Cinque lame tra cui scegliere, in base alle nostre necessità , per lavorare al tornio
Il campo dei ferri da tornio è vastissimo: si caratterizzano per il lungo manico da usare con entrambe le mani, una per spingere il tagliente contro il pezzo e l’altra per muoverlo lateralmente. I ferri da tornio si differenziano secondo l’uso; sgrossatura, tornitura rettilinea (C), profilatura (B), scavo (D), finitura (A), taglio (E), ma l’esperienza insegna ad ottenere dai ferri anche più di quanto indicato nelle istruzioni per l’uso.
Solchi decorativi richiedono lame più o meno strette, ma sempre appuntite come la sgorbia A, che si usa tanto di piatto quanto di coltello.
Ferri a punta tonda come il B, ovviamente, scavano solchi col fondo concavo. Meglio usarli dopo aver già sbozzato il pezzo con scalpelli a taglio dritto e angolato.
Un tagliente più o meno sbieco (C) esegue uno scavo a fondo piatto; si marca la larghezza tracciando due solchi e poi, lavorando sia di punta sia di taglio, si elimina il legno fra i due solchi.
La sgorbia D si usa per la prima sgrossatura del pezzo di cui elimina gli spigoli (taglio piuttosto largo e curva poco profonda) e, variandone larghezza e curvatura del tagliente, per scavi a fondo curvo.
Anche lo scalpello di tipo E si usa tanto di piatto quanto di coltello. Di piatto per marcare solchi e scavarne il fondo; di coltello, specie quelli sottili, per tagliare i pezzi.