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Restaurare un baule antico

Ecco come restaurare un baule ottocentesco in modo da riportarlo al suo primitivo e dignitoso aspetto eliminando lo sporco, l’ossidazione e i danni dei tarli

Restaurare un baule antico è un’operazione affascinante. Rimasto per decenni in soffitta a prender polvere e ghiotto cibo per i tarli (per fortuna pochi per la natura del legno usato), questo baule, tipico contenitore da imbarcare col completo corredo dei viaggiatori che attraversavano gli oceani con le navi a vapore e con gli ultimi grandi velieri, aveva un aspetto tanto squallido da sembrar pronto per il caminetto.

Per aprirlo, finita chissà dove la chiave originale, c’è voluto un grimaldello, ma si è avuta la gradita sorpresa, svuotatolo dai vecchi vestiti di cui era colmo, di scoprire che il suo interno non presentava tracce di marciume; il legno, probabilmente eucalipto, il che farebbe pensare che il baule sia stato costruito in qualche lontano Paese, ha retto bene il trascorrere degli anni al punto da non mostrare sconnessioni fra le tavole delle pareti e del coperchio (testimonianza dell’eccellenza del falegname che lo costruì). In perfetto stato anche le tre cerniere d’ottone massiccio sulle quali si articola il coperchio, la cui leggerissima ossidazione testimonia la perfetta tenuta all’aria del coperchio. Proprio malconcio appariva l’esterno, ormai di un colore indefinibile e con tutte le parti metalliche o verniciate o apparentemente corrose dall’ossidazione. Solo apparenza, quindi, che ha giustificato il lungo e paziente restauro.

Restaurare un baule – Com’era prima

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Il nostro baule, evidentemente destinato a lunghi viaggi, è costituito da una cassa di assi spesse sui 20 mm, perfettamente calettate fra loro. L’unione fra le assi della cassa è rinforzata dalle strisce di ottone verticali che formano anche la cornice attorno all’apertura. Il coperchio, bombato, è rinforzato da strisce trasversali che sui bordi corti coprono anche la testata delle tavole. I listelli piatti di legno hanno più che altro funzione ornamentale. Le parti ammalorate sono solo all’esterno e i guasti consistono solo nel sudiciume, nell’ossidazione delle parti metalliche e nell’opera dei tarli sui listelli ornamentali, di legno evidentemente diverso da quello di cassa e coperchio rimasto indenne dagli attacchi dei parassiti. L’esterno del baule, come consuetudine dell’epoca, è rivestito di una robusta tela d’olona (quella usata per le vele), probabilmente impermeabilizzata con gommalacca, che contribuisce a proteggere il contenuto dall’umidità. Restaurare un baule… è ora di iniziare

Restaurare un baule – Trattare il metallo

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  1. Le maniglie di ottone massiccio, incassate nello spessore delle pareti, sono avvitate ciascuna con sei viti corte e grosse che tempo e sudiciume hanno praticamente saldato all’ottone. Per estrarle, quindi, è necessario sbloccarle con un disossidante spray.
  2. Lasciato allo sbloccante Wd-40 il tempo di agire, allentiamo le viti con un mezzo giro di cacciavite con la lama esattamente a misura del loro taglio (che verrebbe rovinato da una lama sbagliata), poi possiamo terminare il lavoro più rapidamente con un avvitatore elettrico.
  3. Usandolo con molta cautela per non incidere il legno, sblocchiamo la maniglia inserendo sotto i suoi bordi la punta dello scalpello e muovendolo in su e in giù fino a poterla sollevare dalla sede.
  4. Contrariamente alle cerniere del coperchio, che la sua chiusura stagna ha preservato dall’ossidazione, vediamo come la posizione esterna delle maniglie ha permesso che l’umidità ne ossidasse anche il verso (da notare il particolare del risalto cilindrico in primo piano che, incastrandosi in uno scarico aperto nello spessore della tavola, contribuisce a bloccare la maniglia nella sua sede).
  5. L’ottone si ossida solo superficialmente, per cui bastano i normali prodotti casalinghi, usati con pazienza e magari in più passate, per riportarlo alla lucentezza originale.
  6. Per pezzi sciolti, come appunto questa maniglia, si può usare l’acido cloridrico – detto anche muriatico – mettendovi i pezzi a bagno per uno o due minuti strofinandoli con una spugnetta di fibra abrasiva, ovviamente indossando guanti antiacido, e risciacquandoli poi accuratamente.
  7. Le strisce metalliche di rinforzo, inconsultamente verniciate, richiedono il lavoro più lungo in quanto vanno ripulite dalla vernice con lavoro di raschietto, magari aiutandosi con una termopistola che ammorbidisca la vernice o trattandole con uno sverniciatore.
  8. Si lucidano con il Sidol (o altro prodotto simile) e si fanno brillare con un panno asciutto. Più radicale, ma assai più lungo e faticoso, sarebbe svitarle e disossidarle con l’acido, approfittando della loro assenza per il lavoro di pulizia del legno.

Restaurare un baule – Trattare il legno

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  1. Restaurare un baule significa soprattutto porre molta attenzione allo stto del legmo. I tarli del legno hanno attaccato solo i listelli esterni di legno più appetibile di quello della cassa e del coperchio e, dopo il loro sviluppo, sono usciti lasciando aperte le gallerie che, la natura non spreca niente, possono diventare sede per altri parassiti, per cui è sempre opportuno iniettare, foro per foro, qualche goccia di insetticida che le renda inospitali per ogni altro insetto.
  2. I fori poi si chiudono con lo stucco dato con una spatolina cercando di farlo penetrare quanto più a fondo possibile. Una goccia di mordente, ad acqua o a solvente secondo il tipo di stucco usato, mimetizza la riparazione.
  3. I listelli di legno (qui vediamo quelli paralleli alle assi del coperchio) sono un po’ di ingombro nell’operazione di pulizia delle strisce di ottone, ma non conviene neppure provare a staccarli. Si procede con la sverniciatura delle strisce, iniziando con uno sverniciatore Solvet dato a pennello (da usare con attenzione e rispettando alla lettera le istruzioni).
  4. La sverniciatura delle strisce di ottone continua con l’uso di spatole e raschietti, prima, e crema per metalli poi, fino a renderle brillanti.
  5. I listelli ornamentali, in sede o, se era possibile rimuoverli, sul banco da lavoro, vanno levigati uno per uno con carta abrasiva di grana adatta al loro stato di degrado. Se ve ne fossero di troppo rovinati per riportarli a nuovo è facile trovare nei magazzini di legname o nei reparti dei negozi per il far da sé, listelli identici o facilmente adattabili con un po’ di lavoro di sega e/o fresatrice.
  6. La tela impermeabile che riveste l’esterno della cassa e del tetto è abbastanza robusta da sopportare una pulizia eseguita con una spazzola circolare a setole di nylon che ne elimini le eventuali incrostazioni di polvere e sudiciume. Una o due mani di vernice, ad acqua o a solvente, completano il lavoro per restaurare un baule.

Lavoro completato, ora sappiamo tutto su come restaurare un baule!

WD40 Specialist Moto

È nata una nuova linea dedicata esclusivamente alla motocicletta e allo scooter. I prodotti, di altissima qualità, specifici per i diversi utilizzi volti alla manutenzione e alla cura delle due ruote, sono frutto della professionalità di un brand storico e rinomato in tutto il mondo

La Linea Wd40 Specialist Moto è frutto di intense ricerche per soddisfare le esigenze di un comparto importante, com’è quello motociclistico, in cui sono richiesti prodotti altamente evoluti per garantire il miglior funzionamento degli organi in movimento, spinti a elevate performance. È una vera squadra di alleati a sostegno di tutti i motociclisti e meccanici, dai semplici appassionati ai professionisti, abituati a prendersi cura del proprio mezzo, mantenendolo sempre perfetto e in grado di assicurare le migliori prestazioni. Wd 40

pulitore freni wd40

Caratterizzata dalla semplicità nell’applicazione e dalla garanzia di una protezione di lunga durata ed efficienza, la linea WD40 Specialist Moto è entrata nei box del team Pramac Racing, impegnato nel MotoGp 2016. Le due Ducati Desmosedici GP, guidate dai piloti Danilo Petrucci e Scott Redding, saranno supportate nella cura e nella manutenzione dai prodotti WD40, affinché possano performare al meglio e ottenere grandi soddisfazioni professionali. La linea WD40 Specialist Moto è composta da 7 prodotti di qualità ideali per pulire, lubrificare, detergere, lucidare e proteggere la moto. Dalle soluzioni per la catena con il Pulitore Catena, Lubrificante Catena e Grasso Catena al Pulitore Freni e Detergente Universale fino alle due proposte Lucidante al Silicone e Cera Lucidante, per rendere le due ruote brillanti e perfette.

detergente moto

Linea Wd40 specialist moto

wd 40 specialist moto 5

  1. Il “Detergente Universale” è un prodotto concepito per eliminare rapidamente i depositi causati da inquinamento e sporco provenienti dalla strada. è particolarmente indicato per la pulizia della carrozzeria, delle parti meccaniche e della fibra di carbonio.
  2. Il “Pulitore Freni” è la soluzione specifica per freni a disco, pinze e comandi della frizione da cui, in pochi istanti, elimina la polvere, i residui di liquido, lo sporco e l’olio. Non lascia residui ed è ideale per prolungare l’efficienza e la durata del sistema frenante.
  3. Nel formato da 400 ml, il terzo prodotto dedicato alla moto è il “Lubrificante Catena”, raccomandato per catena, trasmissioni e O-X-Z Rings, particolarmente adatto in condizioni asciutte, grazie alla sua azione prolungata. Asciuga in pochi istanti e garantisce una lubrificazione a lunga durata.
  4. Ancora specifico per la lubrificazione della catena, il “Grasso Catena” è ideale per la cura e la manutenzione di catena, trasmissioni e O-X-Z Rings. La sua eccezionale protezione anticorrosione e la sua formula al PTFE lo rende particolarmente ideale per condizioni umide, garantendo pertanto una lubrificazione duratura nel tempo.
  5. Il “Pulitore Catena” elimina rapidamente sporco, polvere e olio dalla catena. è ideale per ridurre l’usura della catena e mantenere inalterate le prestazioni nel tempo.
  6. Il “Lucidante al Silicone” è un prodotto specifico per donare alle superfici brillantezza e rendere la finitura perfetta: è indicato per l’utilizzo su fibra di carbonio, metallo e plastica.
  7. La “Cera Lucidante” è ideata per donare una brillantezza perfetta e a lunga durata, senza lasciare alcuna traccia. Oltre a rendere ancor più brillante la moto, la Cera Lucidante esercita un’azione protettiva, facilitando lo scivolamento delle gocce d’acqua.

cera lucidante

Nella cura e manutenzione delle due ruote non può certo mancare la storica bomboletta gialla e blu di WD40 Multifunzione, ideale per proteggere dalla corrosione causata dagli agenti atmosferici e dall’inquinamento, per facilitare lo smontaggio delle parti e i loro movimenti e infine per eliminare i residui. Con il nuovo sistema brevettato di erogazione, WD40 Multifunzione unisce lo spruzzo di precisione e la vaporizzazione a largo raggio.

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Cura e manutenzione dei serramenti in legno esterni

Utili indicazioni per la manutenzione e la protezione dei serramenti in legno

Le strutture in legno come serramenti e persiane, collocate stabilmente all’aperto, subiscono l’azione progressiva e deteriorante degli agenti atmosferici. Finestre, persiane e porte soffrono l’azione del gelo e le dilatazioni causate dalle escursioni termiche. Ce n’è abbastanza per motivarci a intraprendere una manutenzione attenta, senza lasciar passare il tempo, che può causare danni difficilmente riparabili.

Per meglio orientarsi in queste attività, consigliamo di leggere le approfondite Guide fai da te Koppa, in particolar modo quelle dedicate a:

All’interno di queste guide fai da te Koppa possiamo trovare, illustrati nei minimi dettagli, tutti i consigli per la manutenzione e protezione dei serramenti come dei veri professionisti. L’indicazione chiara dei prodotti da utilizzare e i video illustrativi rappresentano un forte valore aggiunto per l’utente.

I video, anche se in tedesco e inglese, sono chiari e ben illustrati, li riportiamo di seguito:

PER INFORMAZIONI
Koppa srl
Via Innsbruck 29D
I – 39100 Bolzano
Tel: 0471/506798
E-Mail: info@koppa.it
sito www.koppa.it
A disposizione da lunedì a venerdì (8.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00)

Spedizioni veloci, affidabili e GRATUITE (a partire da solo  € 65 ) e Consulenza tecnica gratuita

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Avvitatore a impulsi Einhell TE-CI 18 Li

L’avvitatore a impulsi Einhell TE-CI 18 Li è piccolo, compatto e leggero, ma con una forza sorprendente che permette di serrare e svitare le viti più dure

La tecnologia a impulsi per le applicazioni di avvitatura è applicata da molti anni nel settore cosiddetto “automotive”, ovvero nelle catene di montaggio delle industrie automobilistiche, nelle officine meccaniche e presso i gommisti (la pistola con cui smontano e rimontano le ruote), dove il sistema propulsivo dello strumento è sempre stata l’aria compressa. Da qualche anno, grazie anche all’evoluzione elettronica degli elettroutensili, si sta diffondendo tale tecnologia anche fra i trapani avvitatori elettrici e a batteria. A parte la presenza del motore elettrico al posto dell’aria compressa, il principio non cambia: si genera una sequenza di impulsi al moto rotatorio dell’albero, nel momento in cui la resistenza dell’elemento da muovere supera certi valori. I “colpi” che gli impulsi scaricano su un bullone (per esempio) sono molto più efficaci della pressione continua che il motore sarebbe in grado di fornire. Al lato pratico succede che, quando si inizia a tirare un bullone, finché questo gira abbastanza libero, il motore permette all’albero di girare velocemente e a velocità costante; quando il bullone inizia a fare maggior resistenza, il controllo elettronico cambia la modalità di lavoro e si inserisce il moto a impulsi con il quale la velocità di rotazione scende brutalmente, ma altrettanto brutalmente cresce la forza applicata all’albero. Questo permette di avvitare o svitare anche bulloni molto duri come quelli delle ruote delle auto (coppie di serraggio dai 90 ai 120 Nm) con un avvitatore a impulsi leggero e snello, come l’Einhell TE-CI 18 Li, alimentato da una batteria al litio della famiglia Power X Change, estremamente compatto ed ergonomico.

Massima efficacia dell’avvitatore a impulsi Einhell

Power X Change

avvitatore einhell

avvitatore a batteria

Tutto, nell’avvitatore a impulsi Einhell TE-CI 18 Li, è progettato per svolgere il lavoro nel modo più efficace, libero e non affaticante. La potenza data dalla batteria a 18 V 3,0 Ah permette una velocità di rotazione a vuoto regolabile da 0 a 2300 giri/min; il numero di impulsi va da 0 a 2900 colpi/min, con una coppia di serraggio di 140 Nm. Gli ingranaggi sono di metallo e il peso dell’avvitatore è di soli 1,4 kg.

  1. La batteria è della famiglia Power X Change, quindi perfettamente intercambiabile con gli altri elettroutensili della gamma. è molto compatta ed è esente da autoscaricamento.
  2. La stazione di carica (anch’essa della serie Power X Change) è di tipo intelligente e gestisce la ricarica nel modo più rapido, ma senza sottopore a stress l’accumulatore, adattando sempre l’erogazione della corrente per riportarlo alla situazione di massima carica, senza pericolosi surriscaldamenti.
  3. Premendo un pulsante sulla batteria è sempre possibile conoscere lo stato di carica residua, indicato da una serie di 3 led.
  4. Appena si preme il pulsante di avviamento si attivano 3 potenti led bianchi, dislocati attorno all’attacco bit, che illuminano molto bene la zona di lavoro e sono molto graditi quando si opera in luoghi scarsamente illuminati.
  5. L’avvitatore è molto compatto; risulta lungo poco più dell’ingombro della batteria. Essendo anche molto leggero, non è scomodo da portare appeso alla cintura mediante il gancio apposito, collocato alla base. Einhell TE-CI 18 Li con una batteria costa euro 154,95.

Attacco portabit

attacco portabit

La potenza dell’avvitatura a impulsi non è gestibile con un semplice mandrino, perché le sue ganasce non riuscirebbero a bloccare in modo assoluto il codolo cilindrico; per scaricare tutta la forza di ogni impulso il TE-CI 18 Li ha un attacco per bit da 1/4” con aggancio e sgancio rapido, di sicurezza: basta tirare in avanti l’anello esterno dell’attacco, per estrarre o inserire liberamente il bit.

Abbattitore polveri per smerigliatrici angolari Aquaflex Montolit

Con l’abbattitore polveri Aquaflex ogni comune “flessibile” diventa un troncatore professionale ad acqua, capace di tagliare qualsiasi materiale edile senza fare il tipico polverone di detriti

Ci sono operazioni che non si possono fare ovunque. Per esempio, il taglio in serie di mattoni, blocchetti o altri componenti che si usano comunemente nelle costruzioni e nelle ristrutturazioni edili si possono eseguire rapidamemte con le smerigliatrici angolari armate di disco diamantato, ma la mole di polvere che si produce è enorme: impossibile farlo in contesti abitati, sia in locali interni, sia in esterni. Il problema si risolve con l‘abbattitore polveri Aquaflex Montolit, una macchina brevettata che permette di abbattere la produzione di polvere delle smerigliatrici angolari, trasformandole in troncatrici professionali ad acqua.

Visita la pagina Montolit con le caratteristiche tecniche di Aquaflex

Particolari tecnici dell’abbattitore polveri per smerigliatrici

abbattipolvere per smerigliatrici

  1. La dotazione prevede, oltre al corpo macchina, il cordone del tubo acqua e cavo alimentazione smerigliatrice, il carter di protezione e diffusione acqua per la smerigliatrice e un raccordo idrico a innesto rapido.
  2. Per la messa in servizio dell’abbattitore polveri Montolit si deve montare il raccordo idrico sulla mandata dell’acqua presente sul frontale.
  3. La presa di corrente sostiene smerigliatrici sino a una potenza di 2500 W; l’avvio dell’elettroutensile attiva immediatamente l’azionamento della pompa di erogazione dell’acqua.
  4. Sul corpo macchina c’è un interruttore differenziale di sicurezza che va resettato per attivare il funzionamento.
  5. Prima di avviare la smerigliatrice bisogna attivare a mano la pompa sino a quando non è stata espulsa tutta l’aria dal percorso idrico.
  6. La tanica ha una capienza di 10 litri d’acqua. Il retro della macchina si ribalta per poter estrarre il contenitore; una feritoia laterale permette di controllarne il livello.

Il dispositivo funziona nebulizzando l’acqua attraverso uno speciale carter aggiuntivo che si adatta a tutte le smerigliatrici angolari ed è disponibile in diversi formati per dischi da 115-125 e 230 mm, inclusi gli scanalatori con doppio disco da 180 mm. Oltre all’abbattimento totale delle polveri, la macchina garantisce una maggior durata dell’utensile diamantato, aumenta la velocità e la finitura del taglio e riduce drasticamente i danni fisici derivanti dall’esposizione ripetuta a polveri ceramiche e detriti. L‘abbattitore polveri Aquaflex è concepito per poter lavorare anche distante da una presa d’acqua, infatti, nel corpo principale è racchiusa una tanica rimovibile e la pompa che la spinge all’erogazione. Un cordone lungo 9 metri racchiude il tubo di mandata acqua affiancato al conduttore elettrico per l’alimentazione della smerigliatrice. Entrambi da un lato si collegano al corpo della macchina, il primo con un innesto rapido per irrigazione, il secondo con una spina schuko. All’altra estremità, il tubo dell’acqua termina con un rubinetto di regolazione e un robusto raccordo di ottone per l’innesto sulla cuffia di protezione universale, da montare sulla smerigliatrice. Il carter ha la funzione di convogliare nel giusto modo lo spruzzo d’acqua nebulizzato durante il taglio.

Il carter aggiuntivo

abbattitore polveri 3

carter smerigliatrice

1 -2-3  Un componente importante del carter in dotazione è l’erogatore dell’acqua di ottone. L’elemento è già montato sulla macchina, all’acquisto; lo smontaggio è mostrato perché periodicamente è necessario pulire il filtro e l’ugello presenti al suo interno.

4 Il carter ha una conformazione tale, grazie anche a due rilievi interni, che permette di trovare perfetto incastro con le cuffie di protezione delle smerigliatrici angolari; l’inserimento va fatto imboccando la curvatura della cuffia fra il primo rilievo e il bordo superiore del carter, facendola poi scorrere sino a raggiungere e superare anche il secondo rilievo.

5 La posizione della cuffia della smerigliatrice e quella del carter aggiunto sono corrispondenti; per immobilizzare il secondo si stringe la manopola posta sul suo bordo superiore. Come normalmente si regola la posizione della cuffia della smerigliatrice per avere la migliore protezione dai detriti e il minimo impedimento nell’utilizzo, anche con il montaggio del carter Aquaflex è necessario posizionare i due elementi protettivi in modo che svolgano al meglio la loro funzione, a seconda che si effettui, per esempio, un taglio orizzontale piuttosto che verticale.

6 Il terminale del tubo di mandata acqua ha il rubinetto di regolazione che permette di ot∫in modo da avere sempre il potere abbattente giusto per ogni materiale (alcuni producono più polvere di altri) limitando il consumo d’acqua allo stretto necessario, con il vantaggio di una maggiore autonomia del pieno. Va detto comunque che la modalità di nebulizzazione consentita dallo speciale ugello di erogazione, rappresenta già di fatto una concreta parzializzazione del getto e permette una buona durata della sessione di lavoro senza interruzione. In testa al tubo c’è un raccordo rapido di ottone che permette di fare in pochi attimi l’aggancio e lo sgancio dal carter.

L’abbattitore polveri Montolit Aquaflex ha un prezzo consigliato al pubblico di euro 756,40 (versione per disco da 115 mm)

Guarda il video di Aquaflex

Come costruire un banco da lavoro utilizzando componenti IKEA

Per costruire un banco da lavoro possiamo sfruttare elementi preassemblati

Non è scritto da nessuna parte che chi fa da sé debba far da sé tutto quanto: ed è proprio il caso di questo articolo in cui analizziamo come costruire un banco da lavoro utilizzando componenti Ikea. Questo banco da lavoro è concepito in modo da poter essere utilizzato tanto da un bambino quanto da un adulto, abbastanza solido per la maggior parte delle lavorazioni e fornito di una vasta serie di accessori.

Cosa serve per costruire una banco da lavoro fai da te

costruire un banco da lavoro

  • Sega per tagli diritti,
  • trapano,
  • mazzuolo,
  • cacciaviti,
  • mecchie Forstner,
  • morsetti da 100 e 150 mm.
  • 2 cavalletti Finnvard con ripiano;
  • 3 cassettiere Moppe 280x360x 290 mm;
  • 1 cassettiera Moppe 800x280x100 mm;
  • 4 rotelle a piastra Rill
  • 1 piano lamellare abete 28x700x1400 mm.
  • Compensato di legno duro da 6,5 mm: 1 coperchio cassetta/sedile 440×356 mm;
  • 1 fondo 440x 350 mm;
  • 2 pareti 60×440 mm;
  • 2 pareti 60×337 mm;
  • striscie larghe 60 mm per i divisori interni (a misura e quantità);
  • 1 spondina del piano di lavoro 35×1400 mm;
  • listello 20x20x 1400 mm;
  • spina zigrinata Ø 10 o 12 mm: 4 pezzi da 80 mm, 4 da 90 mm, 4 da 100 mm.
  • 2 cerniere ottone a libro 80×28 mm; 12 viti ottone M3x10 mm con dadi;
  • 21 boccole da 20 mm (Ø secondo i morsetti);
  • viti; chiodi; colla.

banco da lavoro in legno

I componenti Ikea

finnvardPer costruire un tavolo da lavoro partiamo da due cavalletti Finnvard Ikea che reggono il piano di lavoro, molto robusti in quanto dotati di un ripiano inferiore che ne unisce le gambe aumentandone anche la stabilità. Altro vantaggio di questi cavalletti è di essere regolabili in altezza da 710 a 930 mm grazie al fatto che fra le traverse sommitali delle due metà scorrono verticalmente due guide, dotate di fori uniformemente distanziati, che reggono l’asse d’appoggio dei pezzi e possono essere bloccate all’altezza più conveniente (anche diversa fra le due).

Il piano di lavoro è una tavola di lamellare d’abete da 28 mm larga 700 e lunga 1400 mm. Contro un bordo lungo del piano si applica una tavoletta di multistrato da 6,5 mm larga 35 mm, facendola sporgere in basso come fermo contro i cavalletti (capovolgendo il piano diventa una spondina ferma pezzi). Negli altri tre bordi si aprono i fori per i morsetti, meglio descritti più avanti. La robustezza dei cavalletti permette di usarli come supporto per gli scaffaletti portattrezzi, articoli Moppe IKEA, due a tre cassetti 280x360x290 mm, da 18 euro

Assemblaggio

sedi per spine di legno

Per poter reggere tavole e listelli sollevati da terra si inseriscono nel bordo esterno dei cavalletti spine di faggio Ø 10 o 12 mm, di lunghezza decrescente, fatte penetrare nelle gambe per circa 30 mm. Per un solido supporto va posta molta attenzione nell’eseguire le coppie di fori alla medesima altezza in entrambi i cavalletti e nel centrarne le sedi nello spessore delle gambe.

avvitare il legno

Dal lato opposto alla rastrelliera si inserisce fra i cavalletti, rendendoli così un corpo unico, una cassettiera Moppe bassa e lunga avvitandola all’ala verticale dei cavalletti previo l’inserimento di un listello di compensazione dello sbalzo. Se si desidera rendere smontabile il banco l’unione va fatta con viti a testa svasata M8x60 mm fatte entrare dall’interno della cassettiera.

punta forstner

boccole metalliche

Per bloccare i pezzi occorrono strettoi a vite del tipo più comune, con apertura di 100 e 150 mm. Ai più lunghi si sfila la ganascia mobile lasciandogli l’asta da far passare nei fori del piano calzandovi poi dal basso la ganascia mobile. Agli altri l’asta si elimina del tutto. Nei fori sul piano si inseriscono piuttosto forzate boccole metalliche in grado di ospitare le code delle ganasce di ghisa così che l’ex ganascia fissa faccia da spalla a quella con la vite di pressione che vi stringe contro i pezzi.

Importanti particolari

tavolo da lavoro

1: caratteristica saliente dei cavalletti Artur di IKEA è di permettere oltre che il sollevamento del piano, la sua inclinazione, comoda per il disegno. Fra le gambe, le cassettiere portaoggetti.

2: una serie di fori praticati su tre lati del piano offre la possibilità, con l’uso di strettoi opportunamente modificati come è descritto nel testo, di bloccare sul tavolo pezzi di ogni forma e dimensione.

3: per il disegno il piano va capovolto tenendo in basso il lato bordato così che la spondina sporga in su impedendo che fogli, squadre e matite rotolino a terra.

cassettiera ikea

Le cassettiere Moppe sono abbastanza robuste da reggere il peso di un ragazzino. Sotto la base si avvitano rotelle piroettanti con attacco a piastra, di portata unitaria attorno ai 45 Kg. Un portaminuterie con coperchio, avvitato sul Moppe, fa da sedile.

ruote piroettanti

Come costruire una inferriata fai da te in ferro con punte lancia

Guida alla costruzione di un’inferriata fai da te con rifinitura a lancia

Abbiamo seguito la realizzazione di una serie di inferriate per finestra, presso l’officina del fabbro artigiano Vito Mininno, scegliendo un progetto di inferriata fai da te che risulta facilmente realizzabile e reputiamo sia uno di quelli che uniscono alla fattibilità anche un certo risultato estetico, cosa che realizzazioni più semplici solitamente non offrono. Elemento caratterizzante questa inferriata fai da te è l’utilizzo delle lance; si tratta di una soluzione molto utilizzata, tant’è vero che per l’occasione si scelgono puntali preforgiati, comunemente reperibili nei grandi centri fai da te. Così concepite, queste inferriate in ferro non richiedono alcuna abilità o tecnicismo specifico della professione del fabbro, se non la saldatura ad arco. La vera difficoltà sta nella cura e nella precisione necessarie per posizionare prima le punte delle lance, quando si fissano sulle aste, poi le lance intere, quando si distribuiscono e si saldano parallele una all’altra: ogni piccolo errore di allineamento, in tali contesti, salta subito all’occhio. Per il resto si tratta di realizzare una sorta di telaio che deve rimanere inscritto nella luce della finestra, a distanza di circa 50 mm su tutti i lati. Il telaio è formato da quattro segmenti di piatto a sezione 35×8 mm, cui si aggiungono 3 segmenti di piatto 25×5 mm, orientati orizzontalmente, posizionati per incrociare e rinsaldare le lance; altri 3 di questi si sovrappongono alla fine.

Creazione del telaio inferriata fai da te

inferriata fai da te 2

Accatastate dopo la costruzione, le inferriate sono pronte per il trattamento protettivo, da fare prima del montaggio. Dato che ci sono zone difficili da raggiungere, a pennello o a spruzzo, in questo caso il bagno di zincatura potrebbe essere la soluzione migliore, ma va effettuato presso officine specializzate.

saldatura a filo continuo

2  Tagliate in serie le stecche di tondino alla lunghezza prestabilita, per saldarvi a un’estremità le punte a lancia, bisogna realizzare una dima che permetta di centrare esattamente i due pezzi, che sono di diametro diverso, e di allinearli perfettamente. Le frecce blu indicano i rilievi, messi ad hoc, per sollevare l’asta; quelle rosse i contenimenti laterali. Anche il puntale ha un suo alloggiamento obbligato.

3  Due punti di saldatura agli opposti e poi si procede con il completamento su tutta la circonferenza di contatto fra i due pezzi.

4 Le bacchette di piatto trasversali sono equidistanti fra loro, ma sono posizionate leggermente più in alto, rispetto al centro della finestra, per non lasciare troppo deboli le punte delle lance, che sopra non sono fissate al telaio.

telaio in ferro inferrita

5 Trovata la posizione, si saldano al telaio le estremità dei piatti trasversali, ovviamente solo dei primi tre.

6 I traversi sono posizionati anche per sostenere le lance ben centrate rispetto al piatto del telaio.

7 Una volta diviso correttamente lo spazio del telaio fra il numero di lance che si devono inserire (queste devono essere assolutamente equidistanti) si possono saldare.

Finitura e completamento dell’inferriata fai da te

saldatura puntiforme

1 A questo punto tutte le operazioni più difficili, ovvero che richiedono la maggior precisione, sono terminate. Basta sovrapporre le altre tre bacchette trasversali in modo che sovrastino correttamente quelle inferiori e saldarne debitamente le estremità al telaio.

2 In prossimità degli incroci fra lance e piatti trasversali si fa una saldatura puntiforme cedendo un bel po’ di materiale.

inferriata fai da te 7

3 L’intenzione è quella di realizzare un rilievo che riproduca la testa di un ribattino, il chiodo di fissaggio da ribattere, che si metteva quando ancora non esisteva la saldatura ad arco. Ideale, per la robustezza dell’insieme, sarebbe fare un foro da 8 mm nella piattina e praticare la saldatura nel foro, in modo che questa rimanga meglio vincolata alla lancia sottostante. La saldatura fra i due elementi, sul bordo della piattina, risulterebbe molto antiestetica e conviene evitare di farla.

Completate le saldature definitive si regolarizzano i cordoni (almeno quelli raggiungibili) usando una smerigliatrice angolare con montato un disco da sbavo. In questa fase va usata molta attenzione per evitare di danneggiare il telaio e le lance, scontrandoli inavvertitamente con il disco in rotazione; se la zona delle saldature è accettabile che sia irregolare, le altre superfici si devono presentare lisce e regolari, perché dopo la verniciatura ogni imperfezione viene accentuata.

inferriata per finestre

Trapano Ryobi RPD1010

Il Trapano Ryobi RPD1010 è uno strumento potente, completo e versatile, con dimensioni contenute nonostante le potenzialità; le scelte progettuali gli consentono prestazioni estreme, ma nello stesso tempo, pur non avendo regolazione di coppia, si fa docile nell’avvitatura

Ryobi RPD1010 è un trapano elettrico di gamma alta; è caratterizzato da prestazioni elevate, è completo nelle funzioni e vanta una robustezza di primo livello. Le dimensioni non sono eccessive, considerando la potenza espressa; questa caratteristica, insieme al design ergonomico e alle ottime impugnature con GripZone, permette l’utilizzo agevole anche per i lavori “leggeri”. La potenza è sempre gestibile al meglio, grazie all’elettronica, alle possibilità di regolazione del variatore e a un pulsante d’avviamento ad azione progressiva, che permette di usare bene il trapano anche come avvitatore.

La seconda impugnatura ha dimensioni generose; anche in questo caso la superficie di presa GripZone è confortevole e gommosa per la massima adesione anche senza doverla stringere esageratamente. Può essere bloccata in tutte le posizioni, senza uso di utensili, per il migliore controllo del trapano lavorando a parete, a soffitto sul banco o a pavimento; impugnare con la destra o con la sinistra, non fa differenza.

I materiali costruttivi sono di qualità molto elevata; solidissimo il corpo frontale che supporta l’albero secondario, con il mandrino, e contiene gli ingranaggi in acciaio di trasmissione e percussione. Il mandrino autoserrante è interamente di metallo e porta codoli sino a 13 mm di diametro. Il motore ha una potenza di 1010 W; due sono le velocità nominali, 1200 e 3200 giri/min con rispettivamente 19200 e 51200 colpi al minuto di percussione, se attivata. La capacità di foratura è di 50 mm di diametro nel legno, 13 mm nel ferro, 20 mm nei laterizi. Ryobi

Comodità d’utilizzo

asta di profondità trapano

  1. L’impugnatura aggiuntiva si può ruotare, ma anche ribaltare su sé stessa, per essere messa nella migliore posizione di lavoro anche per i mancini o per quelle situazioni in cui si è costretti a invertire la posizione delle mani. Per agevolare l’operatore in queste evenienze, il pulsante di inversione della rotazione del mandrino, sopra il grilletto, è fatto in modo che passi l’impugnatura da parte a parte, com’è più comunemente fatto negli avvitatori.
  2. Il tappo sul fondo dell’impugnatura, che si rimuove premendo lateralmente due pulsanti d’aggancio, ha nella parte interna le sedi per incastrare i codoli di alcune punte di varia misura. L’impugnatura stessa è cava in modo che le punte possano trovare sufficiente spazio. Così si può tenere insieme al trapano quella minima, ma di più frequente utilizzo, dotazione di punte e averle sempre a disposizione.
  3. Per bloccare l’impugnatura secondaria nella posizione voluta e l’asta che fa da fermo di profondità ai centimetri prestabiliti non ci sono dadi e bulloni da stringere, o meglio, non servono chiavi. Ruotando l’impugnatura stessa si tira e si rilascia il bullone all’interno che la immobilizza e nel contempo blocca o rilascia l’asta fermo di profondità. Alla base dell’impugnatura una luce a led illumina la zona di lavoro. Prezzo consigliato al pubblico, euro 99,90.

Caratteristiche

Ryobi RPD1010

  1. Il mandrino è autoserrante: ruotando la ghiera esterna si stringono o si allargano le ganasce e al termine, con l’ultimo sforzo, si blocca la punta o il bit di avvitatura. Subito dopo il mandrino una sezione cilindrica funge da sede per l’impugnatura secondaria; la stessa sezione ha diametro standard per l’applicazione del trapano agli aggiuntivi con attacco a collare, come i supporti a colonna.
  2.  Il selettore della velocità ruota di 180 gradi fra le posizioni 1 e 2 che corrispondono rispettivamente a 1200 e 3200 giri/min.
  3. Sul pulsante d’avviamento, una rotella permette la regolazione fine della velocità del motore, nel range del rapporto impostato col selettore.
  4. Spingendo il pulsante sulla sinistra del manico quando il grilletto è tirato, lo si tiene attivato anche togliendo la mano dall’impugnatura.
  5. Sopra il grilletto c’è il comando dell’inversione di marcia, utile nel lavoro di svita-avvita.
  6. In posizione comoda, sul corpo dell’elettroutensile, si trova il selettore che permette di aggiungere, o meno, l’azione percussiva alla rotazione della punta.

Acquista un modello simile

Porta cellulare fai da te | Tutti i passaggi illustrati

Siamo abituati a disperdere per casa lo smartphone, ma possiamo con facilità costruire dei porta cellulare fai da te che li contengano (magari in carica!) in bella e ordinata evidenza

In questo articolo vi presentiamo tre soluzioni per costruire dei porta cellulare fai da te utili quando non li usiamo in versione mobile: piccole variazioni le rendono su misura dei nostri dispositivi. Per iPod o iPhone: porta smartphone fai da te con struttura ad “L” autoportante con incavi un cui far passare il cavo di alimentazione e l’attacco al dispositivo. Per telefoni di medie dimensioni: supporto per cellulare fai da te  costituito da tre elementi, due dei quali uniti a formare una “L” rovesciata, mentre il terzo, perpendicolare alla base, funge da sostegno per i dispositivi. Per telefoni di piccole dimensioni un porta-telefonino fai da te con base di MDF e un sostegno verticale realizzato con plexiglas trasparente sono la soluzione per i modelli più piccoli.

Porta cellulare fai da te (per smartphone grossi tipo Iphone 6 e Samsung Galaxy S7)

porta iphone

tagliare mdf

  1. Da una tavoletta di MDF (o multistrato, dello spessore massimo 8 mm) ricaviamo due pezzi da 150×250 mm, che trattiamo con primer e smaltiamo.
  2. Le due tavolette si incastrano una nell’altra grazie a due sottili aperture effettuate partendo da un profilo laterale. Tracciamo le linee per il taglio su pezzi di nastro per mascheratura che eviterà altresì che il legno si sfibri sotto l’azione della punta o al momento del taglio.
  3. Le aperture degli incavi per il passaggio del cavo di alimentazione e dell’attacco al dispositivo sono realizzate in una tavoletta, con un’apertura a semicerchio; nell’altra con un’asola.
  4. Con il cutter asportiamo le porzioni di multistrato delimitate dalle tracce e dai fori, in modo da ottenere le aperture necessarie.

Porta smartphone fai da te (per telefoni di medie dimensioni, tipo Iphone 5)

porta telefonino

guida di taglio

  1. Da una tavoletta di legno abbastanza duro (per esempio faggio) spessa 10 mm, ricaviamo 3 pezzi: due da 150×50 mm e uno da 30×50 mm. Utilizziamo una guida di taglio per effettuare un lavoro preciso con la sega a dorso.
  2. Nell’elemento che costituisce la base del supporto ricaviamo un’apertura per il passaggio del cavo di alimentazione del dispositivo (dimensionato per iPod e iPhone). Pratichiamo due fori, che fungono da aperture per l’intaglio dell’asola. Per un lavoro preciso montiamo il trapano sul supporto a colonna.
  3. Con il seghetto per traforo asportiamo l’eccedenza di legno presente tra i due fori, in modo da ottenere la giusta apertura.
  4. Assembliamo i tre elementi utilizzando colla vinilica o adesivo di montaggio. Per un solido fissaggio manteniamoli in morsa per almeno ventiquattro ore.

Supporto per cellulari fai da te (per telefoni di vecchia generazione o moderni compatti)

porta mp3

foratura cieca

  1. Da un listello di faggio ricaviamo due pezzi 10x20x40 mm utilizzando una guida di taglio e una sega a dorso. Eventualmente possiamo smaltarli con una tinta a piacimento; in questo caso ricordiamoci di pretrattare il legno con un primer all’acqua.
  2. Il supporto di plexiglas è racchiuso dai due parallelepipedi di legno, uniti tra loro mediante un bullone Ø 8 mm con testa a brugola. A questo scopo realizziamo i fori passanti nel legno utilizzando il trapano montato su supporto a colonna.
  3. Il pannello di plexiglas da 1,5 mm è facilmente sagomabile utilizzando un cutter. Ricaviamone una porzione rettangolare da 40×120 mm.
  4. Dopo aver forato anche il rettangolo di plexiglas, racchiudiamolo tra le due porzioni di legno e serriamo il bullone a brugola, stringendo il dado.