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Pitturare Cartongesso | Guida ai prodotti da utilizzare

Per pitturare cartongesso senza problemi ecco la soluzione definitiva J Colors per una copertura perfetta anche su supporti non facili da mascherare

Per pitturare cartongesso efficacemente, non bastano semplici pitture, occorrono prodotti specifici. Nel campo delle costruzioni in edilizia e, soprattutto, nel settore delle ristrutturazioni, il cartongesso continua ad essere uno dei materiali più amati e utilizzati. Il cartongesso è generalmente realizzato con gesso di cava, racchiuso tra due fogli di spesso cartone, veloce e versatile da posare in opera, si presta alla realizzazione di ottimi isolamenti acustici e termici che garantiscono risultati durevoli nel tempo. Non vanno, inoltre, dimenticate le sue proprietà idrorepellenti, che ne permettono l’utilizzo anche in ambienti umidi, la sua resistenza alle sollecitazioni sismiche e la sua capacità di carico, che permette di sostenere pesi importanti come elementi di arredo o televisori. È un supporto che si adatta particolarmente ai lavori di ristrutturazione della casa per la sua ridotta invasività in termini di attrezzi necessari e di sporco prodotto.

Versatilità e praticità di utilizzo lo rendono uno tra i supporti preferiti, nel lavoro di ogni giorno, da tinteggiatori, muratori e professionisti, soprattutto per realizzazioni di pareti-divisorie, controsoffitti, finte travi o pilastri.

La finitura può risultare complicata se non si utilizza il prodotto specifico che riesca a garantirne la perfetta copertura. Le superfici delle lastre in cartongesso sono comunemente poste in opera prevedendo l’impiego di stucco per rasare ed unire le singole lastre. Il cartone delle lastre e lo stucco hanno differenti proprietà di fissaggio e, di conseguenza rendono la superficie disomogenea, con la necessità di effettuare una prima mano di fondo pigmentato e di 2 mani di pittura a finire.

La soluzione definitiva per pitturare cartongesso

J Colors propone nei suoi 4 storici marchi la [highlight color=”yellow”]soluzione unica e definitiva [/highlight]per pitturare cartongesso con una copertura perfetta

[one_half]VIP TECHNOMATT

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Scopri di più[/one_half][one_half_last]PARAMATTI STYLMAT

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La particolare composizione di queste [highlight color=”yellow”]pitture acriliche superopache[/highlight] risolve le problematiche di quei supporti specifici, tra i quali il cartongesso, per le quali le differenze di assorbimento e i rappezzi possono mettere in crisi le pitture e i fissativi tradizionale, assicurando un significativo risparmio nei tempi di applicazione in quanto garantiscono una perfetta copertura anche senza l’utilizzo di un fondo pigmentato, con 2 mani a finire.

Si tratta di [highlight color=”yellow”]pitture per interni super-lavabili [/highlight](Classe 2: > 10.000 colpi spazzola) che asciugano in maniera omogenea, mantenendo le caratteristiche che li hanno resi tra i prodotti più apprezzati dal mercato, grazie alla loro finitura estremamente riempitiva e assolutamente opaca.

Sono prodotti a ridotte emissioni degli ambienti domestici, certificate con la Classe A+ INDOOR AIR QUALITY per una ideale qualità e salubrità degli ambienti abitativi.

[box type=”success” align=”aligncenter” class=”” width=””]PLUS

  • eccezionale copertura su supporti specifici come il cartongesso
  • perfetta adesione senza necessita’ di fondo pigmentato
  • finitura uniforme, riempitiva ed estremamente opaca
  • superlavabili classe 2: > 10.000 colpi spazzola
  • classe a+ indoor air quality minore tempo per un risultato migliore[/box]

Truschino e compasso per tracciature precise

Truschino, metro e compasso: quando affrontiamo una costruzione, non si può fare a meno di eseguire una tracciatura precisa, cioè disegnare sul legno i segni precisi e ben visibili delle sagome e dei tagli.

La tracciatura precisa è un’operazione così fredda e tecnica, che molti fai da te la evitano fino a non considerarla importante, quasi fosse cosa solo da industria o da studi di architettura e design. Però non è così. Anche se eseguita in modo domestico, la tracciatura è una fase preliminare di grande importanza, che assicura la giusta esecuzione del pezzo. Utilizziamo truschino, metro, calibro e compasso per ottenere segni precisi.

GLI STRUMENTI DEL FAI DA TE
Innanzitutto il metro. Possiamo usare il metro di legno a stecche, ma è in alcune situazioni è più comodo il flessometro, cioè il tipo a nastro metallico avvolgibile, dotato di millimetratura ben chiara e costruito con materiale affidabile.
Dopo aver misurato, bisogna squadrare il materiale, portare cioè le teste nelle giuste angolature.
Occorre una squadra da falegname, di quelle completamente in metallo o con base in legno; ne esistono diversi modelli: lisce, graduate in centimetri o in millimetri.
Quella classica, con base e lama fissa, rimane la migliore: è alta da 200 a 400 millimetri, con una larghezza di base che va da 120 a 290 millimetri.
Alcune di esse presentano anche un foro per essere appese e possiedono la suddivisione di misurazione su entrambi i lati della lama.
Sempre a proposito di squadre, non si deve dimenticare quella adatta a segnare angoli differenti dai soliti 90°.
Si chiama falsa squadra e non ha grandi dimensioni. La lama non supera i 200 millimetri, mentre la base possiede una lunghezza compresa fra i 120 e i 160 millimetri.
Poiché è necessario orientare la lama a seconda dell’impiego, lo snodo centrale viene dotato di un dispositivo di bloccaggio, che, in genere, può essere un dado a galletto.
La lama è in acciaio cromato, graduata da entrambi i lati e lunga 310 millimetri. Addirittura è completata da punta a tracciare, a scomparsa, per essere usata come un truschino. Inoltre possiede una bolla (per livellature) infrangibile.

LA GIUSTA MATITA
Altro fondamentale e purtroppo trascurato strumento per la tracciatura, è la matita. Sono da scartare quelle troppo morbide, che si spuntano facilmente e lasciano una traccia di spessore superiore al millimetro. La grafite dev’essere dura, quella ideale è il tipo da disegno 3H, che durante l’impiego incide un leggerissimo solco sul legno per niente deturpante.

IL COMPASSO E IL TRUSCHINO

immagini misurazioni

  1. Il compasso: è differente da quello usato dal disegnatore. È dotato di due punte fisse, in ferro dolce. La traccia viene lasciata soltanto per effetto della pressione di una delle due punte sul legno. Inoltre possiede un arco fisso, detto alidada, che permette di bloccare le punte all’ampiezza voluta. Le dimensioni massime del compasso per tracciare sono di 30 cm in altezza con un’apertura di 90°. Se si devono tracciare circonferenze o sagome maggiori, della capacità del compasso, si usa l’antico metodo della matita legata a un filo e fissata al centro della tavola da un chiodino o una spilla. Unica accortezza è quella di fare un nodo a cappio, per evitare che il filo si arrotoli, girando attorno al chiodino.
  2. Il truschino o graffietto, è un altro utensile importante nel bricolage. Serve per riportare con precisione una misura su una tavola da tagliare, per tutta la sua lunghezza. È formato da un listello di legno duro con un ago d’acciaio infisso su di un capo. Sul listello scorre un cursore, una specie di anello piatto, bloccabile con una chiavetta, per riportare la misura che serve esattamente.

IL CALIBRO
Il calibro é costituito da una parte fissa, graduata in centimetri e in pollici, e una mobile (cursore), unita a una punta e a un’astina che fuoriesce dall’estremità dello strumento.
Con il calibro si possono misurare spessori (con le punte grandi), diametri interni (con le punte piccole) e profondità (con l’astina).
Il cursore del calibro è un nonio, che ci fornisce anche i decimi di millimetro.

UTENSILI

metro, flesso metro, squadra, falsa squadra, matita, compasso, truschino, calibro

Stampo per torrone fai da te | Guida passo-passo + Ricetta

Uno stampo per torrone fai da te è costituito da un reticolo di listelli in cui colare l’impasto per ottenere 30 barrette di ottimo torrone fatto in casa: servono incastri robusti per poter rigirare lo stampo, batterlo ed estrarre le barrette una volta pronte

La vicina di casa del nostro lettore Adriano Albanese, Antonella, fa uno squisito torrone casalingo; qualche tempo fa ha espresso il desiderio di avere uno stampo per torrone fai da te che le permettesse di ottenere un gran numero di barrette calibrate in breve tempo e ha chiesto aiuto al nostro lettore che, assaggiata tale delizia, non ha potuto tirarsi indietro. Nelle foto che ci ha inviato illustra non solo la costruzione dello stampo per torrone fai da te, ma anche il “collaudo”. Lo stampo per torrone presenta 30 celle disposte su 3 file, ciascuna cella misura 150x50x20 mm. Per contenere gli ingombri si fissa la larghezza dei listelli a 16 mm, per cui lo stampo finito misura, con una tolleranza di 1-2 mm, 676×514 mm. Nell’utilizzo c’è però un aspetto da non sottovalutare: quando l’impasto del torrone colato nello stampo si è rappreso, bisogna capovolgerlo per estrarre le barrette e l’insieme ha un certo peso. Per questo Adriano ha voluto ricorrere a incastri robusti e affidabili come quelli a coda di rondine lungo il perimetro e a mezzo legno per la parte interna; due grandi impugnature laterali completano questa semplice (ma non facile) struttura.

Disegno stampo per torrone fai da te

telaio per torrone casalingo

Come costruire uno stampo per torrone

costruzione telaio di legno

  1. Si parte da una tavola di abete piallata da 4 metri, sezione 100×22 mm; da questa, sezionata con la sega circolare, si ottengono tutti i listelli necessari con larghezze 16 e 50 mm.
  2. Le estremità dei listelli che compongono il reticolo interno vanno sagomate per ottenere giunzioni a coda di rondine; di conseguenza, sui listelli della cornice devono essere aperte le sedi con la stessa forma. Tenone e mortasa sono realizzati a tutt’altezza, ma la profondità dei tenoni dev’essere pari a metà spessore dei listelli che compongono la cornice.
  3. Le due “pareti” dell’incastro si tagliano a filo interno della tracciatura con una sega a pettine, incidendo il legno fin quasi alla linea di fondo.
  4. Il distacco del pezzo si completa con uno scalpello affilato, anche in questo caso mantenendo la lama un poco all’interno della tracciatura.
  5. Come si vede, il reticolo interno è composto con incastri a mezzo legno del tipo a croce; si notano alle estremità i tenoni appena descritti che si inseriscono nelle mortase corrispondenti sui listelli perimetrali. Questi, a loro volta, sono uniti con ulteriori tenoni e mortase a coda di rondine ricavati alle loro estremità e ortogonali rispetto a quelli del reticolo. In questa fase si realizza, pezzo per pezzo, un montaggio in bianco per rifinire con raspa e carta vetrata ogni singolo incastro, badando che risulti preciso: essendo un lavoro eseguito esclusivamente con attrezzi manuali, è apprezzabile la pazienza e la precisione che portano al risultato finale.
  6. Quando ogni pezzo combacia, si procede con l’assemblaggio con abbondante colla vinilica 
  7. si mette in morsa.
  8. Al centro dei lati corti dello stampo si fissano due impugnature a forma di mezzaluna spesse 50 mm che assicurano una presa sicura dello stampo al momento di capovolgerlo per estrarre le barrette di torrone.

Ricetta torrone fatto in casa

ingredienti torrone fatto in caso

torrone fatto in casa

Ingredienti per fare il torrone in casa:

  • 650 g mandorle sgusciate (o nocciole)
  • 300 g di miele
  • 300 g di zucchero
  • 200 g di scorzette miste (o 50 g di pistacchi pelati)
  • 2 limoni
  • 3 albumi
  • 1 bustina di vaniglina
  • 1 confezione di ostia (reperibile nelle farmacie e nelle pasticcerie)

In una pentola piena per 3/4 di acqua, posta sul fuoco, si pone una seconda pentola con il miele, che va fatto cuocere così per circa 90 minuti, mescolando spesso. Quando è pronto, si mette sul fuoco un’altra pentola con lo zucchero e 100 g di acqua, quindi si fa sciogliere. Le mandorle, ripulite dalle pellicine, vanno scaldate leggermente in forno; si montano gli albumi a neve e si uniscono al miele mescolando bene per 5 minuti, sempre a bagnomaria; si aggiunge lo sciroppo di zucchero senza smettere di mescolare. Dopo qualche minuto il composto inizia a indurire: finché è ancora elastico si aggiungono le mandorle, poi le scorzette di limone e la vaniglina, continuando a mescolare. Il composto va rovesciato nello stampo per torrone, preparato in precedenza con l’ostia sul fondo; gli stampi in metallo vanno unti con pochissimo olio di mandorle. Si livella col dorso di un cucchiaio e si ricopre con un altro strato di ostia, poi si pone sopra una tavola più grande dello stampo e, su questa, un peso. Dopo mezz’ora si può estrarre il torrone. La durezza finale dipende molto dal tempo di cottura del miele: se si preferisce un torrone “morbido” basta dimezzare il tempo di cottura.

I bravi nei lavori manuali saranno la nuova élite?

Editoriale tratto da “Almanacco Far da sé n.459 di Marzo 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Le World Skills sono le Olimpiadi mondiali dei mestieri (poco note in Italia) che si svolgono ogni due anni in nazioni diverse e mettono in competizione i migliori giovani artigiani, di età inferiore ai 23 anni, che hanno superato varie eliminatorie. Le specializzazioni vanno dal giardiniere al pasticcere, al falegname, al parrucchiere, ai mestieri più nuovi come quelli legati alla meccatronica. La competizione è nata nel 1950 da un’idea dello spagnolo Anthony Elola Olasoc che per primo, nel 1946, fece un concorso analogo nella sua nazione che ebbe molto successo. Il prossimo appuntamento sarà ad Abu Dhabi-Emirati Arabi nell’ottobre 2017 e sembra che anche qualche regione dell’Italia si stia muovendo per parteciparvi; sì, perché l’importante competizione è stata a lungo snobbata dall’Italia, assente come nazione dal 1959, rappresentata solo dal Sudtirolo, con la provincia di Bolzano (provincia che più volte abbiamo citato come esempio per i suoi bei laboratori di cui tutte le scuole pubbliche sono dotate e per il giusto peso che riconosce ai lavori manuali nella formazione dei giovani). Questo a ulteriore conferma del disprezzo per la cultura manuale che negli ultimi 60 anni ha dominato in Italia. Le scuole tecniche e professionali sono considerate di serie B o C, questo nonostante siano sotto gli occhi di tutti il fenomeno degli studenti sovraqualificati senza lavoro e la difficoltà delle imprese artigiane a reperire giovani che vogliano imparare un mestiere. Per genitori e figli sarà ancora lunga la strada per superare il cliché che giacca e cravatta dietro al computer fa figo mentre tuta e cassetta degli attrezzi fa sfigato. Dal nostro pulpito di fondamentalisti amanti viscerali della manualità, qualità sempre unita a un’intelligenza agile e vivace, e consapevoli delle gratificazioni che con essa si raggiungono, notiamo in alcuni politici e intellettuali la voglia di tornare a dar valore, almeno a parole, alle attività manuali. Segnali di questo tipo arrivano più forti da altre nazioni dove addirittura il presidente degli Stati Uniti, Obama, sollevando un vespaio che lo costrinse a precisare pubblicamente il senso della sua affermazione, disse: “I ragazzi dovrebbero imparare i lavori manuali, vanno incoraggiati in questa direzione, perché pagano bene e spesso sono più utili di una laurea in storia dell’arte”. In Francia, poi, il giornalista Julien Millanvoye, nella sua indagine sui lavori manuali oggi, che racconta nel libro “J’ai un métier” (Globe), arriva alla conclusione che idraulico, falegname, pasticcere ecc. saranno la nuova élite. La nostra speranza è che l’Italia decida di partecipare alle prossime Olimpiadi Mondiali dei mestieri in maniera forte, porti a casa dei buoni risultati, la cui eco contribuisca a creare idoli-bravi artigiani che diventino nuovi modelli culturali da imitare.

Dal sogno di Capri al giardino Prêt-à-porter

Editoriale tratto da “Almanacco In giardino n.54 di Febbraio-Marzo 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Per chi abita al Nord, non vicino ai laghi che creano microclimi speciali, i giardini mediterranei sono sempre uno stupore: la varietà di piante che in essi prospera è grande, colorata, rigogliosa e sembra cresca spontanea, senza bisogno di particolari cure e attenzioni. Oleandri, pitosfori, mirti, pale di fichi d’india, gelsomini, bougainville, palme, corbezzoli, agrumi, tamerici, pini marittimi e poi le miracolose varietà di piante grasse, infestanti e striscianti, punteggiate di fiorellini colorati che creano, anche per le strade, cuscini bombati e perfetti: insomma un godere quando si è sul posto ma anche un’invidia! Sensazioni bellissime per la vista e per l’olfatto lasciano le passeggiate nell’isola di Capri, uno dei posti che meglio rappresenta questa realtà di prorompente vegetazione mediterranea. Si rimane rapiti, soprattuto la sera, dai profumi intensi di fiori e piante, primo fra tutti quello della bella di notte, così chiamata perché sprigiona la sua fragranza all’imbrunire: i fiori si schiudono al calar del sole e si chiudono all’alba al fine di attirare gli impollinatori notturni. La sua fioritura abbondante e continua rinnova lo spettacolo per tutte le sere d’estate, da giugno a settembre. Ma se lo scenario non è proprio quello da favola che si può trovare nelle regioni del Sud o di una parte del centro Italia e si è quindi limitati anche nella scelta delle piante per via del clima e per di più si dispone solo di un terrazzo in città, non ci si deve scoraggiare: il progetto studiato dal garden designer Carlo Contesso, professore del corso di design all’Accademia delle Belle Arti di Perugia, propone una soluzione per avere un giardino… anche se si ha solo un terrazzo. Si tratta di quattro giardini definiti “prêt-à-porter” e pensati in relazione alle esposizioni Nord, Sud, Est e Ovest, agli stili, con consigli sulle piante da scegliere e sul come posizionarle. Nella terrazza con esposizione Est, ad esempio, “sono consigliabili fiori bianchi, ortensie, gardenie e annuali; un limone a spalliera e piante dal fogliame verde-verde/giallo come nephrolepis cordata (è una felce), filodendro e poi vasi in terracotta fatti a mano, decorati con festoni con un pavimento chiaro color travertino…”. Lavoro originale, quello del professor Contesso, che può essere utile a soddisfare l’aspirazione molto comune di tanti che vivono in città e vedono una terrazza con un po’ di verde, sia pur con l’inevitabile scarsa vivibilità causata dal troppo caldo, dai rumori e dallo smog, come un miraggio. Sicuramente non ci si potrà inebriare di colori e di profumi come passeggiando per Capri, ma si sa, nella vita non si può avere tutto!

Cocooning: primo passo isolare

Editoriale tratto da “Rifare Casa n.43 di Gennaio-Febbraio 2016”

Autore: Nicla de Carolis

Il cocooning (letteralmente proteggere come in un bozzolo) è la tendenza a trasformare la propria abitazione in un ambiente rilassante, confortevole e protettivo, concentrandovi la maggior parte delle attività del tempo libero: vivere di più in casa rispetto al passato recente, anche grazie o forse a causa delle nuove tecnologie, che consentono di fare da casa lo shopping, le operazioni bancarie, le attività di intrattenimento, per non parlare della possibilità di socializzare sui social, appunto. “Le persone di oggi, circondate da un mondo virtuale, quando chiedono di realizzare un progetto di casa, vogliono un progetto sensibile che tenga conto delle esigenze emotive e introduca elementi umani, di memoria, arredi di recupero che ricordino le proprie radici, la propria storia. Un progetto che inserisca elementi tattili, olfattivi, uditivi in grado di emozionare attaverso i cinque sensi e, nello stesso tempo, preveda gli indispensabili elementi tecnologici diffusi, ma celati, e non più predominanti”. Così dice Antonio Perrone, architetto illuminato e collaboratore della nostra rivista. Quindi questa voglia di casa-nido, accogliente e rassicurante, che ci ritempra e ci difende da un mondo troppo veloce, di cui facciamo fatica a capire certe dinamiche, è un desiderio diffuso che viaggia di pari passo con la stressante vita impostaci, o quanto meno difficilmente contenibile, dalla tecnologia. Gli argomenti pratici, che la nostra rivista tratta abitualmente, sono di primaria importanza per poter avere un’abitazione-nido; infatti, il primo passo che bisogna fare per andare in questa direzione è considerare il comfort climatico e acustico dell’edificio, determinato da un efficace isolamento della casa attraverso pavimenti, pareti e tetto, che ci protegga dal caldo e dal freddo, dall’umidità e dall’eccessiva secchezza dell’aria e dai rumori. Questo è un tema che ci appassiona molto perché nel nostro Paese il patrimonio architettonico da recuperare, in gran parte di pregio, è imponente e l’industria di settore mette sul mercato ogni anno prodotti innovativi che offrono prestazioni fino a pochi anni fa inimmaginabili. In questo numero, che esce in concomitanza con le date dell’interessante Klimahouse, la fiera di riferimento a livello nazionale per le tematiche del risparmio energetico in edilizia, dedichiamo uno speciale sull’isolamento TERRA/TETTO dove potrete trovare soluzioni ottime nella direzione di un obiettivo cocooning .