Sudore e successo…

Sudore e successo… in quale ordine?

“Non dimenticate mai che la parola successo viene prima di sudore solo nel vocabolario. Nella vita l’ordine è sempre inverso”: con queste parole Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio giovani editori ha catturato l’immediato interesse dei quasi 300 giovani delle scuole superiori lombarde riuniti per un incontro promosso, insieme a Intesa Sanpaolo, sui temi del lavoro.

“In Italia si esce dal liceo e dall’università con modeste capacità lavorative. Qui si è sempre sottovalutato il lavoro manuale e si è sempre preferito il posto dietro una scrivania”, spiega Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca. E conclude con alcuni inviti decisamente controcorrente ai ragazzi: fare meno vacanze, fare più lavoro manuale, non considerare nulla per dovuto, essere disponibili a lavorare anche nel fine settimana, non avere paura del futuro e fare figli (perché il Paese è vecchio).

Bisognava davvero toccare il fondo, con il mondo messo in crisi dall’economia virtuale e con il nostro Paese anello debole della catena europea, per risentire qualche frase di comune buon senso?

Dov’erano coloro che oggi “predicano” quando facevano tendenza le tre i (inglese, informatica, impresa) che, pur essendo molto importanti nel mondo contemporaneo, non bastano a garantire una formazione integrale della personalità?

Dov’erano, prima ancora, quando dai programmi scolastici venivano cancellate le applicazioni tecniche per far posto a teoriche lezioni sulla struttura dell’atomo o sulla composizione chimica del latte? Dov’erano quando ci veniva propinata la teoria della crescita illimitata e della fede
(uso volutamente questa parola) su internet da cui tutto ci sarebbe venuto gratuitamente?

Ora riscopriamo che “la vita è battaglia e nulla è dovuto” (ancora Andrea Ceccherini). Verrebbe da dire “alla buon’ora!”, ma, forti dei decenni che abbiamo alle spalle in cui con costanza e coerenza abbiamo detto queste semplicissime verità, che oggi fanno tanto scalpore e sembrano addirittura dirompenti, continueremo a fare il nostro lavoro. Continueremo a divulgare tecnologia e saper fare dalle pagine delle nostre riviste e dei nostri libri, ad insegnare come usare le mani per realizzare oggetti concreti, ad educare nuove ed operose generazioni di far da sé pronti a condividere il proprio know-how con la società in cui vivono, a diffondere questo patrimonio di conoscenze ai più giovani (con il nuovissimo progetto “Manualità un gioco da ragazzi”, che coinvolge più di mille ragazzi!) affinché crescano meno imbranati e più capaci di far fronte a situazioni problematiche e difficoltà di ogni genere con inventiva e creatività.

Le citazioni sono tratte da un bell’articolo di Leonard Berberi su “IL CORRIERE DELLA SERA”

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