Il bello dello “storico” e l’utile del “moderno”

Tratto da “Rifare Casa n.61 – Gennaio/Febbraio 2019″

Autore: Nicla de Carolis

Com’è noto l’Italia ha un patrimonio storico unico al mondo per numero di civiltà sviluppatesi nel tempo con importanti differenze a livello religioso, politico e culturale, di cui fa parte una gran quantità di edifici storici dove la ricerca dell’estetica si è espressa ai massimi livelli. Citiamo la recente definizione di LEED GBC Historic Building Italia (un ente no profit per la diffusione di una cultura dell’edilizia sostenibile) che per edificio storico intende “un manufatto edilizio che costituisce testimonianza materiale avente fonte di civiltà”, ovvero una soluzione riconducibile a una fase storica precedente che, per convenzione, viene considerata antecedente al 1945. Circa il 30 % degli edifici italiani è costituito da edifici storici e basta girare con un po’ di rilassatezza, grazie ai tempi dilatati dei recenti giorni di festa, per apprezzare il centro di una delle nostre meravigliose città e gli incredibili dettagli costruttivi dei tanti palazzi d’epoca che vi si trovano; lo stupore non finisce mai pensando al buongusto di chi ha progettato e all’abilità manuale di chi ha realizzato tanta bellezza. Nulla è lasciato al caso: i marcapiani, queste incorniciature definite da una serie di modanature sporgenti che riprendono le forme dell’architettura dell’edificio; i meravigliosi balconi che poggiano su mensole decorate con pietra, con cariatidi, con fini stucchi; le balaustre con colonnine eleganti; i rivestimenti in marmo e i bugnati che accentuano i chiaroscuri; i fregi sugli architravi delle aperture; i portali ad arco; gli zoccoli dei basamenti in pietra finemente modanati. Questa cura nei dettagli e nella capacità artigianale si ritrova anche nell’architettura più asciutta dello stile razionalista del periodo fascista: un esempio tra tanti è il Palazzo della Civiltà Italiana, detto anche Colosseo quadrato, che domina il quartiere Eur di Roma (nato in previsione dell’Expo di Roma del 1942 che non si svolse a causa della guerra), un edificio a pianta quadrata, realizzato in cemento armato e interamente “avvolto” di travertino che, con i suoi 54 archi per facciata, lascia a bocca aperta anche i più indifferenti. Dal secondo dopoguerra ai giorni nostri la ricerca estetica ha lasciato spazio ad altre urgenze, non sempre condivisibili, l’utile e il bello sembrano a volte categorie inconciliabili e la nostra società non esprime esigenze di bellezza, soprattutto parlando di edilizia. Però, se da un lato ci piace e ci commuove la ricerca e la realizzazione di estetica pura che ci ha lasciato chi è venuto prima di noi, dall’altro, oggi, apprezziamo le moderne produzioni nel campo dei materiali da costruzione, frutto di studi per migliorare la vivibilità degli edifici. Parliamo di isolamento termico e acustico, di qualità dell’aria, di protezione dall’umidità, di impermeabilizzazione, di riqualificazione antisismica. Sicuramente tutti i prodotti presentati nel dossier di questo numero sui “sistemi di costruzione a secco” rientrano tra le innovazioni di maggior interesse anche per chi voglia riqualificare edifici storici; dietro quel che comunemente viene indicato come “cartongesso” scoprirete un sistema con una gamma di referenze studiate per ristrutturazioni poco invasive e davvero a regola d’arte.

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