Turisti in 5 stelle? ahi, ahi, ahi, ahi…

Editoriale tratto da “Far da sé n.464 Agosto 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Ricordiamo tutti lo slogan/tormentone di diversi anni fa “Turisti fai da te? No Alpitour? ahi, ahi, ahi…” con cui l’Alpitour promuoveva i suoi viaggi organizzati deridendo coloro che partivano senza aver comprato i loro pacchetti. Quasi sempre, ormai, la locuzione fai da te viene utilizzata per definire un modo di agire approssimativo, dilettantistico, finendo per attribuirle, nel tempo, solo una connotazione negativa. La cosa ci fa male perché sappiamo quanto l’agire del vero fai da te/far da sé sia misurato, fatto di progettazione, tecnica, esperienza e costanza.

Al contrario, invece, siamo circondati da esempi qualificati (in teoria) come il massimo della professionalità, ma che nella pratica sono il massimo dell’improvvisazione. Prendiamo il caso di hotel 5 stelle che dovrebbero rappresentare il fiore all’occhiello in un Paese come il nostro dove l’accoglienza alberghiera dovrebbe essere tra le principali fonti di fatturato; anche in questi posti capita di vedere un utilizzo a dir poco inappropriato di stagisti e apprendisti. Ovviamente il costo di questo personale è di gran lunga inferiore rispetto a quello di personale con esperienza e la loro presenza in hotel dovrebbe essere finalizzata alla formazione e non al servizio ai clienti. Succedono invece episodi (in realtà sempre più spesso sono la regola) che vedono nella sala da pranzo decine di camerieri, per lo meno vestiti di tutto punto come tali, che si aggirano tipo zombie con vassoi carichi di cappuccini e brioche o di piatti che non sanno su che tavolo depositare, vanno avanti e indietro con occhi supplichevoli d’aiuto verso i clienti… intanto la portata si fredda. Quando finalmente trovano il destinatario del cibo, non mettono le posate per poterlo mangiare e si guardano bene, se ciò non è espressamente richiesto dal cliente, dal togliere i piatti sporchi; se poi questi disarmanti (perché come si fa a prendersela con loro se il servizio lascia a desiderare, ma il conto è ugualmente salato?) giovani sono di certe regioni del Sud, può succedere che si rivolgano al cliente dando ancora del “voi”, cosa simpatica in sé, come tutti i nostri deliziosi dialetti, ma in un 5 stelle si dovrebbe parlare solo italiano, perché l’uso del “voi” è stato abolito più di 70 anni fa. Che fine ha fatto la scuola, non parlo di quella alberghiera, ma la semplice e fondamentale scuola elementare?

Il risentimento non è ovviamente nei confronti di stagisti e apprendisti ma di chi utilizza questi ragazzi come fossero professionisti solo per ridurre i costi di gestione. E la formazione dovrebbe sì essere fatta sul campo ma in maniera più discreta senza che di essa debbano pagare il disservizio i clienti. Esempi analoghi purtroppo si verificano in tutti i settori, dove, spiace dirlo, adulti e giovani di conseguenza, pur piccandosi di essere professionali, mancano in realtà di quella attrezzatura di base fatta di preparazione, educazione, metodo, tutte cose che non si imparano al momento ma richiedono un percorso coerente e impegnativo proprio come quello del far da sé che non si sognerebbe mai di dare dimostrazione a parenti o amici circa l’utilizzo di un nuovo elettroutensile senza averlo prima studiato teoricamente e sperimentato in pratica.

A volte verrebbe da dire: “Professionisti o specialisti? no fai da te? ahi ahi ahi…”

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