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Baule armadio per bambini | Come costruirlo fai da te

La costruzione di un baule armadio non è particolarmente impegnativa

armadio a forma di baule
Le etichette, che testimoniano i viaggi attorno al mondo del baule armadio, possono essere un ricordo di viaggi veri o, più economicamente ma con meno divertimento, essere recuperate presso le agenzie di viaggio

Un baule armadio come questo non lo si trova in nessun mobilificio. Chi è stufo delle solite “camerette” e vuole trovare qualcosa di divertente che induca il figlio o il nipote a tenere in ordine le sue cose, in queste pagine ha ciò che gli occorre. Il baule armadio pur nelle sue ridotte dimensioni (400x 560×1300 mm) offre al suo interno lo spazio sufficiente non solo per appendere camicie, bluse e pantaloni ma anche ripiani per maglieria varia, scarpe, fazzoletti ed ammennicoli vari nonché uno specchio. L’altezza è calcolata perché un utente attorno ai dieci anni possa comodamente raggiungere la sbarra reggiabiti; da­ta la semplicità costruttiva non è comunque un problema farlo più al­to o più basso. Montato su ruote, può essere spostato agevolmente nella camera ed è in grado di viaggiare come dimostrano le etichette d’alberghi e di luoghi di vacanza sulla sua superficie.

Il rivestimento del baule armadio

Ideale sarebbe la tela verde laccata, come i bauli classici, ma un paio di mani incrociate di acrilico stese con un rullo danno un risultato sufficientemente realistico. Tutti gli spigoli appaiono rinforzati in metallo ma in effetti le profilature sono solo verniciate in alluminio e fanno lo stesso bella figura. In metallo, invece, sono gli angoli, le cerniere, la maniglia e la chiusura a leva, reperibili nelle ferramenta meglio fornite e nel reparto valigeria di qualche grosso centro per chi fa da sé.

Cosa serve per costruire un baule armadio:

  • Multistrato da 15 mm: 2 pareti di 400×1300 mm; 2 basi di 400x 520 mm; 3 ripiani di 290×518 mm
  • Multistrato da 10 mm: 2 facciate di 550×1300 mm
  • Abete o pino: 9 listelli 8x44x520 mm;
  • 6 paretine contenitori 15x91x91 mm;
  • 3 basi 15x91x520 mm;
  • 2 paretine reggiscarpe 15x44x140 mm
  • Ramino: 2 pezzi di cornice 20×12 con battuta di 4×10 lunghi 420 mm; 2 idem da 520 mm.
  • Specchio piano 4x400x500 mm; 5 rotelle piroettanti con attacco a piastra;
  • 2 tubi reggiabito lunghi 515 mm, con supporti;
  • 12 reggipiano;
  • 8 rinforzi angolari; 1 maniglia da baule; 3 cerniere; 1 chiusura a leva; colla vinilica; vernici acriliche e all’alluminio; chiodi; viti

armadio per bambini

Come costruire il baule armadio fai da te

costruzione armadio

taglio con seghetto alternativo

La realizzazione comincia con l’aprire nelle due pareti i fori per i reggipiano: in ogni parete, specularmente, tre coppie con interasse orizzontale di 260 mm ed interasse verticale di 100, partendo a 120 mm da un lato corto e 30 da uno lungo. Si procede fissando tetto e base fra le pareti; contro questa cornice si fissano, con colla e viti o chiodini, le due facciate, ottenendo uno scatolone alto 1300, largo 550 e profondo 420 mm. Lo scatolone si taglia per il lungo a 100 mm da una faccia, ottenendo una scatola ed un coperchio identici. Si levigano accuratamente taglio e spigoli e si colorano l’interno e l’e­sterno dei due elementi ed eventualmente anche gli altri pezzi (ripiani e contenitori), fissando anche gli otto angolari metallici. Si preparano, come visto sopra, i contenitori e si fissano dentro la porta sotto lo specchio montato in una cornicetta. Si montano la barre portabiti dentro cassa e coperchio e si avvitano quattro delle cinque ruote sot­to la cassa e sotto il coperchio l’altra. Montando le cerniere a libro, la maniglia e la serratura a leva si conclude il lavoro.

listelli di legno

protezioni angolari

La costruzione, tagliati tutti i pezzi a misura, è di una semplicità elementare, tutta realizzata a mezzo di gruppini o, meglio, chiodini ad aderenza migliorata e/o viti per truciolare Ø 3 o 4 mm. La scaffalatura, dentro la porta all’uso dei frigoriferi, è costituita da contenitori realizzati con cinque pezzi e poi avvitati contro le pareti (per la scarpiera niente base e due traverse più distanziate). Gli spigoli, delimitati con nastro maschera si dipingono con vernice alluminio da dare anche sugli angolari di rinforzo (con poca spesa in più si possono usare veri rinforzi in angolare d’alluminio 25x25x1 mm, avvitati alle pareti ed incollati sulle facciate).

Ampliamenti: la villa che diventa PALAZZO DA 1200 STANZE

Editoriale tratto da “Rifare Casa n.46 Luglio-Agosto 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Non è una cosa nuova “spingere” le pareti, il soffitto… il pavimento della casa per ampliare gli spazi. Pensiamo solo al nostro Palazzo del Quirinale che con i suoi 110mila metri quadrati è uno degli edifici più grandi del mondo. Oggi, aperto ai cittadini, ospita l’appartamento del presidente della Repubblica e conta ben 1.200 stanze in cui trova posto un inestimabile patrimonio composto da arazzi di grande pregio, mobili e dipinti, sculture e carrozze storiche. In origine questo complesso altro non era che una villa con vigna che nel 1550 venne presa in affitto dal cardinale Ippolito d’Este; la vigna fu trasformata in un giardino con fontane, giochi d’acqua, sculture antiche. In seguito, vista la bellezza del posto, passò di mano da un papa all’altro, ciascuno dei quali fece degli ampliamenti; il piccolo edificio fu prima trasformato in un’elegante villa con facciata a portico e loggia collegate internamente da una splendida scala. In seguito, per ospitare la corte pontificia fu costruita una lunga ala verso la piazza e un secondo palazzo su via del Quirinale, così da formare un ampio cortile interno. L’architettura del Palazzo, nell’aspetto che ancora oggi mantiene, fu portata a compimento nel corso del pontificato di Paolo V Borghese (1605-21) con la costruzione dell’ala verso il giardino comprendente lo Scalone d’onore, la grande sala del Concistoro, oggi Salone delle Feste, e la Cappellina dell’Annunziata. Infine, nel ‘700 furono costruite le Scuderie papali, oggi adibite a esposizioni d’arte, che affacciano sulla piazza antistante il Quirinale.

E che dire del Louvre, un complesso di padiglioni costruiti anch’essi nei secoli e del più recente ampliamento che lo hanno portato ad avere una superficie di 135.000 mq? L’ultimo ampliamento, realizzato per volere del neoeletto presidente Mitterand a partire dal 1981, su progetto dell’architetto sino-americano Ieoh Ming Pei, era volto a consacrare definitivamente e completamente l’antico palazzo reale a Museo. L’operazione, durata 20 anni per una spesa di 1 miliardo di euro, ha dato vita a una città sotterranea e a uno spazio coperto esterno costituito dalla Piramide di vetro, una specie di giardino d’inverno, realizzata con vetri e tecniche all’avanguardia. Amata e discussa, nata dalla fantasia creativa e dalla ricerca tecnologica, la piramide si erge al centro della Cour Napoléon segnalando l’ingresso principale al Museo a cui si accede tramite una scala elicoidale che porta nel sottosuolo dove è stato ricavato il nuovo atrio centrale con i suoi servizi.

Certo gli ampliamenti che potremmo realizzare nelle nostre case, appartamento o casa singola che sia, nulla hanno a che vedere quanto a dimensioni con gli esempi fatti, ma possono essere, nell’economia di una famiglia, molto importanti. La legge infatti consente in moltissimi casi di aumentare la superficie abitativa della stessa unità immobiliare. Nel dossier di questo numero troverete tutte le possibilità analizzate e spiegate per poter ragionare su come chiudere un balcone o un porticato, sopraelevare, costruire un box separato, realizzare un magnifico giardino d’inverno e altri interventi che ci consentono di ampliare la superficie della nostra casa senza dover traslocare.

Chi ama il verde non può essere un “insozzatore”

Editoriale tratto da “In giardino n.57 Agosto-Settembre 2016”

Autore: Nicla de Carolis

A Singapore, l’isola città-Stato del sud-est asiatico, sull’estrema punta meridionale della penisola malese, 152 km a nord dell’equatore, chi butta una carta per terra è condannato a indossare per una settimana una maglietta con su scritto “litterer” tradotto “insozzatore”. E ciò penalizza la reputazione (valore fondamentale in questo Paese) delle persone, infatti ogni azione bella o brutta viene “caricata” sul chip della carta d’identità e risulta per sempre. Questo Stato sembra davvero un Paese da favola, per certi versi, dove tanti vorrebbero abitare, è il secondo Paese più densamente popolato del mondo dopo il Principato di Monaco: qui la sanità è al top, la giustizia funziona perfettamente, la sicurezza è al secondo posto al mondo, tutti hanno casa e cibo in abbondanza, l’uso delle auto private è ridotto per limitare l’inquinamento e persino la gomma da masticare è vietata “non fa bene e rischia di sporcare in terra, potrebbe essere utilizzata per oscurare una webcam”. L’82% della popolazione usa internet e il 67% i social e tutti questi dati, insieme al monitoraggio delle telecamere installate ovunque, vengono analizzati e organizzati dallo Stato per attuare una politica attenta ai bisogni dei cittadini, efficiente e volta allo sviluppo del Paese. Questa politica si traduce in una specie di dittatura della meritocrazia stabilita, appunto, da tutte le informazioni raccolte grazie all’attività di “spionaggio” messa in atto dagli organi di governo.

Naturalmente non siamo qui per esprimere un giudizio sulla politica di Singapore, però restiamo colpiti da quella maglietta “insozzatore” che troppe persone dovrebbero indossare in Italia. Ma, girando per le campagne e non solo, sorge spontanea la considerazione che chi coltiva la terra e si prende cura del verde ha innato amore per l’ordine e la pulizia. Commuovono le file precise delle piante di viti sulle colline tondeggianti, sembrano teste di capelli perfettamente pettinate, dove la terra è pulita, senza erbacce e senza l’ombra di una carta. Stessa cosa ovviamente se si va nei giardini, dai parchi secolari a quelli di case normali o negli orti. L’occhio rimane subito colpito dall’allineamento delle piante di pomodori, dei cespi di insalata o dalla simmetria delle piantine di fiori messe a bordura. Questa “gestione” corretta non va ad accumulare “punti buoni” sul chip della carta d’identità delle persone che la fanno; qui da noi chi ama la terra e la natura, a cominciare dai contadini, senza bisogno di alcuna forzatura, sa come ci si comporta, capisce l’importanza dell’ecologia anche alla luce dei danni che nell’ultimo secolo l’arroganza dell’uomo ha causato al pianeta. E sono proprio il non buttare la cicca o la carta in terra i primi passi per cominciare a rispettare il mondo che ci circonda e per guadagnare in “reputazione”.

Nel tempio della parola la manualità ha pari dignità

Editoriale tratto da “Far da sé n.465 Settembre 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Veramente delizioso e incisivo lo spot pubblicitario della mitica Enciclopedia Treccani, mette tutti di fronte al generalizzato vizio di ridurre al minimo l’uso dei vocaboli nelle nostre conversazioni e anche quando scriviamo. Il titolo è: “Le parole valgono” e nel video viene utilizzata la parola carino per definire l’aspetto di un uomo, un gesto, un film, un cane. L’audio conclude dicendo che la nostra lingua è composta da ben 250.000 vocaboli, quindi per esprimere il nostro apprezzamento, senza andare troppo nel difficile, potremmo dire magnifico, emozionante, eccezionale, splendido, grandioso, fantastico e non ridurre tutto a un carino. La ricchezza del nostro lessico è davvero incredibile e l’avventura che ci riserva un dizionario, aprendolo a caso e cominciando a leggere, è qualcosa di coinvolgente e stupefacente perché delle parole si scoprono le sfumature, il tono, la specificità. Parole raccolte nelle preziose edizioni dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana per divulgare e spiegare arte, storia, scienza in centinaia di volumi dal 1925, data in cui fu pubblicata la nostra prima enciclopedia nazionale (Francia, Inghilterra, Spagna e Germania l’avevano già); una fonte inesauribile di contenuti in parte disponibili anche su www.treccani.it il portale del sapere.

Nel luogo per eccellenza che raccoglie i tanti tasselli, stimolo, approfondimento e punto di partenza della cultura per diverse generazioni, in questa realtà così importante e meritoria per il nostro Paese, troviamo due bellissimi filmati che, incredibile, esulano dalle parole e divulgano la manualità, mostrano come si fa. Il primo ha il titolo “COME SI FA UN LIBRO TRECCANI” e riprende tutta l’affascinante sequenza della rilegatura a mano di un volume, evidentemente di pregio nel contenuto e nel “contenitore”. Immagini sapienti e chiare di cui potrete godere nella rubrica bellezza fatta a mano di questo mese. E poi c’è un altro filmato interessantissimo sulla realizzazione di una scultura in bronzo, una fusione a cera persa, dal titolo “LA CONOSCENZA”, realizzata da Mimmo Palladino, pittore, scultore, incisore di fama, per celebrare il 90° anniversario dell’Enciclopedia Treccani compiuto nel 2015; nel video dettagliate fasi della impegnativa e specialistica lavorazione sono inframezzate da spiegazioni e commenti dell’artista.

Per noi che amiamo la manualità conoscendone tutte le valenze e l’insostituibilità è una bella gratificazione sapere che nella culla della vera cultura venga data pari dignità alla cultura del fare e che l’una non possa prescindere dall’altra.

 

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In alto una delle fasi della lavorazione della scultura LA CONOSCENZA di Mimmo Palladino realizzata per il 90° anniversario dell’Enciclopedia Treccani nel 2015. Per vedere il filmato della fusione a cera persa: www.treccani.it/nostra-storia

Turisti in 5 stelle? ahi, ahi, ahi, ahi…

Editoriale tratto da “Far da sé n.464 Agosto 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Ricordiamo tutti lo slogan/tormentone di diversi anni fa “Turisti fai da te? No Alpitour? ahi, ahi, ahi…” con cui l’Alpitour promuoveva i suoi viaggi organizzati deridendo coloro che partivano senza aver comprato i loro pacchetti. Quasi sempre, ormai, la locuzione fai da te viene utilizzata per definire un modo di agire approssimativo, dilettantistico, finendo per attribuirle, nel tempo, solo una connotazione negativa. La cosa ci fa male perché sappiamo quanto l’agire del vero fai da te/far da sé sia misurato, fatto di progettazione, tecnica, esperienza e costanza.

Al contrario, invece, siamo circondati da esempi qualificati (in teoria) come il massimo della professionalità, ma che nella pratica sono il massimo dell’improvvisazione. Prendiamo il caso di hotel 5 stelle che dovrebbero rappresentare il fiore all’occhiello in un Paese come il nostro dove l’accoglienza alberghiera dovrebbe essere tra le principali fonti di fatturato; anche in questi posti capita di vedere un utilizzo a dir poco inappropriato di stagisti e apprendisti. Ovviamente il costo di questo personale è di gran lunga inferiore rispetto a quello di personale con esperienza e la loro presenza in hotel dovrebbe essere finalizzata alla formazione e non al servizio ai clienti. Succedono invece episodi (in realtà sempre più spesso sono la regola) che vedono nella sala da pranzo decine di camerieri, per lo meno vestiti di tutto punto come tali, che si aggirano tipo zombie con vassoi carichi di cappuccini e brioche o di piatti che non sanno su che tavolo depositare, vanno avanti e indietro con occhi supplichevoli d’aiuto verso i clienti… intanto la portata si fredda. Quando finalmente trovano il destinatario del cibo, non mettono le posate per poterlo mangiare e si guardano bene, se ciò non è espressamente richiesto dal cliente, dal togliere i piatti sporchi; se poi questi disarmanti (perché come si fa a prendersela con loro se il servizio lascia a desiderare, ma il conto è ugualmente salato?) giovani sono di certe regioni del Sud, può succedere che si rivolgano al cliente dando ancora del “voi”, cosa simpatica in sé, come tutti i nostri deliziosi dialetti, ma in un 5 stelle si dovrebbe parlare solo italiano, perché l’uso del “voi” è stato abolito più di 70 anni fa. Che fine ha fatto la scuola, non parlo di quella alberghiera, ma la semplice e fondamentale scuola elementare?

Il risentimento non è ovviamente nei confronti di stagisti e apprendisti ma di chi utilizza questi ragazzi come fossero professionisti solo per ridurre i costi di gestione. E la formazione dovrebbe sì essere fatta sul campo ma in maniera più discreta senza che di essa debbano pagare il disservizio i clienti. Esempi analoghi purtroppo si verificano in tutti i settori, dove, spiace dirlo, adulti e giovani di conseguenza, pur piccandosi di essere professionali, mancano in realtà di quella attrezzatura di base fatta di preparazione, educazione, metodo, tutte cose che non si imparano al momento ma richiedono un percorso coerente e impegnativo proprio come quello del far da sé che non si sognerebbe mai di dare dimostrazione a parenti o amici circa l’utilizzo di un nuovo elettroutensile senza averlo prima studiato teoricamente e sperimentato in pratica.

A volte verrebbe da dire: “Professionisti o specialisti? no fai da te? ahi ahi ahi…”

Irrefrenabile, prolifica creatività far da sé

Editoriale tratto da “Far da sé n.463 Luglio 2016”

Autore: Nicla de Carolis

La domanda che più spesso mi viene rivolta quando si parla del mio lavoro con persone appena conosciute è: “Ma come fate ad avere sempre idee nuove per realizzare i progetti che pubblicate?”. La mia risposta è puntualmente che la difficoltà non sta nell’avere idee nuove ma nel tempo che occorre per realizzarle e fotografarle, perché sono tante le cartelle con progetti freschi di cui abbiamo fatto uno schizzo e scritta qualche nota, ma che non abbiamo ancora passato al laboratorio. E comunque, io stessa, quando mi trovo di fronte alle foto delle realizzazioni dei lettori che arrivano qui in redazione, rimango stupita per l’infinita varietà.

Anche se ripercorrendo i 42 anni di FAR DA SÉ ci sarebbe da rimanere a bocca aperta per fantasia e originalità nel “produrre” di tutto; senza andare tanto indietro, in questo numero, che dire della Libreria in chiave di sol del lettore Stefano Spigarelli o della Casetta per il contatore di Antonio Bongrandi? È evidente che conoscere i materiali, conoscere le tecniche, avere manualità, innesca nella mente un meccanismo che porta a una vivacità creativa impensabile per chi non sa fare.

Ma sentite questa. William Warren, designer inglese, noto per la sua originalità e il suo essere fuori dagli schemi, ha disegnato e costruito una libreria capace di “riciclarsi” in punto di morte e diventare una bara fai-da-te. Un arredo macabro o forse giusto per sdrammatizzare e rendere più leggero un tema, nella nostra cultura, solitamente triste.

La libreria, completamente di legno, ha linee moderne, è molto carina e non ha nulla che ricordi la cassa da morto. È facilissima da montare e da smontare rimontandola a forma di bara… al momento del bisogno.

Il progetto sarebbe economico e anche molto ecologico perché tutto si riciclerebbe, la controindicazione è che la bara non è a norma di legge. Se a qualcuno venisse la voglia di cimentarsi nel genere, magari scegliendo uno stile più “decorato”, qui sotto le foto e i disegni dei vari pezzi; per approfondimenti, questo è il sito:

www.williamwarren.co.uk/2009/10/shelves-for-life/

far-da-se-luglio-2016-2

“Shelves for life”, come avviene la ridistribuzione e l’assemblaggio dei singoli pezzi.

Martello | Quale scegliere e come utilizzarlo in funzione del tipo di lavoro

A seconda del tipo di lavorazione, occorre il martello giusto

Oltre al materiale con cui è fatta la testa del martello, a specificarne l’impiego sono anche la forma della bocca (l’estremità piatta) e della penna (l’altra estremità che può avere forme diverse). È bene scegliere il questo attrezzo con attenzione in base al lavoro da svolgere, per non danneggiare le superfici o sprecare inutilmente energie, inoltre, occorre valutarne il peso più congeniale a parità di forma, tenendo presente che l’energia cinetica che imprimiamo all’utensile si trasforma in lavoro in modo proporzionale.

Diverse tipologie di martello

tipi di martello
In base alla forma e alle dimensioni dei suoi componenti, il martello è “specializzato” per un determinato uso. Ecco i più comuni:
1: da carpentiere con penna levachiodi.
2: mazzetta da muratore con notevole massa battente per lavori pesanti.
3: mazzetta monoblocco con battenti intercambiabili.
4: tedesco di uso universale, è il tipo più comune.
5: a penna da tappezziere, ideale per piccoli chiodi.
6: a palla per meccanici e carrozzieri, serve a raddrizzare lamiere.

Utilizzi differenti del martello

utilizzi differenti del martello

  1. da carpentiere: è sempre dotato di penna levachiodi, la bocca è rinforzata e allargata, piatta o leggermente convessa. La zona centrale è rinforzata intorno all’occhio per l’utilizzo battente in spazi ristretti.
  2. da muratore: quando percuotiamo un altro corpo per demolire una superficie (uno scalpello da muro), dobbiamo disporre di una testa abbastanza larga e bilanciata, montata su un manico che assicuri buona presa.
  3. tedesco: è il tipo più diffuso e universale, adatto a tutti i lavori di falegnameria a esclusione dell’estrazione di chiodi. La penna è infatti piatta e cuneiforme e può servire per divaricare parti o frantumare laterizi.
  4. da tappezziere: per uso specifico e poco diffuso, ha un peso modesto e forma affusolata, ideale per conficcare chiodini a testa larga e bullette. La lunga penna permette di intervenire anche all’interno di spazi ristretti.
  5. Mazzuolo morbido: ha due battenti quasi sempre di materiali differenti, talvolta intercambiabili, e viene utilizzato per trasmettere efficacemente l’energia del colpo senza causare danni alle superfici con cui viene a contatto.
  6. Martello a palla: questo tipo è molto utilizzato dai carrozzieri per ribattere le lamiere e nella carpenteria metallica in genere. L’estremità a forma sferica è molto utile quando si devono raddrizzare ammaccature su superfici curve.

Consigli per l’acquisto di un martello

Am-Tech - Martello tira chiodi con manico in fibra di vetro, 227 g
  • Testa forgiata, temprata e lucidata.
  • Manico in fibra di vetro.
  • Manico con impugnatura in gomma.
  • Logo Am-Tech.
  • Ideale come regalo.
STANLEY 1-51-173 Martello DIN, Legno, 300 g
  • Testa temprata e levigata
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  • Manico in frassino
  • Materiale durevole
Silverline HA15B Martello A Palla, 227 g
  • Martello a penna sferica con testa in acciaio fucinato
  • Dotato di manico in noce americano
  • Superficie di martellamento laccata e lucidata e estremità a sfera
  • Impugnatura verniciata per resistere ad acqua e sporco
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SW-Stahl, 50430L, Martello peen con fibra di vetro maniglia set 3 pezzi
  • SW-Stahl Martello p. meccanico
  • Questo ricambio corrisponde alla parte originale in termini di prestazioni. La qualità della parte di ricambio soddisfa pienamente i requisiti previsti dalle case automobilistiche.
  • Scelga il Suo veicolo nel selettore per verificarne la compatibilità con il prodotto.

Kit antimuffa Jcolors: la soluzione completa

J COLORS presenta la pratica soluzione per rimuovere la muffa in un unico kit antimuffa completo di tutto il necessario per la rimozione, il risanamento dalla muffa ed il rinnovamento delle pareti di casa

VIP, PARAMATTI, TOSCANO E ROSSETTI, marchi che hanno fatto la storia del mercato delle pitture e vernici in Italia, arricchiscono la propria offerta con una soluzione completa per il trattamento delle superfici interessate dalla presenza di muffe ed efflorescenze. Il pratico kit antimuffa pensato per tutti gli utilizzatori, professionisti e privati, estremamente facile da utilizzare e completo di tutto il necessario per effettuare il risanamento. Proprio così, il kit antimuffa include non solo i prodotti specifici per la rimozione e sanificazione ma anche, in omaggio, tutta l’attrezzatura necessaria: rullo, vaschetta, spugna e pennellessa.

Casa sana in 3 mosse con il kit antimuffa Jcolors

  • RIMUOVI facilmente la muffa dalle superfici interessate con il nuovo ed efficace DETERGENTE spray TOGLI-MUFFA pronto all’uso, utilizzando la pratica spugnetta in omaggio.
  • SANIFICA la zona con la nuova soluzione SANIFICANTE TOGLI-MUFFA, potente protettivo per pareti pronto all’uso. La comoda pennellessa inclusa nel kit permetterà di raggiungere facilmente anche gli angoli e le zone più complicate.
  • RINNOVA l’intera stanza con la pittura professionale con ANTI-MUFFA, disponibile nelle versioni LAVABILE o TRASPIRANTE, usando il rullo e l’utile vaschetta per evitare gocciolamenti e versamenti sul pavimento.

Il KIT si presenta in una coloratissima scatola espositiva da esporre sul punto vendita che, al tempo stesso, presenta i prodotti e spiega nel dettaglio come utilizzarli per avere un risultato senza eguali, una casa sana e senza muffa.

IL NUOVO KIT ANTI-MUFFA è la SOLUZIONE COMPLETA CHE ASPETTAVI scoprila direttamente sul sito Jcolors                                                                                             

Kit resina Rinnovafacile | Come si applica correttamente nel dettaglio

I kit resina Rinnovafacile rappresentano una valida soluzione per rivestire le tue piastrelle.

Rinnovafacile si occupa della vendita online di resine per cemento e piastrelle. Con un semplice click potrete ordinare il vostro kit resina e in pochi giorni ricevere il materiale necessario per effettuare il lavoro direttamente a casa vostra, evitando code e confusione. Sul sito www.rinnovafacile.it troverete tutto il necessario per rendere più bella e personalizzata la vostra casa, basta un pizzico di fantasia e un po’ di manualità per ottenere un ambiente unico e frizzante.

I kit resina sono prodotti che permettono di risparmiare fatica e denaro nella fase di ristrutturazione delle abitazioni. Smantellare un vecchio pavimento è un impresa costosa, ma con la resina non sarà necessario; grazie al suo basso spessore e alla sua semplicità di coesione con la vecchia superficie la resina è facilmente sovrapponibile ai vecchi rivestimenti. Niente detriti da smaltire e niente porte da tagliare, dovrete solo scegliere il colore che vi piace e il tipo di finitura che preferite, e poi il resto è davvero molto semplice armatevi di pennello e creatività e iniziate a dipingere.

Rinnovafacile mette a disposizione  nove colori moda pronti alla consegna, ma possiamo comunque realizzare il colore di cui avete bisogno su richiesta, basterà scegliere dalla mazzetta RAL o mazzetta PANTONE e indicare negli appositi spazi il codice corretto. In questo modo la vostra palette colori sarà del tutto personale.

Dove posso usare la resina?
I kit resina non solo possono essere usati per i pavimenti, ma anche per le pareti piastrellate e addirittura i sanitari. Vista la loro ottima resistenza all’usura e la capacità di isolamento, sono il prodotto ideale per rivestire sia i servizi igienici di locali pubblici come bar e palestre, sia i bagni ad uso privato. In cucina per esempio la resina può essere usata per la parete dietro il lavello o dietro la zona cottura e di conseguenza, per tutta l’alzata tra basi e pensili. Grazie alle sue proprietà di resistenza all’acqua e all’umidità, la superficie è infatti perfettamente lavabile e molto funzionale.

Indicazioni per l’uso
Il kit resina venduto sul sito è composto da due prodotti: un Primer ed una Resina Colorata; nel kit non è compreso l’eventuale KIT ELIMINA FUGHE in quanto l’utilizzo dello stesso dipende dall’effetto finale desiderato.

Kit resina – Preparazione e applicazione del Primer

come utilizzare il kit resina

1) Smontare eventuali accessori o profili rimuovibili (es. placche di prese elettriche) e mascherare i profili con carta nastro.

2) Carteggiare le piastrelle con carta abrasiva e pulire la superficie per renderla omogenea, asciutta ed esente da polveri.

3, 4) Il Primer è costituito da due contenitori (A e B). Versare il componente B nel contenitore del componenete A, miscelando accuratamente per circa 5 minuti con il miscelatore meccanico per amalgamare i 2 composti, evitando l’inglobamento di bolle d’aria.

5, 6) Stendere il primer con il rullo incrociando le due mani.

Attendere l’asciugatura 6 ore.  Entro 24 ore applicare la resina

Kit resina – Applicazione della resina

applicazione resina

1, 2) Prendere la Resina Colorata e versare il componente B nel componente A miscelando accuratamente con il miscelatore meccanico e diluendo il prodotto con il 15% d’acqua.

3) Stendere la Resina Colorata con il rullo incrociando le due mani.

4) Attendere il tempo di asciugatura da minimo 6 ore a massimo 24 e applicare la seconda mano di resina. Prendere la seconda confezione di Resina Colorata e versare il componente B nel componente A miscelando accuratamente con il miscelatore meccanico e diluendo il prodotto con il 10% d’acqua. Stendere la Resina Colorata con il rullo incrociando le due mani. Attendere il tempo di asciugatura di 24 ore.

5 ,6) Stato iniziale e risultato finale dopo il trattamento con il kit resina Rinnovafacile

N.B.I tempi di asciugatura indicati qui sopra sono previsti con temperature ambiente intorno ai 18°C, in situazioni con temperature più basse i tempi si allungheranno leggermente.

Materiale necessario
Per una perfetta riuscita si consiglia l’utilizzo del miscelatore meccanico, del Rullo e dei Guanti gomma/cotone.

Guarda il video di applicazione del kit resina

Visia il sito RINNOVAFACILE.IT