Gli incastri per unire il legno sono un argomento davvero interessante che spazia dalla storia degli Egizi, di cui abbiamo i reperti più antichi (3000 a.C.), alle testimonianze di Vitruvio, architetto romano (I secolo a.C.), al “sashimono”, letteralmente “cose unite”, tecnica tradizionale dell’incastro molto sentita in Giappone, in uso dal periodo Edo (1603-1868), utilizzata per assemblare elementi lignei che compongono abitazioni e mobili.
Gli incastri non sono altro che due elementi modificati per collegarsi tra loro in modo tale che la sporgenza dell’uno possa inserirsi nella cavità dell’altro, affidandosi completamente alle sole forze di resistenza naturali.
Un esempio davvero strabiliante, di cui abbiamo già parlato, è stato il padiglione del Giappone, realizzato in occasione di EXPO 2015, la cui facciata tridimensionale in lamellare era costruita rielaborando la tradizionale tecnica nipponica d’intaglio della carpenteria, grazie all’impiego di moderni impianti a controllo numerico con speciali frese che avevano consentito, grazie alla precisione millimetrica, un montaggio di oltre 20.000 pezzi semplicemente incastrati l’uno all’altro per la costruzione di una struttura robusta e leggera.
Sempre parlando di incastri fatti con le macchine ci sono quelli a taglio laser che, anche qui, fatto il disegno tecnico, vengono eseguiti con una straordinaria precisione: qualsiasi sia la sagoma programmata, le due parti da incastrare combaciano perfettamente tra loro con il risultato di mobili che si montano e si smontano facilmente e hanno una solidità pari a quelli “tenuti insieme” da viti e colle.
E fin qui abbiamo parlato di abilità per fare incastri in cui non sia prevista la manualità ma altre competenze e attrezzature. Nel dossier di questo numero, invece, approfondiamo l’argomento affrontando il mitico incastro a coda di rondine: si parte da quello fatto totalmente a mano, molto difficile, che una volta era considerato il banco di prova per diventare falegname, per poi arrivare a quello fatto con l’aiuto di guide e fresatrici, attrezzature giuste per un far da sé. E infine scopriamo come lavora un falegname professionista che realizza mobili su misura in legno massello, di nuovo apprezzati proprio per le lavorazioni e perché destinati a durare nel tempo.
Vista la difficoltà della tecnica e la bellezza del risultato, il far da sé che può mostrare un mobile, realizzato nel suo laboratorio con incastri a coda di rondine, può considerarsi a pieno titolo un far da sé… di élite.
Proprietà che rendono indispensabile lo spray multifunzione anche per gli sport acquatici e in spiaggia
Per chi ha la fortuna di godersi le calde giornate estive al mare, con la barca, oppure sulle spiagge, mettiamo in luce alcune proprietà di WD-40, il classico spray multifunzione che tutti conosciamo, ma che riserva sempre gradevoli sorprese per quel che riguarda il suo ambito di utilizzo.
Il prodotto vanta 5 funzioni molto interessanti per chi svolge attività a contatto con l’acqua in quanto è idrorepellente, detergente, sbloccante, lubrificante e anticorrosivo.
In spiaggia
In spiaggia sblocca, lubrifica e protegge gli snodi e le cerniere di sedie sdraio, ombrelloni, tavolini pieghevoli, cardini delle porte delle cabine ecc.
In barca
In barca, la salsedine non è più una preoccupazione: l’elevata aderenza di WD-40 Multifuzione al metallo permette il formarsi di una barriera perfetta contro l’umidità e ricopre completamente qualsiasi superficie, anche quelle che presentano microirregolarità. Perfetto anche per proteggere i motori dalla salsedine e dall’umidità, oltre che per lubrificare parti in movimento come tiranti, verricelli, argani, tangoni e ingranaggi del timone.
Per la pesca
Per gli appassionati di pesca, WD-40 Multifunzione lubrifica i mulinelli e garantisce il corretto funzionamento della canna da pesca. Utilissimo anche per lubrificare e proteggere i meccanismi del carrello per portare la barca o il gommone con l’auto, visto che questo va immerso completamente per far scendere in acqua l’imbarcazione.
Come frenare l’aggressione del sale
Su ingranaggi e pulegge anche se racchiusi in comparti apparentemente protetti.Negli snodi e nei meccanismi esposti agli spruzzi.Sulle tiranterie e le cerniere della timoneria.Sulle superfici di scorrimento.
Il comignolo è un componente fondamentale del sistema di scarico dei prodotti della combustione e, posizionato nella sua sezione di sbocco, ha il compito di permettere un’ottimale dispersione dei fumi nell’atmosfera senza subire le condizioni meteorologiche (vento, pioggia, grandine, neve ecc.). I comignoli possono essere realizzati in muratura, in pietra, con blocchetti prefiniti o direttamente con tubi metallici. Le prerogative, però, che tutti devono rispettare sono: facilitare la dispersione dei prodotti della combustione anche con condizioni atmosferiche avverse e impedire la deposizione di corpi estranei (per esempio nidi); avere una conformazione tale da impedire l’ingresso all’interno di camino e canna fumaria della pioggia e della neve; essere costruito in modo tale che venga sempre comunque assicurato lo scarico dei fumi.
Costruire un comignolo – Cosa serve
✓ Blocchi prefiniti cavi ✓ Tubi di acciaio e altri metalli ✓ Malta cementizia ✓ Argilla espansa ✓ Rete elettrosaldata ✓ Scossaline di rame ✓ Livella a bolla ✓ Attrezzi per muratura
Comignolo con blocchi di cemento
Per realizzare il comignolo montiamo nuovi blocchetti a partire dal piano del solaio. è molto importante per la stabilità dell’insieme, mettere in bolla ogni elemento.
Riempiamo l’intercapedine tra i blocchetti e i tubi della canna fumaria con argilla espansa Leca per assicurare un buon isolamento. Proteggiamo l’imboccatura della canna tappandola accuratamente.
Per favorire l’aggrappaggio della malta che utilizzeremo per intonacare, rivestiamo il comignolo con una rete d’armatura, che lo renderà anche più solido e protetto dagli agenti atmosferici.
Intonachiamo con uno strato di malta “bastarda” per poi rifinire a frattazzo con malta più fine. Eventualmente, possiamo rivestire il comignolo con mattoni o pietra per una migliore finitura.
Comignolo con tubo metallico
Asportiamo, in prossimità dell’uscita della canna fumaria, un quantitativo di tegole sufficiente a creare una zona di “sicurezza” entro la quale poter lavorare e applicare le scossaline.
Inseriamo nella canna fumaria l’ultima porzione di tubo metallico (che deve sporgere almeno di mezzo metro rispetto alla base della falda). Controlliamone l’orizzontalità con una livella a bolla.
Rivestiamo parte della porzione di tubo metallico con una scossalina protettiva. Alla base, invece, applichiamo una copertura protettiva di rame o piombo contro eventuali particelle incandescenti.
Installiamo infine una scossalina spiovente, per evitare che acqua, polvere e detriti possano penetrare alla base del solaio. A questo punto il comignolo è pronto all’uso e va testato.
Il taglio del ferro è molto simile a quello del legno e lo si può fare con utensili manuali o elettrici: il seghetto da ferro è quello più utilizzato
L’utensile più comune per tagliare il ferro è il seghetto per ferro (o archetto, per la sua forma). è costituito da un arco metallico molto robusto (che può essere in piatto d’acciaio o in tubolare), un’estremità del quale è collegata a un’impugnatura. Alle due estremità dell’arco vi sono gli elementi di bloccaggio della lama.
Uno di questi è fisso, si tratta di un dente che va inserito in uno dei due occhielli della lama; l’altro è un dente mobile che può essere teso con una vite, solitamente del tipo “a galletto”. La tensione, che sfrutta la rigidità dell’arco di metallo, deve sempre essere abbastanza elevata per evitare che la lama si fletta o ruoti lungo il suo asse.
La lama va montata con i dentini inclinati in avanti. Vi sono vari tipi di lame con dentature adatte a metalli teneri, duri ed extraduri.
Tipologie di seghetti da ferro
Il seghetto per ferro si trova in versioni leggermente differenti:
seghetto da ferro standard con arco in piatto d’acciaio o in profilato
seghetto da ferro corto con lama più sottile e lunghezza minore
seghetto da ferro mini per tagli su lamierini e piccoli pezzi
seghetto frontale da utilizzare quando non vi è spazio per l’archetto
lame per metallo standard con fori alle estremità per fissaggio al seghetto
Come utilizzare i seghetti per ferro
Il punto d’attacco del taglio può essere marcato con una punta d’acciaio o semplicemente con la lama del seghetto passata leggermente. Se il pezzo è spesso tracciamo tutto il perimetro di taglio.Su acciaio conviene iniziare con un colpo di lima a triangolo lungo la linea tracciata: questa leggera incisione serve di invito alla lama del seghetto che, altrimenti, tenderebbe a scivolare.Il taglio si effettua premendo la lama durante la corsa in avanti e togliendo pressione nel ritorno. Un buon ritmo è di circa una passata al secondo. Se ci accorgiamo di andare storti, giriamo il pezzo di 180°.Per tagliare tubi di diametro ridotto dobbiamo impiegare una lama con denti a elevata densità e lavorare molto vicino alla morsa. Sosteniamo il tubo quando il taglio è prossimo alla fine.Con il seghetto possiamo anche eseguire tagli sagomati, ma solo su lamierini sottili che permettono di angolare la lama senza torcerla. La sagomatura è sempre approssimativa e va rifinita con la lima.Se, durante il taglio, notiamo che dobbiamo premere troppo per far penetrare la lama, interrompiamo l’azione e sostituiamo la lama con una nuova. Le lame per metallo non possono essere riaffilate.
Tagli di precisione
Nel caso in cui sia necessario praticare un taglio assolutamente preciso, magari per ricavare “fettine” di metallo oppure elementi anulari da un tubo, possiamo avvalerci della pratica guida di taglio costituita da un morsetto che stringe il pezzo di metallo e che a sua volta è bloccato nella morsa. Una gola passalama guida la lama del seghetto sulla linea di taglio evitando ogni deviazione.
I morsetti, gli strettoi, o i sergenti, (italianizzazione del termine francese “serre-joint”) svolgono una funzione di serraggio temporaneo tra due o più componenti
Pur avendo dimensioni e forme diverse il compito di morsetti e strettoi: è quello di tenere bloccati saldamente due o più pezzi mentre si svolge un altro lavoro su di essi, oppure in attesa che indurisca un incollaggio, faccia presa una malta, si raffreddi una saldatura. Alcuni sono di uso universale, per serraggi angolari o più complessi esistono strettoi, invece, specifici.
Lo strettoio è caratterizzato da una ganascia mobile in grado di essere bloccata e pressata contro i pezzi da trattenere. Il morsetto è un elemento sagomato in cui inserire i pezzi da bloccare. Il bloccaggio si effettua con alberini filettati.
Lo strettoio più utilizzato è il tipo a ganascia mobile . La ganascia fissa è bloccata all’estremità di un’asta metallica lungo la quale può scorrere la seconda ganascia su cui è presente un morsetto a vite dotato di manopola, che effettua la pressione sui pezzi da unire. Questo tipo è adatto a lavori di falegnameria mentre altri, simili, ma tutti d’acciaio, sono adatti anche per lavori in esterno, di muratura. Sono disponibili in varie dimensioni, con aperture anche fino a 1 metro.
Tipi di morsetto da falegname
A grilletto: agendo sul grilletto, avviciniamo senza sforzo, fino a bloccarle, le due ganasce. Per lo sbloccaggio si preme una seconda levetta, più corta della prima, che allenta la stretta e rilascia le ganasce.Con protezione: in alcune versioni le ganasce sono rivestite di materiale morbido. Le scanalature a V presenti sui rivestimenti consentono di serrare in maniera sicura pezzi dal profilo tondo o irregolare.Con eccentrico: questi strettoi sono caratterizzati dalla presenza, sulla ganascia mobile di una leva di bloccaggio “fine” che stringe delicatamente i pezzi. Ideali per lavorare elementi sagomati.Angolari: permettono di trattenere ad angolo retto tavole o listelli per consentirne l’unione per avvitatura. Si utilizzano per gli assemblaggi di cassetti, mobili, cornici in sostituzione degli strettoi a nastro.A doppia T: hanno impugnatura a vite e sono in grado di serrare uno contro l’altro pezzi paralleli, distanziati da elementi di collegamento. Le ganasce garantiscono parallelismo e squadratura.A molla: un’estesa famiglia di morsetti è costituita dalle pinze a molla. Servono per afferrare e tenere in posizione pezzi sagomati. Non forniscono una forte stretta, ma un sicuro accoppiamento.
Strettoi a nastro
Lo strettoio a nastro è in grado di circondare telai, cornici anche di buona dimensione e serrarne le giunzioni. Ideale per la messa in morsa di assemblaggi incollati, si stringe progressivamente con l’impugnatura a leva; esiste anche con avvolgimento automatico per avere una mano libera.
Nella lavorazione del legno, dei metalli e di altri materiali è spesso necessario procedere a una precisa tracciatura che permetta di effettuare le necessarie operazioni di taglio per la preparazione dei pezzi, ma risulta anche essenziale rilevare diametri, profondità, spessori
Per molti di questi compiti possiamo utilizzare il compasso e il calibro. Il primo è dotato di due punte fisse, in ferro dolce, ma può anche essere fornito di portamatita: lo usiamo per tacciare circonferenze e archi, oppure per rilevare misure e riportarle rapidamente. Il secondo è uno strumento di misura per diametri e spessori di grande precisione.
Come sono fatti calibro e compasso
Il nonio è la parte più importante del calibro in quanto permette di ottenere misurazioni con approssimazioni inferiori al millimetro. è costituito da una scala graduata posta sul corsoio del calibro: a seconda del numero di divisioni può essere di tipo decimale (dieci divisioni), ventesimale (venti divisioni) o cinquantesimale (cinquanta divisioni). Il funzionamento è identico per tutti i tipi di nonio.
Il compasso
Cerchi e archi su legno: utilizziamo il compasso con portamatita esattamente come quello da disegno. In commercio si trovano compassi molto grandi con raggio di apertura anche oltre i 30 cm.Cerchi e archi su metallo: si usa il compasso con punte in acciaio. La punta tracciante lascia un segno ben visibile sul metallo. Un’asola curva con vite permette di bloccare l’apertura per rilevare le misure.Il cercacentro: con questo strumento possiamo individuare il centro di un corpo circolare per altre tracciature. Si poggia sulla circonferenza e si tracciano due diametri. L’incrocio di questi è il centro.
Il calibro
Precise rilevazioni: il calibro è generalmente realizzato in acciaio ed è costituito da una parte fissa (nonio), graduata in centimetri e in pollici, e una mobile (corsoio), unita a una punta e a un’astina che fuoriesce dall’estremità dello strumento. Con il calibro si possono misurare spessori e diametri (con le punte grandi), larghezze e diametri interni (con le punte piccole) e profondità (con l’astina). Il corsoio ha il“nonio”, che ci fornisce anche i decimi di millimetro. Serve in genere per lavorazioni su metallo, ma può essere usato anche sul legno.
Misura di spessore: agendo sulla levetta a molla facciamo scorrere il corsoio e portiamo a contatto i becchi con il corpo da misurare. Rilasciamo la levetta e leggiamo la misura sulla scala graduata.Misura di cavità: utilizziamo i becchi corti che vanno allargati fino a toccare le pareti interne della cavità. Le misure rilevate (interne o esterne) possono essere riportate su altri pezzi bloccando il corsoio.
Il micrometro (calibro Palmer)
Il micrometro (o calibro Palmer) è uno strumento di misura in grado di rilevare lunghezze con un’accuratezza fino al milionesimo di metro. Rispetto al calibro, il micrometro è più semplice da usare e più preciso nella lettura. Esistono micrometri adatti per misure di spessore e diametri esterni di barre, fili o sfere, altri per misure di diametri interni e altri infine per la misura di profondità di fori.
Quest’anno ho deciso di riverniciare le finestre in legno di larice di casa mia che erano state trattate con due mani di coppale. Purtroppo alcune, quelle più esposte ai raggi del sole, sono deteriorate maggiormente, la vernice si è sfogliata completamente, scoprendo il legno, che di conseguenza si è annerito. Vorrei sapere se ci sono prodotti in commercio che possono eliminare l’annerimento e far tornare al suo colore naturale il legno. Grazie per l’aiuto, Emilio
Per schiarire il legno può usare acqua ossigenata a 120 volumi ma, a nostro parere, vale la pena di analizzare più a fondo le cause dell’incoveniente. Le fibre del legno tendono ad ingrigire sotto l’azione dei raggi ultravioletti ed il fenomeno è tanto più evidente quanto più il legno è chiaro: se le finestre vanno ricondizionate, quindi, una buona passata di impregnante tinta noce o simili. Nell’acquistare i prodotti vernicianti, comunque, si assicuri che offrano, tra le loro caratteristiche, una buona protezione proprio nei confronti dei famigerati raggi U.V.
Non è infrequente il caso che le piastrelle del bagno ci vengano a noia. Ecco come rinnovarle utilizzando pittura per piastrelle
Il sistema classico per rinnovare le piastrelle sarebbe quello di staccarle dal muro e di sostituirle con altre, ma si tratta di un lavoro complesso e abbastanza costoso.
Se quello che meno ci piace nella vecchia piastrellatura è il colore, non c’è necessità di sostituire completamente le piastrelle: sono disponibili smalti bicomponenti (pittura per piastrelle) che si aggrappano alla ceramica, di qualsiasi tipo, smaltata o no, con una tenacia quasi pari a quella ottenibile con la cottura degli smalti e resistono agli urti, ai grassi, ai raggi ultravioletti, al calore e a ogni altra aggressione possibile nell’ambiente domestico.
É utile sapere che la pittura per piastrelle per dipingere casa aderisce bene solo su superfici assolutamente prive di unto e grasso e ha un “tempo di apertura” assai più breve degli smalti a solvente o ad acqua, per cui richiedono non solo una pulizia accuratissima delle vecchie piastrelle con un primer a base acida, ma anche un’applicazione veloce.
Cosa serve per applicare vernice per piastrelle
Soluzione acida (il cui compito è quello di pulire e sgrassare le piastrelle)
Smalto bicomponente
Rullo e pennelli di varia dimensione
L’applicazione
Prima della smaltatura delle piastrelle dobbiamo applicare sulla superficie una soluzione acida che sgrassa la ceramica fornendo il sottofondo ideale per il successivo trattamento di smaltatura.
Dopo aver aperto il barattolo dello smalto epossidico versiamo al suo interno tutto il catalizzatore. Mescoliamo accuratamente affinché il catalizzatore si distribuisca in modo omogeneo.
Iniziamo a trattare le piastrelle con lo smalto partendo dalla parte superiore della piastrellatura applicando pennellate regolari. Non intingiamo eccessivamente il pennello per evitare colature.
Proseguiamo a trattare le piastrelle lavorando zone non superiori a 1 m2. Indossiamo guanti di lattice per evitare di macchiare le mani con lo smalto che si elimina solo con acquaragia.
Dopo circa 30 minuti, il prodotto acquista consistenza, pur rimanendo fresco, ed eventuali colature o imprecisioni possono essere eliminate ripassando sullo smalto il rullino asciutto.
L’effetto a “buccia d’arancia” che si manifesta è solo temporaneo, lo smalto si ridistende spontaneamente dopo poco tempo. Lasciamo asciugare la superficie per almeno 48 ore senza toccarla.
Un Tocco di Stile: Renovatix è uno smalto bicomponente di eccezionale durezza e brillantezza, pensato per rinnovare superfici in ceramica, sanitari, vasche da bagno, lavandini e piastrelle. Grazie alla sua elevata coprenza, è ideale per restituire brillantezza a superfici invecchiate o danneggiate, come piastrelle e sanitari, donando un aspetto nuovo e luminoso.
Versatilità Senza Limiti: Smalto bicomponente per ceramica, sanitari, vasche da bagno, piastrelle e superfici smaltate.
Prestazioni al Top: Renovatix offre un'ottima adesione a ceramica e vetroresina, risultando resistente ai graffi e altamente durevole nel tempo. Il prodotto è disponibile in vari colori, tra cui bianco, avorio, grigio sasso, verde, rosso, arancio, rosa shocking e nero, per soddisfare ogni esigenza di rinnovamento estetico.
Finitura Professionale: Questo smalto bicomponente è perfetto per rinnovare sanitari e superfici smaltate, garantendo resistenza all'abrasione e una lunga durata nel tempo. Facile da applicare, può essere utilizzato su una vasta gamma di superfici, dalle piastrelle alle vasche da bagno, e offre risultati di alta qualità, con un effetto luminoso e duraturo.
Un Marchio di Fiducia dal 1939: Dal 1939, TIXE è sinonimo di qualità e innovazione nelle vernici, offrendo prodotti specifici per interni, esterni e superfici difficili. Progetta vernici sostenibili per ogni esigenza.
Ecco la sequenza corretta di azioni e utilizzo di prodotti specifici per risanare muro umido e trattare le superfici esterne aggredite da alghe, muffe, licheni e annerite dai depositi di smog, polvere e ristagno delle foglie
Applicazione detergente antialghe per esterni per risanare muro umido
FILAALGAE NET è un detergente antialghe ad azione rapida; elimina alghe, muffe, licheni da pareti e pavimentazioni per esterni. La sua formulazione permette di trattare radicalmente anche gli annerimenti dovuti a polvere, smog e le macchie da ristagno di foglie. Lascia una superficie sanificata e pulita a fondo. È disponibile in canestro da 5 litri e in flacone da 500 ml con erogatore a spruzzo.
Cosa sono le alghe?
Sono organismi uni o pluricellulari che assumono struttura filiforme o sferica. Con la fotosintesi riescono a estrarre dall’anidride carbonica presente nell’aria o nell’acqua il carbonio di cui hanno bisogno. Sulle pareti degli edifici le alghe sono individuabili a occhio nudo quali superfici cromaticamente alterate, di colore verdastro, verde-nero o rosso. Le alghe crescono solo sulla superficie delle pareti o nelle porosità.
In molte regioni d’Italia, le pareti esposte a Nord accumulano umidità durante la notte e in occasione delle precipitazioni che non riescono a smaltire del tutto durante il giorno. La conseguenza è l’insorgenza di elementi vegetativi quali muffe, alghe e licheni. L’umidità, tuttavia favorisce anche il deposito e la stratificazione della polvere e dello smog.
Operazioni preliminari
Per risanare muro umido la parete da trattare va bagnata prima di applicare il prodotto; meglio farlo con l’idropulitrice, in modo da rimuovere già una parte della polvere e dello strato vegetativo in distacco. Il prodotto contenuto nel canestro o nel flacone, prima di aprirli, va agitato bene. FILAALGAE NET può essere applicato a pennello oppure a spruzzo: in questo secondo caso si può usare il trigger da 500 ml, in caso di superfici piccole, oppure uno spruzzatore a pompa, nel caso di superfici di ampie dimensioni.
Campi di impiego
FILAALGAE NET è adatto al trattamento di pavimenti e rivestimenti in pietra, cemento, cotto, mattoni faccia a vista, klinker, intonaco, idropitture murali e tufo. I punti di forza del prodotto sono: l’efficacia dopo soli 15 minuti dall’applicazione; la viscosità ideale, che permette l’applicazione a parete senza grande dispersione; il doppio formato per le piccole e le grandi superfici. Con un litro di prodotto si coprono 10/20 m2 di superficie, a seconda della porosità e dell’entità dello strato vegetativo.
Applicazione del prodotto
Lo spruzzatore a pompa permette di regolare l’erogatore nel modo ottimale, rispetto alla viscosità del prodotto, in modo che la diffusione dello spruzzo si apra sufficientemente. Il getto ampio consente di coprire più velocemente la superficie, ma dato che il liquido è denso, non è possibile nebulizzarlo troppo.Per distribuire in modo uniforme il prodotto sulla superficie, si passa sull’area irrorata una pennellessa oppure una spugna, se la superficie è liscia. A FILAALGAE NET sono sufficienti 10/15 minuti per svolgere la sua azione.si interviene con spazzolone, monospazzola con disco verde per agevolare il distacco dello sporco e degli strati vegetativi.Si può anche intervenire subito con idropulitrice, utile in tutti i casi per la fase di risciacquo che deve seguire obbligatoriamente e che conclude la prima fase di trattamento della superficie. FILAALGAE NET è un prodotto molto potente e difficilmente si verifica il caso che si debba ricorrere a un secondo ciclo di trattamento.Al termine del lavoro, lavare bene gli attrezzi utilizzati; si possono risciacquare semplicemente con acqua, lasciandoli un po’ dentro un grosso secchio pieno e infine passandoli sotto l’acqua corrente.
Hydrorep eco è un idrorepellente per pietra, cemento, cotto, mattoni a faccia vista, intonaco, tufo e agglomerati ad effetto naturale; impregna il materiale in profondità, conservandone la traspirabilità
Ostacola la crescita di alghe, muffe e licheni; difende dal degrado causato dagli agenti atmosferici
Water borne technology: grazie alla sua formulazione a base acqua il prodotto può essere applicato su superfici con un minimo di umidità residua, riducendo drasticamente i tempi di lavoro
Il trattamento con hydrorep eco mantiene il livello di traspirabilità del materiale superiore al 90%, hydrorep eco crea una barriera anti-vegetativa certificata da test eseguiti secondo metodo uni en iso 846:1999; il formulato limita il deterioramento della superficie quando esposta a degrado organico
È utilizzabile sia in ambienti interni, sia esterni, non crea film superficiali e resiste ai raggi uv, mantenendo inalterate le sue performance nel tempo
HYDROREP ECO è un abbinamento perfetto al trattamento con FILAALGAE NET; rende idrorepellente, mantenendo l’aspetto naturale, qualsiasi superficie in pietra e agglomerati non lucidi, cemento, cotto, mattoni faccia a vista, klinker, intonaco e tufo (a tal proposito leggi la nostra guida sull’impermeabilizzazione delle terrazze) L’idrorepellenza ostacola la crescita di alghe, muffe e licheni, quindi può essere utilizzato anche a scopo preventivo. HTDROREP ECO fa parte della linea “FILA green line”
Applicazione in quattro semplici mosse per risanare muro umido
Prima dell’utilizzo è necessario agitare bene la confezione. HYDROREP ECO è pronto all’uso, non è necessaria alcuna diluizionesi versa in un contenitore adeguato alla metodologia di stesura.Il prodotto deve essere applicato su superficie asciutta e pulita. Va dato impregnando il materiale sino a rifiuto, usando una pennellessa oppure una pompa airless.Prima che il prodotto asciughi, va rimossa l’eventuale eccedenza tamponando con un panno pulito. La superficie è asciutta dopo sole 4 ore.
Vantaggi significativi
Barriera antivegetativa certificata UNI EN ISO 846: 1999. Resistente ai raggi UV. Non altera l’ingelività del cotto. è antiefflorescenza. Può essere applicato su superfici con umidità residua (tempi di lavoro drasticamente ridotti). Mantiene il livello di traspirabilità del materiale cui viene applicato (superiore al 90%).
Utilizzando una bombola e un motore di recupero ecco come realizzare un compressore fai da te
Limitare l’acquisto all’indispensabile è la strategia del fai da te, ovviamente il concetto lo possiamo applicare anche per realizzare un compressore fai da te. Unica avvertenza, se la bombola utilizzata conteneva un tempo del gas, è d’obbligo una bonifica molto accurata per evitare rischi:occorre riempirla completamente d’acqua prima di effettuare qualsiasi foro o saldatura.
Da una lastra d’acciaio si realizza una piastra sagomata che serve come supporto per l’alloggiamento del motore . Viene saldata sopra la bombola, insieme a uno spezzone di tubo curvo come manico. Sabbiato e verniciato l’insieme, si montano alla base le due ruote e i due supporti fissi. Si collega il pressostato con relativi raccordi e accessori, si sistema il motore, il condensatore, si regola il pressostato a 8 atmosfere e si avvita la valvola di sicurezza.
In uscita dal motore si inserisce un filtro per la benzina che ostacola l’eventuale fuoriuscita di olio, e in entrata un piccolo filtro per aria. Il tubo-manico è completato da manopola di gomma.
Di recupero sono la bombola, già prevista di attacchi, e il motore con condensatore, ricavato da un frigorifero. A questi si devono aggiungere il pressostato con manometri, vari elementi di raccordo, tubi, una piastra di ferro sagomata, valvole di sicurezza e di non ritorno, ruote, una manopola di gomma.
Tre strati di finitura per il compressore fai da te
Saldati alla bombola (con saldatura a gas) la piastra e il tubo curvo, si procede con un trattamento di sabbiatura (magari costruendo una sabbiatrice fai da te) per ripulire e sverniciare a fondo tutta la superficie.
Una prima mano di sottofondo antiruggine insistendo bene sulle zone nascoste e sulle saldature, assicura protezione della superficie e un perfetto ancoraggio dello smalto.
Qui servono le classiche due mani di smalto di finitura per metalli, che si può applicare indifferentemente a spruzzo, a rullo piccolo, a pennello.
Montaggio compressore fai da te
Il piano d’acciaio da saldare sopra la bombola è sagomato di misura in modo da ospitare il motore e il condensatore. Accanto trova posto il pressostato con strumentazione e raccordi.
Alla bombola, già predisposta con le staffe in origine, si applicano due ruote per spostarla agevolmente grazie al manico superiore e due supporti fissi con piedini regolabili.
Dal blocco del pressostato parte un tubo con innesto rapido per collegare i vari utensili che usufruiscono dell’aria compressa. L’insieme è compatto e maneggevole per i diversi usi di laboratorio.
✔【Dimensioni compatte - Grande potenza】 Ci vogliono solo 5 minuti per gonfiare uno pneumatico R17 da 0 a 2,5 bar! E’ adatto per biciclette, motocicli e piccole/medie autovetture (SUV incluso). Nota: non può essere utilizzato su camion
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✔【Funzionamento intelligente】E’ possibile preimpostare la pressione desiderata e lasciare che il compressore faccia il suo lavoro! Quando la pressione prevista è raggiunta, il compressore smette di funzionare automaticamente, quindi non si corre il rischio di gonfiare eccessivamente gli pneumatici!
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Compressore dolio carrellato da 25 litri con manometro
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