Un mobile speciale con funzione sociale

Editoriale tratto da Far da sé n.449 di Aprile 2015

Autore: Nicla de Carolis

L’esigenza di avere un posto comodo e tranquillo dove poter mangiare appoggiando il cibo si è posta per l’uomo sin dalle età più remote: così i primi tavoli furono semplici piani orizzontali. Soprattutto nella cultura contadina, era dove si svolgeva la maggior parte della vita e dove si mangiava. Ancor oggi quasi per tutte le famiglie il tavolo, che sia quello della cucina o quello del soggiorno, è rimasto il mobile più importante della casa. Inizialmente, il tavolo aveva una forma rettangolare lunga e stretta e al posto di capo tavola sedeva il capofamiglia; con l’evolversi delle condizioni sociali, si cominciarono a costruire tavoli quadrati e rotondi, forme ritenute più… democratiche.

Dalla tavola rotonda, al cenacolo cristiano, al mitico tavolo design degli anni ’50 di Eero Saarinen, che si inventò il piedistallo denominato Tulip disegnato per risolvere il problema del bassofondo delle gambe, eliminando la relativa confusione visiva, l’oggetto tavolo ha sempre rivestito un ruolo simbolico di profonda importanza perché è un luogo di incontro, di confronto, di condivisione, di accoglienza, un luogo dove si discute. Tutto ciò ci porta a pensare che la valenza di questo basilare pezzo di arredo non è solo strettamente funzionale, ma anche sociale.

Però, tornando al nostro sano fare, a pagina 44 proponiamo la costruzione, davvero semplice, di un tavolo molto snello e aggraziato, che non può competere con un Tulip, ma che sarà resistente e stabile se seguirete le istruzioni dell’articolo!

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