Come realizzare un tetto verde

Un tetto verde si comporta come un sistema filtrante di moltissime particelle nocive presenti nell’aria e mitiga il clima; la bioarchitettura mira ad incentivare i tetti verdi per contrastare la diminuzione degli spazi naturali nelle metropoli

Una copertura piana sovrasta un identico spazio a terra occupato da una struttura, perciò “estorto” alla natura. La realizzazione di un tetto verde permette il recupero di questo spazio, semplicemente spostandolo ad un livello superiore: in una città i tetti dei capannoni industriali, dei condomini, dei garage, ma anche di molte palazzine, costituiscono potenzialmente una superficie verde paragonabile ad un grande parco cittadino. Certo, si tratta di aree non godibili visivamente e in molti casi neppure percorribili, ma l’apporto che possono fornire alla comunità come sistema di abbattimento dell’inquinamento è notevole, oltre a contrastare l’innalzamento termico tipico dei grandi centri urbani rispetto ai sobborghi. Il privato può invece beneficiare di una riduzione delle dispersioni termiche e delle spese di manutenzione cui sono soggette le coperture piane; l’inverdimento, inoltre, può essere applicato anche alle coperture a falda. Rispetto ad una copertura tradizionale c’è da considerare un investimento maggiore, variabile in funzione delle specie che si intende impiantare. Si parte indicativamente da 60 euro/mq, ma la durata dello strato impermeabilizzante raddoppia, si riducono i danni meccanici, l’isolamento termico migliora. Se ne può trarre anche un beneficio “psicologico” portato dal riavvicinamento alla natura ed un sicuro aumento del valore dell’immobile. Occorre che la soletta abbia una pendenza almeno dell’1,5-2%, si devono predisporre bocchette di scarico ispezionabili protette da griglie, in zone meno esposte al vento e al gelo, e dimensionare i vari strati in base alla pluviometria del luogo.

Tetto verde – il progetto ispiratore di Le Corbusier

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Costruita tra il 1928 e il 1931, villa Savoye si trova a Poissy, in Francia, ed è dal 1965 monumento storico. Le Corbusier, architetto, urbanista, designer e pittore, mise in pratica con questo progetto i cinque punti dell’architettura moderna che aveva lui stesso enunciato: i piloni, il tetto inerbito, la pianta libera, la facciata libera e le finestre a nastro. Nel dettaglio, il tetto-giardino restituisce all’uomo il verde, che in questa costruzione è presente sopra e sotto l’edificio: in quegli anni il cemento armato permetteva, dopo secoli di tetti a spiovente per eliminare le infiltrazioni, di realizzare una copertura piana e con umidità costante, così da consentire lo sviluppo di un giardino.
L’assenza di un’impermeabilizzazione sufficiente e la collocazione del terreno e delle piante tra i giunti delle lastre di copertura comportò in breve il formarsi di infiltrazioni significative. La strada da percorrere era comunque quella, per questo nei decenni successivi si è continuato ad affinare sia la protezione della struttura, sia la composizione degli strati che consentono la vegetazione delle piante. L’acqua piovana viene raccolta dallo strato drenante: quella in eccesso dev’essere smaltita senza ristagni, ma al tempo stesso deve poter funzionare da serbatoio e lasciar risalire l’acqua per capillarità attraverso il substrato per alimentare la vegetazione. Siccome il tetto verde, nella maggior parte dei casi, non è praticabile, il sistema deve funzionare autonomamente ed in perfetto equilibrio, quindi anche la scelta delle piante va orientata su specie che non necessitano di cure colturali.

Tetto verde – I benefici

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  1. Risparmio energetico: Rispetto ad una copertura tradizionale, il maggior isolamento assicurato dal tetto verde permette notevoli risparmi nei costi di riscaldamento e condizionamento.
  2. Escursione termica: Con la copertura verde la variazione termica è fortemente contenuta; questo preserva lo strato impermeabile e migliora le condizioni microclimatiche interne ed esterne dell’edificio.
  3. Smaltimento acque: Con la copertura verde la variazione termica è fortemente contenuta; questo preserva lo strato impermeabile e migliora le condizioni microclimatiche interne ed esterne dell’edificio.

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  1. Protezione da polveri: Le sostanze nocive presenti nelle polveri atmosferiche vengono captate e trattenute dalla vegetazione, anziché depositarsi sulla copertura e rimanere libere nell’aria.
  2. Protezione da rumori: Anziché propagarsi nell’aria, le onde sonore vengono assorbite dalla vegetazione; all’interno dell’abitazione si ha un abbattimento del rumore valutabile intorno agli 8 decibel.
  3. Protezione da elettrosmog: è sufficiente una copertura verde alta 15 cm per ridurre del 99% il campo di frequenza della rete cellulare e del 99,9% il flusso delle onde elettromagnetiche.

Tetto verde estensivo

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É la scelta vegetale meno impegnativa, indicata per coperture piane di grande superficie o per tetti a falde purché dotati di un adeguato drenaggio e di trattenimento del substrato. Il peso oscilla tra 75 e 150 kg/mq, in quanto lo spessore del substrato tra 5 e 10 cm permette solo la coltivazione di erbacee perenni e piante grasse che non necessitano di molta terra ed hanno esigenze idriche pressoché nulle, ma non possono essere calpestate; resistono allo stress termico ed al vento.

Tetto verde intensivo

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Forma un vero e proprio giardino con specie arboree e cespugli, purché la copertura sia in grado di sopportarne il carico: si può arrivare a 300 kg/mq con un verde intensivo leggero, anche al doppio se si prevedono alberi ed arbusti che richiedono un substrato di 40-60 cm. La manutenzione è impegnativa come per un giardino tradizionale ed è bene prevedere un’irrigazione automatica in posa d’opera: si ha più libertà di scelta delle specie da piantumare, variando altezze e periodi vegetativi.

Tetto verde – Il lavoro sopra lo strato impermeabilizzante

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  1. L’intera superficie va ricoperta con moduli di polipropilene, forati superiormente per il deflusso dell’acqua attraverso i canali inferiori.
  2. Successivamente viene steso uno strato di lapillo vulcanico fatto penetrare nelle cavità; la microporosità dei granuli permette di disporre di una riserva d’acqua.
  3. Uno strato filtrante di tessuto non tessuto costituisce una barriera di separazione tra il substrato ed il materiale utilizzato per il riempimento.
  4. Sulla superficie ben livellata si possono stendere le zolle in rotoli, rivestendo prima le zone estese e completando poi le porzioni marginali.

Per maggiori informazione vista il sito di Perlite Italiana www.perlite.it

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