Levigatura del legno | Approfondimento tecnico

La levigatura del legno è una lavorazione fondamentale, spesso imprescindibile, per trattare e rifinire al meglio questo materiale. Può essere effettuata manualmente o con l’utilizzo di macchine elettriche. Analizziamone in dettaglio tutti gli aspetti

La levigatura del legno è l’asportazione meccanica, mediante strumento abrasivo, di un certo quantitativo di materiale dalla superficie del pezzo. Le motivazioni per cui è necessario fare questo lavoro sono diverse: per regolarizzare la superficie, per ripulire i bordi dopo un’operazione di taglio, per togliere uno strato ammalorato, per rimuovere una finitura, per sagomare, per smussare, per adattare ecc. Molto variabile anche l’entità del lavoro: da una rapida passata, per esempio per smussare uno spigolo vivo, si può arrivare a lavorare per giorni, nel caso di una lunga staccionata di legno.

Se tante sono le occasioni per eseguire la levigatura del legno, ancor di più possono essere gli strumenti utilizzabili e le modalità in cui tali strumenti possono essere adoperati. Concorrono a determinare le scelte parametri come il tipo di legno su cui si deve lavorare, l’aspetto che deve avere la parte dopo il “trattamento”, l’estensione della zona, la sua conformazione e lo spessore da asportare. Come dire: ogni caso è un caso a sé, e va valutato in modo da non fare danni (a togliere c’è sempre tempo, aggiungere è più difficile) ma, nello stesso tempo, fare con celerità (non velocità) e, soprattutto, senza troppa fatica. Sì, perché levigare il legno è sempre stata un’operazione faticosa e noiosa; sicuramente una di quelle meno apprezzate dagli amanti del fai da te e anche dai professionisti.

Dall’avvento degli elettroutensili sono state sviluppate macchine sempre più sofisticate, specifiche nello svolgimento della levigatura del legno, capaci di alleviare enormemente il lavoro manuale che gli artigiani erano costretti a svolgere; si potrebbe stilare un elenco lunghissimo di macchine diverse per modalità di lavoro, a conferma di quanto differenti possano essere le necessità e le situazioni che si presentano. Tuttavia, rimane sempre ampio margine operativo per il lavoro totalmente manuale.

Sono tantissimi i casi in cui la sensibilità dell’uomo, in particolare ciò che avverte sotto le dita, fa ancora la differenza nella qualità del risultato finale, rispetto al lavoro delle macchine. Mediamente si parla di casi speciali, particolarmente delicati, dove vanno assecondati e non rimossi spigoli, angoli e rilievi sagomati, oppure quando, anche se le superfici sono piane, se si è giunti alle fasi finali di certe finiture accurate.

Tutti i sistemi, sia quello manuale, sia quello affidato a una macchina, hanno modo di essere “regolati” in quanto a aggressività dell’azione. Nella maggioranza dei casi la scelta si opera utilizzando l’elemento abrasivo più idoneo, ovvero con una capacità erosiva proporzionata all’azione da svolgere. L’elemento abrasivo, nel caso delle macchine, è quasi sempre la carta abrasiva, mentre nel lavoro a mano si usano molto anche le pagliette d’acciaio, le spugne abrasive ecc.

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La carta abrasiva

Sicuramente, il componente più utilizzato per la levigatura del legno, sia nel sistema manuale, sia in quello elettrico, è la carta abrasiva, disponibile in vari formati (quadrata, rettangolare, rotonda, a delta, in rotolo, ad anello ecc) e con diverse caratteristiche della superficie attiva e del suo supporto. La superficie attiva è connotata da una granulosità variabile nelle dimensioni; più è grossolana, maggiore è la capacità di asportazione di materiale. La granulometria si identifica con una serie di valori standard che parte da 40 (la più aggressiva) e sale sino a oltre la 1000 (la più fine e delicata). Il supporto che regge la “grana” può essere di carta, tela, sintetico compatto o spugnoso.

Come levigare il legno: sistema a mano

Il foglio abrasivo (che sia di carta, tela o sintetico) può essere utilizzato a mano, anche senza nessun ausilio, semplicemente piegandone un pezzo su sé stesso, in modo da avere una presa migliore. Questa modalità si utilizza spesso quando il lavoro è delicato e ci si trova a dover seguire forme complesse, con nicchie e rilievi, dalle quali si deve asportare uno strato minimo, senza alterare la sagomatura originaria. In altri casi, per un’azione a mano, ma più incisiva, ci si aiuta con il cosiddetto “tacco” o tampone, un blocco che può essere di legno, di plastica o di gomma, intorno al quale si avvolge il foglio abrasivo, per fare più forza e aumentare la superficie di levigatura. Specifichiamo che, per i normali utilizzi, la levigatura del legno a mano è praticamente l’unico modo per utilizzare i fogli abrasivi a grammatura finissima, dalla 400 in su.

Tampone

Oltre a quelli di fortuna, realizzati con pezzi di scarto, si trovano in commercio tamponi e tacchi di varie forma, a seconda della situazione contingente, tutti orientati a mantenere un più saldo appiglio per la mano e bloccare in posizione l’elemento abrasivo. Questo può essere carta oppure spugna abrasiva. Il sistema di bloccaggio può essere a graffe, a molla, a velkro.

I tamponi che presentano una base d’appoggio soffice, per esempio per la presenza di uno strato di schiuma, sono quelli che meglio si adattano alle superfici con rotondità e rilievi, potendosi deformare, almeno un minimo, e “copiare” meglio la forma dell’oggetto.

Spugna abrasiva

Anche in questo caso sono disponibili più forme e, talvolta lo strumento diventa un ibrido fra un tampone e una spugna, essendo composto da una parte più rigida (quella che si impugna) e una con la spugna vera e propria, sotto la quale sta l’abrasivo. Nella maggior parte dei casi, la forma è quella di un parallelepipedo, ricoperto su 4 delle 6 facce da materiale abrasivo, che può anche essere di due gradi differenti di granulosità. In questo modo, se si capisce che serve un’azione più energica si passa con la parte più aggressiva o viceversa.

Panno abrasivo

Il panno abrasivo è composto da un reticolo molto resistente, i cui filamenti possono avere maggiore o minore sezione, quindi il panno risultare nell’insieme più o meno fitto. La conseguenza è quella di disporre di una proporzionale capacità abrasiva sui materiali.

Il pregio del panno è quello di risultare soffice, offrire una buona presa per l’uso a mano, essere meno “intasabile” della carta abrasiva (e della spugna). Il fatto che sia più soffice degli strumenti precedenti è garanzia di riuscire a seguire meglio le curvature, lavorando anche con tutta la superficie della mano.

Lana d’acciaio

La lana o paglietta d’acciaio è una matassa di fili che possono avere diverse sezioni contrassegnate da una serie di zeri: maggiore è il numero degli zeri e più è sottile il singolo filo, con conseguente finezza dell’abrasione, che dal triplo zero in poi è davvero molto leggera. Parlando di grana, tanto per usare un termine affine agli altri sistemi di levigatura del legno, quella della 0000 è talmente fine da poter essere impiegata quando sia necessario ottenere la massima levigatura di una superficie, al fine di applicare la tecnica della lucidatura a spirito e gommalacca.

Macchine elettriche

La funzione della macchina elettrica è quella di muovere la carta abrasiva al posto nostro; le modalità d’azione possono essere diverse: ruotandola, facendole percorrere un’orbita, facendole fare tutti e due i movimenti insieme oppure trascinandola in una direzione.

Per questo, esistono levigatrici rotative, orbitali, levigatrici rotoorbitali e levigatrici a nastro. Le rotative e quelle a nastro sono disponibili sia come macchine da portare a mano, sia come macchine stazionarie. In tutti questi casi, la grammatura utilizzabile va dalla 40 alla 320. Solitamente, quando si dispone della 40, 80, 120 e 180 si ha già tutto quanto possa servire nel 95% delle evenienze.

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Levigatrice rotativa

È comunemente chiamata levigatrice ed è la più semplice in quanto la piastra di cui dispone effettua soltanto il movimento rotatorio; per questo motivo, la piastra è di forma rotonda e su di essa si applica, di solito per adesione con velcro, un foglio abrasivo di identico diametro.

Ha una capacità di asportazione elevata: a parità di grammatura, molto maggiore rispetto alla levigatrice orbitale, ma superiore anche alla levigatrice rotoorbitale. Il modello da condurre a mano è adatto quasi esclusivamente alle superfici piane e non si presta all’utilizzo su oggetti di medio-piccole dimensioni. Al contrario, il modello stazionario è utilissimo per la conformazione e squadratura di piccoli pezzi di legno, a fini costruttivi e di modellismo, oppure per la conformazione delle estremità di listelli e tavolette.

Levigatrice orbitale

Dispone di una piastra che può avere forma rettangolare, quadrata o a delta e, di conseguenza, ha medesime dimensioni e forma la carta abrasiva, che può essere fissata con velcro oppure con mollette incorporate nella piastra stessa (non quella a delta).

Il movimento orbitale è dato da un particolare ingranaggio posto fra albero primario e piastra della levigatrice, che non fa ruotare la piastra, ma le fa compiere un’orbita oscillando attorno all’asse verticale; l’orbita ha un diametro di pochi millimetri, ma è più che sufficiente a determinare l’azione abrasiva, in virtù della velocità alla quale avviene l’oscillazione e, come sempre, relativamente alla grammatura scelta.

Tale sistema rende la levigatrice orbitale la più delicata fra tutte, ma anche la più semplice da utilizzare per levigare il legno e la più sicura: con questo strumento è praticamente impossibile riuscire a ferirsi. Si utilizza in tantissimi frangenti e solitamente se ne possiede più di una, con piastre di forme diverse: quella rettangolare, magari di grosse dimensioni, permette di trattare ampie superfici piane; quella a delta, con la prolunga anteriore o meno, è utile per arrivare nei punti più difficili (angoli, fra le stecche di una persiana ecc).

Levigatrice rotoorbitale

La sua piastra può essere soltanto di forma rotonda, perché aggiunge all’azione orbitale anche quella rotativa, con un mix che va un po’ gestito. Rispetto alla rotativa pura c’è una differenza sostanziale: nel meccanismo d’azione della levigatrice rotoorbitale il moto rotativo è assoggettato a una sorta di “frizione”; tant’è vero che si avvia progressivamente e ci mette alcuni secondi per raggiungere il massimo dei giri.

Questo fatto rappresenta il vantaggio di questa particolare macchina perché gestendo la pressione sul pezzo i giri scendono e si innesca un mix virtuoso fra l’azione rotativa e quella orbitale, che offre come risultato la migliore superficie rispetto a tutte le altre levigatrici (sempre a parità di grammatura della carta). Il lato negativo è che bisogna imparare a calibrare questa pressione: solitamente si tende a schiacciare troppo, nella convinzione di ottenere una maggiore efficacia.

Levigatrice a nastro

È la levigatrice che potenzialmente ha la maggiore capacità di asportazione. Il suo lato negativo è quello di generare striature rettilinee nel pezzo, quindi non è ideale quando si ricerca una buona rifinitura. Il fatto è che, quando si devono coprire ampie superfici piane, non c’è nulla di più efficace di una levigatrice a nastro manuale, il cosiddetto carrarmato, doverosamente condotta con due mani, data la forza con cui bisogna contrastare l’effetto di trascinamento in avanti che il suo nastro abrasivo sviluppa a contatto della superficie.

La macchina può essere anche fissata in posizione rovesciata (con il nastro rivolto in alto) sul banco da lavoro, diventando una sorta di stazionaria. Una vera e propria stazionaria dispone di un nastro più lungo, cosa che ne accresce l’efficacia (e la durata) e, solitamente può lavorare in orizzontale e in verticale, per meglio adattarsi alle necessità. Spesso alla levigatrice a nastro stazionaria ne è abbinata una rotativa, che sfrutta lo stesso motore elettrico.

Si rivela molto utile anche una particolare levigatrice a nastro manuale, di dimensioni ridotte, che dispone di un nastro molto stretto, sviluppato soprattutto in lunghezza; ha il meccanismo di trascinamento molto sottile nella sua parte estesa in avanti, in modo da poter lavorare in spazi in cui una normale levigatrice non potrebbe.

Scelta dello strumento

Quando si effettua una levigatura legno per regolarizzare o sverniciare una superficie ampia e piana si utilizza preferibilmente una macchina elettrica come la levigatrice orbitale, rotoorbitale o carrarmato, a seconda dei casi, montando carta a grana grossa. Dopo la posa di un parquet in legno massello con posa inchiodata, avvitata o incollata, per regolarizzare la superficie che può presentare piccoli scalini, si usa una levigatrice rotativa con platorello di diametro che sia almeno 150-180 mm.

La stessa situazione si presenta anche quando si uniscono con la colla tavole o listelli, per ottenere un piano più ampio; ma in questo caso, le irregolarità che sussistono dopo l’essiccazione dell’adesivo, si rimuovono con una levigatrice orbitale o rotoorbitale: la prima se abbiamo tempo o preferiamo non correre alcun rischio, la seconda se abbiamo dimestichezza con lo strumento e vogliamo fare presto.

La dimestichezza con tutti questi strumenti è fondamentale quando si approcciano superfici non piane. Riducendo l’area di contatto fra abrasivo e pezzo, l’azione erosiva aumenta enormemente e, soprattutto approcciando spigoli e piccoli rilievi, la possibilità di portare via troppo materiale è altissima: basta una piccola distrazione.

Per questo, sulle superfici con decise curvature si preferisce lavorare a mano oppure con strumenti elettrici poco aggressivi, magari pensati proprio per queste situazioni, ovvero studiati in modo che la loro superficie attiva sia in grado di adattarsi il più possibile alla forma del pezzo. Ovviamente, anche per le superfici tonde ci sono i casi in cui si deve agire energicamente, soprattutto quando quello che si vuole è proprio rimuovere molto materiale per eliminare asperità o ampie zone in surplus. Tutti i pezzi di piccole dimensioni si levigano a mano oppure con una macchina stazionaria.

Tagliato un ripiano, la levigatura legno la si effettua con un’orbitale (carta vetro n. 120) con cui, con la dovuta attenzione, si smussano leggermente gli spigoli; si stende una prima mano di impregnante o di una vernice a piacere e, una volta essiccata, si leviga ancora con una carta vetrata più fine (a questo punto potrebbe essere una 180). Per ottenere una superficie molto liscia è necessario dare altre mani di vernice, leggermente più diluite, ogni volta intercalate dalla levigatura con grana ancora più fine oppure con paglietta d’acciaio 000.

Carta vetrata usata a mano, spugna abrasiva o paglietta d’acciaio sono strumenti utilizzati anche per la lisciatura dei manufatti torniti. È una fase che si svolge terminata l’azione con le sgorbie e che precede la finitura con le cere, pure queste abrasive in varia misura e lucidanti.

A mano o a macchina per una levigatura legno efficace

Sia i supporti abrasivi, sia gli strumenti che consentono di manovrarli, durante l’utilizzo sono soggetti a fortissime sollecitazioni; questo comporta il rapido consumo e, nei casi di scarsa qualità, il distacco delle particelle abrasive, con prematura obsolescenza dell’abrasivo. Quindi non si tratta soltanto di scegliere lo strumento giusto e la grana più indicata per la levigatura da eseguire, ma anche di imparare a conoscere la qualità dei prodotti di consumo, in modo da non perdere tempo prezioso durante la sessione di lavoro.

A insegnarci questa regola sono i professionisti stessi, che possono essere anche “sorpresi” a utilizzare un elettroutensile non top di gamma, ma in fatto di prodotti per la levigatura del legno, non lesinano affatto. Non è solo questione di usare abrasivi più aggressivi allo scopo di fare presto, al contrario, la necessità è quella di puntare sulla qualità per tutti i livelli di potere abrasivo, proprio per ottenere risultati certi in ogni frangente, sia in termini di velocità di asportazione sia di uniformità della superficie ottenuta al termine del lavoro.

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