Un buon anno all’insegna del blu oltremare

Tratto da “Rifare Casa n.67 – Gennaio/Febbraio 2020″

Autore: Nicla de Carolis

PANTONE è un istituto statunitense che si occupa della catalogazione dei colori noto a molti perché, in tanti campi professionali, per avere un riscontro certo di una tonalità, si fa riferimento a questa gamma. In modo ricorrente, dal 2000 in poi, Pantone identifica una tinta come “Color of the Year” e quest’anno la scelta è ricaduta sul classic blue.

“Viviamo in un’epoca che richiede fiducia e speranza. Pantone 19-4052 Classic Blue, una stabile tonalità di blu sulla quale possiamo sempre fare affidamento, trasmette proprio questa sensazione di costanza e fiducia. Dotato di profonda risonanza, esso costituisce una solida base a cui ancorarsi. Blu sconfinato che rievoca il vasto cielo serale, ci incoraggia a guardare al di là dell’ovvio per pensare più in profondità e fuori dagli schemi, ampliare i nostri orizzonti e favorire il flusso della comunicazione”, ha affermato Leatrice Eiseman, direttore esecutivo del Pantone Color Institute.

Questo colore sembra qualcosa di davvero giusto per riequilibrare la nostra vita, oggi così densa di incertezze e di profondi cambiamenti. Affidarsi ai colori e al bello, a volte, può far bene. Basti pensare allo stupore e alla sensazione di pace che si ha quando, a naso in su, si guarda il cielo degli affreschi di Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova e quello della Cappella Sistina di Michelangelo in Vaticano che spiccano per la profondità e il realismo del blu oltremare allora ottenuto con lapislazzuli. Questo materia, il cui curioso nome deriva dal latino lapis, pietra, e lazulum, blu o celeste, è una delle pietre preziose considerate tali sin dalle più antiche civiltà dell’Egitto e della Mesopotamia, quando era consuetudine acquistarla commerciando con gli abitanti della regione corrispondente all’odierno Afghanistan.

Già dal Medioevo, i pittori la utilizzarono per dipinti e affreschi macinandola e ottenendo un colore molto brillante, chiamato “oltremare” e definito nei trattati di pittura quattrocenteschi il più perfetto dei colori. Il suo costo era paragonabile a quello dell’oro ed Enrico Scrovegni, ricco banchiere che, all’inizio del XIV secolo, con l’obiettivo di “acquistare” indulgenze, come allora si usava, per affrancarsi dal peccato del padre Reginaldo, piazzato all’inferno da Dante nella Divina Commedia come malvagio usuraio, non lesinò denaro perché questo blu oltremare fosse usato in abbondanza nella decorazione della cappella da lui commissionata. Questa sua “generosità” ci fa godere ancor oggi di qualcosa di veramente unico che si è conservato nei secoli.

Il blu nell’arte ritorna in maniera importante, dopo una grave penuria di giacimenti di lapislazzuli, grazie al chimico francese Tassaert che nel 1814 scopre la formazione spontanea di un pigmento blu sintetico; nell’arte contemporanea, memorabile è l’opera di Yves Klein che nel 1956 crea il celebre International Klein Blue (IKB), mescolando il pigmento artificiale a una resina industriale ed è fiero di aver trovato corrispondenza del “suo” blu nel cielo degli affreschi di Giotto.

Affascinati dalla sua magia abbiamo scelto di dedicare al ben augurante classic blue la copertina di questo numero, un’ambientazione di grande effetto… anche se in tono decisamente minore rispetto alle decorazioni blu oltremare dei grandi maestri.

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