Rinnovare il pagliolato in legno

Quando far da sé ripaga, e di gran lunga, il tempo e la fatica spesi: uno straordinario risparmio di circa il 95% nella sistemazione della barca

Rinnovare il pagliolato in legno di una barca è un’operazione che, se affidata ad un artigiano specializzato, ci costa molto cara; è quindi consigliabile effettuarla in proprio. Ma a cosa serve il pagliolato in legno?

La vetroresina e le altre plastiche usate nella costruzione dei natanti di piccole dimensioni sono leggere, economiche e facili da lavorare, ma quando si bagnano diventano scivolose con i conseguenti pericoli di ruzzoloni ed involontari tuffi. Inoltre poggiare i piedi nudi e bagnati sui materiali sintetici non è piacevole.

Questi aspetti negativi vengono cancellati se sulla coperta si sistema un pagliolato in legno percorso da morbide, ma resistenti linee antiscivolo, sempre però venduto come accessorio.

Con pazienza e precisione, impiegando circa 30 ore di lavoro e la spesa di soli 150 euro (per un piccolo natante), possiamo rinnovare il pagliolato in legno risparmiando moltissimo, più di 1800 euro… provare per credere!

Pagliolato in legno tagliato a misura

pagliolato

  1. per il lavoro di rinnovamento del pagliolo è stato scelto, il multistrato di Okumè da 8 mm: un foglio di 310×153 cm al prezzo di 50 euro. In alternativa i fogli di multistrato marino di tek Burma o di iroko da 310×125 cm, già scanalati e con la gomma inserita, sarebbero costati rispettivamente 660 e 465 euro per rinnovare il legno.
  2. disegnate su cartone le sagome dei vari pezzi destinati alla copertura, si riportano i contorni sul multistrato e lo si taglia col seghetto alternativo, aiutandosi con listelli di guida e controllando, pezzo per pezzo, che si inseriscano correttamente nello spazio loro destinato.
  3. Elemento di prua con la relativa dima in cartone
  4. Elemento di poppa pronto alla fresatura

pagliolo barca e fresatrice

pagliolato barche

rinnovare pagliolato

  1. pezzo per pezzo si tracciano a matita sul multistrato le scanalature, larghe 5 mm e distanziate di 35, destinate ad ospitare il materiale antiscivolo, curandone parallelismo e squadratura. Le tracce si seguono poi con la fresatrice prima con una fresa diritta e poi con una a punta mezzo tonda.
  2. anche se l’eventuale irregolarità del disegno non comporta nessun inconveniente dal punto di vista pratico, dal punto di vista estetico è meglio che tutte le scanalature siano in perfetta squadra. Qui si vede come l’autore si sia accorto che il disegno era sbagliato ed abbia modificato di conseguenza la fresatura.
  3. indispensabile, anche se noiosamente ripetitivo, l’uso di una guida parallela da spostare riga per riga. Alla guida vanno fissati anche due fine corsa per essere certi che inizio e fine di tutte le scanalature siano perfettamente allineati e possano essere uniti dalla scanalatura trasversale.
  4. per poter montare il tavolino occorre aprire nel pagliolato un foro con la sega a tazza. Occorre molta attenzione per centrarlo esattamente. Attorno al foro va poi aperta, a misura della ghiera del piede del tavolino, una scanalatura circolare da riempire con l’antiscivolo.
  5. una volta aperte tutte le scanalature, le bordiamo con nastro maschera largo 35 mm (3 rotoli per 2,4 euro). Lavoro che richiede molta pazienza ed altrettanta precisione soprattutto nel seguire le scanalature curvilinee.
  6. di per sé l’antiscivolo non fa presa sul legno; affinché si fissi con la massima tenacia dentro le scanalature occorre pennellarvi un prodotto ancorante, qui il Primer LM BV (una bottiglietta da 100 ml costa 12 euro).
  7. l’antiscivolo è un silicone speciale (M.S.Deck Caulking, 4 tubi da 10 euro l’uno). Si applica almeno un’ora dopo aver dato l’ancorante e lo si stende facendolo entrare nelle scanalature con una spatola bagnata d’alcool. Appena steso e lisciato il silicone, che comincia a far presa in pochi minuti, si sollevano i bordi delle maschere ad evitare che, facendolo più tardi, il nastro asporti l’antiscivolo.
  8. il prodotto va lasciato polimerizzare per circa tre giorni (dipende dalla temperatura e dall’umidità ambientale, fare due o tre provini di saggio su pezzi di scarto) fino a che diventi duro.
  9. i cordoni di antiscivolo vengono poi levigati a filo del pannello.
  10. una o due mani di impregnante a protezione totale danno al multistrato il classico color teck e lo proteggono dall’umidità

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