Rifornirsi di frutta e verdura camminando per la città, al rientro dal lavoro o durante la giornata, fare “la spesa” nelle aiuole, nelle rotonde per mangiare prodotti freschi e di stagione, a km zero, ottenuti con agricoltura biologica, tutto questo senza pagare nulla. Non è una favola, ma una realtà che si trova in una cittadina dell’Inghilterra di 16mila abitanti, nel West Yorkshire, soprannominata dai suoi abitanti: “Todmorden Incredible Edible”, ovvero Todmorden incredibilmente commestibile.
Tutto è cominciato nel 2008 con l’idea di Pam Warhurst che mise dei cartelli nel suo orto di casa per invitare i passanti a entrare e prendere qualche verdura; l’obiettivo era quello di reagire e combattere la crisi alimentare ormai già in atto. Dopo 6 mesi, e dopo aver abbassato il muro di recinzione del suo orto, il progetto diventò una realtà che coinvolgeva le istituzioni e la cittadinanza. L’iniziativa, basata sulla condivisione pubblica è stata quella di cominciare a coltivare ogni genere di ortaggi, frutta e verdura sfruttando il suolo pubblico, cominciando dal pezzetto di terra intorno a casa, fino ad arrivare ai giardinetti comunali, alle aiuole, ai viali alberati, ai bordi del cimitero, ovunque.
Tutti i cittadini, invitati a coltivare la terra, sono liberi di raccoglierne i frutti. ll successo è stato tale che l’amministrazione locale ha messo a disposizione ogni più piccolo pezzetto di terra in nome della sostenibilità e dell’aggregazione sociale, ponendosi, addirittura, l’obiettivo di diventare una città autosufficiente dal punto di vista alimentare entro il 2018. I luoghi coltivati sono geolocalizzati su Google Maps e aumentano ogni anno.
Che dire: un progetto magnifico che riporta a una visione etica di condivisione e sostenibilità, insegna ai più giovani che frutta e verdura non nascono sugli scaffali del supermercato, un progetto che fa bene alla salute perché mangiare prodotti a km zero è più sano, perché coltivare l’orto impegna con movimento fisico e, per di più, fa bene al portafoglio. Intanto, per chi dispone di un fazzoletto di terra o anche di un terrazzo, da pagina 16 ci sono tanti buoni suggerimenti per coltivare un orto personale con tutte le gratificazioni che, già solo così, quest’attività è in grado di dare.
“FOOD TO SHARE”, cibo da condividere, la scritta sul cartello nell’aiuola “edibile”. A Todmorden qualsiasi spazio libero, qualsiasi contenitore atto a contenere terra viene utilizzato per coltivare frutta e verdura.
Semplice e robusto, questo tavolo fai da te sarà il re delle serate estive con barbecue e frizzantino
L’estate è vicina e la voglia di trascorrere le serate all’aperto insieme agli amici è sempre più pressante: il giardino è a posto, ma sembra che manchi qualcosa… già, manca un bel tavolo fai da te che possa riunire tante persone in allegria.
Tuffiamoci allora in questa costruzione e procuriamoci la materia prima: il legno d’abete. Ci occorrono tavole piallate di abete dello spessore di 25 mm che ci facciamo tagliare su misura al momento dell’acquisto; una decina di listelli della sezione di 30×40 mm (sempre in legno di abete) che serviranno per fissare le varie tavole; parecchie viti bronzate per legno, perché se lasciamo il tavolo all’aperto dovranno essere in grado di reggere alle intemperie senza arrugginirsi.
Assemblare le panche
Le panche sono costituite da un sedile formato da due tavole accostate che poggia su tre gambe. Ognuna è formata da una coppia di tavolette-montanti alle cui sommità sono fissati due listelli di raccordo. I montanti sono collegati e stabilizzati mediante l’inserimento di una tavoletta di unione. Una volta completata la costruzione delle gambe le avvitiamo sulla faccia “inferiore” della seduta, a distanze regolari (ripetiamo la stessa operazione per assemblare la seconda panca).
Ora possiamo passare alla costruzione del tavolo fai da te. Iniziamo dal piano, che è composto dall’unione di tavole da 2 metri. Dopo averne accostate 4 tracciamo, su quella che diventerà la parte inferiore del piano, tre linee guida, su cui posizioniamo i tre listelli che servono per unire saldamente il piano. Il fissaggio dei listelli si realizza con una serie di viti autofilettanti.
Le gambe del tavolo
Le gambe sono realizzate con lo stesso sistema del piano: avvitiamo due listelli (uno in alto e uno a 100 mm dal piede) per fissare le 3 tavole che costituiscono una gamba del tavolo. La tavola centrale è più corta di 100 mm delle due rimanenti per facilitare l’appoggio a terra. Fissiamo le gambe al piano del tavolo, mediante viti bronzate da 6x60mm.
Operazioni di finitura
Con la levigatrice orbitale carteggiamo molto bene la superficie del tavolo e delle panche; rimuoviamo con un pennello o un aspirapolvere tutto il polverino formatosi. Per la finitura, dato che è necessario proteggere il legno dagli agenti atmosferici, dovremo intervenire in due fasi successive. Stendiamo almeno due mani di impregnante protettivo per legno su tutta la superficie del tavolo e delle panche: tra una mano e l’altra, lasciamo asciugare molto bene e carteggiamo.
L’ultima fase prevede la stesura di uno smalto coprente il cui colore si integri al meglio con il verde del nostro giardino (diciamo che un bel un rosso vivo è sempre una buona scelta). Per una copertura ottimale è preferibile stendere almeno tre mani. L’ultima operazione consiste nell’applicare delle strisce di gomma sotto le gambe delle panche e del tavolo, in modo che il legno non venga a contatto diretto del terreno e lo preservi dall’umidità. A questo punto tutto è pronto; non ci resta che prendere il telefono e radunare famiglia e amici per una allegra e conviviale serata.
Tavolo fai da te – I materiali
Per costruire il tavolo e le due panche dobbiamo procurarci delle tavole di abete grezze lunghe 2 metri e spesse 25 mm (200 euro al mc). E’ conveniente farcele tagliare su misura al momento dell’acquisto. Servono anche 3 listelli di abete 30x50mm (circa 14 euro), colla per legno, viti per legno bronzate, fondo impregnante e smalto coprente di tipo oleosintetico.
Tavolo fai da te – Il progetto
Costruire le panche
Con le viti bronzate e la colla fissiamo i listelli ai fianchi delle tavole che formano le gambe della panca.
Ogni gamba è costituita da due tavole che vanno collegate con l’inserimento di una tavoletta fissata, inizialmente, con colla vinilica.
Con le viti bronzate e l’aiuto di un morsetto fissiamo le tavole di ogni gamba alla tavoletta di collegamento.
Dopo aver misurato in quale posizione montare le gambe (ce ne vogliono 3) alla tavola di seduta, inseriamo le viti autofilettanti.
Piano e gambe
Si tracciano le linee guida per il collegamento delle tavole che formeranno il piano tramite tre listelli mantenendo tra di loro distanze regolari.
Con l’aiuto di due morsetti e dopo aver applicato un poco di colla fissiamo per avvitatura i tre listelli trasversalmente alle tavole.
La costruzione delle gambe del tavolo ricalca quella del piano: iniziamo con l’applicare colla vinilica lungo i listelli di collegamento.
Sempre con l’aiuto di due morsetti inseriamo le viti bronzate per il completo bloccaggio dei listelli alle tavole che formano ogni gamba.
Possiamo fissare le gambe al piano del tavolo utilizzando prima la colla e poi inserendo una serie di viti bronzate da mm 6×60 mm.
Per garantire una maggiore stabilità e comodità all’insieme è bene fissare, fra le due gambe, una traversa poggiapiedi che blocchiamo con le viti.
La finitura
Con una levigatrice orbitale (o con carta abrasiva N° 160) carteggiamo bene tutte le superfici del tavolo e delle panche.
Una volta carteggiato e ripulito dal polverino, passiamo una o due mani di impregnante protettivo per legno.
Siamo pronti per la smaltatura che può essere effettuata con almeno tre mani di smalto oleosintetico.
L’ultimo importante passaggio consiste nell’applicare sulla parte inferiore delle gambe (di panche e tavolo) alcune strisce di gomma, al fine di preservarle dall’umidità del terreno. Le strisce si incollano con adesivo a contatto. Qualche colpo col mazzuolo di gomma favorisce l’incollaggio.
Senza ricorrere a complessi incastri si può realizzare un solido banco da lavoro fai da te; a parte la spinatura del piano alla struttura, tutte le parti sono unite da colla
La costruzione di un banco da lavoro fai da te è sicuramente un’attività utile e divertente per l’appassionato bricoleur anche tenendo in considerazione che la necessità di attrezzarsi per svolgere al meglio le attività di bricolage viene avvertita diversamente da ciascuno in base alle proprie capacità, al tempo e allo spazio a disposizione; una caratteristica che accomuna i far da sé è quella di arrangiarsi, perciò ci si trova spesso a scendere a compromessi: se alcuni lavori si presentano con una certa frequenza si cerca di disporre di una dotazione sufficientemente completa per realizzarli, altrimenti si trova un escamotage con quello che già si possiede.
Costruire un banco da lavoro fai da te, inteso come tale, è spesso sottovalutato: anche un pannello su cavalletti può essere funzionale, ma se lo si usa con frequenza e per più attività poco conta aumentare il parco di elettroutensili, bisogna disporre di un banco robusto, stabile e, possibilmente, sempre libero da macchine stazionarie e altri ingombri.
Dopo la pensione, il nostro lettore Virgilio Conti ha avuto modo di dedicare più tempo al bricolage e la mancanza di un banco da lavoro fai da te vero e proprio si è fatta sentire; quello che si è costruito su misura, fatto quasi completamente di materiale di recupero, misura 1520x630xH830 mm.
Come costruire banchi da lavoro fai da te
Le gambe sono costituite da travetti 60×60 mm ottenuti dall’incollaggio e taglio a misura di listelli di sezione inferiore; sono unite a coppie a formare i castelli laterali tramite 3 listelli per parte collegati per avvitatura dall’esterno.
Attorno alle gambe, a filo superiore, si realizza una cornice sottopiano con altri listelli di recupero avvitati a queste sempre dall’esterno; nella parte bassa si montano due longheroni, fissandoli con squadrette metalliche dall’interno.
Circa a metà tra i due listelli intermedi del castello si avvitano altri due listelli che fungeranno da sostegno per il ripiano aggiuntivo.
Il piano è ottenuto partendo da un vecchio pannello da 30 mm danneggiato, ma non tanto da comprometterne il recupero dopo averlo ripulito e stuccato. Con l’aggiunta di un’ulteriore tavola nella parte posteriore si ottiene la profondità necessaria; l’insieme viene poi circoscritto con una cornice sporgente in basso e completato con un’alzata posteriore.
Dopo il trattamento con impregnante il piano si fissa alle gambe tramite spinatura; si preparano quattro listelli angolari, con le estremità bisellate a 45°, da incollare alla cornice e avvitare sottopiano come rinforzo.
Preparato anche il ripiano intermedio, il banco è pronto per la collocazione in laboratorio: per renderlo ancora più funzionale si montano ai lati listelli portautensili, una multipresa sul retro, una morsa da banco e una lampada a braccio flessibile.
Hai bisogno di un banco da lavoro ma non hai tempo di costruirlo fai da te? Ecco alcuni consigli per gli acquisti
Banco da Lavoro Metallico con Ripiani in Legno 100x50x160h
Non solo banchi da lavoro…
Quello illustrato non è l’unico banco da lavoro legno realizzato dal nostro lettore, tutto lo spazio che ha allestito a laboratorio è attrezzato con altri banchetti realizzati in gran parte con materiale di recupero. Quello a destra in primo piano è un vecchio banchetto con struttura in metallo arrugginita e piani in legno consumati, ripulito e riverniciato; dopo aver bloccato le ganasce alla massima escursione, è stato montato sui ripiani esistenti un nuovo piano di legno più ampio e funzionale.
La troncatrice poggia invece su una struttura del banco lavoro fai da te formata da due cavalletti di legno, rinforzati e collegati da una traversa in basso su cui è posto un piano ottenuto dal recupero della fiancata di un vecchio armadio.
Senza complicati interventi per espandere l’impianto di riscaldamento, oggi si può aggiungere un termoarredo in kit elettrico al proprio bagno
Svolta importante nel settore del riscaldamento: ora esiste un termoarredo in kit definito anche scaldasalviette in kit di tipo elettrico, da acquistare appunto in kit di montaggio, scegliendo fra tre potenze, diverse dimensioni, forme e colori.
Inutile sottolineare la grande utilità del termoarredo in kit, efficace come rinforzo al termosifone del bagno nella stagione più fredda, addirittura indispensabile la mattina e la sera, nelle mezze stagioni, quando il riscaldamento ormai si tiene spento; la grande novità sta nel fatto che questo elemento tecnico, e nello stesso tempo di arredo, è stato concepito per risolvere ogni esigenza.
Ottavio, così si chiama il termoarredo elettrico in kit prodotto da De’ Longhi, è fornito in kit da montare, così si può configurare su misura, assecondando, oltre ai gusti personali, anche le esigenze dello spazio a disposizione e le necessità di potenza.
Massima versatilità e leggerezza che consentono veramente a chiunque di acquistare il termoarredo in kit, portarlo a casa e montarlo senza difficoltà e senza speciali utensili: il termoarredo, incluso l’imballo, pesa meno di 5 kg e la confezione ha un ingombro di soli 95x14x8 cm.
Cosa contiene la confezione dello scaldasalviette in kit Ottavio
La struttura del termoarredo in kit Ottavio è costituita da una serie di tubi orizzontali, a scelta di sezione quadrata o tonda, bianchi o colorati, blocchetti laterali e due collettori che uniscono il tutto.
La parte elettrica è una serpentina autoriscaldante che va infilata all’interno di tubi prima di completare il montaggio con i collettori. Gli elementi aggiuntivi sono rappresentati dai distanziali e dagli attacchi a parete, nonché dai tappi di chiusura e finitura delle estremità dei collettori.
Come installare il termoarredo ottavio
Non servono utensili particolari per il montaggio di Ottavio: le uniche viti, oltre a quelle per l’applicazione a parete, sono quelle per fissare i tappi in testa ai collettori.
Alle estremità dei tubi orizzontali si innestano i blocchetti laterali; si bloccano a scatto, grazie a una linguetta.
Il conduttore autoriscaldante si inserisce lateralmente nei tubi orizzontali partendo da quello più in basso e, serpeggiando dall’uno all’altro, si infila in tutti sino a quello superiore.
I collettori, ovvero i due profilati d’alluminio laterali, che uniscono il tutto, si inseriscono dal basso facendo entrare in sequenza i blocchetti nella sede a loro destinata.
I collettori si inseriscono uno per volta; i blocchetti devono essere tutti inclusi.
Sul retro il collettore ha una scanalatura in cui corrono i 4 dadi di ritegno dei distanziali a parete. Si fanno scorrere in modo che i distanziali restino in posizione simmetrica, ma con possibiltà di forare in corrispondenza delle fughe ed evitare di danneggiare le piastrelle.
Una grossa vite a testa esagonale blocca ogni distanziale nella posizione attribuitagli. Si stringe con una chiave a forchetta.
I 4 distanziali devono rimanere vicini alle estremità dei collettori: per semplicità si prendono come riferimento il secondo tubo orizzontale dal basso e il secondo dall’alto.
Appoggiato provvisoriamente il termoarredo alla parete, si marcano i fori da effettuare; dopo averli fatti si inseriscono i tasselli a espansione e si bloccano gli attacchi dei distanziali.
I distanziali del termoarredo in kit si incastrano sugli attacchi a parete.
Con Stendidea si risolve il problema dei panni stesi in casa. Per stendere i panni si fa scendere la rastrelliera nel punto più basso: una volta caricata la si può far salire fino all’altezza massima, per poi riabbassarla quando i panni saranno asciutti. Quando Stendidea non è in uso la rastrelliera può essere ripiegata a parete e utilizzata come portasalviette, all’altezza più opportuna.
Il problema degli indumenti stesi ad asciugare in casa è il loro notevole ingombro che limita la libertà di movimento negli spazi: si può adottare uno stendibiancheria estensibile montato sulla parte alta di una parete, ma diventa difficoltoso appendere e recuperare i panni. Stendidea risolve entrambi gli inconvenienti, permettendo di stendere a un’altezza comoda per poi portare gli indumenti in alto, in modo che possano asciugare senza ingombro a terra. Stendidea è costituito da struttura moderna ed essenziale da fissare a parete costituita da un cassonetto che incorpora un rullo, azionato da un motore elettrico, alle cui estremità sono avvolte le cinghie di trazione che terminano con due carrelli; questi scorrono in binari verticali e permettono la salita e la discesa della rastrelliera di acciaio inox, ripiegabile a parete quando non è in uso. Per il funzionamento basta collegare il cavo elettrico a una presa di corrente.
L’ingombro in profondità di Stendidea quando non è in uso si riduce ai 45 mm dei binari, in quanto il cassonetto, profondo 115 mm, si trova in alto. Complessivamente la struttura ha un’altezza di 133 cm e larghezze, a seconda dei modelli, di 113, 133 e 150 cm; quest’ultima, grazie alle 8 aste dello stendino, mette a disposizione dell’asciugatura ben 12 metri lineari di superficie e regge fino a 20 kg di peso.
Il principale vantaggio sta nel fatto che l’installazione va effettuata prevedendo di avere lo stendino completamente abbassato a un’altezza ottimale per appendere gli indumenti senza fatica, dopodiché basta premere un pulsante e lo stendino viene portato in alto dove, tra l’altro, l’aria tende a essere più calda facilitando l’asciugatura. La salita e la discesa possono avvenire anche con lo stendino ripiegato, arrestandolo in qualunque punto del percorso, così da poterlo utilizzare come portasalviette quando non ci sono panni da asciugare. Visita il sito di Stendidea
L’installazione avviene semplicemente con 6 tasselli a espansione, quattro per il gruppo motore e due all’estremità inferiore dei binari.
Installazione Stendidea
La flangia di supporto del rullo motorizzato si posiziona all’altezza prestabilita e perfettamente in bolla per marcare i punti di foratura sulla parete, attraverso le feritoie prestabilite.
Dopo aver praticato i fori si inseriscono i tasselli, quindi si ripresenta la flangia e si inseriscono le viti che la stabilizzano alla muratura. Essendo le feritoie asolate, conviene effettuare una seconda verifica con la livella a bolla.
Il rullo, con cinghie e carrelli premontati, si appende alla flangia inserendo i perni laterali nelle apposite scanalature; il movimento laterale viene impedito inserendo una copiglia (in dotazione) a una delle due estremità.
In uno dei due binari, all’estremità che presenta i fori più piccoli, si inserisce il carrello nella scanalatura interna con funzione di guida.
Muovendo leggermente l’estremità per far combaciare i fori del binario con quelli delle alette laterali, si inserisce la vite brugola passante e la si blocca sul lato opposto con relativo dado. Si ripetono le operazioni per l’altro binario.
Alla base dei binari si inserisce l’asta distanziale, filettata alle estremità e provvista di viti per il bloccaggio della stessa alla struttura tramite chiave brugola. Si inseriscono quindi i due tappi inferiori per copiare i fori per i rispettivi tasselli che stabilizzano la struttura.
Si svita l’asta più interna della rastrelliera, quindi si inserisce la penultima nella gola presente all’estremità del carrello. L’asta tolta va rimontata nell’asola posteriore del carrello, in modo che la rastrelliera risulti ribaltabile senza possibilità di sfilarsi dai carrelli.
Il montaggio della parte superiore si completa con la copertura di materiale plastico: si inserisce l’anello fermacavo nella sua sede e si sollevano due alette laterali presenti sulla flangia che, inserite in apposite feritoie presenti sulla copertura, permettono il bloccaggio della stessa.
Il telecomando in dotazione permette di alzare e abbassare lo stendino, totalmente o in parte.
Ecco come costruire una torretta porta capsule fai da te per la moderna macchina espresso!
Ecco a voi un simpatico tutorial per costruire un Porta capsule fai da te per il caffé!
Ormai le macchine del caffè di ultima generazione non richiedono neppure il riempimento manuale del filtro con il macinato: la giusta dose per un buon caffè è racchiusa in una cialda che basta premere in una cavità dedicata, a estrarre il contenuto ci pensa la macchina.
Il bello è che ogni singolo caffè può derivare da una miscela diversa o aromatizzata in vario modo, ciascuno può scegliere in base alle voglie del momento. Una scorta minima di capsule per ogni gusto occupa più spazio del classico barattolo per il caffè, per questo il nostro lettore Leonardo Telesca (ecco qui il suo progetto della combinata autocostruita) ha realizzato una sorta di porta capsule fai da te verticale in cui conservarle divise per tipo, in modo da poter scegliere il gusto e prelevarlo con facilità, con la completa approvazione della moglie Annamaria.
Come costruire un porta cialde fai da te
Per costruire il porta capsule fai da te sono necessari 18 elettrodi inox Ø 4 mm, lunghi 350 mm, ai quali bisogna far saltare via il rivestimento esterno.
Pazientemente, uno per uno, vanno strofinati con tela smeriglio fine per ottenere bacchette lisce e senza tracce di materiale aggiunto.
In base allo spazio disponibile si stabilisce lo sviluppo del porta cialde fai da te (in questa fase è indispensabile far approvare il progetto dalla moglie, che ha sempre l’ultima parola…). Al centro dei lati della base pentagonale si saldano le bacchette con le estremità sagomate a sbalzo, affinché le capsule possano essere prelevate dal basso; quelle diritte, interne, si saldano sul cerchio, in corrispondenza dei tratti d’unione con i vertici del pentagono.
Il cappello superiore va disposto in modo che le punte della stella centrale corrispondano ai vertici della base, effettuando di conseguenza le saldature. La torretta può contenere 14 capsule sovrapposte, per un totale di 70 caffè in 5 gusti.
Vuoi costruire un porta cialde fai da te? Ecco alcuni consigli per gli acquisti
Il legno, il materiale più amato da chi fa da sé perché facile da lavorare, bello, piacevole al tatto, ispiratore delle realizzazioni più utili e originali, ha anche, contrariamente a ciò che vogliono spesso i luoghi comuni, una resistenza e una vita inimmaginabili. Quello che per primo ci lascia stupefatti è il legno Kauri, una conifera della Nuova Zelanda, l’albero più grande al mondo per cubatura del tronco, supera i settanta metri di altezza e un diametro che può raggiunge i nove metri.
Circa 50.000 anni fa, una serie di cataclismi ha abbattuto intere foreste di Kauri sommergendole di acqua e di fango; le particolari caratteristiche di questo fango e la mancanza assoluta di ossigeno hanno permesso ai tronchi, rimasti intrappolati nelle paludi per 30/40/50 mila anni, di sfidare i processi chimici di decomposizione e di pietrificazione per arrivare intatti fino ai nostri giorni. Nel sottosuolo ci sono delle vere e proprie miniere di legno, tronchi enormi che presentano le stesse caratteristiche di un legno appena tagliato.
Una splendida facciata in legno con finitura carbonizzata.
Fa venire i brividi toccare un tavolo in Kauri di 50.000 anni! Sempre parlando di longevità di questo materiale dalle insospettabili caratteristiche, possiamo ancora citare le navi del lago di Nemi, vicino a Roma, scafi dell’epoca dell’imperatore Caligola (37-41 d.C.), recuperate negli anni Trenta e andate distrutte poco tempo dopo, durante la seconda guerra mondiale, non senza aver svelato prima i segreti costruttivi, grazie all’ottima conservazione del legno rimasto in acqua per quasi duemila anni. L’opera viva delle navi (la parte immersa) ha rivelato una perfetta tecnica navale, dalla scelta delle leghe metalliche a quella del legno e del suo trattamento, all’ ingegnosità dei giunti, degli incastri, della calafatura e dell’impermeabilizzazione.
E che dire dell’importanza del legno nell’edificazione di Venezia, la città lagunare sorta su un’immensa “foresta di alberi rovesciati”? L’area destinata alle fondazioni veniva delimitata con due serie di palificazioni parallele tra loro distanti circa 80 cm, lo spazio tra le palificate veniva riempito con fango su cui, una volta asciutto, venivano piantati tronchi, uno vicino all’altro, tanto in profondità da raggiungere il terreno solido. Sulle teste parificate si applicava un tavolato di larice o di olmo, i pali conficcati nel fango si pietrificavano diventando così resistenti e cementati tra di loro da formare perfette fondamenta.
Dopo il fango e l’acqua anche il fuoco, tre elementi che nell’immaginario non vanno d’accordo con il legno: eppure, da pagina 34 parliamo di carbonizzazione, una finitura del legno secondo un’antica tecnica giapponese, lo Shou Sugi Ban, che conferisce al materiale colori scuri cangianti, esteticamente molto gradevoli e originali. In più, il legno, trattato sapientemente con le fiamme, diventa molto resistente e si conserva in esterno fino a 100 anni senza alcuna manutenzione.
WD-40, la storia e lo sviluppo di un’azienda leader nel mondo dei lubrificanti multifunzione
La storia di WD-40 inizia nel 1953 a San Diego in California in un piccolo laboratorio dal nome Rocket Chemical.
Erano gli anni dei primi viaggi spaziali, il mondo stava cambiando e in America vi era un crescendo di attività che gravitavano intorno alla Nasa. Proprio la Nasa commissionò ai fornitori la ricerca e creazione di un idrorepellente che potesse risolvere i problemi di corrosione e di protezione dei contatti elettrici sui razzi spaziali.
Il piccolo laboratorio di San Diego iniziò la sperimentazione di diverse formule che potessero risolvere i problemi della Nasa. I tentativi furono numerosi e finalmente la 40esima formulazione risultò essere la vincente, nacque così WD-40 (acronimo di Water Displacement-40), il lubrificante multifunzione diventato il punto di riferimento in tutto il mondo.
Con il nuovo prodotto, l’azienda intraprese il proprio percorso di successo lavorando con l’industria aerospaziale e militare, dove WD-40 trovava la sua massima utilità. Il passo successivo, nel 1958, fu proprio la creazione della bomboletta: l’inventore Norm Larsen riuscì infatti ad inserire WD-40 in una bomboletta affinché iniziasse la sua massima commercializzazione. Un’invenzione che ha radicalmente trasformato l’azienda in una multinazionale protagonista indiscussa del settore.
Nel corso degli anni, WD-40 ha trovato numerose applicazioni a livello industriale (aerospaziale, automobilistico, meccanico, agricolo, ecc), sportivo e domestico.
Le nostre linee di prodotti
Il mondo dei lubrificanti multifunzione WD-40 si è notevolmente ampliato: sono state infatti realizzate nuove gamme di prodotti altamente professionali ed estremamente performanti dedicati alla cura della bicicletta, della moto e per tutti gli utilizzi industriali. Specialist, Specialist Bike e Specialist Moto sono tre linee in grado di garantire le migliori prestazioni e di soddisfare le esigenze di tutti gli utenti.
WD-40 Specialist è una gamma di prodotti sviluppata per la manutenzione industriale;
WD-40 Specialist Moto composta da 7 straordinari prodotti, è stata ideata e sviluppata in collaborazione con il Team WD-40 impegnato nella British Superbike’s Series, per garantire elevate prestazioni e una manutenzione efficace a moto e scooter;
WD-40 BIKE è una linea di 5 prodotti concepiti per la cura e manutenzione della bicicletta durante tutto l’anno.
Nell’ambito sportivo, meccanici e professionisti del settore, continuano a confermarne l’alta qualità dei prodotti e, le numerose sponsorizzazioni che l’azienda vanta con team e circuiti sportivi di caratura internazionale, ne testimoniano il livello raggiunto da WD-40 nella produzione dei propri lubrificanti.
HoriZen by Betafence: per creare e personalizzare angoli di privacy, in giardino e in terrazzo
Belli, trendy, personalizzabili e “fai da te”, i nuovi pannelli modulari frangivento e frangivista consentono di creare spazi di privacy a misura di ogni gusto e stile e organizzare al meglio gli spazi esterni.
Chi ha un giardino o un terrazzo lo sa: non c’è nulla di più desiderabile che godere di uno spazio proprio in totale libertà, lontano da sguardi indiscreti e in completo comfort. Nelle aree esterne della casa, solitamente si riposa, ci si rigenera mente e corpo, ci si concede l’atteso relax, si respira un po’ di natura o ci si regala momenti di svago: momenti privati che richiedono la giusta privacy.
La nuova gamma HoriZen® by Betafence risponde all’esigenza di proteggere questi momenti, offrendo la possibilità di esprimere il proprio stile.
HoriZen è una gamma innovativa di listelli e pannelli modulari frangivista e frangivento, per creare angoli di privacy di grande tendenza, in giardino e in terrazzo o per organizzare facilmente e con stile gli spazi esterni.
Uno dei vantaggi importanti che offre HoriZen è la possibilità di creare spazi completamente su misura: la possibilità di personalizzazione è davvero infinita. E’ possibile scegliere tra materiali diversi, textures, colori, forme; si possono combinare pannelli di diversa tipologia; in orizzontale e in verticale; inserire elementi decorativi e luminosi o ancora creare un vero muro oscurato. Nelle dimensioni più adatte a rispondere alle specifiche esigenze. E sempre contando su un design attuale ed elegante che si inserisce con armonia nel contesto naturale. Per un angolo di privacy davvero personale, contemporaneo, creativo ed originale.
Oltre all’estetica decorativa, le soluzioni HoriZen sono inoltre resistenti alla corrosione degli agenti atmosferici ed all’usura del tempo. Tutti i materiali e componenti sono accuratamente selezionati e testati: la funzionalità dei sistemi per la privacy garantita 10 anni.
In ultimo, installare i sistemi HoriZen è molto semplice: grazie ad un pratico manuale d’installazione ed un video, con tutte le indicazioni funzionali ad una posa in opera perfetta. Sarà facile e divertente creare zone di privacy, sia in giardino, che su terrazzo.
Un gamma ampia e diversificata per vari gusti e stili
La gamma HoriZen comprende: listelli per creare i pannelli, pannelli modulari, pannelli premontati, cancelli, strisce luminose e strisce decorative inseribili nei pannelli e disponibili in diverse textures, pali ed accessori specifici.
Utilizzabili come separé, divisori, frangivista o frangivento, i seguenti pannelli sono combinabili tra loro: quindi è possibile abbinare pannelli in WPC con pannelli in alluminio o in vetro o in laminato! O addirittura, nei sistemi con listello, è possibile combinare listelli di materiale diverso.
1.Sistema a pannelli frangivista con listelli in WPC
Horizen® Composite System: tutto il calore e il fascino del legno
E’ un sistema frangivista composto da listelli in un materiale innovativo ad alta prestazione: il WPC, una miscela di fibre di legno e polimero che unisce tutto il fascino e il calore naturale del legno con i vantaggi della plastica. E’ infatti resistente agli agenti atmosferici, non marcisce e non crea schegge; con una manutenzione davvero ridotta.
Ideale per creare spazi di privacy con un appeal molto naturale, in armonia con il verde circostante. Un separé da esterno effetto legno si adatta a salottini in colori neutri e materiali naturali – bamboo, vimini, teak e tessuti grezzi – in perfetto stile eco-friendly.
2.Sistema a pannelli frangivista con listelli in alluminio
Horizen® Aluminium: seduzione e lucentezza con il look metallico
E’ un sistema frangivista costituito da listelli realizzati in alluminio verniciato a polvere argento o antracite, che sono impilabili uno sopra l’altro secondo l’altezza desiderata. La lucentezza metallica di questi divisori da giardino dal design elegante ed essenziale si abbina particolarmente con le case moderne, impreziosendo lo spazio con pregio e raffinatezza.
Ideale per architetture moderne. Il metallo cattura la luce e la riflette in bagliori unici che conferiscono allo spazio classe ed eleganza. Un arredo outdoor minimalista viene ancor più valorizzato da elementi esterni metallizzati. Per chi ama rompere gli schemi: abbinare con cuscini e sedute coloratissimi.
Sistema frangivento con pannelli in Vetro
Horizen® Glass: raffinata trasparenza, per un impatto visivo minimo
Realizzato in vetro antisfondamento, questo esclusivo sistema frangivento ripara con discrezione dall’aria in giardino e in terrazzo. Disponibile in diversi modelli (trasparente, completamente opaco o con inserti trasparenti o con inserti opachi) e dimensioni consente di creare zone di privacy, con un impatto visivo minimo.
Ideale per chi non ama le barriere ed ha esigenze di privacy ridotte.
Il vetro infatti fa fluire lo sguardo e consente di godere al meglio della bellezza del verde e del panorama.
4.Pannelli frangivista e frangivento in laminato
Horizen® Laminate: eleganza e ultra-resistenza
E’ un pratico pannello realizzato in laminato, un materiale che offre il meglio di sé nelle applicazioni esterne in cui può esprimere la propria eccellente stabilità e resistenza agli agenti atmosferici che possono usurare il pannello. Disponibile in diverse forme e dimensioni. Non richiede particolare manutenzione ed è estremamente durevole nel tempo.
Ideale per chi non rinuncia alla praticità, sia che ami il design e l’eleganza senza tempo sia che viva l’angolo di privacy come spazio informale e giocoso: dipende dal colore scelto per i pannelli, fondamentale per esprimere il proprio stile.
5.Pannelli frangivista pre-montati in WPC
HoriZen® Composit Design Alu Panel: la nuova bellezza del classico separè in legno
E’ un pannello pre-montato composto da listelli HoriZen Composit molto grandi (XL) in WPC inseriti in un telaio di alluminio color argento. Disponibile nel lucente colore antracite in linea con la tendenza metallic 2017 o in tonalità sabbia per un effetto di grande naturalità. E’ resistente agli agenti atmosferici, non marcisce e non crea schegge; non richiede manutenzione.
Il consiglio del designer
Ideale per spazi discreti e raffinati dove è il dettaglio ricercato, a catturare lo sguardo senza mai risultare invadente. Come impone la tendenza minimal che si riconferma anche quest’anno nell’outdoor: design dell’arredo elegante, pulito ed essenziale, colori neutri e tenui, in molti casi tessuti grezzi naturali.
6.Pannelli pre-montati frangivista in alluminio, anche per recinzioni
HoriZen® Aluminium Squadra Panel: stile retrò, materiali futuristici
Ricorda le tradizionali staccionate in legno, ma ha un aspetto moderno, pulito ed essenziale che lo rende molto attuale: questo separé da giardino è un pre-assemblato in alluminio. Perfetto come pannello per privacy in uno spazio moderno ed essenziale o per una recinzione fronte casa.
Il consiglio del designer
Ideale per valorizzare con discrezione sia contesti country chic, che giardini di abitazioni urbane.
Semplice, lineare, pulita è un sistema che non risulta mai invasivo e porta un tocco di eleganza.
Per cambiare l’aspetto di una stanza, rinnovare una cucina o semplicemente per personalizzare una soluzione abitativa temporanea o definitiva possiamo installare un pavimento flottante LVT (piastre in PVC di lusso)
La posa di un pavimento flottante LVT rappresenta una delle ultime frontiere per il rivestimento delle superfici calpestabili: grazie ai nuovi materiali vinilici, da oggi cambiare faccia alla propria casa è ancora più facile, economico e meno invasivo.
Con un pavimento flottante LVT (Luxury Vinyl Tile) di nuova generazione, infatti, si posano direttamente sul pavimento preesistente senza necessità di colle o lavori di muratura; il loro spessore permette la posa sotto porte e finestre esistenti. Il tutto mantenendo i vantaggi del PVC come l’isolamento acustico, il comfort tattile e la resistenza all’umidità.
Come installare un pavimento vinilico di lusso fai da te
Il pavimento flottante Senso Lock Plus si installa facilmente su pavimenti esistenti (esclusi moquette e laminato, che vanno rimossi), le piastrellature devono avere fughe non più larghe di 4 mm e 1 mm di profondità, in caso contrario occorre stendere un sottopavimento apposito. Il sottofondo dev’essere liscio e pulito; per l’installazione bastano un cutter e un metro.
Nessun lavoro di muratura: per adattare i listoni alla lunghezza necessaria basta rilevare la misura, fare un segno su quello intero…
…e, utilizzando il bordo di un’altro come guida, far scorrere la lama del cutter sul lato a vista.
Si piega all’indietro il listone e si completa il taglio.
Per realizzare l’incastro basta avvicinare il pezzo tenendolo leggermente inclinato, agganciarlo e farlo scorrere in posizione, poi abbassarlo fino a scatto avvenuto.
Battendo con un martello di gomma un listello (battitore) sagomato sulla sezione del listone, l’applicazione è ancora più semplice.
pavimenti vinilici semplici e veloci da installare
La gamma residenziale Senso di Gerflor è costituita da prodotti semplici e veloci da installare (fino a 12 m2 in un’ora!) grazie alla colla autoadesiva, ai sistemi attacca e stacca o agli immediati sistemi di incastro lock e lock plus.
Il pavimento flottante LVT Senso Lock Plus è il top della gamma: si presenta sottoforma di listoni 1050×180 mm o piastrelle 293×638 mm con uno spessore di soli 5 mm; si posa liberamente ed è molto stabile grazie all’incastro ad alta tenuta, il perfetto accostamento è assicurato dalla bisellatura sui 4 lati.
La superficie si presenta opaca e texturizzata, con uno strato di usura di 0,55 mm protetto da una speciale verniciatura; la sua resistenza è tale da essere garantito per 15 anni. Il materiale è riciclabile al 100%, esente da formaldeide, solventi, piombo e altri metalli pesanti; la pulizia è facilissima, con scopa a setole morbide o aspirapolvere e detergenti neutri non abrasivi, di tipo specifico qualora si presentassero macchie ostinate.
Il modello Fishbone, nella foto di scena a sinistra, è costituito da listoni 1245×178 mm e riproduce l’accostamento di diverse essenze, ideale per posa a lisca di pesce. La caratteristica principale dei pavimenti LVT consiste nel loro potenziale decorativo determinato dall’elevata qualità grafica che permette di riprodurre fedelmente legni, pietre ed effetti tipici di altre pavimentazioni.
Damasco, nella foto qui a sinistra, è un pavimento in piastrelle di PVC da 303×607 mm che riproduce l’aspetto dalla pietra nelle varianti Taupe e Grey. Insieme a Fishbone fa parte della nuova collezione Senso, creata per Gerflor dal designer italiano Gino Venturelli e rappresenta il connubio perfetto tra design e tecnica, vantando disegni unici.
Pavimenti LVT prezzi
I prezzi al pubblico sono a partire da euro 33,90/m2