La ricetta per un bel giardino: lavoro e attrezzatura giusta

Tratto da “Almanacco in giardino n.62 – Marzo-Aprile 2018″

Autore: Nicla de Carolis

Nessun robot tosaerba o prodotto chimico ci può salvare dalle attività centrali del giardino: l’occhio attento, che può essere solo quello umano e, ovviamente, il lavoro.

Ma, oltre al lavoro, è fondamentale una buona attrezzatura, di cui il bravo giardiniere è geloso perché l’ha scelta, usata e conservata con cura. L’attrezzatura di base per coltivare un giardino o un orto parte da utensili manuali che hanno origini molto antiche, migliaia di anni prima di Cristo, come il falcetto.

O come la forca il cui nome deriva dal latino fur, ladro, strumento per punire i ladri, divertente l’immagine del ladro punito con punzecchiature sul sedere… il cui uso fu poi convertito nel rivoltare il terreno, arieggiare i prati, dividere le erbacee perenni e, oggi, anche trasportare l’humus dalla compostiera all’orto, pratica assai diffusa con l’avvento degli orti biointensivi.

Per non parlare della zappa, il cui nome deriva dal tardo latino sappa e prima ancora dal greco skapo, ovvero scavo. Questo strumento per sarchiare, rompere, smuovere la terra è quello che ha più forme: c’è la zappa triangolare, quella a mezzaluna, quella olandese, simile a una paletta, che si usa come se si stesse spazzando, poi la più diffusa da noi, la zappa quadra con un manico che si incastra “nell’occhio” di cui è munita; questo solo per citarne alcune.

E anche il rastrello, che gli antichi Romani chiamavano rastrum quadridens (letteralmente una zappa con quattro denti), di cui esistono oggi vari tipi: quello per raccogliere le foglie, per lavorare la terra e creare i solchi per i semi, per scarificare il prato rompendone la superficie. Poi c’è il trapiantatore, la palettina a manico corto per distribuire, coltivare e trapiantare che diventò di moda nel XIX secolo come attrezzo per le signore che si dedicavano al giardinaggio.

E ancora l’estirpatore, un paio di denti metallici incastrati in un manico di legno, utilizzato per rimuovere le erbacce alla radice senza usare erbicidi, lavoro rilassante e anche utile alla salute fisica: mezz’ora passata a sarchiare il prato equivale a mezz’ora di vogatore!

Ma dopo questa breve e curiosa carrellata di utensili basilari che ci vengono dal passato, per prendersi cura di orto e giardino è sicuramente indispensabile avere delle efficienti attrezzature a batteria, elettriche o con motore a scoppio. Nelle pagine di questa rivista troverete il meglio di quanto c’è in commercio in fatto di macchine per rasare e rifilare il prato, per tagliare alberi e potare rami, per annaffiare e pulire il giardino, per lavorare la terra e concimarla, un aiuto concreto che rende ancora più piacevole questo lavoro/svago.

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