Home Blog Page 191

Rombi decorativi

Un raffinato decoro per abbassare dal punto di vista ottico il soffitto di un antico palazzo

Lo scopo era rendere almeno alla vista lievemente più basso il soffitto alto 4 metri di un edificio di fine ‘700. Alessandro e Daniela hanno scelto di realizzare a colpi di spugna una decorazione a rombi tipica del Rinascimento toscano e l’hanno abbellita, come tocco finale, con un giglio fiorentino inserito in uno dei rombi.

La prima difficoltà è stata lavorare a 4 metri di altezza senza poter usufruire di un ponteggio adatto, impossibile da installare per problemi di spazio.

La seconda difficoltà era suddividere le aree da decorare in settori a forma di rombo, uguali tra loro, in modo da terminare con precisione il rombo in corrispondenza di ogni angolo della stanza.

Dopo la fase di tracciatura, con riga e matita, c’è stata la fase di mascheratura, applicando parecchi metri di nastro autoadesivo di carta, di larghezze adatte. Ogni pezzo di nastro è stato tagliato in modo preciso con il cutter.

La fase di pittura è stata piuttosto rapida: tinta murale della tonalità adatta, diluita a sufficienza per non risultare coprente al 100 % e lasciare intravedere il fondo bianco panna. A tinta perfettamente asciutta è stato asportato il nastro di protezione.

 

rombi-1

Questa decorazione non può essere effettuata in serie: si dà la precedenza alle grandi campiture e i rombi più piccoli vengono eseguiti successivamente, con un’ulteriore mascheratura.

 

colorare

Per la mancanza di adeguato ponteggio è risultato conveniente procedere contemporaneamente con i due colori, riducendo al minimo gli spostamenti, piuttosto rischiosi.

 

spugna

Date le naturali irregolarità della tinta data a spugna, non costituisce un problema interrompere la stesura di un colore per passare a quella del secondo.

Fischer Thermax: stop al ponte termico

Quando è necessario fissare su una parete rivestita a cappotto si deve ricorrere ad un ancoraggio che superi lo spessore dell’isolante e lavorare sulla componente solida del muro

Nello stesso tempo, però, è fondamentale che il fissaggio non generi un ponte termico, favorendo il passaggio del calore o del freddo fra ambiente esterno e interno.
Fischer Thermax è l’unico sistema di fissaggio termicamente isolato per carichi distanziati, ideale anche per applicazioni in edifici rivestiti con sistemi a cappotto; è adatto per calcestruzzo, pietra naturale, mattone pieno, calcestruzzo alleggerito, mattoni forati.
Il blocco della trasmissione di calore è attuato grazie al cono isolante di nylon ad alte prestazioni, rinforzato con fibra di vetro, che interrompe il flusso termico dato dalla conduzione della parte metallica.
thermax-1
Il cono di nylon è avvitato alla filettatura posteriore della vite e rimane a filo dell’intonaco. Sull’elemento è possibile maschiare/avvitare viti ed elementi filettati M6-M8 per fissare gli oggetti da appendere su una facciata rivestita a cappotto.
thermax-esempio
Fischer Thermax è perfetto per fissaggi pesanti, come nel caso di tende da sole, condizionatori e parabole.
junior1
junior2
Fischer Thermax Junior è un ancoraggio leggermente più leggero rispetto a Thermax; la sua barra filettata si abbina con un espandente di nylon di sezione 10 o 12 mm ed è ideale per veneziane, insegne, grondaie, canaline elettriche, fermascuri, lampade esterne, impianti di allarme, cassette delle lettere.
junior-esempi

Scaffali sottoscala

Un sistema intelligente e pratico per recuperare spazio, ispirato agli scaffali scorrevoli delle farmacie

Un vano sottoscala è di solito angusto e di forma irregolare. Impossibile sistemarci qualsiasi mobiletto o scaffale senza perdere spazio. La soluzione ottimale è costruire su misura.

Franco Petroccia ha pensato a scaffali estraibili, montati su ruote, per sistemare libri e riviste che in casa non trovano più posto. Se la realizzazione è destinata all’interno di casa, può essere resa più gradevole con pannelli e verniciatura del telaio.

Gli scaffali, realizzati con tubo quadro saldato, rispettano nelle dimensioni e nel profilo superiore obliquo la forma del vano. Nelle misure si deve tener conto anche dell’altezza delle ruote gommate su cui appoggia il telaio.

I ripiani e le eventuali sponde sono di truciolare o compensato di recupero, tagliato a misura. I due scaffali hanno rispettivamente tre e quattro ripiani. Se lo spazio lo consente, se ne possono aggiungere uno da due e uno a piano singolo.

COSTRUZIONE

telaio

Il telaio è una normale struttura di tubo quadro saldato.

 

piano-di-lavoro

Il sistema migliore per effettuare la costruzione è lavorare su un buon piano su cui marcare le posizioni dei pezzi, in modo da poter replicare i montanti (per ogni scaffale sono due e identici) e fissarli perfettamente in squadra. Le distanze fra i piani sono in funzione dei libri o giornali da sistemare.

 

struttura-scaffali

Dopo aver saldato tra loro i pezzi delle sponde, si uniscono con i traversi per formare la struttura. Nei punti strategici, al fine di avere un insieme robusto, i traversi sono di tubolare quadro; in altri punti sono costituiti da tondino pieno di minor sezione.

 

posizionamento

Per agevolare il posizionamento preciso degli scaffali, alla base del primo è stato posto un binario guida in cui scorrono le ruote su un lato, cosa che garantisce il facile allineamento anche delle strutture a fianco.

 

ruota

Le ruote, di tipo gommato, non devono essere piroettanti visto che la manovra è a scorrimento. Vanno benissimo quelle di recupero da pattini o rollerblade, solitamente dotate di ottimi cuscinetti; il peso che si raccoglie sugli scaffali, soprattutto riponendo riviste e libri, può essere infatti molto elevato.

Rilevatore di fughe di calore

Un comodo strumento per scoprire fessure da cui entrano od escono spifferi che influenzano il rendimento del riscaldamento o del condizionatore

Una casa gradevolmente riscaldata d’inverno e rinfrescata d’estate è il desiderio di tutti ed è per questo che si provvede all’isolamento di porte e finestre con tutti i sistemi reperibili in commercio. Non è difficile che, dai luoghi più impensati, entrino in casa spifferi, gelidi d’inverno e roventi d’estate, che obblighino la caldaia o il condizionatore ad un superlavoro ovviamente costoso.

rilevatore-esempio

Non sempre, pur rendendosi conto che lo spiffero c’è, si riesce ad individuarne l’ingresso ed è per questo che la Black & Decker ha inventato il rilevatore termico BTD TLD 100, un comodo strumento azionato da pile a 9 V che permette di individuare con luci colorate le zone critiche (ingressi di spifferi e ponti termici), anche se non facilmente raggiungibili o insospettabili.

TRE SEGNALI COLORATI

rilevatore-raggio

Il rilevatore viene tarato sulla temperatura media del locale puntandolo contro un mobile o una parete interna (non riflettenti) e stabilendo poi l’ambito, in più e in meno, di rilevazione della temperatura. Passando poi il raggio del rilevatore sui punti da cui si pensa entrino gli spifferi si vedrà una macchia luminosa rotonda, verde se la temperatura rilevata entra nell’ambito predisposto, blu se è inferiore (spiffero freddo), rossa se è superiore (spiffero caldo). Il raggio è conico per cui l’area rilevata che ha un diametro di 25 mm a 152 mm di distanza dello strumento dal punto esaminato arriva al diametro di 102 mm allontanandolo fino a 610 mm.

UN RIMEDIO PER OGNI PROBLEMA

attacco-aspiratore

Dall’attacco dell’aspiratore centralizzato filtra aria fredda, occorre cambiarne la guarnizione.

 

telaio-finestra

Il telaio della finestra va sigillato perché lascia passare l’aria esterna, calda in estate.

 

parquet

Il parquet sopraelevato non è a tenuta perfetta lungo la parete. Per fermare l’aria fredda basta uno zoccolino.

 

spiffero-porta

Sotto la porta, inevitabilmente, filtra l’aria fredda esterna. Qui si rimedia con il classico salsicciotto imbottito.

Generatore: istruzioni per l’uso

Dizionario tecnico, caratteristiche operative e manutenzione del generatore

generatore-disegno

PAROLE DA CONOSCERE

Interruttore termico: dispositivo di protezione che spegne il motore nel caso di surriscaldamento per eccessiva richiesta di corrente.

Pressione sonora: è il livello di rumore misurato ad una certa distanza (d) dalla sorgente (quando non diversamente specificato d = 1 m); si misura in dB.

Prime power (PRP): è la potenza massima che il generatore può fornire con carico variabile ed in servizio continuo. La potenza media in un giorno non deve superare, in genere, il 70% della PRP.

Stand-by Power: potenza disponibile solo per emergenza.

Voltampere (VA): “potenza apparente” equivalente al prodotto tra tensione applicata all’apparecchiatura e corrente erogata all’apparecchiatura stessa. Le potenze nominali in VA e watt per alcuni tipi di carichi elettrici (es. le lampadine incandescenti) sono identiche, mentre per le apparecchiature elettroniche possono differire in modo significativo, con un fattore proporzionale che talvolta arriva anche al 60% di scostamento.

OPERATIVITÀ

avviamento

La maggior parte dei generatori portatili o carrellati di potenza limitata ha l’avviamento a strappo; alcuni, con potenze un po’ più elevate, hanno l’avviamento elettrico a batteria e, talvolta (opzionale o di serie), anche un sistema di avvio automatico in caso di mancanza della corrente.

presa-di-corrente

Quasi tutti gli elettrogeneratori hanno una presa di corrente continua, utile, per esempio, per ricaricare le batterie di un’automobile.

MANUTENZIONE

svitare-coperchio

Come ogni motore a combustione interna, anche gli elettrogeneratori hanno il filtro dell’aria ospitato in un vano protetto da un coperchio, qui fissato con due viti. Il filtro richiede una corretta manutenzione che segua le istruzioni per l’uso indicate dal fabbricante.

misurino

Ci sono elettrogeneratori con motore a 2T alimentato a miscela con un misurino graduato in millilitri che permette di ottenere l’esatta proporzione fra olio e benzina (ad esempio 20 ml/litro).

rubinetto

Quando l’elettrogeneratore è fermo è buona norma chiudere l’afflusso della benzina con l’apposito rubinetto.

pittogrammi

Oltre ad una corretta manutenzione della candela (l’uso della miscela ne sporca più rapidamente gli elettrodi) è importante seguire le norme di sicurezza illustrate dai pittogrammi (ad esempio“non rifornire il motore in moto” e “non usare in ambienti chiusi”).

modello

Riparare il soffiatore a scoppio

Dallo smontaggio al riassemblaggio, l’intervento di riparazione del soffiatore a scoppio, a seguito del grippaggio del motore avvenuto per il funzionamento della macchina senza lubrificante nella miscela: una fatale disattenzione.

soffiatore a scoppio 1
Il kit originale per la riparazione dei danni da grippaggio del soffiatore consta di un nuovo complesso cilindro più testa (tutt’uno), pistone e due fasce. Costa circa 65 euro.

Riparare un soffiatore a scoppio non è un’operazione per la quale dobbiamo temere in chissà quale spesa: è sufficiente conoscere un po’ la meccanica del soffiatore a scoppio… e qualche trucco. Quasi tutti gli strumenti portatili con motore a scoppio che si usano in giardino hanno ciclo a 2 tempi, ovvero, vanno alimentati con miscela. Quando si prepara il carburante per queste macchine vanno considerate alcune regole fondamentali per preservare la durata del motore.

Utilizzo dell’olio

Innanzi tutto va sempre usato olio per miscela a 2T; inoltre è meglio orientarsi su un prodotto di alta qualità perché nelle lunghe sessioni di lavoro solo un olio molto performante mantiene le sue caratteristiche, continuando a lubrificare a dovere le parti sollecitate del propulsore. Per quel che riguarda l’errore umano, se si prepara la miscela di rado, capita di mettere nel serbatoio solo benzina invece di miscela, convinti di averla già preparata in precedenza.

Per evitare questo rischio frequentissimo è buona norma usare due taniche, una più grande in cui si tiene la benzina pura, per i vari utilizzi, e una più piccola in cui si prepara la miscela, un po’ alla volta. Quindi si adotta la regola che solo il contenuto della piccola può essere messo nel serbatoio: se non ce n’è, si deve preparare nuova miscela. Infine va tenuto conto che la benzina verde si degrada più velocemente della benzina super di un tempo, quindi non la si deve mai lasciare invecchiare.

In buona sostanza quando si mette in rimessaggio la macchina per l’inverno bisogna svuotare il serbatoio e consumare tutta la benzina presente nel carburatore. Tutte queste evenienze possono essere causa di danneggiamento delle fasce e del pistone, rigando nel contempo la camicia del cilindro. Data la similitudine dei motori, questo tipo di riparazione è analoga su tante altre apparecchiature da giardino con motore a 2 tempi.

Come è fatto un soffiatore a scoppio

soffiatore a scoppio

smontaggio del soffiatore a scoppio

riparazione soffiatore

  1. Lo smontaggio inizia rimuovendo le parti di contorno, utili alla collocazione in spalla del soffiatore.
  2. La macchina è quasi interamente rivestita di gusci in plastica, che offrono protezione all’utilizzatore dal rischio di toccare inavvertitamente parti incandescenti o in movimento.
  3. Il componente funzionale del soffiatore è la ventola alloggiata in una specie di conchiglia: tale forma è studiata per agevolare il convogliamento forzato dell’aria nel tubo di uscita.
  4. Tolta la ventola, che è imbullonata direttamente nell’albero motore, si toglie anche la metà sottostante della conchiglia.
  5. La protezione del carburatore si toglie molto facilmente in quanto è tenuta solo da una vite con manopola, essendo richiesta un manutenzione frequente su tale elemento.
  6. L’ultimo guscio di plastica è quello che comprende il sistema di avviamento, ovvero della puleggia con molla che forza il riavvolgimento del cordino dopo aver fatto lo strappo d’avvio.
  7. Prima di entrare nel vivo della meccanica restano ancora alcuni elementi di protezione: un foglio di materiale resistente al calore è avvitato sulla testa del motore in modo che le plastiche non restino a diretto contatto con le parti più calde come le alette del cilindro, il collettore e la marmitta di scarico.
  8.  Prima di rimuovere il carburatore bisogna togliere il filtro dell’aria e sganciare la cavetteria dell’acceleratore.

Nel cuore del motore

soffiatore

  1. Finalmente inizia lo smontaggio vero e proprio del motore. Le prime cose da rimuovere sono i componenti fissati direttamente al gruppo testa-cilindro: da un lato due viti con testa a brugola tengono ben stretta in posizione la marmitta.
  2. Tra la marmitta e il collettore di scarico c’è una spessa guarnizione di materiale termorefrattario; questa ha una dimensione molto maggiore di quanto non sia necessario come utilizzo di guarnizione, perché estendendosi verso il basso e fasciando ampiamente la marmitta anche al di sotto, protegge dal calore il serbatoio del carburante.
  3. Sull’altro lato del cilindro si rimuove il carburatore, tenuto da due viti serrate sul collettore d’aspirazione.
  4. Il collettore, a sua volta fissato con due viti, non è in contatto diretto con il cilindro: ha una guarnizione simile a quella della marmitta, ma che si estende solo verso l’alto, per proteggere dal calore il carburatore.
  5. La candela si rimuove non solo per l’eventuale sostituzione, ma anche per eliminare l’effetto della compressione nella camera di scoppio che rende più duro far girare a mano il motore, nelle fasi di smontaggio e rimontaggio.
  6. Svitate quattro lunghe viti con testa a brugola, il gruppo testa-cilindro, che in questo motore è un unico pezzo, si solleva dal basamento mentre il pistone fuoriesce dalla camicia, ciondolando sullo spinotto che lo articola alla biella.
  7. Il pistone appare decisamente provato dall’uso accidentale senza olio; una delle due fasce si è frantumata e non ve n’è più traccia. Una molletta tipo seeger va rimossa con una pinza a becco curvo per poter spingere fuori da una parte lo spinotto che tiene il pistone legato alla biella.
  8. Lo spinotto del pistone non è in diretto contatto con la sede della biella; fra loro è interposta una gabbietta a rulli che elimina l’attrito fra i due. è facile che, lavorando in mancanza d’olio, questa ne abbia risentito: la sostituzione è consigliata.
  9. Le fasce che accompagnano il pistone nel kit di riparazione si mettono in posizione, avendo l’accortezza di far combaciare la parte aperta con il rilievo presente sulla loro sede nel pistone.
  10. Rimessa in sede la gabbietta a rulli si mette una goccia d’olio per lubrificare la parte preventivamente.
  11. Per rimettere a posto lo spinotto bisogna sostenere il pistone appoggiandolo su un tacco di legno per non danneggiare lo snodo della biella.
  12.  La molletta seeger si rimette a posto tenendola per la zona centrale, inserendone l’altra estremità nella sua sede del pistone, e forzando in torsione per fare in modo che vi entri per tutta la sua circonferenza.
  13.  Il pistone nuovo va rimontato correttamente orientato: un piccolo triangolo sulla faccia superiore indica una direzione che deve corrispondere con la freccia presente sul basamento del motore e sulla guarnizione del cilindro.

Ritorno sui propri passi

Fra i vantaggi che al giorno d’oggi offre la tecnologia c’è anche quello di poter documentare il lavoro che si svolge. Queste stesse immagini delle operazioni passo-passo, che noi facciamo per illustrare il complesso dell’intervento di riparazione, rappresentano un’accortezza utilissima a chiunque per memorizzare i passaggi cruciali dello smontaggio di una macchina o un elettroutensile, per poi, quando si tratta di dover riassemblare il tutto, dipanare eventuali dubbi sul posizionamento dei pezzi e, non ultimo, riconoscere viti, dadi e rondelle utilizzate in un punto, piuttosto che in un altro. Riprendiamo quindi a ritroso i passaggi seguiti precedentemente, con l’obiettivo di rimettere tutto al suo posto.

  1. Prima di rimontare il cilindro, è consigliabile depositare al suo interno un goccia d’olio da distribuire su tutta la superficie della camicia, tirandola con un dito.
  2. 2. Si rimette la guarnizione sul basamento del motore e su di essa si avvita il gruppo testa cilindro, serrando a fondo.
  3. 3. Rimettendo in posizione la protezione termica del carburatore, che fa anche da guarnizione, si applica il collettore d’aspirazione e si blocca con le sue due viti.
  4. 4. Segue l’aggancio della cavetteria dell’acceleratore, il cui terminale di piombo si innesta al leveraggio della valvola a farfalla.
  5. 5. Sul lato opposto del cilindro, sempre con l’interposizione del grembiule termico, si avvita la marmitta sul collettore di scarico.
  6. 6. Rimontate le ultime protezioni termiche, collegati i pochissimi fili elettrici e riavvitata la candela, di può iniziare il montaggio dei gusci di plastica: per prima la semiconchiglia del sistema di soffiatura dell’aria.
  7. Ricordando di mettere prima la rondella d’appoggio, si inserisce sull’albero la girante,
  8. da bloccare con rondella e dado.

Montare e provare

soffiatore a scoppio 9

Mentre al momento della rimozione tutto risulta semplice, quando bisogna riassemblare sembra che qualche pezzo voglia fare i capricci, sino al punto che si può perdere la pazienza. Errore! Inoltre, accade anche che dopo un po’ di fatica si riesca nell’intento, ma, finito il lavoro, ci si accorga che qualcosa non è andato per il verso giusto. Questo può capitare in qualsiasi fase, ma in determinati punti, come quelli che seguono, si presentano riassemblaggi di cui è meglio verificare immediatamente la funzionalità, almeno della parte in questione.

    1. Rimettere in sede il guscio esterno che porta con sé la puleggia d’avviamento è una fase semplice, ma che richiede il posizionamento corretto di determinate parti mobili; fatti gli allineamenti, le parti si innestano, le superfici di contatto nel contorno vanno a combaciare perfettamente.
    2. Facendo in modo che nulla si muova, si innestano le viti e si serrano con una chiave a brugola. Al termine è caldamente consigliata una verifica della funzionalità del cordino d’avviamento; non è necessario mettere in moto il soffiatore, basta controllare che il cordino esca quando lo si tira per la maniglia di gomma e poi rientri richiamato dalla molla della puleggia.
    3. Prima del montaggio del filtro dell’aria, che offre un certo impedimento nei movimenti, conviene verificare la funzionalità dell’acceleratore, agendo sull’impugnatura del soffiatore; il grilletto non deve essere duro da tirare, pena l’indolenzimento della mano nelle sessioni di lavoro più prolungate. Se così fosse bisogna lubrificare il cavo e controllare che nel montaggio non gli si abbia fatto seguire un percorso più tortuoso di quello originale. Se l’elemento filtrante è di spugna, dopo il lavaggio con la benzina, bisogna applicare due gocce di olio viscoso per filtri; se è di carta nessun lavaggio: basta una soffiata con l’aria compressa.
    4. La chiusura della metà esterna della conchiglia non presenta problemi, se la parte interna è perfettamente allineata e centrata, altrimenti la girante tocca il guscio in qualche punto: verificare che giri senza impedimenti, non appena serrate tutte le viti sul contorno della conchiglia.
    5. Il tubo di soffiaggio si innesta nella sede presente all’uscita della chiocciola, lasciando libera la vite con dado di ritenzione; un o-ring inserito nel suo avvallamento fornisce la necessaria tenuta nella giunzione.
    6. La vite che blocca il tubo è fermata da un dado con sede esagonale in modo da affogare nella plastica della chiocciola; in questo modo può essere stretta con la sola chiave a brugola.
    7. Lo schienale che isola e protegge la schiena quando il soffiatore è in spalla è montato su silent-block che eliminano completamente la percezione delle vibrazioni. Attenzione a non stringere in modo eccessivo i dadi per non rischiare di strappare la gomma di cui questi sistemi di attacco elastico sono formati.

 

Carrozzeria: effettuare un rattoppo

I piccoli rattoppi di carrozzeria possono essere eseguiti fai da te con risultati più che soddisfacenti

 

pulire

L’area sulla quale intervenire va ripulita accuratamente con acqua e detersivo per auto, quindi risciacquata ed asciugata. Strofinando a fondo con un panno imbevuto di decerante si elimina lo strato di cera dalla carrozzeria.

 

levigare

Si interviene per eliminare la tacca di ruggine e levigare l’ammaccatura con una molettina abrasiva all’ossido di alluminio, procedendo fino a portare a nudo il metallo. Intorno all’ammaccatura si devono rimuovere lo sporco ed i residui di vernice.

 

carrozzeria-3

Con stucco epossidico per carrozzeria si spiana l’ammaccatura cercando di ottenere una superficie il più possibile regolare; l’applicazione dev’essere localizzata, ma deve consentire di “sfumare” lo stucco per raccordarlo con il resto della carrozzeria.

 

verniciare

A stucco asciutto si leviga ad acqua con tela smeriglio a grana fine, si isola la superficie con carta di giornale e si applicano tre mani di vernice spray per auto; dopo 24 ore si può verniciare con il colore originale e rifinire la superficie con una buona ceratura.

Paraurti: riparalo così

La riparazione del paraurti rientra tra i piccoli interventi sull’auto che si possono eseguire fai da te in modo rapido e autonomo

I miniutensili permettono di effettuare un’infinità di lavori di precisione. Quando si tratta di eliminare piccoli, ma significativi difetti da una superficie, con strumenti “tradizionali” si correrebbe il rischio di aggredire una zona ben più estesa di quella interessata dal danno, effettuando sì la riparazione, ma con difficoltà nel circoscriverla e renderla meno visibile.

RIPARAZIONE DEL PARAURTI: LE FASI

Anche una crepa sul paraurti può essere riparata con gli accessori giusti, utilizzati in successione.

 

fondere-lati-crepa

Dremel Versatip con testa soffiante a caldo permette di fondere delicatamente i lati della crepa da entrambi i lati; bisogna cercare di penetrare a fondo.

levigare-fessura

A plastica raffreddata, si interviene con il Dremel 8200 e le spazzole abrasive per dettagli per levigare la fessura ed appianare le imperfezioni.

 

lisciare-superficie

Si passa alla lisciatura della superficie con i cilindri abrasivi, quindi con le molette all’ossido di alluminio si pratica un’incisione a V sulla crepa per applicare lo stucco.

 

stendere-stucco

Si stende lo stucco sull’area interessata, lisciandolo bene e levigando con una spugna abrasiva.

 

spruzzare-vernice

Si isola la superficie e si procede con la spruzzatura della vernice nel colore originale.

 

lucidare

Quindi si rifinisce con un prodotto lucidante per ottenere un risultato uniforme.