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L’affilatura è un’operazione di pazienza e precisione: conosciamo le pietre ed i metodi per avere attrezzi da taglio sempre efficienti
Chi ha passato l’infanzia in campagna ricorderà di aver visto almeno una volta tagliare l’erba con la falce o il falcetto manuale. Colui che faceva questo lavoro aveva, agganciato alla cintola, un contenitore a corno con dentro un po’ d’acqua ed una strana pietra (la cote) di forma piatta ed oblunga: di tanto in tanto la estraeva e la passava sul filo della lama, per ripristinarne l’efficacia.
Una figura simile era quella dell’arrotino, che azionava, con un sistema identico alle macchine per cucire, una mola che pescava in un contenitore d’acqua per affilare forbici e coltelli.
Tutti gli utensili da taglio, comprese le punte da trapano, con l’utilizzo perdono il filo e per ripristinarlo si utilizzano pietre per lo più artificiali, prodotte amalgamando polveri di corindone, silicio, ceramica e diamante, in relazione al tipo di metallo da riaffilare. Anche la grana ha diverse gradazioni a seconda della finitura che si vuole ottenere.
La mola elettrica si utilizza solo per operazioni grossolane e bisogna stare attenti a non surriscaldare la lama durante l’abrasione: questo comporterebbe la perdita della tempra e ridurrebbe la durata dell’utensile.
Per ripristinare il filo di molti attrezzi è sufficiente far scorrere la lama avanti e indietro su una pietra stazionaria per 15-20 volte, con un’inclinazione di 20° e con tutta la superficie del tagliente a contatto dell’abrasivo; l’operazione va ripetuta da un lato e dall’altro, eventualmente utilizzando più pietre a grana via via più fine per eliminare tutti i segni.
Cosa serve per effettuare l’affilatura manuale degli utensili da taglio?
Le pietre per affilatura manuale non vanno utilizzate a secco, ma unitamente ad olio o acqua, altrimenti i loro pori si ostruiscono con il materiale risultante dall’abrasione. Tutto sommato l’acqua è da preferire all’olio, in quanto questo è di tipo minerale e dannoso per la pelle; la scelta del tipo di pietra è fondamentale anche in questo caso, in quanto la natura della pietra determina il lubrificante da usare. La grana delle pietre per affilatura fa riferimento ad una scala molto diversa da quella delle carte abrasive: quelle da sgrosso hanno grana 800-1200, quelle da finitura arrivano a 8000. Ci sono poi pietre bifacciali che hanno da un lato la grana da sgrosso e dall’altro quella di finitura.
La sgrossatura a macchina
- Per prima cosa bisogna posizionare la guida a mola ferma, facendo in modo di disporre di un appoggio sicuro. Se ci sono sbeccature o seghettature occorre anzitutto ripristinare una superficie di taglio uniforme e ben dritta.
- Badando a non premere troppo e facendo attenzione che il metallo non cambi colore, sintomo di un iniziale arroventamento, si fa scivolare l’attrezzo all’indietro sollevando il manico, per ripristinare l’angolazione del taglio.
- Capovolto l’utensile lo si passa con maggior delicatezza sulla mola per asportare la sbavatura, senza farlo appoggiare di punta.
- Un contenitore con un po’ d’acqua fa sempre comodo anche se la mola è bagnata, per immergere il ferro e raffreddarlo prima di passare all’affilatura manuale.
Un’ottima mola affilatrice che abbiamo avuto modo di testare più volte è la mola ad acqua Wg 250 Gamma Zinken
Affilatura manuale
- La spianatura del retro dell’utensile è un’operazione importante per una buona affilatura: i due lati del tagliente devono convergere perfettamente in ogni punto ed un filo apparentemente planare ed uniforme può invece presentare seghettature o variazioni di spessore.
- Una buona sensibilità manuale è indispensabile per mantenere la lama inclinata nel modo corretto e per tutta la durata della passata. La rifinitura si ottiene con il completo distacco del filo di bava che si era formato con la sgrossatura.
- Alcune pietre sono sagomate appositamente per seguire la forma concava delle sgorbie, toccando in ugual modo l’intera superficie di taglio. Sulla parte convessa si può invece passare la pietra piana, ma senza far lavorare soltanto la punta dell’utensile.