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Come fare fiori di carta | La Dalia

Tutti hanno una corolla e un gambo, ma le forme sono le più varie. Ecco come realizzare una Dalia di carta crespa

Come fare fiori di carta crespa ce lo illustra la nostra lettrice Giuseppina Caprioglio: riportiamo un esempio concreto  per rappresentare che si possono modellare fiori di carta crespa che non rappresentino una vaga idea astratta, ma riproducono piuttosto fedelmente quelli reali.

La dalia, per esempio, la cui preparazione richiede pochissimo tempo, viene formata con due strisce di carta crespa tagliate a seghetto avvolte in maniera concentrica all’estremità di un pezzo di fil di ferro piuttosto grosso, poi ricoperto con nastro verde.

Decisamente più laboriosa è, invece, la preparazione dell’ortensia, in cui i molti fiorellini che compongono l’infiorescenza sono messi assieme uno per uno.

Si tagliano una cinquantina di pezzi di fil di ferro sottile lunghi 5 centimetri e in cima a ciascuno si mette un piccolo batuffolo d’ovatta. Si tagliano due centinaia di petali rotondetti e si incollano a gruppi di quattro su ciascuno stelino, da rifinire con nastro verde.

Quindi si uniscono 10 fiorellini a ombrello su un unico gambo di filo un po’ più grosso e infine si collegano i cinque mazzetti allo stelo principale, da adornare con un paio di foglie dal bordo seghettato come quelle dei fiori veri.

Cosa serve per fare fiori di carta crespa?

  • Fil di ferro di varie misure,
  • Nastro adesivo opaco a superficie ruvida color verde,
  • Carta crespa di diversi colori,
  • Colla vinilica,
  • Ovatta,
  • Tenaglie,
  • Forbici comuni forbici taglia-campioni,
  • Centimetro

Come fare fiori di carta

taglio carta crespa

dalia di carta crespa

creare un fiore di carta

La corolla della dalia si prepara con due sole strisce di carta crespa lunghe una sessantina di centimetri e alte, l’una 6, l’altra 10. Per rispettare queste proporzioni ben calibrate conviene prendere le misure piuttosto che fare a occhio. I petali appuntiti si tagliano bene in serie dopo aver piegato le strisce a fisarmonica più o meno quadrata (1). Affinché tutti risultino appuntiti, il taglio deve lasciare agli angoli o una punta aguzza o una valle, non una via di mezzo. L’operazione si esegue bene con le cosiddette forbici taglia campioni, attrezzi semplici e leggeri, adatti anche ai bambini e ideali per la carta. Per montare la corolla bisogna riaprire le due strisce in tutta la loro lunghezza, far colare alla base di entrambe un filo di colla vinilica (2) e avvolgerle attorno all’estremità di uno spezzone di filo di ferro distribuendo bene i petali (3). Si avvolge prima la striscia più stretta (che così resta all’interno), poi quella più larga. In ultimo, resta da abbozzare il calice con un giro di nastro adesivo verde e da rifinire il gambo scendendo a spirale lungo il fil di ferro con lo stesso nastro.

In questo sito è possibile acquistare online carta crespa

Prodotti Briggs&Stratton per la manutenzione

Con i prodotti Briggs & Stratton possiamo effettuare in proprio la semplice manutenzione del nostro rasaerba

Al primo utilizzo stagionale delle attrezzature motorizzate da giardino è importante intervenire con alcune operazioni di manutenzione necessarie dopo il lungo riposo invernale, al fine di ottenere le migliori prestazioni per tutta la stagione di taglio. Briggs & Stratton ha ideato vari prodotti pensati per rendere questa prima manutenzione primaverile semplice e immediata, da effettuare in piena autonomia direttamente nel proprio garage anche se non si è particolarmente esperti.

La linea degli Engine Care Kit, comprende pacchetti completi di tutti i prodotti necessari per eseguire queste operazioni di “risveglio” in modo efficace, specifici per ogni serie di motori di produzione Briggs & Stratton. È sufficiente avere i dati del motore che equipaggia la propria macchina per individuare la confezione con i prodotti dalle giuste caratteristiche per il proprio modello. Una volta acquistato il pacchetto Engine Care, impiegando massimo 15 minuti, possiamo procedere con questi tre semplici passaggi: sostituzione del filtro e prefiltro dell’aria, della candela, svuotamento del serbatoio dell’olio e rabbocco con l’olio nuovo. In aggiunta è bene rinnovare il carburante e trattarlo con l‘additivo per benzina Fuel Fit di Briggs & Stratton per preservarne la freschezza. Portate a termine queste operazioni si è pronti per iniziare a tagliare l’erba con un rasaerba in ottima forma. Tutti i punti vendita e le officine autorizzate Briggs & Stratton sono a nostra disposizione per consigliarci e offrirci questi e altri prodotti specifici per la manutenzione e la cura delle macchine da giardino. Per trovare il centro di vendita e assistenza più vicino a noi consultiamo il sito Briggs&Statton

Tu chiamale se vuoi… emozioni

Editoriale tratto da Far da sé n.455 di Ottobre 2015

Autore: Emanuele Bottino

In pochi minuti, dopo l’ingresso nel gigantesco scenario dell’Expo, uno scafato gruppetto della nostra casa editrice si è trasformato in una piccola classe di scolari. Ci guardavamo intorno camminando lungo il Decumano, stretti-stretti nonostante il caldo, un po’ per riuscire a seguire la guida in mezzo alla calca di persone mentre ci illustrava i vari padiglioni visti da fuori, un po’ per avere sempre i compagni a fianco cui poter fare un cenno, indicare dettagli e scorci degni di nota. Grande meraviglia di fronte allo spettacolo dei padiglioni, della diffusa atmosfera festaiola, quasi come se fosse una sagra di paese particolarmente ben riuscita. Ripensandoci, si potrebbe definire “effetto Expo”… perché tutto ci ha colpito e colpisce, all’Expo di Milano, progetto grandioso, almeno quanto il tema dell’evento: “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Ci ha colpito l’enorme utilizzo del legno (cosa di cui diamo conto, seppure marginalmente, nelle due pagine seguenti) e ci hanno colpito gli spazi enormi, ovviamente necessari per la partecipazione di tante Nazioni, più alcune organizzazioni internazionali. Ci ha colpito che ognuna avesse allestito un suo padigione separato dagli altri, una vera e propria costruzione a sé stante. Quasi tutti sono giganteschi e molto caratterizzati, con grande sfoggio di creatività e orgoglio campanilistico. Ci ha colpito che tutto sia molto, molto bello… persino troppo! E già… perché se si pensa al mondo da sfamare, come minimo il pensiero va ai soldi (tanti!) impiegati per tutta questa bellezza fatta ad hoc e tutto questo spazio cementificato dove prima c’erano campi… da coltivare. Inoltre, dopo il 31 ottobre quasi tutto sarà smantellato, tranne il cemento. Ci ha colpito il padiglione Zero, dove un percorso con proiezione di immagini, testi e video, illustra quanto l’uomo abbia modificato la Terra con la sua presenza, a partire dalle trasformazioni del paesaggio naturale per finire ai rituali del consumo. Una sequenza di suggestioni che portano a una conclusione dura e concreta da cui si desume un vero e proprio imperativo: per poter alimentare tutti, bisogna assolutamente eliminare i continui sprechi di cibo e risorse. Ci ha colpito il Future Food District, padiglione allestito per mostrare come sarà il supermercato del futuro (prossimo!), dove si scopre come saremo aiutati a scegliere meglio e più consapevolmente, seppure con qualche piccolo inconveniente. Avvicinando la mano a un prodotto, sullo schermo posto al di sopra, esso viene descritto nei minimi particolari, con riferimenti al luogo d’origine, al sistema di trasporto, conservazione e prezzo; dove serve c’è anche un robot che movimenta e prepara la merce, in modo che non la si debba toccare. Fra le possibilità di scelta, però, ci sono anche alcune confezioni con insetti cucinati, fra cui una vaschetta di grossi scorpioni; al momento sono finti, ma un severo cartello ammonisce sul fatto che presto saremo costretti a cambiare le nostre abitudini alimentari. Ecco, a questo punto, nonostante le più buone intenzioni verso la modernizzazione e mettiamoci pure la curiosità di assaporare cibi esotici, il pensiero va ai nostri cari frutteti di collina e ai cumuli di arance, mele, pesche che ogni anno bisogna distruggere per qualche assurda legge di mercato. Per concludere, tante le contraddizioni all’Expo, ma tante anche le emozioni.

Piastrelle… quasi opere d’arte

Editoriale tratto da Rifare Casa n.41 di Settembre-Ottobre 2015

Autore: Nicla de Carolis

Il padiglione della multinazionale Vanke, prima azienda del settore edilizio in Cina presente all’EXPO (non si capisce perché, sembrerebbe anche questa una partecipazione fuori tema…) è una costruzione originale, dall’incredibile impatto estetico per la sua forma morbida, progettata dall’archistar Daniel Libeskind che si è ispirato alla tradizione, alla filosofia e al meraviglioso passato della Cina, costellato di “montagne nebbiose, fiumi, colline, e sinuosi draghi”. E fin qui niente di cui poterci vantare, ma l’altro ingrediente fondamentale per l’esecuzione di questa opera è il rivestimento tridimensionale realizzato con innovative lastre di grès porcellanato di un evocativo colore rosso lacca con effetto metallizzato, una cromia cangiante formulata e messa a punto da una delle più importanti aziende italiane del settore: la Casalgrande Padana. Anche questo esempio avvalora l’importanza e l’autorevolezza che tutto il settore della ceramica italiana ha nel mondo. Con il 35% dell’intero ammontare del commercio internazionale, l’Italia è leader assoluta e questo grazie all’inconfondibile stile, al gusto e alla qualità che caratterizzano la produzione, per il 90% concentrata nei distretti emiliano-romagnoli. L’industria della ceramica è un settore che conta 236 aziende e 27.000 addetti con un fatturato di 5,5 miliardi di euro, derivante per il 75% da esportazioni nei cinque continenti. Ma al di là dei numeri questo è un mondo in continua evoluzione, sia per quanto riguarda le proposte estetiche sia per l’innovazione nella tecnologia dei materiali. Fino a qualche anno fa, chi avrebbe mai pensato di far posare piastrelle o mosaico alle pareti del soggiorno o della camera da letto, di poter sovrapporre un pavimento a un altro senza dover tagliare le porte? Per non parlare delle imitazioni dei materiali naturali, marmi, pietra e legno, che, grazie alla tecnologia digitale, oggi sono veramente perfette; si possono avere pavimenti in grès porcellanato, in tutto uguali esteticamente agli originali, con il vantaggio di un rivestimento senza manutenzione che rimane inalterato nel tempo. E che dire della “ceramica bioattiva” che, in presenza della luce solare, abbatte gli inquinanti in esterno e, in interno, è in grado di eliminare batteri e odori? Per farvi un’idea di tutte le novità da pagina 66 abbiamo realizzato un documentatissimo dossier, ma se volete ancora di più potrete fare una visita al CERSAIE, il salone internazionale della ceramica, dal 28 settembre al 2 ottobre a Bologna, con biglietto offerto da RIFARE CASA (vedi a pagina 130) e, addirittura, prenotare una consulenza gratuita con l’architetto di RIFARE CASA, Antonio Perrone, che sarà presente alla fiera nel nostro stand.

Zanzariera basculante fai da te

Progetto e costruzione fai da te di una zanzariera basculante

Il nostro lettore Vincenzo Battaglia ha realizzato una Zanzariera basculante fai da te diversa dalle solite, anche nel sistema d’apertura: il telaio superiore è fisso, quello inferiore è mobile e imperniato su cerniere, e si apre sollevandolo all’esterno, tramite due cordini in nylon che terminano in un anello. Gli anelli si bloccano con ganci alla traversa inferiore del telaio fisso.

La costruzione della zanzariera basculante

Tagliamo montanti e traverse nelle misure prestabilite secondo le dimensioni del vano da chiudere. Le traverse centrali sono di sezione circa 20×20 mm, per cui si ottengono tagliando a metà il listello nel senso della lunghezza.

Eseguiamo le fresature necessarie, sia per arrotondare i bordi, sia per ricavare la scanalatura all’interno del telaio in cui inserire la rete. Le unioni fra montanti e traverse sono a mezzo legno, fissate con colla e viti.

I due telai completi si finiscono con impregnante e si incastra la rete nella scanalatura fissandola con una guarnizione di gomma a sezione cilindrica, inserita a pressione. Sulla traversa inferiore della parte basculante incolliamo il nastro a spazzola, che compensa le irregolarità del davanzale.

Al telaio fisso avvitiamo le squadrette a L per montarlo sullo stipite, 2 per montante e 3 sulla traversa superiore, mentre sulla traversa inferiore avvitiamo i due ganci per gli anelli. Avvitiamo alle cerniere il telaio basculante, fissiamo la corda in nylon con gli anelli nei montanti del telaio mobile mediante fori passanti.

Cosa serve per costruire una zanzariera basculante fai da te:

  • Legno ramino: sezione 40×20 mm;
  • 3 cerniere a libro;
  • rete in fibra di carbonio;
  • guarnizione cilindrica per zanzariere;
  • squadrette angolari;
  • viti;
  • colla;
  • corda di nylon;
  • 2 anelli in plastica;
  • 3 ganci;
  • nastro a spazzola per porte;
  • impregnante

Progettare la zanzariera basculante fai da te

zanzariera fai da te

Come realizzare il telaio della zanzariera

fresare il legno

Con fresa cilindrica creiamo una scanalatura 6×8 mm su tutta la lunghezza dei pezzi (1), per l’incastro della rete all’interno del telaio. I bordi dei listelli si stondano con la fresa a raggio concavo e cuscinetto di guida (2). Sulla traversa inferiore del telaio mobile si realizza una scanalatura 3×8 mm, per incassare il nastro a spazzola.

Approfondisci come fresare il legno

telaio zanzariera

La rete si incastra nei telai tagliandola con un eccesso di 100 mm su ogni lato, fissandola con la gomma (1), e rifilando mediante cutter, con attenzione. Gli elementi dei telai sono uniti fra loro con incastro a mezzo legno (2). Le squadrette a L bloccano il telaio fisso allo stipite.

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  • Bello ed utilizzo ampio - il tessuto della zanzariera per finestra risulta molto delicato in apparenza ed quasi invisibile dopo il montaggio, senza influenzare lo stile generale della decorazione della costruzione. Non blocca la vista, buona trasmissione della luce, ideale per balconi, anche adatta a camera da letto, soggiorno, studio, bagno, ecc.

 

Disco DNA Turbo per gres porcellanato: caratteristiche tecniche

Montato sulla smerigliatrice, il disco DNA Turbo risolve con efficacia il problema, ricorrente o saltuario che sia, del taglio di vari materiali edili, nella posa di rivestimenti e nella costruzione

Il taglio di pezzi irregolari si richiede comunemente anche nel completamento di rivestimenti e pavimentazioni di pietra, granito, porfido, come nel caso di piastrelle di cemento, refrattari e arenaria. Il professionista che fa saltuariamente lavori con questi materiali, così come anche il far da sé tuttofare, può risolvere egregiamente il problema del loro taglio montando sulla propria smerigliatrice angolare il nuovo disco DNA Turbo di Montolit. Il disco è disponibile nel diametro di 115 e 230 mm, per le due taglie piu comuni di smerigliatrici; oltre ai materiali già menzionati, è particolarmente indicato per tagliare tegole, laterizio, mattoni, autobloccanti, grés porcellanato di elevato spessore, calcestruzzo e calcestruzzo armato. Montolit

Caratteristiche tecniche del disco DNA Turbo Montolit

DNA Turbo 1

  1. Il diametro del foro centrale del disco DNA Turbo è quello standard di 22,2 mm, adatto alle smerigliatrici angolari.
  2. Lo spessore è di 2,4 mm per il disco da 115 mm di diametro e 2,8 mm per quello da 230 mm. La sottigliezza impone di girare la ghiera di fissaggio del disco tenendo il rilievo centrale verso l’esterno.
  3. La parte attiva presenta una fascia diamantata dalla particolare forma, che misura 13 mm di altezza. L’utensile è ravvivabile con l’apposita pietra abrasiva Montolit (art. 395B). è utilizzabile sia a secco sia ad acqua. Costa euro 50,00 (Ø 115 mm), euro 93,00 (Ø 230 mm).

Guarda il video del disco DNA Turbo

Misurare con lo smartphone | Ryobi Phone Works

I più evoluti telefoni cellulari, dopo aver rivoluzionato il nostro modo di comunicare, stanno diventando utili compagni di lavoro. Ora tutti, dal professionista nel campo dell’edilizia, carpenteria, falegnameria e meccanica, sino al far da sé evoluto, possono contare su strumenti di misura e rilevazione che si integrano con lo smartphone

Misurare con lo smartphone è possibile, e lo si può fare in maniera molto accurata grazie alla nuovissima gamma Ryobi Phone Works, in cui si combinano le funzionalità degli strumenti di misura più avanzati con la tecnologia degli smartphone iPhone e Android. La gamma comprende diversi dispositivi di rilevamento, fra cui un misuratore laser di distanza, una livella a 2 raggi con funzione squadro, un termometro a infrarossi, un rilevatore di umidità, una telecamera da ispezione e un rilevatore di legno e metalli per cartongesso. Misurare con lo smartphone non è mai stato così facile Utilizzando lo schermo touch del telefono, oltre all’ottima visualizzazione, è possibile creare progetti, personalizzarli e condividerli grazie alle funzioni dell’App Phone Works; ma soprattutto si possono scattare foto e registrare video sui quali sovrapporre le rilevazioni. Non sarà più necessario, quindi, fare disegni e prendere nota dei dati, perché ogni tipo di rilevazione può essere salvata e organizzata in una piattaforma di semplice accesso e utilizzo. Ogni apparecchio Phone Works™ è dotato di una clip di supporto che si applica allo smartphone per trasformarlo nello strumento di misura desiderato.

Misurare con lo smartphone attraverso dei rilevatori e un’app

L’App Ryobi Phone Work permette di utilizzare ogni strumento della gamma e di gestire i progetti salvati, il tutto con una interfaccia estremamente semplice ed intuitiva. L’App è gratuita e scaricabile per le piattaforme Android e iOS, grazie a essa è possibile accedere a funzionalità ben più avanzate rispetto a quelle dei tradizionali misuratori. Ogni informazione è sempre a portata di mano nella memoria dello smartphone; per esempio, nel caso di acquisti in un punto vendita, le foto e i video potranno essere mostrati o addirittura inviati a elettricisti, tecnici o idraulici. Grazie alle potenzialità di comunicazione, sarà possibile tenersi aggiornati sullo stato dei lavori. Dall’App è inoltre possibile accedere ai video di istruzioni d’uso e ai tutorial dei singoli strumenti per scoprire tutte le potenzialità che il programma Phone Works™ offre.

Misuratore distanza RPW-1000

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Rileva distanze e calcola area e volume in modo altamente interattivo. Accuratezza: +/- 2 mm al metro; massima distanza di rilevazione: 30 metri; opzione numeri decimali o frazione; livella per l’allineamento orizzontale; possibilità di scattare fotografie, aggiungere note e sovrascrivere le misure. Costa euro 99,90

Livella laser 2 raggi RPW-1600

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La livella Phone Works™ abbinata allo smartphone permette ogni tipo di allineamento e livellamento. Sfrutta il sensore del telefono per riconoscere l’allineamento; imposta angoli obliqui per seguire l’inclinazione di altri oggetti; si possono scattare fotografie e sovrascrivere dati. Costa euro 39,90; con treppiede euro 49,90

Termometro infrarossi RPW-2000

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Rileva con precisione le temperature superficiali con smartphone. Impostazione di temperature minime e massime per rilevazioni continue; possibilità di regolare un range di temperature e avvisi; mostra insieme immagini e l’indicazione della temperatura digitale, direttamente sullo schermo del telefono; Scala Fahrenheit e Celsius. Costa euro 99,90

Rilevatore umidità rpw-3000

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Il rilevatore permette di verificare e tenere traccia dell’andamento dell’umidità di legno, cartongesso, cemento e altri materiali da costruzione. Selezione del materiale da rilevare; indicatore con scala cromatica basato sul materiale rilevato; possibilità di tracciare i dati nel tempo per verificare l’evolversi dei problemi; scatto di fotografie e registrazione video per identificare e comunicare meglio le aree umide. Costa euro 59,90

Telecamera ispezione rpw-5000

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Ispeziona spazi angusti, dietro i muri, all’interno di tubature, sotto i pavimenti flottanti o altri punti difficili. Lo smartphone si trasforma in una telecamera da ispezione di ultima generazione con connessione wireless: funziona anche se distante dal telefono fino a max 3 metri. Luce led a tre livelli di intensità per ottimizzare la visibilità; scatta fotografie e registra video. Costa euro 119,90

Rilevatore cartongesso rpw-5500

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Trasforma lo smartphone nel più pratico dei rilevatori per legno e metallo su cartongesso. Individua il centro di tubature e montanti con precisione e semplicità dietro a muri di cartongesso fino a 19 mm di profondità. La calibrazione è gestita dallo smartphone. Costa euro 39,90.

Guarda il video

https://www.youtube.com/watch?v=1f_bQ6GQu2I

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kit per tapparelle elettriche | Come installarlo fai da te

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Non serve essere professionisti per installare kit per tapparelle elettriche che permettono di alzarle e abbassarle senza fatica, eliminando il cintino, tramite un motore elettrico che può essere azionato a pulsante o con un telecomando a onde radio

Sono tante le cose che ci possono semplificare la vita, purtroppo alcune richiedono modifiche importanti dell’esistente e l’intervento di un professionista, specialmente se la nuova installazione deve essere certificata. Per passare dall’azionamento manuale delle tapparelle a quello motorizzato non è così: anche un far da sé agli inizi può riuscirci senza particolari problemi grazie a un kit per tapparelle elettriche completo che si adatta a ogni larghezza dell’avvolgibile. Il kit per tapparelle elettriche può essere installato su tapparelle nuove o esistenti: si tratta di rimuovere il vecchio rullo attorno al quale si avvolge la tapparella e sostituirlo con quello fornito insieme al kit, adattabile a tutte le larghezze tra 70 e 230 cm, entro il quale va inserito il motore tubolare. Questo è provvisto di cavo di alimentazione da collegare a un allacciamento elettrico, unica predisposizione per la quale può rendersi necessario l’intervento di un elettricista. Il cintino che scorre esternamente sul muro a lato dell’infisso viene eliminato e, al posto dell’avvolgitore a molla, si può installare un pulsante elettrico per comandare manualmente la salita o la discesa della tapparella; per una maggiore comodità l’azionamento può essere effettuato anche tramite telecomando. Rollplast

Componenti del motore del kit per tapparelle elettriche

motore per tapparelle elettriche

  1. I due rulli schiacciati permettono di estendere il rullo liscio quando la larghezza tra i due supporti della tapparella è superiore a 100 cm; si aggiunge prima quello sul lato calotta e, se non basta, anche quello sul lato motore.
  2. Il rullo liscio da solo è sufficiente per misure comprese tra 70-100 cm e va tagliato a una misura inferiore di 3 cm rispetto a quella rilevata tra i supporti.
  3. Oltre al gruppo motore, una prima parte di componenti consiste in supporto da tassellare o saldare, supporto registrabile con bullone, dadi, copiglie, fermo, corona contagiri, puleggia a stella per rullo schiacciato, puleggia su motore e astina di regolazione della finecorsa.
  4. Altri componenti: calotta, ganci a filo zincato per fissaggio del cintino al rullo, 3 pezzi di cintino da fissare al rullo.

I componenti dell’avvolgibile

avvolgibile tapparelle

Anche la tapparella può essere acquistata in kit ed è realizzata in PVC con stecche autoaggancianti a doppia parete e intersezioni di irrigidimento interne; il profilo dispone di un fermo laterale antisfilamento che serve a bloccare le stecche. Normalmente, per larghezze particolari, è consigliato l’utilizzo di rinforzi in ferro ad H. Il kit contiene 25 profili avvolgibili (1), un terminale in PVC (2), un profilo avvolgibile con cinghia di attacco al rullo (3) e due tappi d’arresto (4).

Prima operazione: smontaggio

smontare una tapparella

La tapparella va abbassata fino al massimo della sua discesa, quindi si rimuove il coperchio frontale che chiude il cassettone e si asportano le viti di bloccaggio dei tre pezzi di cintino che collegano le stecche al rullo (1). Qualora si debba installare solo il meccanismo si può smontare il vecchio rullo ed eliminare il cintino di sollevamento; se invece anche la tapparella va sostituita, prima di abbassarla bisogna rimuovere i due tappi di finecorsa avvitati esternamente alla stecca più bassa, in modo che l’intero nastro di stecche possa essere sfilato dall’alto (2) prima di smontare il rullo.

Il montaggio dei componenti

tapparella avvolgibile

  1. Si inserisce la corona contagiri nel motore tubolare.
  2. Si fa scorrere la corona contagiri fino all’estremità opposta del motore.
  3. Dallo stesso lato dal quale si è inserita la corona si inserisce la puleggia sul perno del motore.
  4. Si monta il fermo sul perno del motore
  5.  lo si fa ruotare per il fissaggio della puleggia.
  6.  A seconda delle esigenze, si aggancia il supporto standard da tassellare o saldare al lato in cui è collocata la corona contagiri.
  7. Sempre in base alle esigenze, si aggancia il supporto registrabile con bullone al lato in cui è collocata la corona contagiri.
  8. Si compone il rullo telescopico in funzione della larghezza. Con il kit vengono forniti un rullo liscio e due rulli schiacciati (uno lato calotta e uno lato motore): si può utilizzare soltanto il primo (distanza tra i supporti della tapparella 70-100 cm), aggiungere quello lato motore (101-150 cm) o tutti e tre (151-230 cm).
  9. Nell’estendere il tubo con i rulli schiacciati bisogna fare attenzione a non oltrepassare il limite di sicurezza indicato dalla freccia rossa.
  10. Si avvitano i componenti del rullo assemblati in precedenza.
  11. Si inserisce il motore tubolare all’interno del rullo.
  12. Si spinge il motore fino all’estremità opposta e si regola la finecorsa con l’apposita astina in dotazione.

Fresa a tazza eccentrica HSS

Con una nutrita gamma di diametri da 16 sino a 80 mm, la fresa è resa speciale dall’elevato tenore di Cobalto, dallo spessore variabile della cartella e dai profondi scarichi laterali, che permettono di aumentare sensibilmente efficacia e durata

fresa a tazzaNuova FILP è una storica azienda italiana che sin dal 1888 produce utensileria professionale e che, dal 1924, continua a distribuire con il marchio Stella Bianca. L’azienda si è sempre distinta per la costante ricerca sui materiali e sui dettagli tecnici volti a risolvere le necessità dei professionisti. La fresa a tazza eccentrica HSS è una dimostrazione d’eccellenza: il livello qualitativo è elevatissimo; l’alto tenore di Cobalto permette di tagliare senza problemi anche i materiali abrasivi e l’acciaio inox; l’altezza utile di taglio raggiunge i 15-18 mm di spessore; infine, ma non ultima, l’eccentricità del taglio data dallo spessore variabile della cartella. In questo modo il dischetto di risulta si forma di un diametro nettamente inferiore a quello interno della fresa e, di conseguenza, la molla d’espulsione non incontra nessuna resistenza nell’espellerlo. Nuova Filp

Consigli per un buon utilizzo della fresa a tazza eccentrica HSS

come utilizzare una fresa a tazza

  1. Per ottenere i migliori risultati nell’esecuzione e per la durata dell’utensile è meglio utilizzare la fresa a tazza HSS su macchina stazionaria; in questo caso, un trapano a colonna. Per gli stessi motivi è importante è anche l’uso di un olio da taglio spray.
  2. A seconda del diametro della fresa e del materiale da forare, ci si deve attenere a un regime massimo di rotazione consigliato; data l’ampia versatilità di utilizzo della fresa, che può quindi tagliare molti materiali, Stella Bianca fornisce un utile specchietto di riferimento per i regimi di rotazione da impostare (vedi pagina a fianco).
  3. L’esecuzione del foro avviene in tempi molto brevi; al momento del superamento dello spessore, il disco di risulta viene immediatamente espulso dalla molla coassiale. Lo si può notare bene dalla foto che, non appena sollevata la fresa dal foro, mostra la molla liberamente estesa sino all’apice della punta di centratura.

fresa a tazza eccentrica hss

Per determinare la velocità di rotazione consigliata bisogna dividere il Numero Fisso per il diametro della fresa in uso. Il dato ottenuto esprime i giri al minuto da impostare sul trapano. La fresa eccentrica HSS-E ha prezzi consigliati al pubblico a partire da euro 19,50 (Ø 16 mm).

Guarda il video della Fresa a tazza eccentrica HSS

Restaurare una porta passo-passo

La specchiatura è contornata di vetri colorati come usava nelle ville del primo ‘900; ecco come restaurare una porta datata, ma ancora solida, ripristinando anche il grosso vetro centrale andato in frantumi

Restaurare una porta di quasi un secolo, in buono stato di conservazione sul piano strutturale, riportandola a nuovo, richiede solo pazienza e olio di gomito.

vecchia porta
Per fortuna la parte vetrata si presenta in buono stato, manca solo il vetro centrale, in origine neutro, che può essere facilmente riprodotto identico o colorato. Il tempo e la mancanza di un trattamento di fondo hanno provocato il distacco dello smalto, steso in un’unica mano.

Mentre il telaio dell’anta è realizzato in legno robusto e massiccio, la parte cieca della specchiatura è realizzata con tavolette sottili affiancate, di legno meno nobile, facili ad essere crepate o imbarcate dall’esposizione all’umidità.

Se occorre, si può provvedere alla loro sostituzione o al ripristino, visto che la natura del legno, anche se diversa dall’originale, viene nascosta dallo smalto di finitura.

Le parti da smontare
Tutto ciò che è ferramenta dev’essere rimosso, per essere riportato in buono stato o sostituito e per non intralciare il restauro.

In passato non si andava troppo per il sottile e la finitura veniva spesso applicata direttamente sul legno; questo agevola nella sua rimozione dalle superfici maggiori, più delicata la scrostatura dei profili dove di solito si accumula una quantità maggiore di smalto.

Bisogna inoltre prestare attenzione alle vibrazioni e agli urti che possono rompere i vetri, visto che è meglio evitare di rimuoverli.

La cornice principale è solitamente realizzata con incastri, la cui solidità va verificata ed eventualmente ripristinata con colla vinilica, oppure intercettando l’incastro inserendo un paio di spine passanti.

Stucco e carta vetrata uniformano le irregolarità, di solito più marcate nella parte inferiore, più soggetta ad urti e scalfitture.
Se la serratura è da sostituire, non è scontato trovarne una uguale: bisogna tener conto del senso di apertura, dell’altezza e della distanza tra il centro del quadrello e la piastra frontale; se occorre, si può adattare una serratura nuova con paziente lavoro di scalpello.

Se abbiamo recuperato solo la porta, che sicuramente non ha una misura standard, occorre anche far realizzare ed installare un telaio che la supporti.

Restaurare una porta, il ritorno all’originale

Sverniciare la porta

  1. la vecchia finitura dev’essere completamente asportata con lavoro di spatola e, dove presenta una maggiore adesione, con la termopistola, che scioglie lo smalto.
  2. rimuovere le viti per smontare le cerniere può essere difficoltoso: se occorre, si può forare con una punta da trapano dello stesso diametro della testa, per farla saltare.
  3. maniglia e serratura, se possono essere recuperate, vanno ripulite dalla ruggine ed i meccanismi vanno lubrificati.

riparare una porta

  • Le superfici vanno levigate per eliminare anche le ultime tracce di smalto e per allineare eventuali irregolarità.
  • Se in alcuni punti ci sono porzioni di legno che tendono a staccarsi vanno incollate, sollevandole con delicatezza.
  • L’incollaggio deve stabilizzarsi: è indispensabile bloccarlo con morsetti per alcune ore, eliminando la colla eccedente.

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  • Peso: 0,9 kg.

Rimessa a nuovo

stucco per legno per restauto porta

  1. crepe, fori e scheggiature si stuccano con un prodotto specifico per legno, livellando la superficie con la spatola, premendo bene per ottenere un riempimento compatto.
  2. i vetri originali vanno ripuliti con particolare attenzione: il tempo e l’esposizione ai raggi solari ne hanno aumentato la fragilità.
  3. prima di passare ai trattamenti finali i vetri vanno protetti con strisce di nastro adesivo di carta, curando bene il collegamento ai lati e negli angoli per evitare infiltrazioni di smalto.
  4. per restituire compattezza al legno è buona cosa applicare un prodotto consolidante, a base di resine termoplastiche.
    Penetrando nelle fibre, svolge un’azione impregnante e riempitiva e ne evita lo sfarinamento, proteggendolo dall’usura e compattando le fibre.
  5. l’applicazione di una mano di cementite, seguita da carteggiatura con carta a grana fine, assicura una buona adesione dello smalto, da stendere in due mani.

Sostituire il vetro

Sostituire il vetro

Il vetro centrale va fatto tagliare esattamente a misura della sede meno un paio di millimetri su tutto il perimetro. Questo permette di inserirlo e di farlo appoggiare sulla cornice senza difficoltà o impuntamenti con rischio di rottura, considerate le discrete dimensioni.

Dal lato opposto alla cornice di appoggio il vetro va bloccato con listelli fermavetro, tagliati esattamente a misura e con le estremità bisellate a 45°. Il fissaggio si effettua con gruppini inseriti alla traditora, cioè con una leggera inclinazione.

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