Lampada con materiale riciclato

Costruiamo una lampada con materiale riciclato i cui componenti elettrici sono gli unici a essere coerenti con l’oggetto da realizzare, tutti gli altri avevano in origine una funzione completamente diversa e sono stati adattati allo scopo

Costruire una lampada con materiale riciclato è un’operazione divertente: ormai anche nelle officine le lampade portatili sono modelli a batteria ricaricabile, con luci al neon o a led, costituite da un involucro robusto e, soprattutto, esenti da rischi di folgorazione; tuttavia in commercio si trovano ancora quelle classiche che funzionano solo se collegate alla rete, quindi con l’ingombro del cavo, equipaggiate con una lampadina a bulbo racchiusa tra una parabola riflettente che evita l’abbagliamento e una griglia frontale che protegge la lampadina ed evita scottature durante l’utilizzo. Costano tra i 12 e i 17 euro; i modelli ricaricabili hanno prezzi superiori. Dunque, per costruire una lampada con materiale riciclato, non si tratta di voler risparmiare a tutti i costi: quasi tutti gli oggetti che non possono più svolgere una determinata funzione, pensandoci, possono tornare utili per altri scopi, perfino la lattina di una bibita. Questa lampada con materiale riciclato è un pout pourri di componenti che hanno ben poco in comune: l’impugnatura di una vecchia smerigliatrice, materiale elettrico proveniente da altre applicazioni, la corona dentata di un motorino e la necessaria minuteria hanno però trovato un legame in questa realizzazione, portata a termine senza spendere un solo euro. Questo, però, per un far da sé, ha valore solo in seconda battuta: la soddisfazione che si prova nell’arrangiarsi non si può spiegare a chi non ha voglia di tentare.

Lampada con materiale riciclato fai da te

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  1. I distanziali che ricoprono lo stelo dei bulloni M5 di collegamento tra l’impugnatura e la corona superiore si ottengono tagliando a misura tubetti di alluminio recuperati da un vecchio stendibiancheria. La rotella tagliatubi effettua un taglio pulito e senza sbavature.
  2. Con una moletta montata sul minitrapano si allarga la sede dell’interruttore originale per potervi inserire un altro interruttore bipolare funzionante, anche se di recupero.
  3. I bulloni e i relativi distanziali, tagliati a una misura tale da adattarsi alla lattina-parabola, possono essere provvisoriamente inseriti sfruttando le sedi già presenti all’estremità dell’impugnatura, in precedenza destinate al bloccaggio del motore elettrico.
  4. La chiusura superiore della lattina va completamente asportata, quindi si rifilano i bordi con un paio di forbici. Oltre a diffondere la luce anche verso l’alto, questa apertura servirà per poter inserire e rimuovere la lampadina.
  5. Sul fondo della lattina, ben centrato, si copia il contorno dell’elemento inferiore del portalampada e si apre la sede con una piccola fresa per ottenere un bordo regolare e privo di sbavature. La porzione di metallo rimanente è sufficiente a fornire l’appoggio per bloccare il portalampada con il proprio anello a vite, dall’interno.
  6. Badando di non schiacciare il sottile involucro di alluminio, si apre un’ampia finestra per la diffusione della luce, larga poco meno di metà circonferenza e mantenendo circa un centimetro di metallo in alto e in basso.
  7. Si fa passare il cavo elettrico, recuperato da un vecchio aspirapolvere, nel corpo dell’impugnatura e si collega l’interruttore; da questo partono i fili da collegare allo zoccolo del portalampada.
  8. Inserita la lattina e bloccato il portalampada tramite la ghiera filettata, si fanno passare i bulloni, si calzano i distanziali e si posiziona il “cappello”, costituito dalla corona della messa in moto di uno scooter. Sfruttando i fori di cui è provvisto lungo la circonferenza, lo si calza sui bulloni bloccandolo con dadi e rondelle piuttosto larghe.
  9. Non rimane che avvitare la lampadina in sede e far passare in una coppia di fori contrapposti un filo di ferro robusto, sagomandolo per realizzare l’impugnatura. Ecco fatto! La nostra lampada con materiale riciclato è ora pronta all’uso!

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