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Presepe di pasta di sale

Anziché comporre una serie di figure separate, possiamo plasmare il presepe di pasta di sale su un piatto ovale

Molto più economica di qualunque composto da modellare, la pasta di sale si prepara mescolando in una ciotola una tazza di farina, una di sale fino (macinato), una tazzina di acqua, un cucchiaino di olio di semi o di vaselina, un cucchiaino di colla da tappezziere in polvere o colla vinilica fino ad ottenere un composto facilmente plasmabile.

La pasta colorata si ottiene aggiungendo all’impasto una piccola quantità di pigmenti acrilici o tempere ad acqua, mescolando poi il composto con le mani o con una spatola fino ad ottenere una tinta uniforme. Bisogna tener conto che il colore finale risulta sempre più scuro a causa dell’evaporazione dell’acqua. In alternativa si colorano le figurine in superficie dopo l’essiccamento in forno.

La pasta di sale, malgrado la presenza di colla vinilica e olio, teme molto l’umidità per cui è opportuno rivestire le figurine con vernice trasparente opaca per legno.

LA COTTURA DELLA PASTA

presepe-di-pasta-di-sale-infornato

Il miglior sistema per indurire la pasta consiste nel tenere le statuine nel forno di casa (ma non quello a microonde) per qualche ora a temperatura molto bassa, attorno ai 50 °C, dando il tempo alla pasta di perdere umidità senza screpolarsi.

Per mantenere il presepe nelle migliori condizioni bisogna conservarlo in un posto asciutto, per esempio sopra ad un radiatore.

Presepe di pasta di sale: le fasi

preparare-sfoglia

Usando un cilindro di cartone o un tubo si prepara una sfoglia sottile da adoperare per veli, vesti e capigliature.

 

sagomare-foglio

Con il coltello si sagoma il foglio eliminando le parti esterne (che possono essere reimpastate).

 

comporre-figurine

Le figurine sono ottenute unendo pezzi di pasta dalle forme semplici come cilindri e sferette. Non sono necessari i particolari delle gambe dato che le vesti le nascondono.

 

colorare-pasta

Qualche goccia di pigmento e una lunga manipolazione danno alla pasta il colore adatto per tutti i particolari del presepe.

 

incollare-parti

Cortecce, sfagno e legnetti aiutano nella costruzione della capanna. Tutte le parti solide vengono unite con colla a caldo.

 

verniciare-presepe

Ad essiccamento terminato si proteggono le superfici della pasta di sale con vernice trasparente opaca.

Presepe di mais

Col granoturco è possibile dar vita ad un presepe di mais: ogni parte si presta per simulare in modo realistico i corpi e il vestiario dei personaggi

figurina

Le brattee della pannocchia sono a volte tessuti preziosi o grigi stracci, il ciuffo degli stigmi è perfetto per creare capigliature o criniere, con il tutolo si preparano i corpi e le teste dei personaggi o le pecorelle e con la spiga si riesce a ottenere persino la coda della stella cometa.

Per dar forma ai personaggi servono solo alcune pannocchie complete e qualche utensile: coltelli, forbici e una pistola per la colla termofusibile. Una tazza d’acqua è utile per ammorbidire le brattee e le parti secche evitando che si spezzino mentre vengono modellate. Anche il resto del nostro presepe di mais può essere edificato con parti vegetali come la capanna, sostenuta da steli di saggina e decorata con brattee naturalmente bianche e arricciate.

sabbia

E la sabbia, per finire, non può essere fatta che con abbondante farina per la polenta.

PRESEPE DI MAIS – Procedimento

rimuovere-punta

Scegliamo una pannocchia con le brattee ancora attaccate e sgraniamo i semi. La punta del tutolo viene rimossa con le forbici o con un coltello affilato per regolare l’altezza del personaggio e ottenere una base piana.

 

incollare-base

Prepariamo una base quadrata di robusto cartoncino proporzionata all’altezza della figurina e incolliamo il tutolo con un’abbondante dose di termocolla. Una volta posizionata la statuetta nel presepe, il cartoncino può essere nascosto con sabbia.

 

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Inumidiamo le brattee superiori bagnando le mani in una ciotolina d’acqua: le operazioni di modellatura risultano agevolate e non si rischiano strappi. In più, una volta ritornate asciutte, le brattee rimagono fissate nella forma desiderata.

 

avvolgere-foglie

Avvolgendo ciascuna foglia attorno al gambo si modella il capo, o il velo e la veste, oppure ancora un cappello di forma conica o un turbante. Fili metallici o sottili spaghi aiutano a modellare il collo e il viso. Per il fissaggio definitivo utilizziamo una goccia di termocolla.

 

aggiungere-foglie

All’abbozzo della testa possono essere aggiunte ancora altre foglie di colore diverso per evidenziare l’incarnato o per simulare fazzoletti e fasce. Data la rusticità della costruzione evitiamo di aggiungere i particolari più minuti come occhi, nasi e bocche.

 

creare-capelli

I capelli sono resi magnificamente dal ciuffo degli stigmi (le “barbe”), con colori che vanno dal biondo al rosso scuro. Il prelievo dei fili dalla pianta va previsto con largo anticipo dato che il mais fiorisce intorno a luglio. Per averle pronte vanno prelevate e lasciate seccare all’ombra.

 

aggiungere-velo

Si coprono i capelli con un’ultima brattea a mò di fazzoletto o di velo incollando i margini della foglia con la termocolla.

 

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I particolari che ornano le statuine, come la scopa o l’aureola, sono ricavate da parti di altre piante come la saggina (quella che si usa per fare le scope) o brattee molto chiare prelevate dall’interno della pannocchia.

 

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Presepe di gasbeton

Realizzare un presepe di gasbeton è meno difficile di quanto si pensi. I teneri blocchi di questo materiale danno infatti ancor meno problemi di intaglio rispetto al legno, non avendo venature né nodi

Corrado Cacciaguerra ci mostra come fare.

I blocchi di cemento alveolare sono ormai molto diffusi e non ci sono troppi problemi a trovarne nelle rimanenze di cantiere o, alla peggio, comperarne qualcuno in un magazzino di edilizia ad un costo irrisorio. Gli utensili necessari alla lavorazione sono semplicissimi: una sega da legno con la lama già usata (dato che il gasbeton fa perdere rapidamente l’affilatura ai denti), qualche coltello, a punta e arrotondato e un flacone di colla vinilica per la finitura.

PREPARAZIONE

disegno-figura

Dopo aver deciso una misura per l’altezza dei personaggi tagliamo dal blocco di gasbeton un pezzo prismatico di dimensioni adeguate. Prendendo spunto da statue già esistenti o da immagini facilmente reperibili su libri e su internet, proporzioniamo la figura tracciando a matita la sagoma sul blocco.

 

sbozzare-statuina

Sbozziamo con il nostro segaccio la statuina togliendo le parti di scarto sia trasversalmente sia frontalmente. È preferibile usare una vecchia lama, capace comunque di incidere il tenero cemento alveolare, dato che l’attrito fa perdere rapidamente l’affilatura.

 

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Con i coltelli si asporta materiale fino a far emergere le forme desiderate. Il gasbeton è molto cedevole, per cui si può scolpire sia tagliando “fette”di materiale, sia raschiando la superficie per ottenere i particolari più minuti.

 

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Per stabilizzare la superficie della statuina ed impedire lo sbriciolamento del cemento durante la manipolazione, immergiamola in un bagno di fissaggio mescolando acqua e colla vinilica in parti uguali. Dopo un asciugamento di alcune ore il personaggio è pronto per popolare il nostro presepe.

CAPANNA DI SUGHERO E SABBIA

grotta

Le statuine di questo presepe di gasbeton meritano una cornice ampia per poterle metterle in debito risalto: la grotta si amplia fino a inglobare l’intero presepe con tutti i personaggi.

La base è in multistrato da 10 mm mentre le pareti e la volta sono ricavate da un unico anello di scorza di sughero, aperto e rifilato in modo da poterlo incollare agevolmente alla base. Il fondale è invece realizzato con volute di schiuma isolante indurita e colorata con spray bianco, azzurro e dorato. Qualche spruzzata di colore dà movimento anche alle pareti lisce della corteccia.

sabbia

Il legno della base viene nascosto da uno strato di sabbia fine distribuito uniformemente e livellato con le mani.

Mente, mano… magia!

Prefazione del libro “Cosa farò da grande – Alla scoperta della manualità”

Autore: Nicla de Carolis

Avete mai pensato che la maggior parte delle cose belle e buone di cui godiamo ogni giorno sono frutto dell’intelligenza dell’uomo e anche della sua abilità manuale? Questo libro nasce proprio per mettere in evidenza agli occhi dei più giovani quel che si può fare con le mani e con il cervello… ovviamente. Molti bambini che vivono in città a volte credono che la frutta nasca direttamente sugli scaffali del supermercato: un tempo c’erano più occasioni per vedere in casa o in paese come si faceva il pane, come si coltivava la frutta e la verdura, come si costruiva un tavolo e così via; oggi questo viene a mancare, in compenso tutti, fin da piccoli, sono abilissimi nell’usare le mani per digitare su una tastiera o sullo screen di un telefono. La cultura dominante ha relegato le attività manuali in posizioni di serie B ed è stato così che l’orientamento di genitori e ragazzi, troppo spesso, ha portato a scegliere scuole per professioni inflazionate. Recentemente, grazie alle trasmissioni in Tv, è nato l’innamoramento per il lavoro del cuoco, con l’escalation di iscrizioni negli istituti specializzati, e sembra che qualcosa si stia muovendo verso la riscoperta del valore dei lavori artigianali.

Ma, oltre al cuoco, quante altre attività, che uniscono alla preparazione teorica la manualità, la creatività e il senso estetico, ci sono ancora? Sono tantissime e tutte affascinanti, soprattutto nel nostro Paese dove il fatto a mano-made in Italy è, in ogni settore, all’apice delle classifiche mondiali. Bambini e ragazzi, sotto la guida di genitori e insegnanti, potranno trarre da queste pagine informazioni, stimoli e curiosità, godersi le belle sequenze fotografiche che documentano il saper fare dei professionisti all’opera e provare a divertirsi realizzando loro stessi qualcosa di semplice, un ghiacciolo di frutta fresca, un costume per carnevale, un piccolo gioiello da regalare alla mamma, un paio di infradito, ecc. In più potranno ampliare i propri orizzonti in vista di un lavoro futuro originale e gratificante in tutti i sensi. E dunque, buona scoperta della manualità!

Presepe in legno

Un semplice presepe in legno può essere un piccolo capolavoro grazie ai particolari delle statuine

Proviamo a fare un presepe in legno come hanno fatto Maria Primolan e Gregorio Balestra nel loro studio. Una visione stilizzata, semplice, facile da intagliare e ottima base per colori e ombreggiature. Ma non sono da disprezzare le tavole recuperate dai bancali, se non sono troppo macchiate.

Partiamo da una capanna composta da semplici blocchetti di legno incollati tra di loro su una tavola di base e con un’altra semplice tavola come tetto. Ciascuna figurina è ridotta all’essenziale, ma mantiene un carattere che la distingue, come il velo per Maria, la barba per Giuseppe, le ali per gli angeli e le corone dorate per i Re Magi.

PICCOLE SCULTURE BICOLORI

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Partiamo da una sagoma di compensato, in questo esempio una raffigurazione della Madonna, e trasferiamola sul blocchetto di legno ben levigato con una matita.

 

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Con la sega a nastro o con il seghetto da traforo scontorniamo la figura senza lasciare gradini.

 

smussare-spigoli

Usando un coltello o un taglierino affilato si cominciano ad arrotondare gli spigoli della figurina togliendo piccoli trucioli e cercando di appoggiare il pezzo ad un sostegno solido, in modo da ridurre il rischio di tagliarsi.

 

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I margini delle vesti e del volto vengono tracciati sommariamente con la matita, facile da rimuovere con una passata di carta vetrata nel caso non si fosse soddisfatti del risultato.

 

ripassare-tratto

Il tratto a matita viene ripassato con un pirografo o un saldatore a stagno con punta sottile. Il segno deve essere continuo e abbastanza profondo da non essere rimosso durante la rifinitura.

 

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Si leviga la statuetta con raspa e tela abrasiva fino ad ottenere una superficie liscia, ma senza asportare completamente i segni del pirografo. Le vesti si colorano con tinte come la rolla di noce, lasciando l’incarnato e le parti chiare del colore naturale del legno.

Cucina: dal caos dei fiamminghi alla linearità funzionale di oggi

Editoriale tratto da “Rifare Casa n.48 Novembre-Dicembre 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Se si guardano le raffigurazioni delle cucine dipinte nei quadri fiamminghi (XV e XVI secolo) si ha l’immagine di un ambiente molto disordinato con grandi varietà e quantità di cibi, come notevole è il numero di persone che le popolano. Le cucine dei ricchi, ambientate in castelli e palazzi di pregio, assomigliavano a immense officine dove si preparavano sontuosi banchetti per centinaia di invitati ed erano situate sempre lontane dai saloni di rappresentanza e da pranzo. Erano di solito nei seminterrati o al piano terra per non turbare con rumori o con odori padroni di casa e ospiti. Ma questa era una cosa per pochi. La cucina è stata a lungo, per la maggior parte delle persone, un caminetto o una stufa a legna in una parte della stanza fumosa che fungeva da… living, diremmo noi oggi, dove si svolgeva la vita casalinga delle famiglie.

dipinto
Dipinto del pittore Pauwels Franck, più noto in Italia come Paolo Fiammingo (1540/1596) attivo a Venezia e allievo del Tintoretto.

Solo nelle case di città, a partire dall’inizio del ‘900, si sono visti i primi mobili da cucina e fuochi a volte alimentati a gas di città (invenzione di James Sharp nel 1837). In campagna e nei piccoli centri si preferiva ancora usare il camino a legna, poi anche qui si diffuse la cosiddetta cucina economica, oggi tornata di moda perché veramente “economica” in fatto di consumi, grazie alla sua funzione di piano cottura in ghisa, di forno, di riscaldamento, che nelle versioni moderne può addirittura scaldare l’acqua. Le innovazioni di maggior rilievo sono state il frigorifero nel 1860, per opera dell’ingegnere francese Ferdinand Carré, il forno a microonde nel 1945, inventato dall’americano Spencer, la macchina per il caffè espresso casalingo dal nome Gilda nel 1946, progetto dell’italiano Achille Gaggia, e la piastra a induzione nel 1990.

Per arrivare alle cucine super tecnologiche e attrezzatissime di oggi l’evoluzione è stata lunga, ma tutte queste innovazioni richiedono una progettazione complessa, forse la più complessa di tutti gli ambienti domestici. Come potrete vedere dallo speciale da pagina 14, si parte dalla sua composizione, lineare, a “L”, a “U”, parallela e a isola, in base allo spazio destinato a questo locale, per poi progettare la disposizione dei mobili e degli elettrodomestici che dovrà seguire regole precise di funzionalità affinché tutto sia al posto giusto. Si passa poi al progetto idraulico, a quello elettrico, con le tante nuove utenze possibili, all’impianto di aspirazione che oggi può addirittura arrivare dal piano cottura, senza dare il tempo ai vapori/fumi di fare tanta strada…

Liceo a “bottega” come Michelangelo e Leonardo

Editoriale tratto da “Far da sé n.467 Novembre 2016”

Autore: Nicla de Carolis

A Como, città lombarda del nord Italia, nota perché lo scrittore Alessandro Manzoni ambientò in questa zona I promessi sposi, ma anche per un artigianato di eccellenza con i suoi mobili in legno massiccio fatti a regola d’arte e i suoi pizzi, una zona di persone attive e amanti del fare, quindi, non a caso, la scuola “Oliver Twist” ha dato il via al primo Liceo dell’artigianato. La notizia è stupefacente perché accanto alla parola liceo, ovvero una scuola scelta da chi ha attitudine allo studio teorico dove i programmi sono propedeutici alla continuazione all’università, c’è la parola artigianale che identifica il concreto fare. Due vie che i modelli culturali attuali hanno sempre separato drasticamente, ma che il Liceo dell’artigianato di Como ha riunito riconoscendo la loro complementarietà nella formazione di un ragazzo.

I percorsi sono organizzati come vere e proprie botteghe artigianali, in cui i ragazzi da un lato acquisiscono conoscenze e abilità entrando in contatto con artigiani esperti e con le aziende per un’alternanza scuola-lavoro e dall’altro studiano italiano, matematica, informatica, fisica, scienze naturali, storia dell’arte per tutti i cinque anni, e nel biennio anche storia e geografia. Particolare attenzione viene data alla conoscenza della dimensione globale e quindi all’apprendimento della lingua inglese che viene potenziato con insegnanti di madre lingua per dare agli studenti, al completamento del ciclo di studi, la padronanza della lingua; una formazione, dunque, a 360 gradi come quella delle “botteghe” in cui, nel ‘400, si formavano Leonardo ingegnere, pittore e scienziato e Michelangelo scultore, pittore, architetto e poeta. I due geni immortali che per tutta la vita hanno coltivato, al pari, le attività manuali con gli studi e le ricerche teoriche; una “bottega” che ha in più l’innovazione tecnologica come lavagna interattiva, notebook e stampante 3D, e una lingua comune per comunicare con il mondo.

 

ragazzi
Nella foto i ragazzi della specializzazione in Arti dell’arredo ligneo, che insieme ad Arti della cucina e dell’accoglienza e Arti del tessile sono le tre possibilità di scelta al Liceo dell’artigianato.

 

Tra i promotori di questo liceo davvero speciale c’è il noto architetto ticinese Carlo Botta: «Ho fatto l’apprendista, sono stati tre anni fondamentali, ed è quella la strada da cui sono davvero partito. Soltanto più tardi mi sono iscritto a un liceo artistico per poi iscrivermi ad architettura a Venezia. Ma senza quell’esperienza pratica, concreta, all’università non sarei riuscito, non ce l’avrei fatta con tanta naturalezza, perché per fare un lavoro bisogna almeno intuire come occorre farlo. Se conosci la finalità, il modo di costruire, sei avvantaggiato».

Da sempre sosteniamo l’importanza, nella realizzazione di un progetto, del sapere come si fa e del farlo, ma questo è un tassello importante anche in assoluto perché favorisce il ragionamento e il lavoro del cervello nell’affrontare e risolvere problemi pratici. L’augurio è che il modello di Liceo artigianale di Como si diffonda rapidamente tra le scuole italiane.