Internet, una manna per chi fa a mano

Tratto da “Far da sé n.482 – Aprile 2018″

Non c’è contraddizione in questo titolo con quanto sosteniamo da sempre sulle pagine di Far da sé, ovvero “più tempo in laboratorio, a fare, e meno tempo attaccati al cellulare o al computer”.

In questo caso infatti parliamo di chi con il fatto a mano si guadagna da vivere. L’Italia è il più grande mercato di nicchia, un mercato che produce prodotti esclusivi, frutto di secoli di cultura volta alla ricerca del bello e di raffinata tradizione artigianale; prodotti indiscutibilmente superiori per originalità dei processi produttivi e perfezione di fattura, in tutti i settori dalla moda agli strumenti musicali, cibo, oreficeria, liuteria, sartoria, calzature, falegnameria, ebanisteria…

Prodotti di nicchia realizzati a mano da piccole realtà imprenditoriali, le più diffuse nel nostro Paese, dove, per un totale di 4.338.766 imprese, il 95% ha meno di 10 addetti, in gran parte aziende familiari che comunque danno lavoro all’81% degli occupati. Prima dell’avvento di internet non c’erano risorse per farsi conoscere nei mercati internazionali, quindi non c’era la possibilità di crescere in termini di fatturato con l’esportazione.

Un interessante servizio, andato in onda nei giorni scorsi in TV, portava come esempio piccole realtà di artigianato di nicchia, tra queste il pasticcere che grazie a internet ha fatto volare le sue deliziose colombe pasquali negli Stati Uniti, Giappone e nel resto d’Europa, producendole con la stessa maniacale cura nella preparazione di quando le colombe erano solo quelle che vendeva nel negozio del suo paesino. Grazie a internet il suo fatturato è decuplicato ed è aumentato il numero di dipendenti. C’è poi il liutaio che da solo, nel suo laboratorio, costruisce chitarre elettriche “cucite” su misura per i committenti; anche lui, grazie al suo sito internet che mette in evidenza agli occhi dei motori di ricerca, quindi degli appassionati, la sua specializzazione, riceve ordini da tutto il mondo e non sente la crisi.

Pure in questa analisi il saper fare a mano, unito al talento, risulta vincente: la digitalizzazione, parlando di made in Italy hand made non fa diminuire i posti di lavoro, come già fa e farà sempre più per i lavori di routine, anzi. C’è ancora un potenziale enorme di piccole realtà che possono sfruttare la grande vetrina di internet per presentare al mondo i loro prodotti esclusivi che non corrono una gara al ribasso di prezzo e di qualità, ma detengono saldamente il monopolio di eccellenze realizzate con un’inimitabile manualità.

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