Tetto a falda vs copertura piana

Tratto da “Rifare Casa n.65 – Settembre/Ottobre 2019″

Autore: Nicla de Carolis

“… avere un tetto sopra la testa…” è un modo di dire per indicare il bisogno primario dell’uomo, manifestatosi già da quando per ripararsi utilizzava le caverne, oltre che il diritto sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, elemento imprescidibile per il rispetto della dignità umana.
In italia quasi il 70% della popolazione vive in una casa di proprietà, un numero altissimo, ma accanto a questa cifra rimangono, secono le più recenti stime, circa un milione e 708mila famiglie senza una casa. Un problema inspiegabilmente irrisolto, visto che gli immobili vuoti ci sono, sia pubblici che privati, ma non è questa la sede per trattare l’argomento.
Tetto quale elemento essenziale di un edificio, vista anche l’importanza nella vita delle persone; nel nostro Paese, guardando dall’alto, ma anche dal basso, possiamo vedere come prevalga il tetto a falda, salvo al sud e nelle isole dove sono molto diffuse le coperture piane, realizzate tradizionalmente per la raccolta dell’acqua.

Una volta il tetto consisteva in un’orditura in legno e una copertura in laterizi con uno spazio, il sottotetto, la soffitta, che serviva per creare un isolamento per le stanze direttamente sottostanti.
Adesso capita frequentemente che i sottotetti vengano recuperati e resi abitabili grazie anche ai materiali isolanti/arieggianti oggi disponibili per il rifacimento della copertura (vedi articolo da pagina 114). Comunque, il tetto vero e proprio è quello a falde, con una sola falda, con due, detto a capanna, e quello con più falde, a padiglione; l’inclinazione delle falde, per ovvi motivi, è maggiore nei luoghi dove nevica molto. La copertura piana o, meglio, un solaio massiccio calpestabile, non un tetto, all’inizio del ‘900 fu scelta come soluzione estetica, come momento di rottura dalla tradizione classica da architetti legati al cosiddetto Movimento Moderno; una delle connotazioni più evidenti di questa architettura voleva gli edifici sfrondati di qualsiasi forma decorativa e a forma cubica.

Le due tipologie di “cappelli” per edifici sono molto lontane tra loro ma, seppur oggi domini il pluralismo anche su questo tema, il tetto a falde rappresenta l’elemento più immutato nella forma e più evoluto nei materiali per i suoi sostanziali vantaggi; per citarne qualcuno, l’ottima tenuta all’acqua, la facilità di riparazione e la lunga durata. Come scriveva nel 1957 il maestro Giò Ponti (architetto, designer e tanto altro): “Il tetto è, in ogni modo, una copertura logica, perfetta, leggera, aerata, coibente”.

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