Tratto da “Far da sé n.505 – Maggio/Giugno 2020″
Autore: Nicla de Carolis
Benedetto, in questo caso usato nella sua accezione laica “che ha recato gioia, consolazione, giovamento”, mi sembra l’aggettivo perfetto per definire la situazione di privilegio in cui i far da sé hanno potuto vivere il periodo della quarantena per la pandemia, ahimé non ancora del tutto terminato. Lo stare a casa inizialmente ci ha colti impreparati, ma non è stato percepito come uno stop così negativo, rilassarsi un po’, leggere, guardare la TV.
E poi la permanenza a casa ci ha portato ad avere sotto gli occhi le cose ammucchiate negli anni il cui destino è stato sempre rimandato per mancanza di tempo; quindi tutti ci siamo dedicati a buttare, fare spostamenti di mobili e conseguenti pulizie anche negli angoli più difficili. Ma dopo tutto questo è iniziato il tam tam delle lamentele, non sapere cosa fare per impiegare il tempo, la difficoltà di una convivenza forzata, mai provata in questa misura, oltre che, ovviamente, l’incertezza riguardo al futuro e le paure primarie di perdere la salute e ogni forma di sussistenza. L’inattività non aiuta anche psicologicamente a superare questi pensieri neri, ma volendo essere positivi, tutto il tempo a disposizione, perché non si va al lavoro, al cinema, al ristorante, al bar, a fare una gita al mare, è una vera manna per chi ama fare. Certo non sarebbe così se la quarantena non avesse una fine.
Il laboratorio è il rifugio sicuro, dove, pur rimanendo a casa, la fantasia è libera di concretizzare le idee; ci sono infiniti progetti che aspettano di essere realizzati e riparazioni lasciate a metà che ora si riescono a completare con grande soddisfazione. E poi i trenta metri di ringhiera che delimitano la casa, un po’ arrugginita, può finalmente tornare come nuova.
Tutto senza ansia… il tempo c’è.
E noi della redazione, che non abbiamo mai interrotto la nostra attività, osservando in maniera ferrea le indicazioni del Governo, chi da casa, chi dagli uffici, chi dal laboratorio, siamo confortati dalle vostre realizzazioni che arrivano copiose e di una varietà davvero inimmaginabile. Ecco la costruzione della casetta sull’albero, il cestino per la bici, pratico ed elegante in alluminio, il diffusore 1000 watt per il basso, il triangolo di PINKLER per arrampicata, intrattenimento educativo per i più piccoli, il monopattino realizzato con una bici buttata, il lampadario con la ruota di un arcolaio, la cassettiera fatta con truciolato recuperato vicino ai bidoni della spazzatura… solo per citarne alcuni che pubblicheremo prossimamente.
Tutti oggetti costruiti riciclando materiali, utilizzando la creatività, la capacità di progettare e le tecniche per fare; un impegno che dà gratificazione, segue le regole che vorrebbero un cambiamento di marcia nella nostra economia, contrastando un consumismo sfrenato e l’inquinamento, tornando verso un’economia circolare.
Il far da sé è un modello da seguire che fa bene all’economia ed è un toccasana per la mente.