Tratto da “Far da sé n.486 – Agosto 2018″
Autore: Nicla de Carolis
Sia in campo internazionale che nazionale si parla e si è parlato molto di eliminare definitivamente dalle grandi città le auto diesel e a benzina; come prima data c’è quella del 2024, lanciata dai sindaci di Roma e Parigi. I piani delle metropoli per migliorare la qualità dell’aria incentivano l’utilizzo di auto elettriche con esenzione bollo, parcheggio gratuito e ingresso gratis in centro; queste iniziative, in sinergia con quelle delle case automobilistiche che investono sulla ricerca, lasciano ben sperare in una trasformazione epocale della mobilità sostenibile nell’arco dei prossimi 5 anni.
Alcuni di quanti cambiano l’auto in questo periodo optano per un passaggio intermedio, l’auto ibrida, che consente di circolare a basse velocità, quindi in città, con il motore elettrico, mentre superando i 50 km/h interviene il motore a benzina: soluzione niente male perché dà maggior autonomia rispetto a un’auto totalmente elettrica che per ora pecca proprio in questo senso, oltre che per la carenza di centri di ricarica.
La cosa curiosa, legata al discorso di questo passaggio, è la trasformazione dei veicoli a motore alimentati a carburanti tradizionali in veicoli elettrici, resa possibile in Italia grazie a un decreto legge del 2015 che ha consentito la produzione di speciali kit oggi disponibili in officine specializzate. Il kit è composto da un motore elettrico con convertitore di potenza, un pacco batterie e un interfaccia con la rete elettrica per la ricarica; la procedura di installazione può essere paragonata a quella attuale del montaggio di un impianto a Gpl o metano e va eseguita da officine specializzate. A lavoro ultimato, la Motorizzazione, dopo il collaudo, provvede all’aggiornamento della carta di circolazione.
Il “giochino”, che agli occhi di chi ama recuperare e ottimizzare sembra molto interessante, costa dai 10 ai 15mila euro per le piccole utilitarie e prevede lo smantellamento del vecchio motore e la sostituzione con i pezzi del kit: motore elettrico, batterie, sistema di gestione energia, comandi e ricarica.
Non poco forse, ma potrebbero essere soldi ben spesi per un’auto dedicata alla città: minori emissioni inquinanti, risparmio sui costi di gestione, possibilità di accedere al mercato dell’elettrico con un budget piccolo (anche senza parlare della Tesla che parte dai 90.000 euro in su, queste vetture sono ancora care) e di ridare una seconda vita ad auto vecchiotte, ma ancora buone di carrozzeria. E poi dev’essere bello girare su una 500 d’epoca con un motore silenziosissimo…