Tecnobarocco VS Fardasé

Tratto da “Far da sé n.517 – Luglio-Agosto 2021″

Autore: Nicla de Carolis

Con il termine tecnobarocco Mario Tozzi, divulgatore scientifico, oltre a tanto altro, intende quella parte della tecnologia eccessiva, barocca, appunto, e del tutto inutile, che ha come costante quella di cercare benessere e comodità a discapito dell’ambiente e dei modi di vivere preesistenti (Tecnobarocco, Tecnologie inutili e altri disastri /2015 – Passaggi Einaudi).
Questa ipertecnologia ci ha fatto perdere competenze che prima avevamo: nell’apprendimento, per esempio l’avere a disposizione materiale e informazioni infinite circa un argomento, contenuti che possiamo copiare e archiviare sul nostro computer, ci impedisce di allenare la memoria, prendendo appunti, selezionando e quindi archiviando nel posto giusto, ovvero la memoria di ciascuno di noi, nozioni e ragionamenti che in questo modo entrano a far parte del nostro bagaglio di conoscenze. L’invenzione del GPS, poi, avvenuta nel 1994, ha consentito grandi vantaggi, per esempio per soccorsi più rapidi e precisi, ma d’altra parte ha anche contribuito a una disabitudine nell’arte dell’orientamento. Ho un ricordo preciso di un viaggio memorabile, anche perché pur essendo luglio ha sempre piovuto, fatto in moto almeno 25 anni fa, dalla Toscana a Copenaghen, con due amici motociclisti, attraversando diverse capitali europee, senza prenotazioni di hotel e senza navigatore, solo con una cartina e la conoscenza di un po’ di inglese per chiedere informazioni; ero io la “guida” del piccolo gruppo e me la sono cavata bene, oggi, viziata dalla tecnologia, non so se saprei fare altrettanto.
La cosa più divertente citata da Mario Tozzi come esempio limite è un’osservazione che, pur conoscendo la materia, non avevo mai considerato: riguarda il WC supertecnologico, nato in Giappone, oggi diffuso anche da noi, che ha una tastiera per azionare la musica, la doccetta per lavarsi, l’emissione di fragranza, la connessione per essere comandato da uno smartphone… dimenticavo: c’è anche il tasto per far scaricare l’acqua ed eliminare il “contenuto” del WC. Ebbene, Tozzi ha fatto notare che quest’ultima funzione primaria, in tutti i sensi, come tutte le altre del resto, ma decisamente secondarie, non può essere svolta se manca l’elettricità. Un bel guaio, se si considera che il meccanismo perfetto, creato con una semplice vaschetta d’acqua e una catenella o un pulsante è da tempo stato inventato. Un meccanismo che costa poco e funziona sempre; il massimo degli inconvenienti può essere il galleggiante bloccato, assai facile da risolvere per un fardasé. Queste e tante altre sono le analisi del libro che fanno riflettere e ancora una volta ci confermano, pur affascinati e fruitori di certe meraviglie della tecnologia, quale sia la concreta valenza del saper fare

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