Tratto da “Far da sé n.515 – Maggio 2021″
Autore: Nicla de Carolis
La nostra redazione ha sede in un edificio su due piani, costruito negli anni ‘70 in mezzo a una pineta dal fondatore della casa editrice, Massimo Casolaro, uomo attivo, maestro divulgatore del fardasé, sempre attento e aperto alle innovazioni. Qualche anno fa, creando uno scasso in una parete perimetrale della redazione per aprire una finestra, con stupore abbiamo visto che dall’intercapedine, tra la doppia fila di mattoni, uscivano delle palline di polistirolo. Una cosa assolutamente nuova per quei tempi; la principale tecnica di realizzazione delle tamponature degli edifici all’epoca prevedeva la posa di due paretine in laterizio separate da un’intercapedine d’aria che si credeva facesse da isolante. Solo più avanti ci si è resi conto che l’aria può rappresentare un buon isolante, ma in altre condizioni, soprattutto se sta ferma in spazi limitati (2-3 cm); quando è libera di muoversi, come nelle intercapedini delle case dell’epoca, si attivano dei veri e propri moti convettivi che contribuiscono a disperdere il calore delle superfici non coibentate.
Massimo Casolaro già 50 anni fa, anticipando anche in questa occasione i tempi, era ricorso a una tecnica di isolamento di cui ancor oggi noi possiamo beneficiare, che potrebbe essere risolutiva per risanare in maniera poco invasiva e rapida gli oltre 7 milioni di edifici costruiti con intercapedine vuota nel dopoguerra, semplicemente insufflando palline di EPS. Oggi la consapevolezza dettata dall’esigenza di fare scelte volte a un risparmio energetico porta tutti a considerare l’importanza dell’isolamento degli spazi dove si vive e si lavora. A ciò si aggiunge l’allettante discorso del bonus 110% che, sulla carta (sì perché l’iter burocratico per accedere a questo beneficio non è certo una passeggiata), lo Stato riconosce per questi lavori di riqualificazione.
Di sicuro il comfort e il benessere dato dal soggiornare in ambienti ben isolati vale la spesa di intraprendere l’intervento di coibentazione. È inutile in inverno spingere sul riscaldamento per avere una temperatura dell’aria di 20 gradi, se poi le pareti sono di parecchi gradi inferiori: le temperature all’interno di una stanza non dovrebbero mai variare più di 2-3 °C fra superfici perimetrali e l’aria. Lo stesso discorso, ovviamente, vale per il caldo estivo. Ottenere questo effetto “nido avvolgente”, come vedrete nel dossier da pagina 39, è possibile, oltre che insufflando materiale isolante, intervenendo dall’esterno con un classico cappotto o rivestendo le pareti interne con innovativi materiali isolanti. Particolarmente interessanti e adatte a una posa fardasé sono le nuove lastre accoppiate isolante più cartongesso che, grazie a uno spessore davvero ridotto, non sottraggono spazio agli ambienti.