono fondamentali: il tipo di rivestimento (cotto, ceramica, marmo ecc.), gli spessori dei vari strati e la resistenza termica dello strato isolante. Il massetto che ricopre ed ingloba le serpentine deve avere uno spessore minimo di 30 millimetri, contenere una rete metallica contro il ritiro ed essere staccato dalle pareti perimetrali (giunto di dilatazione) di almeno 5 millimetri. Il solaio deve essere isolato prima con un film impermeabile e poi con pannelli isolanti ad elevata resistenza termica (ad esempio polietilene espanso).

La bassa temperatura è un vincolo fisiologico atto a prevenire fastidi circolatori agli arti inferiori ed evitare dilatazioni termiche eccessive. Il rendimento termico di questo tipo di impianto è legato alla struttura ed alla composizione del pavimento. Sono fondamentali: il tipo di rivestimento (cotto, ceramica, marmo, ecc), gli spessori dei vari strati e la resistenza termica dello strato isolante. Il massetto che ricopre ed ingloba le serpentine deve avere uno spessore minimo di 30 millimetri, contenere una rete metallica contro il ritiro ed essere staccato dalle pareti perimetrali. Un impianto di questo genere raggiunge la temperatura di regime in circa 24 ore e va tenuto costantemente acceso durante la stagione fredda lasciando che sia il termostato a comandare la caldaia. I “plus” di questo tipo di impianto sono numerosi: migliore distribuzione del calore in tutta l’abitazione; assenza di fenomeni di convezione (polvere su muri / soffitto generata dai radiatori tradizionali); migliore inerzia termica (il pavimento rilascia gradualmente il calore); ottimizzazione dei flussi (l’aria calda tende a salire – la fonte di calore è bene sia più in basso possibile). Inoltre la bassa temperatura di esercizio favorisce la combinazione con energie rinnovabili.
Tra i “minus”, il costo di installazione superiore, la maggiore richiesta di tempo per andare in temperatura e la necessità di rimanere acceso.

CALORE SOTTO I PIEDI

L’avanzata della tecnologia solare ha rilanciato alla grande il riscaldamento a pavimento che, basandosi su temperature di esercizio notevolmente più basse di quelle richieste dal riscaldamento tradizionale, sfrutta in pieno l’energia termica dei pannelli.

COME SI REALIZZA L’IMPIANTO A PAVIMENTO

La realizzazione di un impianto di riscaldamento a pavimento inizia con la collocazione degli elementi di supporto delle tubazioni sul piano di fondo (1). I vari elementi vanno collegati l’uno all’altro fino a formare un piano senza soluzioni di continuità (2,3).
Le tubazioni, in materiale sintetico, vanno collocate tra i risalti presenti sul piano di supporto che permettono di seguire percorsi lineari o variamente sagomati a seconda delle esigenze. La tubazione percorre più volte il piano fino a creare una fitta rete (4,6).
I tubi vengono collegati ad un collettore-distributore, a sua volta collegato con la centrale termica (5).
Quando l’impianto è terminato si procede con la realizzazione del massetto di copertura e quindi con la posa della pavimentazione.
FONTE: Rehau

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