Architettura bioclimatica di ieri ed edifici vampiro di oggi

Tratto da “Rifare Casa n.51 – Maggio/Giugno 2017″

«…Due sono le regole base da tenere a mente perché un edificio sia sostenibile e confortevole: la miglior fonte di riscaldamento/raffrescamento è l’isolamento e il miglior isolante è l’aria…»

Quasi il 70% delle case esistenti in Italia sono state costruite tra il 1946 e il 1991, poco meno della metà sono state realizzate tra gli anni ’70 e i ’90 quando il costo dell’energia era ben diverso da oggi e ancora non si parlava di tutela del pianeta e delle risorse. E aggiungerei che non si ragionava in termini di estetica delle città; al contrario, i risultati fanno pensare a una volontà vera e propria di profanare la bellezza dei siti dell’architettura preesistente. Bellezza a parte, oggi questi edifici sono da riqualificare, pena costi di gestione molto elevati e deprezzamento dell’immobile.

Nel 2005, grazie alla normativa europea, gli standard imposti sul risparmio energetico hanno determinato una vera rivoluzione, obbligando a costruire edifici sempre più efficienti, che utilizzano il sole e la terra per riscaldare e raffrescare, progettati in modo da poter trattenere dentro il caldo in inverno e lasciarlo fuori durante l’estate. Ma questi principi non sono stati inventati negli anni 2000, basti pensare ai Trulli, le tipiche costruzioni Pugliesi – i più antichi rimasti sono databili alla fine del XVII secolo ma l’origine è ben più lontana – che, costruiti in muratura a secco di spessore molto elevato con poche e piccole aperture, assicurano un’elevatissima inerzia termica, fresco in estate e caldo in inverno.

Oppure ai dammusi delle isole Pelagie, anch’essi progettati per proteggere dagli agenti atmosferici del luogo, vento, caldo e scarsità di piogge, con i loro tetti a cupola per convogliare l’acqua piovana nelle cisterne, i loro muri spessi fino a un metro e quaranta e le piccole finestre e porte. Per non parlare di edifici come il castelllo della Zisa di Palermo, spettacolare connubio tra architettura normanna e ingegneria araba con un sistema di raffrescamento e ventilazione naturale che anticipa di circa 850 anni le più moderne soluzioni bioclimatiche.

E continuando pensiamo alle case in legno di montagna o addirittura agli igloo degli eschimesi, ottime abitazioni per proteggersi dal freddo; tutti interessanti esempi di bioedilizia passiva ante-litteram. Negli anni del boom edilizio furono ritenute superate le regole sagge ed elementari che adottavano i nostri antenati non potendo disporre di energia e macchine che producessero il caldo e il freddo in qualunque condizione. Adesso dobbiamo piangere sul latte versato e correre ai ripari risanando case che, senza darci un adeguato comfort termico, ci dissanguano. Due sono le regole base da tenere a mente perché un edificio sia sostenibile nei consumi e abbia sempre temperature giuste: la miglior fonte di riscaldamento/raffrescamento è l’isolamento e il miglior isolante è l’aria, come vedremo nell’ampio dossier sul sistema “cappotto”, da pagina 18, in cui analizziamo diversi materiali la cui caratteristica comune è quella di essere composti quasi per la totalità da aria.

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