Riconquistare la manualità ripartendo dalla scrittura

Tratto da “Far da sé n.491 – Febbraio 2019″

Autore: Nicla de Carolis

Il polpo è un animale molto intelligente, ha grandi capacità di apprendimento e se gli si presenta una preda chiusa in un barattolo trasparente, riesce ad aprirlo; è astuto nell’uccidere le sue prede e tutto questo è collegato al fatto che ha otto tentacoli che muove in libertà e in ogni tentacolo comanda una doppia fila di ventose.
Noi abbiamo solo due mani ma, avendo il pollice opponibile, le dita articolate e la mobilità del polso, possiamo fare tante cose. Ancora una volta ci troviamo a ribadire l’importanza della manualità, artefice del successo evolutivo dell’uomo che dipende dal dialogo stabilito tra mani e cervello. In milioni di anni di evoluzione, le mani hanno affinato i loro movimenti stimolando lo sviluppo del cervello e il cervello a sua volta ha richiesto alle mani compiti sempre più raffinati.
La capacità di gente che ha manualità di sapersi destreggiare di fronte a situazioni impreviste è, come ben sappiamo, stupefacente. L’inventiva nel cercare soluzioni, grazie a una profonda conoscenza della pratica e a una duttilità di pensiero per risolvere problemi nuovi, è più semplice per chi è abituato a confrontarsi con la materia, a tagliare, assemblare, avvitare. Senza nulla togliere a tutte le altre competenze squisitamente intellettuali che l’uomo ha portato avanti nei secoli, man mano che si liberava dalle urgenze primarie, oggi più che mai sembrerebbe giusto ridare valore al binomio mente/mano.
E nella manualità rientra anche la scrittura di cui la regressione è registrata da tempo; i bambini imparano prima a scrivere in stampatello e quando scrivono in corsivo lo fanno lasciando le lettere staccate per poi unirle con trattini, perdendo così il senso del corsivo che è permettere una scrittura fluida, con la punta della penna che non si stacca quasi mai dal foglio, facendo quindi l’esatto contrario.
“È ormai dimostrato da numerosi studi che la scrittura a mano sviluppa la capacità mnemonica, organizza le informazioni nel cervello in aree specializzate, stimola il pensiero astratto e la diversità”. Così scrive su “7”, il settimanale del Corriere della Sera, Nicola Gardini, docente a Oxford.
Quando si scrive a mano, si crea una connessione tra corpo e mente, quasi come quando si corre, si nuota, si fa l’amore e, aggiungerei, quando si costruisce qualcosa in laboratorio.

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