Editoriale tratto da “Far da sé n.460 di Aprile 2016”
Autore: Nicla de Carolis
Caterina II la Grande, imperatrice della Russia dal 1762 al 1796, fu un personaggio controverso; la Zarina aveva notevoli capacità intellettuali e di governo, era aperta nei confronti della cultura, in particolare della neonata illuminista e fece importanti riforme che lasciarono però le condizioni dei più poveri sempre sottoposte alla prepotenza dei nobili e dei ricchi; nonostante ciò dopo 34 anni di regno, alla sua morte, il popolo la pianse. Parallelamente a questa monarchia illuminata i suoi comportamenti nell’ambito familiare furono, a dir poco, disdicevoli; sorvolando sulla schiera di amanti, forse giustificabili visto che il matrimonio non fu consumato per impossibilità da parte del marito, tre dei quali padri dei suoi figli, il primo, il Granduca Paolo, destinato alla successione al trono, concepito con un cortigiano, la Zarina fu la promotrice della congiura per detronizzare, arrestare quindi uccidere il marito, lo Zar Pietro III, uomo peraltro dedito a tutti i vizi e indegno del suo rango, di cui prese il posto per governare. La Zarina era quindi una persona molto intraprendente, ma anche piena di interessi. E qui arriviamo a un lato originale e condivisibile del suo carattere, soprattutto per una donna e di quei tempi. “Costruire dà quasi dipendenza, come l’alcool…” diceva l’imperatrice di Russia. Infatti l’architettura in Russia, dopo la sua ascesa al trono, si sviluppò in maniera importante in numerose città, prima fra tutte San Pietroburgo che durante il regno di Caterina II si trasformò in una moderna capitale. La Zarina volle arricchire e abbellire San Pietroburgo continuando l’opera di Pietro il Grande (questo omone – alto 2 metri – oltre alla passione per edificare aveva quella di lavorare il legno che gli valeva il soprannome di Zar carpentiere… una famiglia davvero amante del fare!) lo Zar che ai primi del 1700 ne fece iniziare i lavori avendo già la visione di una città vera e propria, bella e imponente, nonostante la zona disabitata e paludosa scelta. L’esigenza di ampliare edifici esistenti e costruirne di nuovi fu dettata anche dalla passione di Caterina per l’arte, perché divenne in breve la più grande collezionista del suo tempo. Fu così che prese forma un museo, detto l’Hermitage, oggi il più grande Museo del mondo, con 2 milioni e 800mila opere in mostra. Questo solo per citare l’esempio più importante, frutto della mania del mattone della monarca. La dipendenza per il costruire di Caterina ha prodotto quindi cose che ci lasciano senza fiato, destinate a stupire ancora generazioni e generazioni. E questa dipendenza sembra molto simile a quella del far da sé che non può stare senza realizzare il mobile che serve in casa, senza riparare ciò che non funziona, migliorare e abbellire ciò che lo circonda ed è anche lui vittima della sana dipendenza per il fare.