Materiale della preistoria, ma soprattutto del futuro

Tratto da “Rifare Casa n.56 – Marzo/Aprile 2018″

Autore: Nicla de Carolis

Il legno era usato dall’uomo primitivo per difendersi, per cacciare, per scaldarsi, per erigere le palafitte. In seguito gli Egizi e più tardi i Greci e i Romani si servirono di questo materiale per costruire imbarcazioni. Possiamo poi citare qualcosa che ha dell’incredibile: i pali di legno utilizzati per costruire le fondamenta di Venezia, esempio di come il legno in ambiente anaerobico e oscuro tenda a conservarsi per secoli. Dal boom edilizio del dopoguerra si è preferito il cemento armato perfino per realizzare i tetti, per non parlare del riscaldamento, divenuto appannaggio esclusivo dei combustibili fossili (non che ora la situazione percentualmente sia molto cambiata).

Oggi, però, con la spinta di urgenze di tipo ambientale e di una più cosciente volontà di passaggio da fonti esauribili a fonti rinnovabili, si stanno rivalutando le potenzialità che rendono impareggiabile questo materiale in edilizia e nel settore energetico per la sua natura ecologica. è di questi giorni la notizia del grattacielo di settanta piani disposti in 350 metri di altezza, il più alto mai costruito in legno, che sarà realizzato a Tokio rispettando i parametri dell’edilizia antisismica.

Inoltre negli ultimi 5 anni, in controtendenza rispetto al settore edile tradizionale, la produzione italiana di edifici in legno ha visto una crescita del 7,7%, mettendoci al 4° posto nella lista dei produttori in Europa; un po’ alla volta si abbattono i pregiudizi su questo tipo di costruzione (la cui durata, contrariamente ai luoghi comuni, è pari a quella di una casa in muratura) anche grazie alle motivazioni economiche portate dal risparmio sicuro sui costi di gestione. Ma pure parlando di energia, grazie alle nuove stufe e caminetti tecnologici e performanti, scaldarsi con la legna diventa una scelta preferibile. Ad oggi il nostro fabbisogno è ancora soddisfatto all’83% da fonti non rinnovabili e solo al 17% da rinnovabili; di questo 17%, una percentuale del 41% è dato da energia ricavata dalle biomasse solide, legna e derivati, biocarburante, biogas, rifiuti urbani.

In Italia gli ettari di bosco sono più di otto milioni e ogni anno forniscono 25/30 milioni di metri cubi di legno; se lo sfruttamento avviene secondo le regole di una corretta silvicoltura, non si può verificare alcuna ripercussione negativa nel caso di un più importante utilizzo per la produzione di energia. Ci sono inoltre i sottoprodotti di recupero come i pellet o il cippato, ottenuti con gli scarti di lavorazione. Anche in questo caso l’uso della legna porta vantaggi con la riduzione della dipendenza energetica, quindi delle importazioni, e in più con la creazione di numerosi nuovi posti di lavoro sul luogo.

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