Tratto da “Fai da te n.80 – Febbraio/Marzo 2017”
Autore: Nicla de Carolis
L’invenzione del cassetto si fa risalire al XV secolo. Allora l’assemblaggio delle tavole veniva fatto raramente con la colla, le assi venivano chiodate, ma soprattutto incastrate con le tecniche tuttora utilizzate come tenone e mortasa, canale e linguetta e, successivamente, quello a coda di rondine. I cassetti nascondevano i cosiddetti “segreti” e i “doppi fondi”, nascondigli per riporre oggetti preziosi. I cassetti poi sono stati spesso inseriti nelle opere d’arte di artisti importanti addirittura all’interno di corpi umani. Nessun altro complemento, apparentemente con una sola funzione pratica, è mai assurto ad interpretazioni così profonde!
”Venere di Milo con cassetti”: i cassetti ricorrono spesso nelle opere di Salvador Dalì e alludono metaforicamente alle zone più profonde e segrete dell’inconscio e possono essere aperti solo con la psicanalisi di Sigmund Freud.
“Chest with legs” (cassetti con gambe) Un’analogia linguistica e un busto umano diventa cassetto. In inglese chest significa torace e cassettiera, la parola così si presta all’inarrivabile gioco torace di cassetti di André Breton, padre del surrealismo.