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Palazzetti

Nata a metà degli anni ’50 come azienda produttrice di manufatti in cemento, la Palazzetti Lelio avvia una quindicina di anni più tardi la produzione di barbecue e caminetti prefabbricati, perfezionandola nel corso degli anni e intraprendendo anche la produzione di stufe e focolari alimentati a legna o a pellet

Nel 1972 inizia la produzione industriale di caminetti che innovano il mercato: non sono solo belli e costruiti bene, ma anche, e soprattutto, facili da installare. Poi si passa alle stufe e ai focolari, a legna e a pellet. Sono prodotti innovativi, sviluppati in conformità con i più elevati standard tecnologici e nell’assoluto rispetto dell’ambiente, testati e certificati dai più prestigiosi Istituti Europei e dalle associazioni a tutela del consumatore e dell’ambiente.

Ogni anno è segnato da un nuovo primato, Palazzetti si conferma leader nel settore del riscaldamento a biomassa ed esempio da seguire (spesso, imitare). Nel 1992, per primi, viene introdotta la tecnologia della doppia combustione che riduce le emissioni di monossido di carbonio nell’aria e aumenta la resa termica del camino.

Nel 1994 inizia la produzione della stufa a pellet Ecofire. È un nuovo chiaro successo: Palazzetti si afferma come il produttore italiano di stufe con le più basse emissioni di monossido di carbonio: 0,06%. 10 anni dopo un’altra rivoluzione che consente di non dover più scegliere fra legna o pellet: nasce il focolare Multifire, che unisce la tradizione del riscaldamento a legna con la praticità del pellet. L’idea e il progetto piacciono. Vincono premi internazionali, confermano la forza nell’innovazione.

gruppo

Nel 2009 nasce la Palazzetti Pellet Technology, il team di lavoro e ricerca per le nuove tecnologie applicate al riscaldamento a biomassa. Viene progettata e prodotta la prima stufa assolutamente ermetica. Cambia la prospettiva, la stufa diviene parte integrante di un’idea abitativa all’avanguardia: il comfort non è più solo climatico, è totale. Perfettamente in equilibrio con l’ambiente esterno.
Ma potevamo fare ancora di più: purificare i fumi in uscita. Così nasce 02Ring. Il primo sistema in grado di eliminare oltre l’80% delle polveri sottili prodotte dalla combustione della legna. Ovviamente la ricerca continua…

logoPALAZZETTI

Palazzetti in giardino

Vi presentiamo le idee ed i progetti Palazzetti per rendere il vostro giardino un luogo ancora più accogliente, bello da vivere e condividere, uno spazio aperto che diventa casa, per voi e per gli amici, tutti i giorni dell’anno. Palazzetti ha pensato ad ogni minimo dettaglio del vivere all’aperto. Barbecue, naturalmente. Belli, pratici, funzionali ed esteticamente unici per riscoprire il piacere di una cucina sana, gustosa e genuina. E poi tutta una gamma di arredo giardino in Teak, legno di grande pregio e durevolezza, Texilene e Polyrattan, materiali tecnici per esterno resistenti agli agenti atmosferici, al sole, all’usura. Rivestimenti e pavimentazioni tra cui un’ampia gamma di marmi, la pietra naturale ed Easy Stone, l’innovativa gamma di rivestimenti in pietra tecnica, leggera, resistente, economica e dalle caratteristiche estetiche superiori. Tavoli, sdraio, poltrone, poltroncine, fioriere, fontane e tutto ciò che rende uno spazio aperto davvero funzionale e piacevole, originale e sempre ugualmente bello negli anni. Palazzetti in giardino: abbiamo già in mente il vostro spazio verde…

Wolfcraft

Wolfcraft è il marchio di utensili per il fai da te più conosciuto

La wolfcraft GmbH è stata fondata nel 1949 da Robert Wolff, uno dei fondatori del settore tedesco degli artigiani. L’azienda produce e vende utensili e accessori per elettroutensili. I principali acquirenti sono negozi appartenenti al settore dell’edilizia e aziende specializzate. La sede direzionale si trova a Kempenich nella regione dell’Eifel.

wolfcraft produce principalmente nel proprio stabilimento di Weibern e a Malé Dvorniky (Slovacchia). Per ridurre le emissioni di CO 2 collegate al trasferimento di merci in tutto il mondo, preferisce utilizzare gli stabilimenti di produzione europei rispetto alla capacità produttiva dell’estremo oriente.

Con una percentuale di esportazione pari al 70 % della produzione, wolfcraft opera a livello internazionale, è presente in molti paesi europei attraverso propri rivenditori e conta numerosi partner commerciali e di distribuzione nel resto del mondo.

Con oltre 530 collaboratori in 16 paesi, l’azienda riceve numerosi riconoscimenti per i propri prodotti, tra cui il “red dot design award” per i prodotti One Hand Clamp e “Quickfix”. Attualmente vengono venduti circa 2.500 articoli con il marchio wolfcraft.

Da un sondaggio condotto su 2.000 famiglie, che svolgono attivamente il fai da te, wolfcraft risulta l’azienda più conosciuta. Nell’ambito di uno studio eseguito tra luglio 2009 e giugno 2010, l’Istituto tedesco per l’industria del tempo libero (Institut für Freizeitwirtschaft)* ha pubblicato il grado di notorietà dei produttori di settore. Insieme a un produttore di utensili per l’industria, siamo i primi della lista con circa il 52 %, siamo il marchio più conosciuto per il fai da te. Ciò ci incentiva a continuare a fabbricare prodotti di qualità e a ricercare sempre la soluzione migliore.

* Institut für Freizeitwirtschaft GmbH, Effizientes Marketing bei Heimwerker-Kunden, München, 2010

Telwin

Da oltre 50 anni TELWIN è leader mondiale nella produzione di saldatrici, sistemi di taglio e caricabatterie.

Telwin è presente in tutti e 5 i continenti, per oltre 120 mercati, con una gamma di prodotti che per ampiezza e vastità non ha eguali sul mercato, dedicati a tutti i settori produttivi, dall’automotive all’industria, dall’edilizia alla cantieristica navale, da tutti i comparti professionali al DIY. Telwin significa soluzioni all’avanguardia, innovative, tecnologicamente avanzate che migliorano la produttività, ottimizzano i tempi di intervento, minimizzano i costi di esercizio garantendo sempre elevate performances in ogni condizione operativa.

La modernissima sede dell’azienda – non a caso definita “Cittadella della Saldatura“, con i suoi 120mila metri quadrati di sviluppo – è il centro nevralgico di un sistema che vede impegnati oltre 300 collaboratori a formare una squadra affiatata e vincente. Impianti produttivi  avanzati, linee robotizzate, laboratori di sviluppo e testing specializzati, magazzini automatizzati, aree di formazione e dimostrazione distribuite si fondono tra loro a formare un polo industriale internazionale di eccellenza nel settore. La strategia aziendale ruota attorno all’innovazione, alla ricerca avanzata, al miglioramento continuo, pilastri essenziali della propria leadership mondiale, riconosciuta dai molti clienti che fino ad oggi le hanno prestato fiducia. Da sempre TELWIN è riuscita ad instaurare un rapporto speciale con i propri clienti, confermandosi come un partner su cui fare in ogni momento sicuro affidamento, capace di garantire nel tempo un eccellente servizio, una qualificata assistenza, risposte rapide ed esaustive, un supporto formativo ed informativo in grado di agevolare il lavoro di chi ha deciso di scegliere il marchio Telwin. E tutto questo è regolato dai dettami della qualità, qualità del sistema azienda con la certificazione ISO9001:2008, qualità dei prodotti garantita dai molti enti certificatori internazionali, qualità dei comportamenti assicurata da principi etici condivisi a livello aziendale.

Sedie in legno, moderne e di design

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Colorate sedie in legno, ispirate a pregiati pezzi di design, danno inevitabilmente un tocco di stile alla nostra casa. Il nostro suggerimento è di abbinarle ad un tavolo 4 colori che riprende le tonalità del moderno schienale.

Tronchi di sedie in legno colorati, dotati di uno stile ardito, possono cambiare in maniera radicale uno spazio giorno. 

disegno-sedia-in-legno

 

La seduta delle sedie è costituita da un blocco di legno, tagliato in modo squadrato dal tronco; sul retro sono fissati quattro tondini di ramin che compongono lo schienale. I tondini vengono smaltati con 4 diversi colori – rosso, blu, giallo e verde – e disposti a raggiera appena aperta. Nella parte superiore sono applicate le sei semisfere, accoppiate a due a due e strette, nello spazio vuoto tra due tondini, con una barretta filettata: hanno la doppia funzione di elementi decorativi e di irrigidimento della struttura. Quattro ruote piroettanti, fissate sotto la seduta, permettono un facile spostamento delle sedie che risultano molto pesanti.

colorazione sedie in legno

  1. Dopo un’accurata carteggiatura (soprattutto sugli spigoli e nei punti in cui il blocco è segnato da fenditure o nodi) il pezzo di legno viene trattato con due mani successive di vernice trasparente all’acqua.
  2. I quattro tondini di ramin si pitturano con smalti acrilici, delle stesse tonalità pastello utilizzate in precedenza.

COSA OCCORRE

materiale

Per ogni sedia servono:

  • 1 blocco di legno da 440x300x300 mm;
  • 4 tondini di ramin Ø 30 mm;
  • 4 ruote piroettanti Ø 40 mm;
  • 8 staffe fermatubi;
  • 6 semisfere tornite Ø120 mm;
  • barra filettata Ø 8 mm;
  • boccole filettate Ø interno 8 mm;
  • vernice trasparente all’acqua;
  • smalti acrilici all’acqua;
  • viti autofilettanti complete di rondelle

SEDIE IN LEGNO: PROCEDIMENTO

fissa-schienale

La posizione di ogni tondino va segnata sulla faccia posteriore del blocco di legno. Le tracce devono risultare leggermente divergenti, più vicine alla base e appena discostate in alto, in modo che lo schienale si allarghi verso l’alto.

misura-legno

I tondini di ramin vengono montati sul retro del blocco, lungo le linee precedentemente tracciate, e fissati a esso tramite una coppia di staffe fermatubi con una sola aletta avvitata al blocco di legno.

taglio-ferro

Si tagliano con l’archetto da ferro alcuni spezzoni di barra filettata Ø 8 mm nella lunghezza di circa 60 mm, tanti quante sono le semisfere con cui si vuole decorare lo schienale.

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I tagli vanno lievemente smussati, accostando le barrette alla mola, per eliminare le bave di taglio: questo trattamento facilita anche l’inserimento delle boccole filettate.

foro-semisfere

Le semisfere, strette nella morsa (meglio proteggere la superficie esterna con carta o stoffa), vanno forate al centro in modo da poter inserire una boccola filettata in ogni pezzo di legno. Le semisfere si acquistano già pronte.

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Tali boccole possono accogliere, per avvitatura, lo spezzone di barra filettata. Con questo elemento di unione è possibile bloccare le semisfere ai tondini, nella parte alta dello schienale. Per stringerle è sufficiente avvitare una semisfera sull’altra.

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Biofa 8045 Olio naturale opaco per mobili e parquet all’acqua

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Biofa 8045 per ravvivare la struttura naturale del fondo trattato

BIOFA 8045 olio duro all’acqua è una finitura per superfici in legno in ambiente interno diluibile con acqua; è adatto sia come fondo sia come finitura e lascia una superficie satinata, resistente e idrorepellente non soggetta a ingiallimento. Bastano due mani invece delle tre richieste con altri prodotti analoghi.

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Caratteristiche tecniche

  • olio all’acqua per pavimenti e mobili
  • opaco
  • incolore
  • inoltre ampia scelta di colori intensi
  • varie bellisime tinte colorate: colore rovere, noce, teak, pino, verde, blu, rosso, turchese, etc
  • nessun pericolo di autocombustione stracci
  • finitura trasparente ad alta resistenza
  • duratorio con superficie resistente contro umidità sporco e usura
  • quasi nessun ingiallimento
  • buon assorbimento
  • VOC 0,1 g/lt
  • conforme EN 71, parte 3 sicuro per giocattoli dopo l’essicazione
  • concentrato di oli e acqua in emulsione (ca. 70%) alcool e silosani modificati
  • oltre ad avere i vantaggi di tutti gli oli nella cura e nel ripristino, può essere utilizzato con i macchinari o attrezzi usuali delle vernici all’acqua
  • può essere utilizzato anche in seguenti sistemi Coloroil: 2 mani colorate BIOFA 8045 o 1 mano BIOFA 8045 colorata e finitura incolore con 10% olio colorato BIOFA 8045 o Mordente ROSNER KKB + 2 mani di Biofa 8045 incolore
  • pulizia veloce e facile di attrezzi e macchinari
  • essiccazione entro ca. 2 ore per la seconda mano, carteggiabile e lavorazione così facile
  • alta resa

biofa 8045

Applicazione

Accertarsi che il fondo si presenti asciutto Max 12% di umidità del legno), pulito, sgrassato, assorbente. Prima dell’applicazione il prodotto va mescolato accuratamente; in circa due ore dalla stesura è fuori polvere e può essere carteggiato o riverniciato dopo 4-6 ore. I pavimenti acquisiscono una moderata resistenza dopo 1-2 giorni, che diventa completa i 7 giorni.

Resa: prima mano 12-14 mq/litro; seconda mano 14-17 mq/litro

Confezioni: 0,75 – 2,5 – 10 litri

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Koppa srl
Via Innsbruck 29D
I – 39100 Bolzano
Tel: 0471/506798
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A disposizione da lunedì a venerdì (8.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00)

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colorificio koppa

Video sull’applicazione dell’olio Biofa

 

Tavolo da esterno fai da te | Come costruirlo in 24 passaggi

Costruzione di un tavolo fai da te per esterni che si può montare e smontare in semplici passaggi

Il tavolo da esterno fai da te è costituito da una coppia di gambe a forma di H sghemba, un piano d’appoggio quadrato e quattro sedili. Tutti e sette i pezzi sono studiati per incastrarsi gli uni negli altri fino a formare, con l’aiuto di bulloni, una struttura rigida e robusta. La realizzazione del tavolo da giardiono non è particolarmente difficile, anche se laboriosa per la quantità di pezzi in gioco. Qualche difficoltà la troviamo solo nella bisellatura terminale delle tavole delle gambe e nel taglio curvo di quelle che reggono le sedute. Ovvia ed indispensabile la precisione nell’apertura degli incastri e dei fori. Nel lavoro sarà avvantaggiato chi possiede una troncatrice con cui diventa un gioco bisellare i capi delle tavole all’angolo di 15°.

Il Tavolo da esterno è interamente smontabile

tavolo componibile

In primo piano le due strutture ad H sghemba che, al centro della traversa, mostrano gli incastri a mezzo legno che permettono di incrociarle. Le gambe sono fissate alle traverse con coppie di bulloni fissi con le teste ed i dadi incassati a filo piano. Nella sommità delle gambe si vedono i fori per i bulloni, mobili, che vincolano le H al piano, in alto a sinistra, poggiato su traverse a coltello (due a tutta lunghezza e due corte) che si inseriscono fra le tavole dell’H; in questo caso si possono usare dadi ad alette anziché esagonali. Accanto al piano i quattro sedili, da incastrare sulle traverse, nei pezzi che sporgono rispetto alle gambe. Anche se non previsto nel progetto è consigliabile un sistema di ancoraggio dei sedili alle traverse (anche semplici chiodi da carpenteria che attraversino le cinque tavole centrali sotto il sedile).

Variazioni sul tema del tavolo da esterno fai da te

Qui descriviamo il tavolo a quattro posti; se lo volessimo allungare a sei dovremmo fare una gamba lunga un mezzo metro in più e costruire una terza gamba ad H da incastrarvi sopra, più un piano di 1000×1600 mm (poi per il trasporto ci vorrebbe una familiare o il portapacchi).

Cosa occorre per costruire un tavolo da esterno in legno

progetto tavolo da giardino

  • Abete o pino di prima scelta, senza nodi morti ed a fibra diritta
  • Tavole sezione 25×80 mm: 4 traverse per la base da 1000 mm; 12 tavole-gamba da 740 mm; 4 traverse sottopiano da 860 mm; 4 elementi per incastro da 170 mm.
  • Tavole sezione 28×95 mm: 9 per il piano da 1000 mm.
  • Tavole sezione 25×80 mm: 20 traverse sottosedile.
  • Tavole sezione 18×25 mm: 40 listelli per i sedili.
  • 12 bulloni con quadro sottotesta M10x100 mm, con rondelle e dadi (4 dadi possono essere rimpiazzati da galletti M10);
  • viti a legno Ø 4×40 mm;
  • chiodi ad aderenza migliorata;
  • distanziali spessi 10 mm (multistrato, legno o altro);
  • materiale di finitura

Come costruire le gambe del tavolo

taglio con seghetto alternativo

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Per aumentare la stabilità del tavolo la gambe sono divaricate (così se ne diminuisce anche l’ingombro sotto il piano) per cui bisogna bisellare i capi delle tavole che le formano. In mancanza di una troncatrice che, potendo tagliare di sbieco con angolo da -45° a +45°, risolve in modo immediato e preciso il problema, la traccia di taglio può ottenersi o con una “falsa squadra”, opportunamente angolata o accostando al cappello di una normale squadra da falegname un distanziale di misure opportune. Se l’unico strumento da taglio è l’alternativo bisogna usarlo con lenta precisione, partendo dalla base e non dalla punta del pezzo. [/box]

tracciatura su legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]2 La sede degli incastri a mezzo legno va tracciata con la massima accuratezza, tenendo presente anche lo spessore della lama che usiamo per il taglio in profondità. Se la nostra attezzatura lo consente conviene tagliare i pezzi tutti assieme o almeno a coppie. [/box]

incastro legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]I blocchetti vanno eliminati con uno scalpello ben affilato. La sede, poi, si rettifica con raspa e lima. Le tavole debbono incastrarsi senza forzare e senza ballare. Come “lubrificante” si possono usare o stearina (una candela) o sapone di Marsiglia. Inutile dire che l’incrocio deve risultare perfettamente a squadra. [/box]

gambe tavolo in legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]4 Le tavole vanno levigate e ne vanno smussati tutti gli spigoli, in particolare quelli all’estremità delle traverse. Con l’aiuto di qualche pezzo avanzato dalla bisellatura delle tavole incrociamo una gamba sopra una traversa alla distanza indicata nel disegno. [/box]

forare con mecchia

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]5 Su ogni gamba esterna apriamo con una mecchia una cava destinata ad ospitare i bulloni. Tutti i fori vanno poi alesati con una punta da 10 mm. [/box]

Come costruire le sedute del tavolo

seduta tavolo in legno

maschera di masonite

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Ricopiando la sagoma del disegno, prepariamo una maschera e usiamola per tracciare la linea di taglio. Il taglio può farsi con l’alternativo o con la sega a nastro; nell’uno o nell’altro caso, tenersi leggermente all’esterno della traccia. [/box]

levigare il legno

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]2 Stringendo assieme i pezzi a gruppi di cinque ne levighiamo con un platorello l’esterno e l’interno.[/box]

sedile in legno fai da te

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]3 Se vogliamo che la seduta sia di aspetto diverso dalle traverse, queste vanno finite, a mordente o smalto. Da un listello o da un pezzo di multistrato tagliamo 18 pezzetti da usare come distanziali fra le stecche. Le stecche si fissano alle traverse o con chiodi ad aderenza migliorata o con viti tropicalizzate Ø 3×30 mm. Il sedile si incastra sulle sporgenze delle traverse della struttura di base. È consigliabile un qualche sistema di ancoraggio. [/box]

Il montaggio del tavolo da esterno

fissaggio bulloni

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]1 I bulloni che uniscono gambe e traverse (due per incrocio) vanno incassati a filo piano. [/box]

tavolo fai da te

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]2 Montate (stringere bene i bulloni) le due H sghembe, le incastriamo una sull’altra; la cosa riesce solo se gli incastri a mezzo legno sono stati eseguiti a regola d’arte. [/box]

lignola

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]3 Una lignola tesa sul piano del tavolo consente l’esatto allineamento delle viti di fissaggio. [/box]

tavolo da giardino

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]4 Il mobile sconsiglia alle donne l’uso della gonna, perché sedersi ed alzarsi richiede un’ampia apertura delle gambe. [/box]

Baule armadio per bambini | Come costruirlo fai da te

La costruzione di un baule armadio non è particolarmente impegnativa

armadio a forma di baule
Le etichette, che testimoniano i viaggi attorno al mondo del baule armadio, possono essere un ricordo di viaggi veri o, più economicamente ma con meno divertimento, essere recuperate presso le agenzie di viaggio

Un baule armadio come questo non lo si trova in nessun mobilificio. Chi è stufo delle solite “camerette” e vuole trovare qualcosa di divertente che induca il figlio o il nipote a tenere in ordine le sue cose, in queste pagine ha ciò che gli occorre. Il baule armadio pur nelle sue ridotte dimensioni (400x 560×1300 mm) offre al suo interno lo spazio sufficiente non solo per appendere camicie, bluse e pantaloni ma anche ripiani per maglieria varia, scarpe, fazzoletti ed ammennicoli vari nonché uno specchio. L’altezza è calcolata perché un utente attorno ai dieci anni possa comodamente raggiungere la sbarra reggiabiti; da­ta la semplicità costruttiva non è comunque un problema farlo più al­to o più basso. Montato su ruote, può essere spostato agevolmente nella camera ed è in grado di viaggiare come dimostrano le etichette d’alberghi e di luoghi di vacanza sulla sua superficie.

Il rivestimento del baule armadio

Ideale sarebbe la tela verde laccata, come i bauli classici, ma un paio di mani incrociate di acrilico stese con un rullo danno un risultato sufficientemente realistico. Tutti gli spigoli appaiono rinforzati in metallo ma in effetti le profilature sono solo verniciate in alluminio e fanno lo stesso bella figura. In metallo, invece, sono gli angoli, le cerniere, la maniglia e la chiusura a leva, reperibili nelle ferramenta meglio fornite e nel reparto valigeria di qualche grosso centro per chi fa da sé.

Cosa serve per costruire un baule armadio:

  • Multistrato da 15 mm: 2 pareti di 400×1300 mm; 2 basi di 400x 520 mm; 3 ripiani di 290×518 mm
  • Multistrato da 10 mm: 2 facciate di 550×1300 mm
  • Abete o pino: 9 listelli 8x44x520 mm;
  • 6 paretine contenitori 15x91x91 mm;
  • 3 basi 15x91x520 mm;
  • 2 paretine reggiscarpe 15x44x140 mm
  • Ramino: 2 pezzi di cornice 20×12 con battuta di 4×10 lunghi 420 mm; 2 idem da 520 mm.
  • Specchio piano 4x400x500 mm; 5 rotelle piroettanti con attacco a piastra;
  • 2 tubi reggiabito lunghi 515 mm, con supporti;
  • 12 reggipiano;
  • 8 rinforzi angolari; 1 maniglia da baule; 3 cerniere; 1 chiusura a leva; colla vinilica; vernici acriliche e all’alluminio; chiodi; viti

armadio per bambini

Come costruire il baule armadio fai da te

costruzione armadio

taglio con seghetto alternativo

La realizzazione comincia con l’aprire nelle due pareti i fori per i reggipiano: in ogni parete, specularmente, tre coppie con interasse orizzontale di 260 mm ed interasse verticale di 100, partendo a 120 mm da un lato corto e 30 da uno lungo. Si procede fissando tetto e base fra le pareti; contro questa cornice si fissano, con colla e viti o chiodini, le due facciate, ottenendo uno scatolone alto 1300, largo 550 e profondo 420 mm. Lo scatolone si taglia per il lungo a 100 mm da una faccia, ottenendo una scatola ed un coperchio identici. Si levigano accuratamente taglio e spigoli e si colorano l’interno e l’e­sterno dei due elementi ed eventualmente anche gli altri pezzi (ripiani e contenitori), fissando anche gli otto angolari metallici. Si preparano, come visto sopra, i contenitori e si fissano dentro la porta sotto lo specchio montato in una cornicetta. Si montano la barre portabiti dentro cassa e coperchio e si avvitano quattro delle cinque ruote sot­to la cassa e sotto il coperchio l’altra. Montando le cerniere a libro, la maniglia e la serratura a leva si conclude il lavoro.

listelli di legno

protezioni angolari

La costruzione, tagliati tutti i pezzi a misura, è di una semplicità elementare, tutta realizzata a mezzo di gruppini o, meglio, chiodini ad aderenza migliorata e/o viti per truciolare Ø 3 o 4 mm. La scaffalatura, dentro la porta all’uso dei frigoriferi, è costituita da contenitori realizzati con cinque pezzi e poi avvitati contro le pareti (per la scarpiera niente base e due traverse più distanziate). Gli spigoli, delimitati con nastro maschera si dipingono con vernice alluminio da dare anche sugli angolari di rinforzo (con poca spesa in più si possono usare veri rinforzi in angolare d’alluminio 25x25x1 mm, avvitati alle pareti ed incollati sulle facciate).

Ampliamenti: la villa che diventa PALAZZO DA 1200 STANZE

Editoriale tratto da “Rifare Casa n.46 Luglio-Agosto 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Non è una cosa nuova “spingere” le pareti, il soffitto… il pavimento della casa per ampliare gli spazi. Pensiamo solo al nostro Palazzo del Quirinale che con i suoi 110mila metri quadrati è uno degli edifici più grandi del mondo. Oggi, aperto ai cittadini, ospita l’appartamento del presidente della Repubblica e conta ben 1.200 stanze in cui trova posto un inestimabile patrimonio composto da arazzi di grande pregio, mobili e dipinti, sculture e carrozze storiche. In origine questo complesso altro non era che una villa con vigna che nel 1550 venne presa in affitto dal cardinale Ippolito d’Este; la vigna fu trasformata in un giardino con fontane, giochi d’acqua, sculture antiche. In seguito, vista la bellezza del posto, passò di mano da un papa all’altro, ciascuno dei quali fece degli ampliamenti; il piccolo edificio fu prima trasformato in un’elegante villa con facciata a portico e loggia collegate internamente da una splendida scala. In seguito, per ospitare la corte pontificia fu costruita una lunga ala verso la piazza e un secondo palazzo su via del Quirinale, così da formare un ampio cortile interno. L’architettura del Palazzo, nell’aspetto che ancora oggi mantiene, fu portata a compimento nel corso del pontificato di Paolo V Borghese (1605-21) con la costruzione dell’ala verso il giardino comprendente lo Scalone d’onore, la grande sala del Concistoro, oggi Salone delle Feste, e la Cappellina dell’Annunziata. Infine, nel ‘700 furono costruite le Scuderie papali, oggi adibite a esposizioni d’arte, che affacciano sulla piazza antistante il Quirinale.

E che dire del Louvre, un complesso di padiglioni costruiti anch’essi nei secoli e del più recente ampliamento che lo hanno portato ad avere una superficie di 135.000 mq? L’ultimo ampliamento, realizzato per volere del neoeletto presidente Mitterand a partire dal 1981, su progetto dell’architetto sino-americano Ieoh Ming Pei, era volto a consacrare definitivamente e completamente l’antico palazzo reale a Museo. L’operazione, durata 20 anni per una spesa di 1 miliardo di euro, ha dato vita a una città sotterranea e a uno spazio coperto esterno costituito dalla Piramide di vetro, una specie di giardino d’inverno, realizzata con vetri e tecniche all’avanguardia. Amata e discussa, nata dalla fantasia creativa e dalla ricerca tecnologica, la piramide si erge al centro della Cour Napoléon segnalando l’ingresso principale al Museo a cui si accede tramite una scala elicoidale che porta nel sottosuolo dove è stato ricavato il nuovo atrio centrale con i suoi servizi.

Certo gli ampliamenti che potremmo realizzare nelle nostre case, appartamento o casa singola che sia, nulla hanno a che vedere quanto a dimensioni con gli esempi fatti, ma possono essere, nell’economia di una famiglia, molto importanti. La legge infatti consente in moltissimi casi di aumentare la superficie abitativa della stessa unità immobiliare. Nel dossier di questo numero troverete tutte le possibilità analizzate e spiegate per poter ragionare su come chiudere un balcone o un porticato, sopraelevare, costruire un box separato, realizzare un magnifico giardino d’inverno e altri interventi che ci consentono di ampliare la superficie della nostra casa senza dover traslocare.

Chi ama il verde non può essere un “insozzatore”

Editoriale tratto da “In giardino n.57 Agosto-Settembre 2016”

Autore: Nicla de Carolis

A Singapore, l’isola città-Stato del sud-est asiatico, sull’estrema punta meridionale della penisola malese, 152 km a nord dell’equatore, chi butta una carta per terra è condannato a indossare per una settimana una maglietta con su scritto “litterer” tradotto “insozzatore”. E ciò penalizza la reputazione (valore fondamentale in questo Paese) delle persone, infatti ogni azione bella o brutta viene “caricata” sul chip della carta d’identità e risulta per sempre. Questo Stato sembra davvero un Paese da favola, per certi versi, dove tanti vorrebbero abitare, è il secondo Paese più densamente popolato del mondo dopo il Principato di Monaco: qui la sanità è al top, la giustizia funziona perfettamente, la sicurezza è al secondo posto al mondo, tutti hanno casa e cibo in abbondanza, l’uso delle auto private è ridotto per limitare l’inquinamento e persino la gomma da masticare è vietata “non fa bene e rischia di sporcare in terra, potrebbe essere utilizzata per oscurare una webcam”. L’82% della popolazione usa internet e il 67% i social e tutti questi dati, insieme al monitoraggio delle telecamere installate ovunque, vengono analizzati e organizzati dallo Stato per attuare una politica attenta ai bisogni dei cittadini, efficiente e volta allo sviluppo del Paese. Questa politica si traduce in una specie di dittatura della meritocrazia stabilita, appunto, da tutte le informazioni raccolte grazie all’attività di “spionaggio” messa in atto dagli organi di governo.

Naturalmente non siamo qui per esprimere un giudizio sulla politica di Singapore, però restiamo colpiti da quella maglietta “insozzatore” che troppe persone dovrebbero indossare in Italia. Ma, girando per le campagne e non solo, sorge spontanea la considerazione che chi coltiva la terra e si prende cura del verde ha innato amore per l’ordine e la pulizia. Commuovono le file precise delle piante di viti sulle colline tondeggianti, sembrano teste di capelli perfettamente pettinate, dove la terra è pulita, senza erbacce e senza l’ombra di una carta. Stessa cosa ovviamente se si va nei giardini, dai parchi secolari a quelli di case normali o negli orti. L’occhio rimane subito colpito dall’allineamento delle piante di pomodori, dei cespi di insalata o dalla simmetria delle piantine di fiori messe a bordura. Questa “gestione” corretta non va ad accumulare “punti buoni” sul chip della carta d’identità delle persone che la fanno; qui da noi chi ama la terra e la natura, a cominciare dai contadini, senza bisogno di alcuna forzatura, sa come ci si comporta, capisce l’importanza dell’ecologia anche alla luce dei danni che nell’ultimo secolo l’arroganza dell’uomo ha causato al pianeta. E sono proprio il non buttare la cicca o la carta in terra i primi passi per cominciare a rispettare il mondo che ci circonda e per guadagnare in “reputazione”.

Nel tempio della parola la manualità ha pari dignità

Editoriale tratto da “Far da sé n.465 Settembre 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Veramente delizioso e incisivo lo spot pubblicitario della mitica Enciclopedia Treccani, mette tutti di fronte al generalizzato vizio di ridurre al minimo l’uso dei vocaboli nelle nostre conversazioni e anche quando scriviamo. Il titolo è: “Le parole valgono” e nel video viene utilizzata la parola carino per definire l’aspetto di un uomo, un gesto, un film, un cane. L’audio conclude dicendo che la nostra lingua è composta da ben 250.000 vocaboli, quindi per esprimere il nostro apprezzamento, senza andare troppo nel difficile, potremmo dire magnifico, emozionante, eccezionale, splendido, grandioso, fantastico e non ridurre tutto a un carino. La ricchezza del nostro lessico è davvero incredibile e l’avventura che ci riserva un dizionario, aprendolo a caso e cominciando a leggere, è qualcosa di coinvolgente e stupefacente perché delle parole si scoprono le sfumature, il tono, la specificità. Parole raccolte nelle preziose edizioni dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana per divulgare e spiegare arte, storia, scienza in centinaia di volumi dal 1925, data in cui fu pubblicata la nostra prima enciclopedia nazionale (Francia, Inghilterra, Spagna e Germania l’avevano già); una fonte inesauribile di contenuti in parte disponibili anche su www.treccani.it il portale del sapere.

Nel luogo per eccellenza che raccoglie i tanti tasselli, stimolo, approfondimento e punto di partenza della cultura per diverse generazioni, in questa realtà così importante e meritoria per il nostro Paese, troviamo due bellissimi filmati che, incredibile, esulano dalle parole e divulgano la manualità, mostrano come si fa. Il primo ha il titolo “COME SI FA UN LIBRO TRECCANI” e riprende tutta l’affascinante sequenza della rilegatura a mano di un volume, evidentemente di pregio nel contenuto e nel “contenitore”. Immagini sapienti e chiare di cui potrete godere nella rubrica bellezza fatta a mano di questo mese. E poi c’è un altro filmato interessantissimo sulla realizzazione di una scultura in bronzo, una fusione a cera persa, dal titolo “LA CONOSCENZA”, realizzata da Mimmo Palladino, pittore, scultore, incisore di fama, per celebrare il 90° anniversario dell’Enciclopedia Treccani compiuto nel 2015; nel video dettagliate fasi della impegnativa e specialistica lavorazione sono inframezzate da spiegazioni e commenti dell’artista.

Per noi che amiamo la manualità conoscendone tutte le valenze e l’insostituibilità è una bella gratificazione sapere che nella culla della vera cultura venga data pari dignità alla cultura del fare e che l’una non possa prescindere dall’altra.

 

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In alto una delle fasi della lavorazione della scultura LA CONOSCENZA di Mimmo Palladino realizzata per il 90° anniversario dell’Enciclopedia Treccani nel 2015. Per vedere il filmato della fusione a cera persa: www.treccani.it/nostra-storia