Tratto da “In Giardino n.59 – Aprile-Maggio 2017″
Autore: Nicla de Carolis
Impossibile vivere senza acqua, un’ovvietà, anche se pare ci sia uno sparuto gruppo di persone, i respiriani, che praticano l’alimentazione pranica (prana in indiano significa energia) riuscendo a sostenersi di sola luce energetica per una ventina di giorni senza mangiare né bere. Ma, a parte questa curiosità, l’acqua è vitale per tutti noi; il 22 marzo si è svolta la “Giornata mondiale dell’acqua”, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare le popolazioni sulle criticità di questo bene. Il tema specifico di questo anno è stato “Acque reflue: la risorsa inesplorata”, riusare l’acqua, quella proveniente dall’utilizzo domestico, agricolo e industriale, e valorizzarla come “il nuovo oro nero”.
Il Governo ha anche istituito un commissiario nazionale alla depurazione delle acque stanziando quattro miliardi, vedremo. Consapevoli che quasi un miliardo di persone nel mondo non hanno accesso a fonti di acqua potabile, i dati che ci riguardano più da vicino sono quelli del suo giusto utilizzo e riutilizzo.
Noi Italiani siamo spreconi, consumiamo circa 250 litri d’acqua al giorno a testa; la quota maggiore è per l’agricoltura, poi l’industria, infine una quota minima è per l’igiene e il fabbisogno umano. E l’altro grosso spreco è causato dalle perdite delle nostre reti idriche, mediamente il 35% dell’acqua che viene immessa nelle condotte; ma ci sono città come Cosenza in cui solo il 23% dell’acqua arriva nelle case, il rimanente 77% va disperso!
Per fare la nostra parte, oltre a evitare gli sprechi, possiamo riflettere su pro e contro dell’acqua in bottiglia consumata dal 70% di noi Italiani: conveniamo tutti sul fatto che il suo utilizzo sia scomodo, inquini e costi di più, le bottiglie devono essere trasportate con camion dallo stabilimento al supermercato e da lì a casa, occupano spazio nella dispensa, impegnano nella raccolta differenziata della plastica e inquinano il pianeta.
Quanto sarebbe preferibile avere acqua buona che sgorga direttamente dal rubinetto e anche qui rientra in gioco la buona gestione del servizo da parte della politica. Ma venendo a qualcosa che veramente possiamo fare in maniera autonoma per dissetare il nostro amato verde dobbiamo prendere in considerazione la raccolta dell’acqua piovana. Una cosa molto semplice, che molti già fanno, magari solo con bidoni di recupero ma che, con un piccolo investimento, può creare una buona autonomia di tutt’altra entità; basti pensare che una cisterna interrata da 6.000 litri, in cui convogliare la pioggia che cade su un tetto di 140 mq, in una zona del nord, può dare una riserva d’acqua di 126.000 litri nell’arco dell’anno!