Rinnovare porte e finestre | Tutti gli interventi fondamentali

Dopo anni di utilizzo può essere necessario rinnovare porte e finestre in legno: ecco come fare!

Rinnovare porte e finestre di legno è un’attività perché si sa, il tempo, sia inteso come il passar degli anni, sia come l’alternarsi di sole e pioggia, caldo e freddo, umidità e siccità non è certo amico del legno o quanto meno del legno lavorato, chè gli alberi vivi, ricchi di difese naturali, sanno come difendersi almeno contro le intemperie (nei millenni muoiono anche le sequoie).

Il trascorrere degli anni, in sostanza, poco influisce sulla resistenza del legno come dimostrano i mobili trovati nelle tombe dei faraoni, fabbricati tremila anni fa e dove, al più, troviamo incastri allentati dal restringersi delle fibre. Neanche l’esposizione all’umidità è di per sé dannosa: Venezia è tutta costruita su palafitte di tronchi infissi da secoli e secoli nel fango della laguna e che nulla hanno perso della resistenza originale.

Il peggior nemico del legno è l’alternarsi di umido e secco che gonfia e contrae le fibre con il conseguente distacco prima di quelle superficiali e poi di quelle interne, provocando fessure dove proliferano muffe e funghi e trovano sicuro ricetto gli insetti xilofagi, dalle termiti al cosso perdilegno le cui gallerie ed il cui appetito causano in breve il collasso delle strutture.

Rinnovare porte e finestre si… ma c’è legno e legno

L’uomo, comunque, ha presto imparato a conoscere quali legni, esposti all’aperto, resistono e quali no e fino dai primordi della falegnameria ha anche trovato sistemi di protezione che o aumentano la resistenza naturale dei legni più adatti o permettono di usare per gli stessi scopi legni di per sé male indicati all’uso in esterno.

I legni più adatti sono quelli, come il larice, ricchi di resine particolari che lentamente trasudano creando in superficie una pellicola impermeabile (la patina nera delle vecchie baite di montagna) o quelli, come la quercia ed il castagno, ricchi di tannino che esercita, in modo non del tutto chiarito, una potente azione protettiva.

Come proteggere il legno

Il primo, ed ancor oggi il più diffuso prodotto di difesa del legno è stato (a parte il catrame usato nelle costruzioni navali) l’olio; fino a qualche decennio fa solo quello di lino che penetra nelle fibre ed all’aria si ossida creando una difesa paragonabile a quella offerta dalla resina del larice, di sintesi più recentemente come l’olio “da ponte”, molto fluido,che impregna il legno in profondità.

La chimica ha poi realizzato prodotti specifici, gli impregnanti, a solvente prima ed oggi anche ad acqua, applicati a caldo e sotto pressione nell’industria, con effetto praticamente definitivo (sono per esempio i semilavorati grigioverdi di Pircher e Unopiù) o a pennello, spugna o stracci dagli artigiani e dagli amatori.

Effetto protettivo ed insieme estetico ha la verniciatura del legno con vernici e gli smalti, trasparenti le prime, incolori o di tinte che evidenziano le venature del legno, opachi e dei colori più vari i secondi con effetto coprente.

Riverniciare

sverniciatura del legno

Fino a non molti anni fa la protezione degli infissi e delle porte era affidata solo alle vernici ad olio applicate mano su mano senza troppo badare ad eventuali imperfezioni del vecchio fondo. Dopo qualche anno le magagne trascurate si prendevano la rivincita e gli strati di vernice saltavano via a chiazze. Per rimettere veramente in ordine una porta (o altro del genere) rovinata bisogna, prima di riverniciarla, eliminare, con la termopistola o con gli sverniciatori chimici ogni traccia delle vecchie pitture.

Cosa fare se il legno è annerito

L’aria aperta farà anche bene alla salute ma non è l’ideale per il legno che, tranne in pochi tipi proprio per questo particolarmente costosi, ne viene danneggiato, sia da organismi viventi come funghi e muffe, sia dall’effetto dei raggi ultravioletti.

Anche se non si arriva a danni permanenti, l’aspetto ne soffre in quanto il materiale risulta più o meno scurito dagli UV e macchiato dagli ospiti. In commercio oggi esistono prodotti specifici per questo tipo di pulizia che non può essere affidata ai comuni detersivi. Tolta con la levigatrice ogni traccia di eventuali vernici sfogliate, il prodotto si dà a pennello e si lascia in posa per circa un quarto d’ora, durante il quale assorbe e gelifica muffe e polvere in una poltiglia da asportare facilmente con spatola o raschietto dopo di che basta lavare con acqua e lasciar asciugare all’aria ed all’ombra.

Flatting: utilizzarlo oppure no?

Per quanto economico, di facile applicazione e di bell’effetto estetico, il flatting è delicato e regge male le intemperie. Anche il migliore può durare senza problemi non più di pochi anni dopo di che comincia a creparsi e sfogliarsi esponendo il sottofondo.

Dopo aver rimosso il vecchio prodotto, si stucca.
Si spazzola accuratamente la superficie.
Si dà una nuova mano di flatting.
Le parti in ferro si trattano con prodotti appositi come un antiruggine.

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  • 6 ore dopo l'applicazione, la parte stuccata può essere carteggiata, tinteggiata, verniciata e lavorata come legno vero
  • Applicare il prodotto con una spatola metallica comprimendolo bene nella parte da riparare. Per buchi profondi (+ di 1 cm), consigliamo di ripetere l’operazione dopo 6 ore. Essiccazione: superficiale 1 ora - completa 12 ore
  • Per una stuccatura ottimale usare un colore simile o poco più scuro del legno. Nel caso in cui non ci sia lo stucco dello stesso colore utilizzarne uno chiaro (Pioppo) e colorarlo con il tingente con il quale si tingerà il legno (Tival Color Tingilegno).

Manutenzione ordinaria

Anche se è molto noioso e spesso faticoso, è necessario non lasciare che i primi impercettibili danni diano inizio alla sequenza distruttiva prima citata. Alla fine di ogni estate, prima che inizino le piogge autunnali, occorre controllare accuratamente le condizioni del legno esposto all’aperto e provvedere subito alle piccole eventuali riparazioni delle vernici danneggiate: i punti critici sono la base delle ante ed il loro attacco ai cardini.

Interventi drastici

Se l’infisso o la porta sono stati trascurati troppo a lungo e i danni si sono fatti gravi al punto di far marcire il legno, il lavoro di ripristino diventa più complesso e difficile: occorre procedere con calma ad un attento esame della situazione, allo smontaggio e alla sostituzione delle parti rovinate ricostruendole con legno simile per colore e venatura.

I guai degli infissi

Il discorso che facciamo per rinnovare porte e finestre vale a tutti gli effetti anche per i mobili da giardino, tavoli, sedie e panche, soggetti alle stesse vicende degli infissi. Per quanto ci abbia provato, l’industria delle vernici e degli smalti non è ancora riuscita a crearne una da legno che sia veramente impermeabile, resista agli ultravioletti e, soprattutto, sia abbastanza elastica da seguire, senza creparsi, i pur minimi movimenti del supporto.

Ne consegue che anche il migliore dei prodotti, dato nel migliore dei modi, prima o poi si degrada, sfogliandosi prima e crepandosi in striscioline poi. Se l’intervento riparatore per rinnovare porte e finestre non è tempestivo, l’acqua e l’umidità penetrano sotto la vernice dove non riescono ad asciugare e impregnano il legno che di conseguenza marcisce.

Il tempo, le muffe ed il vento hanno semidistrutto la persiana che va tolta dai cardini (controllare ed eventualmente rinsaldare i maschi sul telaio).
Tolte tutte le ferramenta, si svernicia il meglio possibile e si asportano le parti ammalorate, sostituendole, previa regolarizzazione della sede, con pezzi nuovi tagliati a misura. Si stuccano tutte le fessure.
Rifatte e rimesse in sede le stecche mancanti (più o meno ogni regione ha il suo tipo particolare, reperibile in loco come semilavorato) si copre l’incastro con un listello sagomato.
Riverniciato il legno e rimontate le ferramenta, la persiana è tornata (5) come nuova.

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