Falegnami evoluti che trovano lavoro

Tratto da “Far da sé n.504 – Aprile 2020″

Autore: Nicla de Carolis

Ho un amico, una persona che mi è davvero cara perché capace di sentimenti rari nel mondo di oggi, che è un mio mito: fa il falegname. Roberto, calabrese venuto in Lombardia quasi 30 anni fa, ha imparato il mestiere bazzicando nel laboratorio del nonno fin da quando era piccolo ed è diventato presto un falegname dalle mani d’oro: realizza con passione mobili su misura con finiture di una precisione maniacale, trova soluzioni per gli spazi più piccoli, modifica armadi adattandoli perfettamente alle nuove esigenze, costruisce cucine che nulla hanno a che vedere con quelle dell’industria, insomma: plasma i pannelli di legno e i suoi derivati come se fossero argilla… una magia.

È una persona intelligente e ne ho avuto l’ennesima prova quando mi ha detto che due dei suoi figli, dopo le medie, si sono iscritti alla scuola Meroni di Lissone (MB), un istituto per “mobilieri”, definizione sintetica e un po’ riduttiva. Intelligente perché, in un Paese dove spesso i genitori, solo per potersi fregiare di avere un figlio “dottore” lo spingono a seguire percorsi per i quali non è tagliato con cui non impara a inserirsi nel mondo del lavoro, Roberto, razionalmente, ha pensato di instradare i suoi ragazzi verso una scuola capace di fornire una preparazione tecnicamente più evoluta della sua e che consentisse loro di portare avanti nel modo migliore un’attività già ben avviata.

L’Istituto Meroni, un vero gioiello, è nato nel 1878 con l’apertura della “Scuola serale di disegno e intaglio” che si inseriva in un contesto di forte sviluppo del settore legno-arredo, legato all’introduzione della lavorazione meccanica e delle prime grandiose esposizioni di mobili, con l’obiettivo di insegnamenti teorici e pratici collegati al disegno e alla costruzione dei mobili. Nel 1968 il Meroni si trasforma in Istituto Professionale Statale, dando inizio alla formazione dei migliori ebanisti e arredatori tecnici lissonesi, apprezzati in Italia e all’estero. La scuola oggi ha tutto quanto serve per formare ragazzi che, oltre a conoscere le tecniche manuali, sono in grado di progettare e disegnare mobili al computer, sanno utilizzare i programmi per le macchine a controllo numerico e le stampanti 3D per realizzare prototipi. Ma poi c’è il laboratorio di falegnameria con i banchi da lavoro dove gli allievi, con i loro camici di colore blu o marrone, di stoffa dura e resistente, nobile abito da lavoro che preserva i vestiti, utilizzano squadre, sgorbie, scalpelli, prodotti per la finitura. Questa preparazione, arricchita anche da stage presso laboratori artigiani del settore, rende i diplomati del Meroni personale molto appetibile per le industrie del mobile che se li accaparrano già prima del termine del quinto anno.

Una scuola giusta dove si impara facendo, dove teoria e pratica manuale vanno a braccetto (musica per le orecchie di chi ama il concreto fare…) senza che l’una o l’altra sia stimata di rango superiore; un programma di istruzione che consente a questi giovani di trovare subito un lavoro gratificante e ben retribuito… Coronavirus permettendo.

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