La scala non solo ci permette di spostarci da un piano all’altro, ma ci consente di farlo senza assumere posture innaturali: l’altezza da superare viene spezzata in una serie di piani orizzontali che consentono al nostro corpo di effettuare il percorso con un appoggio sicuro, quasi come se stessimo camminando. Per questo motivo bisogna scegliere la scala per la propria casa considerando bene pro e contro.
Per ottenere questa condizione bisogna conciliare comodità ed ingombro, due necessità contrastanti dal punto di vista dell’inclinazione, perciò occorre trovare un compromesso, eventualmente con un percorso in curva o inserendo ballatoi intermedi tra i cambi di direzione. Nel dimensionamento si deve poi rispettare la “regola del passo”, facendo in modo che pedate ed alzate consentano una salita naturale e costante dalla partenza all’arrivo, potendo effettuare i movimenti in successione anche senza guardare dove si mettono i piedi. Per raggiungere questi scopi anche chi fa bricolage può ricorrere a diverse configurazioni che devono rispettare criteri di esecuzione ben precisi, indispensabili per ottenere una scala bella, non invasiva, agevole, ma soprattutto sicura.
Questa è la prima differenziazione che suddivide le scale in due grandi famiglie.
Per le scale in muratura solitamente è prevista la realizzazione sul posto ed esiste il vincolo del peso, che non può gravare su una semplice soletta, e dell’ingombro che implica la disponibilità di un ampio spazio. Si tratta di condizioni che non sono così facili da riscontrare in ambienti interni, a meno che non ci sia una progettazione “mirata” a monte; inoltre, particolare rilievo assume il rivestimento che può essere fatto con i più svariati materiali.
Non si tratta di decretare come vincente la scelta di una scala prefabbricata, ma di considerarne la versatilità, soprattutto per un fai da te, a cominciare dal fatto che la stessa può essere rimossa per una successiva ristrutturazione e riutilizzata in un altro contesto; ovviamente stiamo parlando di scale con strutture di legno o di ferro, ma esistono anche scale prefabbricate di cemento con una propria modularità, sfruttabile in sede realizzativa, ovviamente non smontabili.
Quanto ai criteri da seguire, per prima cosa bisogna considerare l’altezza da superare per collegare i due livelli. Nel caso della scala a rampa, la classica da interni, se il dislivello non eccede i 2,5 metri, è sufficiente una scala a rampa continua o lineare; altezze intorno a 3 metri richiedono comunque una forma ad angolo, per altezze superiori si ricorre a due rampe dritte collegate da un tratto in curva, o da un pianerottolo, oppure a rampe miste che alternano tratti curvi e rettilinei. In base a questa valutazione si intuisce quale può essere l’ingombro a terra ed il posizionamento meno invasivo, tenendo conto del peso (specialmente se lontano dalle pareti), della dislocazione di finestre o zone di passaggio e delle possibili limitazioni nella fruibilità degli spazi.
Per legge una scala interna principale, ovvero tra zone ad abitabilità completa, non può avere rampe di larghezza inferiore ad 80 cm (60 cm se secondaria, 110 cm di diametro per le scale a chiocciola) e la sua pendenza dev’essere compresa tra 30 e 45 gradi, anche di più se destinate ad un utilizzo meno frequente.
Per una scala lineare, lo spazio che serve a terra è pari alla sua larghezza; se le rampe sono due, l’ingombro minimo è 160 cm più lo spazio tra di esse.
Molto spesso la scala a rampa unica è preparata da alcuni gradini di invito disposti ortogonalmente; se questi sono disposti a ventaglio, grazie alla parziale sovrapposizione dei gradini, si riduce l’ingombro ad un diametro di 140 cm.