Tratto da “Far da sé n.480– Febbraio 2018″
Autore: Nicla de Carolis
Il Global Home Improvement Report 2017, l’analisi di mercato mondiale sul Do It Yourself (leggi fai da te/far da sé) ci dice che questo settore ha migliorato le sue performance, passando da un valore globale di 546 miliardi di euro registrato nel 2015 ai 567 miliardi nel 2016. Le due aree protagoniste assolute sono gli Stati Uniti con un fatturato da 323 miliardi di euro e l’Europa che totalizza invece 161 miliardi di euro (il mercato italiano vale complessivamente 11,8 miliardi, con una spesa annuale pro capite di 198 euro a testa).
A livello europeo, la media di spesa si attesta intorno ai 224 euro a persona, mentre negli States si arriva addirittura a 899 euro per abitante. Qualche numero, non perché questa sia la materia di cui vogliamo parlare, ma solo perché anche i dati ci consentono di avere una visione a 360 gradi sul mondo del far da sé. E la cosa che più ci incuriosisce è la grande differenza di spesa tra Europa e Stati Uniti, area che denuncia una più capillare diffusione di questo tipo di attività. Ma la differenza non sta solo in questo, negli Stati Uniti il far da sé è una materia che contempla davvero tutto ciò che è fare dopo averlo pensato.
Basta sfogliare MAKE, la rivista omologa di FAR DA Sé negli USA, per vedere la varietà di quello che rientra tra gli argomenti trattattati, si va dai lavori all’uncinetto alla realizzazione di un decoro con un minitelaio autocostruito, alla costruzione di uno strumento musicale, alla costruzione di un robot, alla realizzazione di un oggetto con la stampante 3D, alla costruzione di un razzo, senza tralasciare le nostre amate costruzioni col legno, realizzate con tecniche classiche, taglio, incastri, incollaggi e avvitature, finiture in tutti i modi possibili. Una realtà incredibile, rappresentativa di una creatività che sembra non aver limiti nel fare anche le cose più assurde, ma che sono, a modo loro, una strada per fare ricerca che può portare anche a scoperte importanti.
Di questo sono convinti i fondatori di un movimento, i Makers, nato negli USA con l’obiettivo di creare una comunità intorno a competenze spesso praticate in isolamento e di ripristinare la creatività che deriva dal fare le cose con le mani, magari per gioco, per puro divertimento. Perché la convinzione è che “…da questi momenti di gioco, quando stai provando le cose e sei immerso in una serie di problemi, cercando di capire come uscirne, vedi qualcosa che non avresti mai visto se ti fossi fermato all’esterno e guardassi qualcun altro farlo. Da questa mente aperta al gioco e stimolata da mille curiosità e da apporti diversi nasce l’innovazione; quindi gli innovatori, in un certo senso, diventano tali perché giocano bene”.