Tratto da “Far da sé n.492 – Marzo 2019″
Autore: Nicla de Carolis
Gli oggetti che questo ex fabbro realizza con scarti recuperati in giro a costo zero sono lì solo per essere ammirati e per insegnare che ogni cosa diventata di per sé inutile non va gettata, perché con fantasia e manualità può trovare una nuova vita”. Questa scritta sulla porta del curioso laboratorio/museo di Renzo Milanesi, ex fabbro e oggi creativo che si dedica, grazie alla sua abilità manuale, ad assemblare oggetti originali, recuperando anche cose trovate nelle discariche (vedi reportage da pagina 52), fa subito pensare al trend totalmente opposto ormai profondamente radicato nel nostro modo di consumare.
Certo, si parla da qualche anno di lasciare l’economia lineare per tornare a un’economia circolare che porterebbe a reintegrare o rivalorizzare tutti materiali nella biosfera, ma la realtà a oggi è ben diversa. Ogni volta che metto nel contenitore della plastica una vaschetta per il cibo o una bottiglia di acqua vuote mi si stringe il cuore anche perché, nonostante io speri venga riciclata, a fine giornata di roba ce n’è davvero tanta, troppa. Nelle acque dell’Oceano Pacifico tra la California e le Hawaii galleggia una gigantesca isola di plastica, formatasi a causa dei movimenti a spirale delle correnti oceaniche, grande tre volte la Francia, composta anche da materiali risalenti addirittura agli anni ‘70.
Maria Cristina Finucci, artista, architetto e designer, nel 2012 ha dato vita a una monumentale opera di arte contemporanea che ha chiamato Wasteland, un progetto artistico transmediale, installazioni create utilizzando tappi, bottiglie, contenitori usati, esposte in vari Paesi con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema delle immense chiazze di rifiuti plastici disperse nell’oceano, meglio note come Pacific Trash Vortex. Nel 2013 ha addirittura fondato un nuovo Stato Federale, il Garbage Patch State, riconosciuto dall’Unesco, identificabile con le isole di plastica presenti negli Oceani. Gli esperti hanno avvertito che, con gli attuali trend di consumo e cattiva gestione dei rifiuti, entro la metà del secolo nel mare vi saranno più pezzi di plastica che pesci. L’organizzazione Ocean cleanup sta sviluppando un sistema di grandi barriere galleggianti con l’obiettivo di ripulire almeno metà dell’area del Pacific Trash Vortex nei prossimi 5 anni. Certo è impensabile auspicare che tutti si possa avere una passione per il riciclo come Renzo Milanesi, ma ci dobbiamo augurare che ognuno prenda coscienza di cosa significhi continuare a produrre e consumare come stiamo facendo.