Verdemax produce e distribuisce articoli da giardino a proprio marchio per la cura, il decoro, la protezione e la manutenzione del verde, sia per hobbisti che per professionisti del settore.
Verdemax è stata fondata nel 1986 da un’idea di Romano Bellamico, imprenditore e fondatore di RAMA MOTORI, per la distribuzione di prodotti hobbistici da giardino. Oggi l’azienda è una divisione del gruppo reggiano Rama Motori S.p.A, con sede operativa a Boretto (RE). Con una capillare rete distributiva, l’azienda copre tutto il territorio nazionale e parte dell’Europa, rivolgendosi a rivenditori, garden centers e distributori specialisti, offrendo loro diversi servizi mirati e professionali.
La storia
anni 80: importazione dagli Stati Uniti e distribuzione di nuovi prodotti, tra cui il “tubo poroso”;
1986: creazione del marchio VERDEMAX e di articoli esclusivi brevettati, tra cui la carriola con vasca in pvc;
1992 spostamento della sede operativa e del magazzino a Boretto (RE);
2002: tutti i prodotti sono distribuiti esclusivamente a marchio Verdemax;
2003: ideazione dei corners e dei facings espositivi;
2008: ampliamento a 10.000 mq della superficie di stock dell’azienda;
Il presepe di Manarola è caratteristico perché una collina intera a Natale si copre con fantastiche figure fatte con materiali poverissimi
Un viaggio notturno lungo le coste liguri di levante durante il periodo natalizio riserva una sorprendente visione: sul nero di una collina brillano di luci colorate le figure di un presepe tutte in cammino verso la sommità, dove si staglia la capanna con la Natività. Siamo a Manarola, uno dei borghi delle Cinque Terre: a operare questo prodigio è un ferroviere in pensione, Mario Andreoli, di 75 anni che da oltre 40 ne cura la costruzione e l’installazione. Le origini di questa gigantesca opera risalgono ai primi anni 60: da allora la rappresentazione del presepe si è arricchita di nuovi personaggi ed elementi che Mario ha costruito da solo, con semplicità e perizia, utilizzando materiali recuperati e legnami di scarto. Anno dopo anno, superando ogni difficoltà, riposiziona tutti i componenti del suo presepe, utilizzando ganci metallici o giunti “Innocenti”, sulle strutture portanti fatte con tubi da ponteggio che hanno bisogno di una continua manutenzione per non cadere vittime della ruggine. Le figure sono distribuite sui terrazzamenti di una collina di 4000 mq insieme ai vigneti dello Sciacchetrà. Su questo terreno privo di strade sembrerebbe impossibile installare una tale mole di figure, ma i ripidissimi dislivelli sono superati grazie ad un curioso trenino a cremagliera, mosso da un motore a scoppio che viene quotidianamente utilizzato dai contadini locali. Al calar della sera, da metà dicembre alla fine di febbraio, le 250 figure che affollano la collina di Manarola si illuminano di migliaia di lampadine collegate con 8 km di cavi su 22 linee elettriche diverse. Il signor Andreoli compone i personaggi del suo presepe con i materiali di recupero più eterogenei e con incredibile fantasia: alcuni personaggi sono realizzati con piattine metalliche e pezzi di rete contornati sul bordo esterno da file di lampadine legate con fili metallici, altri sono sagome illuminate dall’interno; le pecore nascono da un bidoncino di plastica, molte teste sono insalatiere, mentre i pannelli di perlinato servono per i fondi. Anche le stecche delle vecchie tapparelle, dopo essere state verniciate di bianco, vengono riutilizzate come supporto riflettente per le lampadine: il bianco è il colore predominante perché riflette e diffonde efficacemente la luce. Un lavoro umile, la cui magia si rinnova di anno in anno, e la cui fama ha varcato i confini italiani finendo sul libro dei Guinness.
Le linee stilizzate delle figure del presepe di Manarola
Le forme dei personaggi parrebbero eccessivamente stilizzate ma, dato che il presepe va visto comunque da lontano per apprezzarne la monumentalità, le minuzie risulterebbero invisibili: è stato scelto quindi di mettere in risalto i particolari essenziali (teste, corone, zampe) trascurando occhi, bocche e vestito. Gli ultimi arrivati sono i cammelli sgravati del carico, i Re Magi a piedi, le scene marine di barche e pesci e lo stormo di colombe nonché la voluta aggiunta di un un vecchietto curvo che si avvicina alla capanna appoggiandosi al bastone a rappresentare i disabili; infine un monumentale Crocifisso realizzato dalla scultrice Katia Bellati di Vezzano Ligure e donato a Manarola.
Il cammello è sostenuto da un’intelaiatura di tubi da ponteggio a cui sono uniti in vari modi piattina metallica, bacchette d’acciaio e tavole. Risulta persino difficoltoso percepire l’insieme, ma l’immagine diurna non deve ingannare: nel buio le lampadine disposte sul margine della figura disegnano con efficacia la sagoma gibbosa e l’animale viene riconosciuto alla prima occhiata.
Le figure costruite con pannellature translucide vengono illuminate dall’interno per dare maggior risalto al personaggio. Per fissare i “tubi di luce” vengono utilizzati spezzoni di fili telefonici di recupero.
Rapid lancia la tecnologia Powercurve, capace di ridurre lo sforzo necessario ad azionare le graffatrici manuali fino al 65%, grazie agli studi di una famosa fisioterapista che evidenzia quale sia la zona di forza massima espressa dalla mano
La graffatrice manuale è un utensile sempre più diffuso, utilizzato frequentemente e volentieri anche dalle molte donne che si avvicinano al bricolage. Tuttavia, se l’uso è intenso e ripetitivo, la fatica e lo sforzo della mano crescono e possono dare fastidi: studi fisiatrici eseguiti in collaborazione con Rapid hanno descritto la forza espressa dalla mano su un piano cartesiano, mediante una curva che risulta bassa a mano aperta, sale al massimo quando è a metà chiusura, torna bassa quando è quasi chiusa. Sulla base dei risultati, l’innovazione Rapid ha messo a punto un dispositivo che si adatta a questa curva di forza. La nuova tecnologia riduce del 65% lo sforzo necessario e adegua la richiesta della graffatrice all’offerta della mano, ovvero leggera nella parte iniziale, maggiore in quella centrale e di nuovo leggera in quella finale, tracciando così una curva sovrapponibile. La sensazione di sforzo necessario per sparare punti passa da “duro” per un’analoga graffatrice tradizionale a “molto facile” per le due innovative graffatrici Rapid. Rapid
La “curva di potenza” di Lotta Runeson
Lotta Runeson è una fisioterapista svedese che ha condotto studi sulle sollecitazioni cui sono sottoposti i muscoli del braccio durante l’uso intensivo di una graffatrice manuale, traducendo in un grafico la curva dello sforzo richiesto dalla graffatrice e quella della massima disponibilità di forza dei muscoli che entrano in gioco.
Meno fatica calibrando la forza di sparo delle graffatrici manuali
La Powercurve technology viene utilizzata in due nuove graffatrici manuali Rapid: sono la ALU953 (1) e la ALU940 (foto di scena) destinate al mercato del bricolage a cui si avvicinano sempre più donne che trovano così la possibilità di usare questo utensile anche in modo continuativo senza rischi fisiatrici e affaticamento. Queste e anche altre graffatrici Rapid utilizzano inoltre il dispositivo “Energy Saving Stapling”, un meccanismo brevettato di regolazione della forza dello sparo che usa ingranaggi capaci di dare all’utilizzatore il perfetto controllo della giusta forza da utilizzare in ogni occasione di aggraffaggio. (3) La graffatrice R28-36 fissa cavi elettrici e telefonici all’esterno, magari sopra il battiscopa, con speciali graffe. (4-5) La R353 e la R33 all’opera per fissare rivestimenti di pelle o di tessuto su cuscini, sedie, poltrone. 6. La R34 fissa su listelli di legno un leggero pannello di materiale plastico o di compensato.
Le pistole incollatrici Rapid professionali sono concepite per l’utilizzo intensivo a diversi livelli che, proprio per questo, non differiscono soltanto nella potenza e nella capacità di erogazione, ma anche nella struttura per offrire un comfort di utilizzo ottimale
La termocolla può essere utilizzata per infiniti fissaggi, definitivi o provvisori, su una vasta gamma di materiali, con adesione quasi immediata: imparare a usarla abitualmente può risolvere molte situazioni dove magari bastano pochi punti di colla a terminare il lavoro, ma se si vuole sfruttare questo sistema per lavori più impegnativi (posa di pavimenti plastici in locali secondari, impianti elettrici a canalina senza forare ecc) o per realizzare allestimenti provvisori per spazi espositivi allora la pistola deve essere adeguata all’utilizzo intensivo. Le nuove pistole incollatrici Rapid EG320, EG340, EG360, EG380 sono pensate per questi scopi: potenze che vanno da 120 a 400 W, capacità di estrusione da 1000 a 2200 g/h di colla, temperatura regolabile tra 120 e 220-230 °C (esclusa la “piccola” EG 320); tutte le pistole incollatrici Rapid utilizzano stick Ø 12 mm e dispongono di un sostegno rimovibile con tre punti di aggancio, sotto la pistola e alla base dell’impugnatura, per poter essere utilizzate in completa stabilità anche in appoggio. La camera di fusione prolungata e la possibilità di montare diversi ugelli intercambiabili assicurano un rapido riscaldamento, un’elevata portata di colla fusa e la precisione del lavoro in ogni circostanza; il grilletto a 4 dita migliora la presa e riduce lo sforzo di estrusione. Rapid
I prezzi delle pistole incollatrici Rapid sono:
EG320 euro 79,00
EG340 euro 156,00
EG360 euro 195,00
EG380 euro 295,00
Dettagli e utilizzi delle pistole incollatrici Rapid
Le pistole incollatrici Rapid, dedicate all’utilizzo professionale, sono equipaggiate con un preciso termostato bimetallico per la regolazione della temperatura; l’elemento riscaldante è a cartuccia blindata e decisamente affidabile. L’ugello fornito di serie, ma intercambiabile, è protetto con uno strato di silicone; la EG360 e la EG380 dispongono inoltre di un rivestimento morbido anche sull’impugnatura, essendo destinate agli utilizzi più gravosi. La pistola top della gamma, oltre ad avere il cavo più lungo delle altre (3,5 metri anziché 2,5), è adatta all’utilizzo di colle EVA e poliammidiche. La EG320 è la più compatta della gamma (290x240x60 mm) e per le sue caratteristiche si presta all’utilizzo tanto da parte dell’hobbista esigente quanto del professionista. La temperatura è preimpostata a 195 °C e pesa solo 0,62 g, ma le possibilità si ampliano con la EG 340: la potenza sale a 220 W e l’erogazione si incrementa del 40%, si può variare la temperatura e le dimensioni aumentano a 315x270x100 mm. La EG 360 differisce solo per potenza e capacità di erogazione (300 W e 1800 g/h). Con questi strumenti si possono affrontare lavorazioni che con pistole legate all’utilizzo strettamente hobbistico avverrebbero con discontinuità per la capacità di erogazione limitata: dal montaggio delle canaline per impianti elettrici a bassa o alta tensione (1) alla stesura guidata di cavi isolati liberi (2), al fissaggio di piastrelle e ceramiche che non richiedano una posa definitiva, come nell’allestimento di stand o di spazi espositivi; incollaggio di PVC o altri materiali plastici come targhette, placche ecc; incollaggio legno con legno di elementi non strutturali (3); collegamento di tessuti, cordoncini o passamenerie su legno (4); fissaggio di guide per cassetti, pannelli di fondo ed elementi di rinforzo per mobili e strutture. Nel campo strettamente professionale sveltiscono lavori come la composizione di espositori, il fissaggio di campioni di laminati, pavimenti in legno, schiume, tessuti o altri materiali (5), il montaggio a secco di composizioni floreali, la posa di pannelli di polistirene. Le pistole incollatrici Pro-Industrial sono utili anche nel campo dell’elettronica (6), per stabilizzare i conduttori e renderli più resistenti alla deformazione, allo strappo e alla rottura, anche in profondità; inoltre, un punto di termocolla può essere utile come “terza mano” nel mantenere in posizione alcuni componenti prima del fissaggio definitivo.
ugelli per pistola incollatrice
L’ugello compreso nella confezione standard (1) è disponibile anche come ricambio; gli altri possono essere acquistati separatamente. L’ugello 4 WS ad ampia diffusione (2) produce diverse linee sottili ed è ideale per il fissaggio di cartone, pavimenti e moquette; l’ugello a punta lunga (3) si adatta agli spazi stretti e alle zone profonde, il diametro di soli 1,5 mm è ideale per il fissaggio di fibre ottiche e componenti elettronici. L’attacco intelligente montato sulle pistole rende il cambio dell’ugello semplice e rapido.
Ipè e iroko sono le essenze scelte per la posa di un marciapiede in legno (con terrazzo annesso) e per le sottostrutture lignee che appoggiano su un sottofondo di ghiaia drenante, autobloccanti e piastrelloni
Nonostante il nostro sia il Paese del sole, difficilmente si pensa al legno per la realizzazione di terrazzamenti per il giardino di casa, tantomeno si pensa di realizzare un marciapiede in legno.
Nei Paesi nordici, al contrario, pur avendo maggiori problemi di noi sotto il profilo meteorologico, il legno all’esterno viene utilizzato con maggiore frequenza.
Documentiamo quindi con molto interesse il lavoro di un nostro esperto lettore, Franco Carati, che si è cimentato nella realizzazione di terrazza e marciapiede in legno con copertura e sottostruttura di legno, per la sua casa con giardino. La terrazza estende la fruibilità di spazio casalingo verso il verde, cui si accede tramite una portafinestra, mentre il marciapiede in legno garantisce un percorso pulito e sufficientemente riparato per passare attorno all’abitazione.
Franco Carati non è un fai da te di ultima ora; ha competenza e attrezzatura a disposizione, conosce le caratteristiche dei legni e, prima di effettuare acquisti, si informa bene su dove potersi approvvigionare a prezzi congrui, pur rimanendo nel range di una distanza ragionevole (anche i carburanti costano). È meticoloso e non ha sottovalutato alcun particolare: persino le viti da utilizzare sono state scelte con cura.
La scelta dell’essenza da utilizzare per la copertura della terrazza è ricaduta su legno di ipè (Sud America), mentre per le sottostrutture vengono usati listelli di iroko. Le tavole di ipè sono in lista unica di 130x19x3400 mm; queste sono state scelte per la terrazza, mentre per il marciapiede in legno, vista la lunghezza fissa di 920 mm, si è optato per un taglio di lunghezza inferiore, più conveniente economicamente.
I listelli di iroko di sezione 30×40 mm sono ricavati tagliando tavole di questa essenza con la combinata.
Dopo la fase preparatoria del sottofondo si provvede alla sistemazione dei punti d’appoggio delle strutture lignee. Nel caso del marciapiede in legno, con un’estensione prevalente nel senso della lunghezza e scarsa nel senso della larghezza, per evitare anche i minimi cedimenti si assestano nella ghiaia grossi piastrelloni 500×500 mm, in bolla nel senso che segue il muro perimetrale, mentre nell’altro si applica una pendenza del 2% in direzione del prato.
I piastrelloni di cemento servono da appoggio per la struttura di listelli di iroko (1); si applicano prima quelli in senso trasversale, poi sormontati da quelli in senso longitudinale. La sottostruttura non arriva a contatto con la parete esterna della casa, ma rimane a una certa distanza. Ciò significa che anche la copertura del marciapiede rimane distanziata (2); questo evita i possibili ristagni d’acqua e umidità che si producono nei punti di contatto, che possono danneggiare entrambi gli elementi.
La stesura delle doghe del rivestimento avviene trasversalmente (3) e si procede con un trapano, con punta provvista di svasatore per il preforo, e un avvitatore con bit.
L’importanza delle viti
Importantissima la scelta delle viti, dato che ne servono quasi 1400. In considerazione della durezza dei legni, deve essere perfetto l’accoppiamento con il bit su cui vanno imboccate e, naturalmente, devono garantire la durata nel tempo, senza la minima alterazione.
Dopo veri e propri test di avvitatura su legni campione, la scelta è ricaduta su viti di marca Spax, con acquisto del bit Spax a loro dedicato. Il connubio è risultato efficace, ma di prezzo molto più accessibile rispetto altre marche ugualmente valide. Negativi i risultati di prodotti più economici di provenienza orientale.
La terrazza in legno
Delineata l’area di intervento, si estirpa il prato, si rimuove un piccolo strato di terra, si stende un telo antiradicamento e si ricopre la superficie con uno strato di ghiaia spaccata 4/8 mm, tirandola con una staggia e dando una pendenza del 2% per allontanare le acque meteoriche dalla casa.
Come punti d’appoggio per la successiva struttura di legno si stendono a distanze regolari tozzetti autobloccanti recuperati dagli avanzi non più vendibili di un rivenditore. Importante, per semplicità, che abbiano almeno identico spessore. Nell’operazione bisogna tenere conto delle quote risultanti, per mantenere i corretti livelli nei confronti dei gradini di accesso all’abitazione.
Come per il marciapiede in legno, si stendono prima i listelli di iroko disposti trasversalmente, verificando continuamente la congruità delle quote.
Segue la stesura dei listelli longitudinali, avvitandoli ai sottostanti, e in seguito quella delle doghe di ipè. Tutte le sedi delle viti vanno preforate e svasate, per evitare crepe e rotture; le doghe sono distanziate con tasselli di legno da rimuovere subito dopo l’avvitatura.
Lo spazio antiestetico che rimane visibile lungo il perimetro, si chiude con una serie di doghe di ipè avvitate in costa.
La finitura è affidata a due mani di impregnante a solvente.
A parte le ottime potenzialità, il Pialletto elettrico Valex PE2000 si fa apprezzare per molti dettagli fra cui la possibilità di smaltire i trucioli in due direzioni, il raccordo aspiratore, l’attacco per la guida parallela sui due lati della scocca, l’ottima regolazione della profondità di passata
Il pialletto elettrico Valex PE2000 rientra nella “linea Arancio”, la linea professionale di Valex, contraddistinta, appunto dalla livrea arancione degli utensili elettrici che ne fanno parte. La macchina, nonostante il costo contenuto, mostra dati di targa di tutto rispetto: il motore ha una potenza di assorbimento di 850 W e spinge il tamburo a una velocità di rotazione a vuoto di 16500 giri/min; la profondità di taglio nella singola passata è regolabile da 0 a un massimo di 3 mm, la larghezza di passata, ovvero la misura delle lame è di 82 mm; il peso è contenuto a 2,4 kg. Il pialletto elettrico Valex PE2000, che va assolutamente condotto con entrambe le mani, ha due ottime impugnature che permettono di dominare perfettamente la pressione e il bilanciamento laterale anche quando scarseggia l’appoggio sotto la piastra. La macchina è completa di guida laterale e di attacchi su entrambi i fianchi per poterla fissare da una parte o dall’altra della scocca. In dotazione, oltre alle spazzole di ricambio, vi è anche una cinghia di trasmissione di scorta. Molto utile, infine, che il tubo di espulsione trucioli, possa essere orientato indifferentemente a sinistra o a destra: così si lavora sempre in piena comodità, evitando, nel caso di passate laterali, di vedersi soffiare le scorie in faccia. Valex
Applicando la guida parallela al pialletto elettrico Valex PE2000 si eseguono con ottimi risultati le battute sui pezzi; passata dopo passata, rigorosamente sulla stessa linea, si raggiunge una profondità massima di 11 mm, dopodiché l’ingombro laterale del corpo macchina impedisce di scendere ulteriormente nello scasso. Il risultato, come avviene generalmente nella piallatura con elettroutensili portati a mano, dipende molto dall’uniformità di passata. Dall’attacco all’uscita dal pezzo, la passata deve essere continua; se ci si ferma e si riprende a piallare nel mezzo, facilmente si crea un avvallamento non voluto. Semplice anche realizzare smussi negli spigoli; anche in questo caso si procede passata dopo passata, sino all’ottenimento dell’entità di smusso voluta. L’inizio, con lo spigolo vivo, è facilitato perché al centro della piastra d’appoggio c’è una scanalatura longitudinale che permette di tenere la piallatrice perfettamente in linea con l’orientamento del pezzo.
Dispositivi tecnici del pialletto elettrico Valex PE2000
L’avviamento del pialletto elettrico Valex PE2000 può avvenire solo premendo prima il pulsante di consenso, posto in alto, sul lato dell’impugnatura. Questo mette al sicuro da un’avvio non voluto, per esempio se si solleva la piallatrice premendo involontariamente il pulsante d’accensione.
La regolazione da 0 a 3 mm della profondità di passata si effettua con una manopola ben dimensionata e con un’escursione di quasi 360° su una scala graduata con tacche di riferimento principali e tacche intermedie a passi di un decimo di millimetro. Questo permette all’operatore di effettuare una regolazione fine della profondità di passata e di ritrovare esattamente lo stesso valore anche dopo aver fatto altri lavori.
La guida parallela è fatta in modo che lo scontro laterale possa essere regolato per ricadere anche sotto la piastra della macchina.
La guida parallela del pialletto elettrico Valex PE2000 può essere montata su entrambi i lati della scocca essendoci comunque la medesima sede di alloggiamento della squadretta. La stessa sede serve anche per l’alloggiamento della guida di profondità, utile per effettuare piallature a gradino.
Il raccordo per il collegamento del sacchetto di raccolta trucioli o per la connessione con il tubo dell’aspiratore è inserito nella scocca della macchina semplicemente a pressione e può essere orientato indifferentemente da una parte o dall’altra.
Il sacchetto di raccolta ha l’imboccatura con tenuta a elastico; una volta calzato sul tubo di raccordo del pialletto, ci pensa un rilievo anulare posto sul tubo a impedire al sacchetto di essere espulso dalla spinta dell’aria.
Non facilissima da costruire ma di grande soddisfazione, questa pista da mini bowling fai da te ha, come le professionali, il meccanismo che rialza i birilli abbattuti
La pista da mini bowling da usare in cortile, in terrazza o sul prato, non ha la pretesa di rimpiazzare quelle professionali ma ne ha le caratteristiche principali: il ritorno della palla al giocatore e la resurrezione, quasi automatica, dei birilli.
Del fratello maggiore non ha, invece, le dimensioni, né della pista né della palla; la prima è lunga 390 cm e larga 90, contro i 1.890×155 di quelle ufficiali, e la seconda, non è un pesante (tra i 1000 e i 1500 grammi) pallone di circa 200 mm di diametro, ma una boccia da croquet, sugli 85 mm. Aumentando il diametro della boccia si dovrà allargare lo spazio fra i birilli e, di conseguenza, la pista.
Cosa occorre per costruire mini bowling fai da te:
Abete o pino di prima scelta sezione 21×91 mm: 2 sponde A 3900 mm, 2 pareti B 3660 mm, 3 traverse interne C 608 mm, 5 traverse esterne D 874 mm
Abete o pino di prima scelta sezioni varie: 1 inghiottitoio E 21x68x650 mm, 2 piste ritorno F 15x91x3661 mm, 2 bordasponde G 21x43x3870 mm
Tondo faggio o ramin Ø 28 mm: 1 tirante H 2700 mm, 2 sottocorde J 608 mm
Tondo faggio o ramin Ø 16 mm: 1 maniglia e 1 guidacorde K 270 mm
Multistrato (meglio marino) da 12 mm: 1 piano gioco L 650×2440 mm, 1 allungapiano M 650×1220 mm, 1 tavola raccolta N 200×832 mm, 2 pareti grotta O 500×550 mm, 1 dorso grotta P 476×874 mm, 1 tetto grotta Q 514×898 mm, 1 frontone grotta R 100×898 mm
Masonite temperata spessa 4 mm o gomma dura spessa 6-8 mm: 1 reggibotta S 100×874 mm
Varie: spine, colla per legno da esterni, 10 bottiglie di plastica da bibita, 18 m di corda nylon o polipropilene Ø 6 mm, 1 elastico (o molla) richiamo tirante, numeri autoadesivi rossi
Ferramenta: 1 fascetta stringitubi Ø 25-40 mm, 2 occhielli aperti a vite, viti, gruppini.
Materiale di finitura: impregnante protettivo, vernice bianca spray per plastica, fondo e smalti coprenti.
I birilli del mini bowling
I dieci birilli mostrano chiaramente la loro origine, ma qualsiasi bottiglia di plastica di misure analoghe a quelle della bibita usata nel campione si presta allo scopo. Dopo averne consumato il contenuto, il vuoto va accuratamente lavato e asciugato. Con un filo metallico abbastanza rigido (per esempio uno spiedino da cucina) arroventato si apre un foro nel fondo della bottiglia, cercando di centrarlo quanto meglio possibile.
Con una lima a coda di topo o una punta da trapano si regolarizza il foro portandolo a 6 mm di diametro. Attraverso il foro si fa passare il capo (fuso con l’accendino per evitarne lo scioglimento) di una corda molto flessibile di polipropilene o di nylon, come quelle usate per le veneziane o le tende. Il capo della corda si fa uscire dal collo della bottiglia e si annoda su se stesso in modo che non possa uscire dal foro. Le dieci corde si lasciano lunghe circa un metro e mezzo. I birilli del mini bowling sono bianchi con numeri rossi e così è per le nostre bottiglie, verniciate a spray e numerate con caratteri autoadesivi (se uno è bravo può anche dipingere i numeri a mano uno per uno). Un paio di giri di nastro isolante rosso attorno alla base completano la decorazione.
I birilli sono bottiglie di plastica delle bibite gassate, dipinte e numerate come i fratelli maggiori delle piste professionali. Praticamente infrangibili (e se se ne rompe una è assai facile sostituirla), sono collegate con cordicelle al tirante che passa sotto il piano di gioco e che, dopo ogni colpo che abbia buttato giù un birillo, tirandolo indietro con la maniglia le fa rialzare. Una molla di richiamo provvede a riallentare le cordicelle.
Il fondo delle bottiglie si fora al centro con uno spuntone metallico arroventato. Le bave di fusione attorno al foro si eliminano poi col trapano o con una lima tonda, portandone il diametro a 6 mm.
Nel fondo si fa passare un pezzo di corda abbastanza flessibile e se ne annoda su se stesso il capo.
L’altro capo delle corde attraversa il piano di gioco, passa sotto due barre tonde trasversali e dentro i fori del guidacorde. Un robusto nodo vincola la corda al tondino forato.
Il sistema di sollevamento visto da sotto mostra il passaggio delle corde sotto le barre e il collegamento al guidacorde, inserito nel capo del tirante. Raddrizzati tutti i birilli, i capi delle corde si vincolano sul tirante, opportunamente tirato indietro, con una fascetta stringitubi. Per garantire un movimento dolce e regolare dei birilli, le corde vanno ordinate secondo una sequenza precisa.
Lo scheletro
Si comincia con aprire un foro Ø 32 mm al centro di due delle traverse C e di una traversa D. Nelle pareti B si aprono, con lo stesso diametro e con interasse 210 mm, i fori per le barre J, a 10 mm dal bordo inferiore. Le tre traverse e le due barre si chiudono fra le pareti con viti e colla. All’esterno delle pareti B si avvitano le piste di ritorno F: al filo inferiore della parete all’inizio e salendo fino a 60 mm alla fine (zona birilli).
Un capo delle sponde A si taglia a circa 85° e le sponde si avvitano contro le piste di ritorno facendone sporgere l’estremità bisellata oltre l’ultima traversa. Fra i capi sporgenti si avvita la tavola di raccolta N con un bordo a livello delle piste di raccolta e l’altro al filo superiore delle sponde. La parte anteriore dello scheletro si completa avvitando contro la testa dei pezzi A, B e F, la traversa di chiusura D. A filo del bordo superiore dell’ultima traversa C si avvita l’inghiottitoio E, tagliato a triangolo isoscele basso e largo così che le bocce, scivolando lungo i suoi lati, trovino la strada per le piste di ritorno. A rinsaldare e tenere in squadra lo scheletro vi si avvitano tre delle restanti traverse D, fissandole alle pareti B, alle sponde A e, la prima, anche alla traversa di chiusura anteriore. L’applicazione sulle sponde dei listelli G completa la struttura.
La grotta
I birilli sono ospitati sotto un proscenio costituito dal dorso P, dalle pareti O, dal tetto Q e dal frontone decorato R, uniti con colla e viti più eventuali listelli interni di rinforzo. L’ultima traversa D si avvita a tergo del dorso P in corrispondenza della striscia di rinforzo S, incollata al suo interno.
Il piano di gioco del mini bowling
Lungo più della lunghezza standard dei pannelli di multistrato, è costituito dai pezzi L e M. Nel pezzo L si aprono 10 fori Ø 6 mm per le corde dei birilli. Per evitare l’usura delle corde e del multistrato si fanno leggermente inclinati all’indietro, se ne svasa la bocca e se ne leviga l’interno (o si fan passare le corde in boccole di nylon o polietene). I fori si dispongono a triangolo, con l’ultima fila, di quattro (birilli 7, 8, 9 e 10), a 150 mm dall’estremità del pannello e le altre tre file, di tre (birilli 4, 5 e 6), due (2 e 3) e uno (1), distanziate di 95 mm. La distanza tra i fori in ogni fila è di 190 mm. I due fori esterni dell’ultima fila vengono
a trovarsi a 40 mm dai bordi del foglio. I due pezzi L e M si fissano sul bordo superiore delle pareti B con colla e gruppini incassati sotto filo piano e stuccati.
Le dimensioni del mini bowling sono calcolate in modo da poter usare le assi commerciali da quattro metri evitando giunzioni. Il telaio che regge il piano da gioco (realizzato con due pezzi di multistrato da 12 mm) è formato da due lunghe pareti, diverse traverse, quasi tutte attraversate dal tirante e due barre passacorda. Ai lati vanno poi aggiunte sponde che delimitano le piste di ritorno. Le piste di ritorno sono inclinate all’indietro fino al bordo inferiore delle due pareti. Un preciso seppur lungo lavoro di preforatura di tutti i pezzi ne facilita poi l’esatto montaggio.
Fissate le piste di ritorno, vi si avvitano contro le sponde. Sotto la mano si vede il capo della sponda inclinato verso i giocatori. L’inclinazione, di una decina di gradi, è seguita dal dorso della grotta dei birilli con lo scopo di smorzare l’impatto delle bocce e di facilitarne il ritorno sulle piste.
Fra i capi delle sponde si inserisce la tavola di raccolta, opportunamente inclinata dal filo superiore delle sponde al filo delle piste.
Il dorso della grotta ha due rinforzi, uno interno e uno esterno. L’inghiottitoio triangolare indirizza le bocce al sistema di ritorno. I pezzi della grotta sono avvitati fra loro e alla struttura di base
Il meccanismo di sollevamento
Nel tirante H si aprono, a circa 5 mm dai capi, due fori Ø 16 mm (attenzione a centrarli bene e a farli sullo stesso piano). In uno dei quali si incolla, come maniglia, uno dei tondini K, l’altro si attraversa con dieci fori (stessa raccomandazione) in due gruppi di cinque, aperti di 20 in 20 mm a partire dai capi, così che al centro restino 70 mm integri. Il tondino così forato si calza e si fissa, ben centrato (senza incollarlo per poterlo smontare), nel secondo foro del tirante, ovviamente già fatto passare attraverso i fori delle tre traverse. Si blocca provvisoriamente il tirante in posizione tale che la maniglia resti a 140 mm dalla traversa frontale, si capovolge il tutto su un paio di cavalletti e si fanno passare dentro i fori del piano di gioco le corde dei birilli. Dopo averle fatte correre sopra le barre J, si fanno entrare nel tondino forato in sequenza: da sinistra passano le corde dei birilli 10, 6, 9, 3, 5 (primo gruppo di fori), quindi quelle degli 1, 2, 8, 4, 7 (secondo gruppo). Tirate bene in modo da tener dritti i birilli, si bloccano sul tirante H con una fascetta idraulica, sistema che permette eventuali aggiustamenti. Sulla prima traversa C e sul tirante si avvitano due occhielli aperti da collegare con un elastico robusto che riporti in avanti il tirante dopo aver risollevato i birilli (altrimenti le corde restano tese e i birilli non possono cadere). Levigato, stuccato, passato col turapori e smaltato a vivaci colori, il bowling è adesso pronto per garantire ore di sano divertimento a ragazzi di ogni età.
Un bel progetto per costruire un efficace lavabottiglie artigianale
Chiunque sperimenti la risciacquatura delle bottiglie in casa o in cantina sa bene che si tratta di un’operazione meno banale di quel che sembra: infatti alcuni lavandini sono scomodi e non si riesce a posizionare bene la bottiglia sotto il getto, se non obliqua. Poi il getto o si regola troppo debole e non sciacqua bene le incrostazioni, o è troppo forte e schizza dappertutto. L’idea di avere un oggetto dedicato è intelligente e il nostro lettore Giovanni Calvetto, ispirandosi probabilmente a certi lavabicchieri da bar, ha costruito un efficiente lavabottiglie artigianale partendo da qualche elemento di ferramenta e da raccordi e guarnizioni vari, filettati o meno, che aveva in casa, previsti per usi di idraulica o per il passaggio di gas. Una piastra metallica munita di piedini da appoggio e tiene stabile il sistema, che consiste in una serie di raccordi che ricevono l’acqua da un tubo di gomma e la spruzzano verso l’alto in una successione di tubicini sempre più stretti, di cui l’ultimo forato. In questo modo la bottiglia si infila capovolta e premendo esce il getto, più concentrato e sotto pressione, che risulta maggiormente efficiente per il lavaggio. Il numero di raccordi utilizzati dal lettore non è tassativo: sicuramente ha utilizzato quelli che aveva a disposizione; quello che conta è il sistema ingegnoso, che può essere realizzato anche con una diversa combinazione di pezzi.
Il sistema spruzzatore del lavabottoglie artigianale Il punto su cui appoggiare la bottiglia è costituito da un raccordo (3) su cui sono inseriti tre perni prigionieri (1), mediante foro da 4 mm non passante, e saldati a stagno; una vite (2) è infilata lateralmente mediante foro passante da 3 mm parzialmente filettato; in questo insieme si infila, interponendo due nipples (4, 6) separati da un o-ring (5) e una molla (7), un tubetto (8), parzialmente svasato da un lato per saldarlo al (9), su cui è praticata un’asola da 3,5×10 mm. L’insieme nipples/o-ring è per tenuta acqua e guida molla. Al fondo del secondo tubo si serra un dado (10), e da sotto si infila un altro tubetto (11) munito di asola 4×20 mm per il passaggio acqua. Quando si abbassa il tubo (9) e le due asole vengono a coincidere, si ha il passaggio dell’acqua verso l’alto. Tutto il sistema è collegato a una riduzione (12) sotto cui si infila una guarnizione (13) e si posiziona una sfera di vetro (14) che blocca l’acqua quando il sistema non è premuto; si aggiunge ancora un o-ring per tenuta (15), e quindi tramite un dado (16) e una rondella (17) il sistema è collegato a quello di mandata tramite il foro sulla piastra.
Piastra e raccordi La piastra di supporto (18) è un disco di ferro su cui sono praticati un foro centrale Ø 19 mm e quattro fori laterali filettati per i bulloni d’appoggio (20), completati da controdadi di bloccaggio (19) e piedini in gomma (21). Nel foro centrale si inserisce il raccordo filettato a gomito (22) collegato a un altro raccordo filettato (24), a una riduzione filettata (26) e a un nuovo raccordo per gas (29); il tutto interponendo gli o-ring di tenuta (23, 25, 27). Si completa con un ultimo raccordo per gas a innesto rapido (30), comodo per essere inserito nel tubo di mandata dell’acqua.
Cosa serve per costruire un lavabottiglie artigianale:
3 perni 4×12 mm;
1 vite 4×22 mm;
1 raccordo;
2 nipples;
o- ring varie misure;
1 molla;
1 tubetto Ø 6,5 mm lungo 60 mm;
1 tubetto Ø 9 mm lungo 80 mm;
1 dado 1/2”;
1 tubetto Ø 6 mm;
1 riduzione da 3/4 ” a 1/2”;
1 guarnizione gomma 13x9x5 mm;
1 sfera in vetro Ø 14,5 mm;
1 dado 3/4”;
1 rondella 30x19x5 mm;
1 disco in ferro Ø 150 mm spesso 10 mm;
4 dadi inox 10x;
4 bulloni 10×70 mm;
4 piedini in gomma;
1 raccordo 3/4 “a gomito ;
1 raccordo 3/4” filettato;
1 raccordo 3/4” – 1/4”;
1 raccordo 1/4”- 1/2”;
1 raccordo 1/2” – 3/4”;
1 raccordo 3/4” per gas con attacco rapido
Schema progettuale del lavabottiglie artigianale
Tranne qualche asola nel metallo e un paio di saldature, per il montaggio si tratta solo di collegare i vari raccordi e di stringere con la chiave; data la presenza delle o-ring non occorre serrare con eccessiva forza.
Ecco un video interessante su un altro progetto pe un lavabottiglie artigianale
Il barbecue GENESIS compie 30 anni e il leader mondiale Weber celebra la ricorrenza regalando… un secondo barbecue!
Chi acquisterà un barbecue della gamma GENESIS avrà in omaggio il pratico barbecue a carbone GO-ANYWHERE (solo nei punti vendita aderenti all’iniziativa) da portare ovunque. è tanta la voglia di grigliare e fare festa, e Weber si mette in gioco con divertenti iniziative e promozioni. Tra le novità c’è Grill Academy by Weber, la prima scuola di cucina al barbecue che, con le sue sedi di Vicenza, Milano, Torino e Bolzano propone corsi al grill per tutti condotti da chef. E poi spazio a consigli e ricette con i libri di cucina La Bibbia del Barbecue e Lo chef del Barbecue, il blog interattivo Come On Over, il magazine Grill On e una vasta gamma di prodotti e accessori dalle alte prestazioni e dall’accattivante design distribuiti in centinaia di punti vendita in Italia. Weber
Barbecue Genesis a gas
Genesis è proposto nella versione E-310 nei colori black e smokey grey, nella versione E-330 GBS in black e crimson red, nell’innovativa opzione in black con alimentazione a gas naturale e nella versione silver S-330 GBS. è sempre dotato di griglia GBS in acciaio per l’utilizzo di tutti gli accessori Gourmet Barbecue System (supporto per pollo, padella wok, griglia di rosolatura, piastra in ghisa, cocotte, pentola Ebelskiver e pentola korean), Barbecue di alta precisione e grande autonomia, il GENESIS è concepito per cucinare con facilità e abilità ogni tipo di piatto. Nella versione E-330, ha fornello laterale per cucinare altre pietanze mentre si griglia ed è dotato di sear station, un ulteriore bruciatore posto tra i due principali che viene in aiuto nella cottura di carne spessa, permettendo di ottenere una squisita rosolatura all’esterno senza minimamente seccare l’interno della carne.
Caratteristiche GenesisE-330
Potenza : 12,3 kW
Braciere in ghisa di alluminio
Coperchio in acciaio smaltato
2 griglie di cottura in ghisa di acciaio smaltato Gourmet BBQ System
Termometro integrato
2 piani di lavoro in acciaio inossidabile con 6 ganci portautensili
5 barre Flavorizer in acciaio smaltato
Fornello laterale incassato da 3,5 kW
3 bruciatori in inox
Sear station
Accensione rapida grazie al sistema piezoelettronico e al tubo Crossover
Ripiano rimovibile con vaschetta per la raccolta dei grassi
Mobiletto con vano per la bombola del gas (6 kg max.)
4 ruote girevoli di cui 2 con sistema di blocco
Griglia di riscaldamento 66×13 cm
Numero coperti 14
Costa euro 1.499; versione black gas naturale euro 1.529
Barbecue go-Anywhere
Leggero, facile da trasportare, maneggevole, altamente funzionale e… in omaggio! è il rivoluzionario barbecue portatile GO-ANYWHERE, ideato per chi desidera grigliare ovunque: in campeggio, al pic-nic, in casa di amici, da parenti. Può essere utilizzato con EASY Start, un set composto di 2 sacchetti di bricchetti impregnati di accenditore predosato per un’accensione facile e una cottura rapida. Caratteristiche GO-ANYWHERE black carbone • Braciere in acciaio smaltato • Coperchio in acciaio smaltato • Impugnatura in nylon rinforzato con fibre di vetro • 2 Valvole d’aerazione in alluminio • Griglia di cottura in acciaio cromato • Griglia focolare in acciaio • Coppetta portacenere in alluminio • Sistema di blocco per il trasporto • Numero coperti 4 • Dimensione griglia 40,5×25,5 cm
Quando si richiedono prestazioni eccezionali in fatto di levigatura di superfici, non c’è nulla di più efficace del carrarmato, la levigatrice che trascina il nastro abrasivo sotto la piastra di lavoro, fissabile anche in posizione stazionaria
Le levigatrici più comuni hanno una modalità di lavoro simile fra loro: pur potendo avere forma rettangolare, quadrata, a delta o rotonda, la piastra vibra eseguendo una millimetrica oscillazione (orbitali) e sulla quale solo alcune aggiungono una vera rotazione del piatto ad alta velocità (rotorbitali). Da queste la levigatrice a nastro si differenzia profondamente, poiché agisce facendo scorrere una striscia di abrasivo, chiusa su sé stessa, come se fosse il cingolo di un carrarmato (di qui il nomignolo attribuitole); scorrendo sotto la piastra piana dell’elettroutensile, l’abrasivo svolge il suo compito con un’efficacia che nessun altro tipo di levigatrice riesce a offrire. Questo, ovvero la grande potenza d’azione, è il motivo che penalizza, ma al tempo stesso rende indispensabile la levigatrice a nastro. Sì, perché difficilmente si riesce a gestire un tale mezzo per i lavori di fino, ma al contrario non c’è altro modo di affrontare i lavori gravosi e risolvere efficacemente e in breve tempo: montando un nastro abrasivo con grana grossa (40) si rimuovono diversi strati di vernice secca di anni, da qualsiasi superficie anche del tutto piana; si spianano rilievi e imprecisioni di giunzione fra legni, anche nella costruzione di ampi pannelli di lamellare. l Inoltre, la levigatrice a nastro offre un’utilissima modalità operativa che la fa diventare una sorta di macchina stazionaria, potendola fissare al banco da lavoro, ribaltata con la piastra verso l’alto. In questo modo, il pezzo in lavorazione viene portato dall’operatore sulla zona attiva, potendolo controllare meglio, soprattutto quando non è di grandi dimensioni. Molto utile, in tutti i casi, è l’aiuto dell’accessorio per spianare. Valex
Dotazioni e accessori della Levigatrice a nastro Valex LN860
Il contenuto della confezione della Levigatrice a nastro Valex LN860 include, oltre alla macchina, il sacchetto raccoglipolvere con raccordo, l’accessorio per spianare, due morsetti per il fissaggio al banco e una cinghia di trasmissione di scorta. Costa euro 59,90.
Il fissaggio al banco con i morsetti è semplicissimo, ma efficace, grazie alla presenza nel corpo della levigatrice di due rilievi con foro passante che rappresentano le sedi per i perni dei robusti morsetti. La macchina ribaltata sta già in posizione perfettamente piana; basta stringere le manopole dei morsetti per immobilizzarla sul banco da lavoro.
I nastri per la levigatrice a nastro ValexLN 860 sono larghi 75 mm e hanno uno sviluppo di 457 mm; sono disponibili in diverse gradazioni.
Preparazione all’uso
Il sistema di trascinamento, su tutto un lato è libero in modo da poter inserire il nastro chiuso dell’abrasivo senza smontare alcuna parte della macchina. L’unica cosa da fare per l’inserimento e la rimozione del nastro è il rilascio della leva laterale che avvicina temporaneamente i due rulli di trascinamento, nonché tensionatori del nastro stesso.
Una volta che il nastro abrasivo è in posizione, si richiude la leva rimettendo lo stesso nel corretto tensionamento.
In prossimità del rullo anteriore si trova una rotella di regolazione della centratura del nastro; la regolazione va fatta a macchina in movimento, se si rileva che il nastro, non gira diritto, ma tende a spostarsi verso un lato o l’altro.
L’impugnatura anteriore ha un’importanza fondamentale per il controllo della macchina; normalmente si tiene orientata in avanti, per la massima efficacia ma, se impedisce di infilare la punta della levigatrice in qualche zona difficile, la si può orientare indietro, liberando semplicemente una leva di ritegno.
A seconda della natura e della durezza del materiale da levigare, si sceglie la grana e si imposta la velocità di scorrimento del nastro abrasivo. Al riguardo è necessario fare alcune prove su pezzi di scarto per individuare più alla svelta quali siano le impostazioni corrette.
Per infilare la punta della macchina in posti angusti c’è anche la possibilità di ribaltare all’indietro la protezione frontale.
Il sacchetto di raccolta e filtro della polvere si inserisce in una slitta nella parte posteriore della levigatrice.
L’accessorio per spianare ha 4 fermi che vanno inseriti lateralmente al corpo macchina, in apposite sedi; un quinto punto, collocato posteriormente, rende impossibile la rimozione accidentale, mediante una vite con galletto.