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Verniciare il legno | Guida completa illustrata

Verniciare il legno è fondamentale per proteggerlo e resistere alle aggressioni dell’ambiente esterno o per mostrare, per intero, la sua bellezza

Con i termini verniciare il legno o pitturare il legno facciamo riferimento ad un “mondo” vastissimo che attinge da svariate tecniche e materiali. Occorre sempre tenere presente che una volta terminato il montaggio di una costruzione, sia esso mobile od oggetto di arredo, siamo a poco più della metà del lavoro…

Il legno grezzo, manca di tutta la fase di rifinitura che serve da abbellimento, ma anche di protezione: una difesa che evita il rapido deterioramento del legno. I mezzi che abbiamo a disposizione sono, a seconda del tipo di legno e delle nostre esigenze costruttive ed estetiche:

  • verniciatura legno (che implica la conoscenza delle vernici per legno, dei colori per legno, smalto per legno, ecc)
  • mordenzatura del legno (valutando uno specifico mordente legno)
  • laccatura del legno
  • smaltatura
  • Sbiancatura del legno (utilizzando gel impregnanti specifici. Impara qui come sbiancare il legno).

Il mondo del legno colorato è davvero ampio… siete pronti ad iniziare il viaggio e imparare a pitturare il legno?

Verniciare legno

Prima di capire come verniciare il legno occorre sottolineare che se ci troviamo davanti a un buon legno, bello nell’aspetto e nel colore, la vernice legno lucida o vernice per legno semilucida , come il flatting per legno o la vernice poliuretanica, sono una scelta d’obbligo.  Per verniciare il legno al fine di ottenere un buon risultato l’oggetto deve essere prima pulito attentamente, con uno straccio di lino, che non lasci pelucchi. Una volta tolta la polvere, passiamo sulla superficie il turapori  o cementite per legno e attendiamo che si asciughi perfettamente.

Poi stendiamo la vernice per legno, con un pennello, cercando di dare passate uniformi. Asciugata la prima mano di pittura per legno, si dà una buona carteggiata a grana fine. Si tratta di un metodo semplice, economico, che lascia trasparire sempre la venatura del legno, ma la isola e la protegge; si procede quindi con una seconda mano di vernice. Sempre nel caso che il legno sia già di bel colore è possibile lucidarlo a cera, invece che verniciarlo: occorre solo un poco di attenzione.

Infatti il trattamento a cera serve ad arricchire la bellezza del legno, ma non a proteggerlo come la vernice per legno. La cera va stesa con un tampone e dobbiamo tirarla fino a quando risulta perfettamente asciutta cioè non appiccica le dita al tatto. Quindi se ne dà una seconda passata fino a che, sempre toccando con la mano, il piano risulta liscio.

Pittura legno a pennello

Tempo richiesto: 1 ora

 

  1. Sgrassare la superficie

    Le crepe ed i nodi vengono sigillati con lo stucco. Prima però la superficie del mobile va sgrassata con acqua e ammoniaca.Pittura legno a pennello

  2. Riparare le piccole scheggiature

    Per riparare piccole scheggiature si usano le paste di legno plasmanti che si lasciano lavorare molto bene con la spatola e si collegano alla perfezione con le parti adiacenti.Pittura legno a pennello

  3. Applicare il fondo livellante

    Si applica un fondo livellante, che poi si carteggia per lisciare la superficie prima di applicare lo smalto legno con un pennello piatto in più mani successive.Pittura legno a pennello

  4. Applicare la vernice trasparente e colorata

    La vernice trasparente per legno dev’essere preceduta da un’accurata lisciatura della superficie e dall’applicazione di una mano di impregnante turapori. La prima mano di verniciatura deve essere seguita da una accurata lisciatura che elimina la peluria raddrizzata e indurita dalla prima mano.Pittura legno

  5. Applicazione della gommalacca

    La gommalacca è una resina naturale che si acquista in scaglie e si scioglie in alcool. Si imbeve un batuffolo di cotone o di lana avvolto in una pezzuola di cotone: questo tampone, passato con movimenti paralleli e regolari sul legno (fino a quattro o cinque strati successivi), rilascia la gommalacca.Pittura legno

Mordenzatura del legno – Mordente o impregnante?

Quando abbiamo da trattare il legno rustico, in stile o anche per scurirne uno troppo chiaro, è meglio usare un mordenzante. Anche un legno non troppo pregiato, acquista bellezza con questo trattamento. Il mordente è un colorante, generalmente a base di aniline.

Si trova sia ad acqua che ad alcool. Se usiamo un mordente ad acqua per pitturare il legno è indispensabile, per dipingere sul legno,  passarlo sulla superficie più di una volta. Ma noi sappiamo che un legno tende ad assorbire acqua, quindi si gonfia. Allora, molto spesso, capita che ad asciugatura ultimata, il piano trattato presenti dei rigonfiamenti che devono essere ricarteggiati e rimordenzati.

Perciò non è consigliabile stendere mordenti ad acqua sopra legni molto porosi; conviene trattarli con coloranti ad alcool. Questi sono molto rapidi ad asciugare e come unico inconveniente hanno che, se passiamo con il pennello su una parte appena trattata, vi rimane una striscia più scura. La superficie da trattare va prima sgrassata e per farlo usiamo una soluzione di acqua e ammoniaca, utile anche a favorire l’apertura dei pori del legno.

Una volta pronto, facciamo una prova su un pezzo di scarto, della stessa essenza del manufatto che vogliamo colorare. Dobbiamo usare il pennello con mano decisa, stendendo il liquido nel modo più uniforme possibile. Terminata la mordenzatura, lasciamo asciugare per almeno 24 ore.

legno verniciato

La mordenzatura del legno può essere effettuata in due modi nettamente diversi per dipingere mobili o ad esempio rinnovare le ante della cucina o riverniciare un mobile in compensato

  1. applicazione di un mordente (ad acqua o ad alcool) con una spugna, tampone o a pennello e successiva verniciatura finale con un protettivo trasparente.
  2. verniciatura con un prodotto “mordenzato” che realizza, contemporaneamente le due operazioni.

Ritocchi alla superficie

stuccare legno
  1. se il legno da trattare presenta delle fessure o delle piccole parti mancanti, conviene riempire tali mancanze con resine riempitive che possono essere mordenzate nello stesso colore del legno.
  2. dopo la mordenzatura si possono ulteriormente rifinire alcuni difetti con stick di cera colorata.

Come dipingere il legno con Smaltatura

Quando il nostro mobile è costruito con un legno meno pregiato o abbiamo particolari esigenze di ambientazione è necessario pitturare il legno con smalto . Lo smalto per legno è un coprente della superficie, che prima di riceverlo deve essere trattata con una leggera passata di fondo livellante. Quindi la carteggiamo e dopo averla attentamente pulita, procediamo a stendere lo smalto con pennellate molto lente e lunghe. Per evitare di fare “rizzare” il pelo del legno, usiamo il pennello seguendo la venatura e appoggiandone solo la punta.

Questa prima mano di sottofondo per pitturare il legno, la lasciamo asciugare per almeno 24 ore, cioè fino a quando la sentiamo ben indurita sotto le dita. Infine, prima di passare la seconda e definitiva mano, carteggiamo ancora e ripetiamo la smaltatura. Se desideriamo laccare il legno, è meglio che prepariamo il fondo con due mani di cementite, per dargli maggiore consistenza. Quindi sempre con lo smalto, passiamo fino a 5 mani ben tirate.

Smaltare con la pistola a spruzzo

pistola a spruzzo

Utilizzando una pistola a spruzzo di tipo elettrico o a compressore si ottiene una smaltatura di alta qualità per l’uniformità con cui la pittura viene applicata sul legno. In particolare conviene utilizzare la pistola a spruzzo su parti molto sagomate su cui è impossibile applicare delle passate uniformi con il pennello.

Come pitturare il legno vecchio

Come verniciare un mobile? Capita molto spesso che invece di realizzare una nuova costruzione si debba riparare o riportare a nuovo un mobile o un manufatto danneggiato. Le operazioni fondamentali che si devono affrontare per dipingere su legno sono le seguenti:

pulire il legno
  1. lavaggio e spazzolatura del legno con acqua tiepida cui si può aggiungere poca ammoniaca. Il lavaggio deve essere abbastanza veloce e la conseguente asciugatura molto accurata e non al sole.
  2. se il legno presenta superfici molto danneggiate è opportuno pareggiarle con uno stucco riempitivo indurente che si applica con la spatola e che si carteggia quando è indurito. Conviene effettuare sottili applicazioni successive.
  3.  se la pittura o la vernice sono danneggiate o screpolate è necessario asportarle utilizzando una pistola ad aria calda o uno sverniciatore chimico.

Tingere e colorare il legno per restituire, con essenze e pigmenti, nuova lucentezza e ricche tonalità ai nostri mobili

Più che affermare “verniciare il legno” sarebbe più corretto porsi il seguente quesito: Tingere il legno o colorare il legno o pitturare il legno? Cioè impregnarlo di un colore o rivestirlo con uno strato colorato? Questo è il problema: di fatto le tecniche e i prodotti a disposizione per verniciare il legno sono differenti e molto dipende dal tipo di mobile, dal legno, da cosa realmente vogliamo farne e se lasciarlo a tinta naturale o meno.  Fortunatamente in commercio si trovano numerosi prodotti che ci vengono in aiuto risolvendo tutti i nostri dubbi.

Verniciare il legno: differenza tra tintura e colorazione

Come vernicare un tavolo di legno
Se desideriamo “tingere” un mobile grezzo il modo più semplice consiste nell’usare le tinte per legno a base d’acqua, in particolar modo vernici per legno interno. Vi sono anche quelle a solvente (o all’alcool) che penetrano molto in profondità e sono più adatte per legni duri.

  1. Per tingere grezzo applichiamo la vernice all’acqua per legno desiderata usando un panno, un pennello o un tampone morbido.
  2. Un eccesso di tinta può compromettere la finitura del legno; è necessario quindi togliere l’eccesso strofinando con un panno di cotone pulito e asciutto.
  • Lasciamo asciugare la tinta come indicato sulla confezione del prodotto. Una sola mano è sufficiente a donare al legno un nuovo colore ma con mani successive il colore diventa più scuro e più intenso. A seconda dell’essenza del legno, la tinta penetrerà di più nella vena tenera, un po’ meno in quella dura; in questo modo si accentueranno i contrasti conferendo al mobile una bellezza particolare.

Come proteggere la tinta
Per proteggere la tinta è necessario stendere una mano di vernice o di cera per mobili. Le resine e le cere contenute in questi prodotti fissano il colore, rendono impermeabile il legno e garantiscono lunga durata ai nostri mobili. è necessaria l’applicazione di due mani.

Come colorare il legno
Se desideriamo “colorare” usiamo pigmenti colorati che misceliamo agli smalti e alle cere. Sugli smalti colorati si stende poi un fissativo che stabilizza i colori, impermeabilizza e protegge il legno nel tempo.

  1. Colori e tinte legno in diverse gradazioni. Costituiti da acqua e pigmenti la loro applicazione è consigliata su legni come il pino o l’abete.
  2. Le tinte “due in uno” sono prodotti all’acqua che contengono cere che apportano una leggera protezione al legno. Dopo aver applicato il prodotto non sono necessari altri trattamenti.
  3. Le terre colorate sono pigmenti naturali che si miscelano a tutti i prodotti, sia liquidi che in pasta. Mescolati a cere e pitture colorano il legno creando gradevoli effetti.
  4. Utilizziamo le cere colorate per ottenere nuove tonalità decorative originali. Si possono scegliere tra una vasta gamma di colori e si applicano sul mobile con un panno morbido.

Vernici per legno antiche e moderne

vernici antichizzanti
Trattamenti che durano nel tempo adatti sia per mobili di pregio sia per quelli rustici

Le vernici antiche per legno
Le vernici per pitturare il legno sono prodotti di protezione per il legno che formano sulla superficie una invisibile pellicola.  Le vernici “antiche” realizzate secondo le ricette in uso tra il 18° e 19° secolo, sono l’ideale per mettere in risalto le essenze nobili del legno. Le resine naturali di cui sono composte (gommalacca) vengono disciolte nell’alcool. Il risultato finale è molto bello e i composti naturali donano una bella patina al legno che dura nel tempo. L’aspetto negativo di queste vernici è il fatto che i mobili così trattati soffrono le macchie d’acqua e alcool, per cui è preferibile riservare questo trattamento a mobili che non corrano mai questi rischi.

vernici per legno per interno
  1. Le vernici “all’antica” conferiscono al legno una trasparenza leggermente ambrata. Si stendono con il tampone o il pennello.
  2. Vengono vendute in confezioni già pronte all’uso: è sufficiente seguire le indicazioni riportate sulla confezione.
trattamento a gommalacca
  1. I mobili antichi hanno un’estetica particolare dovuta all’effetto brillante e trasparente del trattamento con la gommalacca. L’applicazione si realizza tramite un tampone di cotone imbevuto di questa soluzione.
  2. Più facile da utilizzare è la vernice da stendere con uno stoppino di cotone. È il complemento indispensabile della vernice a tampone perché abbastanza simile nella composizione. È indicata soprattutto per trattare gambe di sedie, porte, cassetti e piedi dei mobili.
  3. Per i mobili impagliati (bamboo, paglia di Vienna, palma, paglia intrecciata ecc.) l’ideale è il trattamento con vernici specifiche che, oltre a proteggerli dalla polvere e dalla luce, conferisce una leggera brillantezza.

Le vernici moderne per legno

Le vernici “moderne” all’acqua o all’alcool contengono resine sintetiche (per lo più acriliche). Conferiscono ai mobili un bell’aspetto e formano sulla superficie una pellicola protettiva resistente e che dura nel tempo.

Quali prodotti comperare per verniciare il legno?

Come avrete capito, verniciare il legno… è un modo molto vasto: in commercio possiamo trovare prodotti molto validi.

Verniciare il legno con prodotti eco-compatibili

Negli ultimi anni, l’attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità è cresciuta notevolmente. Questo ha portato allo sviluppo di vernici eco-compatibili per il legno, che sono formulate per ridurre l’impatto ambientale. Queste vernici sono prive di composti organici volatili (VOC) nocivi e sono realizzate con ingredienti naturali e rinnovabili. Non solo sono più sicure per l’ambiente, ma sono anche più sicure per l’uso in casa, in quanto non rilasciano fumi tossici.

Verniciare il legno con tecniche creative

Oltre alle tecniche tradizionali di verniciatura del legno, ci sono molte tecniche creative che possono essere utilizzate per dare un tocco unico ai tuoi progetti fai-da-te. Ad esempio, la tecnica del decoupage può essere utilizzata per applicare disegni o immagini al legno prima della verniciatura. Allo stesso modo, la tecnica del finto finito può essere utilizzata per dare al legno l’aspetto di un altro materiale, come il marmo o il metallo. Queste tecniche richiedono un po’ più di pratica, ma possono portare a risultati davvero unici.

Manutenzione del legno verniciato

Una volta che il legno è stato verniciato, è importante mantenere la finitura per garantire che duri nel tempo. Questo può includere la pulizia regolare con un panno morbido e asciutto per rimuovere la polvere e lo sporco. Se la finitura inizia a mostrare segni di usura, può essere necessario ritoccare o rinnovare la vernice. In alcuni casi, potrebbe essere necessario carteggiare leggermente la superficie prima di applicare una nuova mano di vernice.

Verniciare il legno esterno

Il legno utilizzato all’esterno, come per le terrazze o i mobili da giardino, richiede una protezione extra per resistere agli elementi. Le vernici per esterni sono formulate per resistere a condizioni climatiche estreme, come la pioggia, il sole e le temperature estreme. Inoltre, molte vernici per esterni contengono additivi che aiutano a prevenire la crescita di muffe e funghi, che possono danneggiare il legno nel tempo. Quando si vernicia il legno per l’uso esterno, è importante applicare più mani di vernice per garantire una protezione adeguata.

Sdraio fai da te a doghe per il giardino

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Dopo le debite valutazioni sulla forma e lo sviluppo delle doghe, si dà il via a questa costruzione tutto legno: una sdraio fai da te oltre modo rilassante e gradevole per il meritato riposo nel déhor

Per costruire una sdraio fai da te con doghe di legno è necessario fare riferimento a un modello reperito su internet o, meglio, fotografato in qualche negozio dove è stato possibile anche testare l’effettiva comodità dell’oggetto. Quello a cui si è ispirato Paolo Laino è ormai un modello classico che si distingue per la linea moderna, sinuosa ed elegante. Due lunghi elementi laterali sono conformati in modo da costituire appoggio a terra e contestualmente supporto per le doghe che vanno a formare un’unica superficie d’appoggio ergonomica per la persona, dalla testa ai piedi. Come si può notare, i fianchi si sviluppano curvando verso il pavimento con l’estremità (piede) anteriore e con un prolungamento mediano, per poi orientarsi verso l’estremità posteriore con un percorso più rettilineo, inclinato verso l’alto.

Dato che le doghe d’appoggio seguono il profilo superiore dei fianchi, il loro andamento determina la comodità della sdraio fai da te, mentre la posizione e lo sviluppo delle gambe posteriori sono fondamentali per ottenere una sdraio che non si ribalti all’indietro quando ci si siede un po’ più in su del normale.

Essendo un manufatto destinato a rimanere all’aperto, almeno in estate, si sceglie di utilizzare per i fianchi pannelli di multistrato marino; mentre per le doghe si usa lamellare di abete di un certo spessore. Questo, oltre ad assicurare una maggiore durata del legno in questione, garantisce anche una maggiore tenuta delle viti che fissano le doghe ai fianchi.

Le doghe della sdraio fai da te sono montate con i fianchi che vanno in sormonto laterale. Allo scopo si eseguono fori equidistanti sui fianchi e si applicano le viti a testa svasata avvitate sino a filo piano.
La finitura con tre mani di impregnante garantisce una discreta durata al manufatto.

Sagoma di cartone per fare i fianchi della sdraio fai da te

Realizzare una sagoma di cartone è fondamentale per poter tracciare i contorni dei fianchi su due pannelli di legno. Date le dimensioni, è necessario industriarsi un po’ per ingrandire alle proporzioni reali il disegno originale eseguito su un foglio di carta.
Per eseguire il taglio del pannello, seguendo con precisione le varie curvature, si usa il seghetto alternativo, rialzando di quanto basta il legno con travetti di recupero.
I due pezzi ottenuti vanno carteggiati con cura lungo i bordi non solo per rimuovere le sbavature del taglio, ma anche per regolarizzare le curve nel loro sviluppo.
Tagliate con la troncatrice le 20 doghe, tutte di identica lunghezza, si passano alla fresatrice, montata su un banchetto, per arrotondare i 4 spigoli sui lati lunghi.
Gli spigoli delle doghe che vanno fresati sono soltanto quelli destinati a rimanere sopra, sul lato della seduta, tranne la prima e l’ultima doga, di cui va fresato il terzo spigolo esposto alla vista.

Una serie di fissaggi distanziati

Tempo richiesto: 4 ore

  1. Avvitare le prime doghe

    Per iniziare il montaggio è necessario tenere in posizione verticale i due fianchi mentre si avvitano la prima doga in alto dello schienale e quella al piede posteriore che irrobustisce l’intera struttura. Immediatamente dopo, segue l’applicazione della doga al piede anteriore, che ha lo stesso scopo.

  2. Realizzare una dima di controllo

    Con due pezzi di MDF di scarto si realizza una dima che aiuta ad applicare le doghe tutte alla medesima distanza e, nel contempo, a eseguire allineati ed equidistanti i fissaggi con le viti che vanno messe di lato.

  3. Fissare le doghe una per volta

    Con le doghe si procede a fissarne una per volta: una dopo l’altra vanno messe nella posizione corretta e tenute ferme comprimendo fra loro i fianchi con uno strettoio. A doga bloccata si applicano le viti, due per ogni lato, quindi si può allentare lo strettoio e ripetere la procedura per quella successiva.

  4. Fissare la traversa al piede

    Giunti verso la fine dell’applicazione delle doghe sulla sdraio fai da te, si mette al suo posto la traversa al piede (di fatto una doga anch’essa), per non aver difficoltà a metterla per ultima.
    sdraio fai da te

  5. Viti ben allineati ed equidistanti

    Le teste delle viti risultano ben allineate ed equidistanti (a coppie). Questo è bene perché, nonostante con la successiva finitura il colore brunito si confonda con quello dell’impregnante, le viti restano abbastanza visibili.

  6. Carteggiare e applicare la finitura

    Prima di applicare la finitura, con impregnante color noce, si carteggia la superficie superiore delle doghe e quella esterna dei fianchi.
    sdraio fai da te

Progetto di Paolo Laino

Portasalviette fai da te da parete

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Realizziamo un portasalviette fai da te con una specie di scaletta appoggiata alla parete che è in grado di ricevere e mantenere in ordine numerosi asciugamani e salviette nella stanza da bagno

La struttura di questo portasalviette fai da te a “scaletta” è costituita da un telaio rettangolare in listelli di legno al cui interno sono presenti quattro pioli paralleli su cui andranno poggiati gli asciugamani. Il telaio è formato da due montanti e due traverse avvitate agli angoli, mentre i pioli sono inseriti in fori corrispondenti sui montanti.

Materiali:

  • 4 Listelli di faggio sez. 50×30 mm: 2 lunghi 2000 mm, 2 lunghi 600 mm.
  • 4 tondini di ramin Ø 20 mm lunghi 630 mm.
  • Viti da legno in acciaio inox 60×3 mm.

Attrezzi:

Scelta del legno e suo formato

Se scegliamo listelli di ramin, che si trova facilmente nei centri di bricolage già piallato, con lunghezze di 2000 o 3000 mm, avremo legno di buona qualità, già liscio e, acquistando il formato da 3 metri, lo scarto sarà inferiore: bastano 2 listelli dai quali ricaviamo subito un montante lungo 2000 mm da ognuno; con i due pezzi rimanenti (lunghi poco meno di 1000 mm) ricaviamo le due traverse lunghe 600 mm ognuna. Anche per i pioli scegliamo ramin, ma in questo caso potrebbe essere difficile trovare una stecca (tondino Ø 20 mm) lunga 3000 mm: i formati più reperibili sono 2000 e 1000 mm. Acquistiamo un tondino da 2000 e uno da 1000 mm: dal più lungo ricaviamo 3 pioli lunghi 630 mm, il quarto, lungo sempre 630 mm, lo otteniamo dal tondino da 1000 mm.

Note di costruzione

Per eseguire nel legno fori di diametro rilevante (da 15 mm in su) si possono utilizzare le punte o frese Forstner che abbiamo usato in questa realizzazione, ma si possono usare anche le “mecchie” o punte “a lancia”, meno costose delle precedenti. La mecchia è costituita da un gambo, che va inserito nel mandrino del trapano, e da una parte piatta, che taglia frontalmente, dotata di un vettino di centratura: una punta centrale sporgente e acuminata che serve per iniziare il foro e agevolarlo.

La scelta della Forstner al posto della mecchia è data proprio dal vettino che nella prima è appena accennato, mentre nella seconda è piuttosto lungo: in caso di fori non passanti, il vettino della mecchia rischia di fuoriuscire nella parte posteriore del pezzo di legno, se questo non è spesso abbastanza. In entrambi i casi, per limitare la lunghezza del foro, in questo caso 16 mm, è necessario disporre di limitatori di profondità di cui sono dotati alcuni trapani oppure le colonne per trapano.

Costruzione del portasalviette fai da te: taglio dei pezzi

Tutti questi tagli sono troncature a 90° e, soprattutto quelli fatti sui listelli del telaio, richiedono, oltre alla precisione (le due coppie di pezzi devono avere lunghezza identica), che i lembi risultino puliti e regolari. Per questo utilizziamo una cassetta tagliacornici che guida l’angolo della lama della sega a dorso sui 90° rispetto al pezzo, sia in senso verticale sia orizzontale. Ovviamente, eseguiamo con le stesse modalità e i medesimi strumenti anche i tagli dei pioli.

Fori passanti e ciechi

I fori passanti li dobbiamo fare alle estremità dei montanti, per fissare le traverse del telaio, sulle quali i montanti vanno in sormonto. I fori sono due per ogni estremità e devono essere di diametro uguale o leggermente superiore (massimo 0,5 mm) rispetto a quello delle viti previste. In questo modo la vite non riesce ad avvitarsi nello spessore del montante, ma fa presa solo nella traversa, col risultato di un ottimo serraggio fra i due pezzi. I fori ciechi servono per fare le sedi alle estremità dei pioli, quindi devono essere di diametro uguale a questi ultimi (Ø 20 mm). La profondità del foro deve essere di 16 mm, sufficienti per un saldo fissaggio del piolo con la colla.

Dopo aver tagliato a misura i 4 pezzi del telaio portante, usando la cassetta tagliacornici e la sega a dorso per fare tagli precisi e a 90°, accostiamo a coppie i pezzi uguali mettendoli su un piano. Segniamo sui montanti i punti in cui fare i fori ciechi per i pioli e i fori passanti per le viti di fissaggio delle traverse. Per non commettere errori, anche se i pezzi dovrebbero risultare identici, conviene sempre effettuare una marcatura speciale, con un triangolo, che permetta di identificare la posizione corretta di ogni singolo pezzo.
Foriamo le estremità dei montanti facendo per ognuna due fori passanti Ø 3 mm che poi svasiamo nella parte esterna con una fresa conica, facendo la sede per le viti a testa svasata in modo che restino a filo della superficie, senza sporgere.
Sulla faccia interna dei montanti del portasalviette fai da te da 50×30 mm realizziamo i fori ciechi per applicare i pioli; usiamo il trapano con montata la punta Forstner Ø 20 mm. I fori sono 4 per montante; devono essere equidistanti e profondi 16 mm. In questa fase è molto importante la precisione, in modo che i fori risultino alla stessa altezza rispetto al montante controlaterale.
Procediamo con l’assemblaggio del portasalviette fai da te applicando colla vinilica nei fori per i pioli e inserendoli uno per volta su un montante. Puliamo subito l’eventuale colla che fuoriesce con uno straccetto pulito. Messa la colla nei fori del secondo montante, si inseriscono i pioli anche su questo lato, ma contestualmente applichiamo i due traversi, spalmando un po’ di adesivo anche sulle loro facce di contatto con i montanti. Il montaggio del portasalviette fai da te si conclude avvitando alle estremità dei montanti le 8 viti da 60×3 mm che bloccano le traverse.

La colonna per trapano

Si tratta di un aggiuntivo che ha il compito di mantenere il trapano (e quindi la punta inserita nel mandrino) perpendicolare rispetto al pezzo da forare. Nella maggior parte dei casi i trapani si montano sulla colonna tramite il collare, una zona posta subito dietro il mandrino, con sezione cilindrica e diametro standard di 43 mm, che però non tutti hanno; quindi, prima di acquistare la colonna, ci si deve accertare della presenza del collare su uno dei trapani che si posseggono. Nella colonna, il supporto che tiene il trapano scorre lungo un tubo, agevolato da leveraggi o sistema a cremagliera, azionato da leva o manettino.

La base della colonna è costituita da una piastra, fissabile al banco da lavoro, che ha al centro un foro per non interferire con il lavoro della punta e scanalature che agevolano il posizionamento dei pezzi, anche tramite l’applicazione di morse. Wolfcraft

ManoMano Pro, la piattaforma per i professionisti

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Noi appassionati di bricolage siamo sempre alla ricerca di prodotti e materiale vario per i nostri lavori e negli ultimi 3 anni – anche a causa della pandemia da Coronavirus – la propensione e fiducia all’acquisto dei medesimi attraverso canali e-commerce è aumentata enormemente.

Tra i principali attori in gioco per la vendita online di prodotti per il fai da te, giardinaggio e ristrutturazione è il marketplace francesce ManoMano a essere un riferimento primario, grazie a un catalogo di oltre 2 milioni di prodotti e un servizio di assistenza eccellente.

Da qualche tempo, dapprima in Francia, poi in Spagna e in Italia ad affiancare ManoMano è attiva anche la piattaforma ManoManoPro (pensata per i professionisti con partita IVA) che offre un catalogo esclusivo di oltre 75.000 prodotti selezionati comprendenti i migliori marchi in utensileria, idraulica, elettricità e molto altro.

Questa è una notizia importante, perché sono davvero numerosi i professionisti (anche tra noi amanti del fai da te) che ogni giorno necessitano di acquistare per il loro lavoro utensili di alta gamma, specifici e spesso differenziati. Poterlo fare all’interno di una piattaforma “one-stop-shop” che offre numerosi vantaggi è ovviamente l’ideale!

Ma vediamo insieme le caratteristiche e i vantaggi offerti dalla piattaforma ManoManoPro.

ManoMano PRO, caratteristiche e vantaggi

Come dicevamo il servizio ManoManoPro è rivolto ai professionisti e offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Un catalogo di prodotti delle più grandi marche;    
  • Prezzi IVA esclusa e fino al 20% di sconto rispetto alla piattaforma Manomano per privati;
  • Accesso al 100% delle fatture dalla pagina cliente;
  • Servizio Clienti con team di esperti attivo dalle 8:00 alle 18:00, dal lunedì al venerdì, disponibile tramite telefono, chat o e-mail;
  • Alto livello di servizio (spedizione gratuita, 80% catalogo con consegna in 24h, 100% tracking, franco su tutti i venditori pro);
  • Applicazione dedicata (iOS e Android) con navigazione più semplice, tracciamento degli ordini e accesso al supporto umano;

Inoltre, con un account Pro, è possibile accedere all’intero catalogo destinato ai clienti privati, anche se i prezzi non saranno esclusivi come quelli del catalogo Pro.

Come si accede a ManoMano Pro?

Per accedere alla piattaforma, occorre soddisfare alcune condizioni, tra cui dichiarare di possedere un’azienda attiva in Italia, fornire il numero di Partita IVA, la visura camerale dell’attività e il nome e l’indirizzo della società.

A prescindere dal fatto che un utente si già registrato su ManoMano.it o un nuovo arrivato, è possibile creare un account Pro seguendo questi passaggi:

  1. Andare sul sito e poi clic qui per accedere alla pagina di login
  2. In alto a destra, selezionare “Accedi”
  3. Scegliere “Sono un Professionista”
  4. Se si è un nuovo utente, cliccare su “Crea un conto Pro gratuitamente!” altrimenti, inserisci il tuo indirizzo email e la password del tuo account esistente
  5. Completare la registrazione fornendo le informazioni richieste
  6. Dopo la verifica dei dati, si ha l’accesso a tutti i vantaggi offerti da ManoManoPro.

ManoMano Pro, l’App dedicata

La piattaforma di ManoMano Pro dispone, inoltre, di un App dedicata fruibile sia da smartphone Android che iOS.

Orologio da parete fai da te con tessere romboidali

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Realizzazione del quadrante di un orologio da parete fai da te con diametro di 450 mm, usando 120 tessere di forma romboidale, unite su un pannello di truciolare. Un listello curvato racchiude e rifinisce il contorno dell’orologio, le cui ore sono impresse in modo indelebile con il pirografo

Per costruire un orologio da parete fai da te di grandi dimensioni si deve reperire un meccanismo che possa muovere lancette proporzionate, ma la difficoltà vera sta nel farsi venire un’idea buona per realizzare il quadrante stesso, senza cadere nel banale oppure inoltrarsi in lavorazioni estremamente impegnative.

Reperito con facilità il meccanismo con lancette applicabili a un quadrante bello grande, Werner Varetton ha trovato la soluzione anche al secondo problema: seguendo uno schema geometrico ripetitivo, legato agli incroci dei raggi con altre linee di congiungimento fra i vertici di un ottagono, ha notato che tutta la superficie poteva essere divisa in rombi di identiche dimensioni, l’uno attaccato all’altro.

Si è trattato quindi di eseguire il disegno nelle dimensioni definitive, facendo in modo che, per fare i rombi, si potessero utilizzare listelli di abete di larghezza facilmente reperibile: nel caso in questione 35 mm. Lo spessore dei listelli non ha importanza, basta che sia attorno ai 10 mm. Nel caso in questione le tessere romboidali si ricavano tagliando i listelli in pezzi lunghi 90 mm, troncati a 45°.

Con questi si compone il quadrante su un pannello di truciolare e infine si taglia il tutto ricavando un disco di diametro 440 mm. Per rifinire il bordo esterno del disco si prepara un listello facendo su una sua faccia una serie di tagli paralleli, distanti 15 mm l’uno dall’altro, con lo scopo di fletterlo per incollarlo sul bordo.

Tempo richiesto: 1 giorno

  1. Tracciare la forma su carta

    Tracciato il secondo cerchio, quello da 180 mm, sempre con il compasso si individuano gli 8 vertici di un ipotetico ottagono, in modo da prolungare i raggi sino alla circonferenza grande.

  2. Preparare i listelli

    Con impregnante color ciliegio, si tingono alcuni listelli di quelli acquistati, prima di tagliarli tutti, lunghi 90 mm, con la troncatrice impostata con angolo di taglio di 45°.

  3. Riportare il disegno sul pannello

    Secondo lo schema preparato su carta, ombreggiando soltanto alcune campiture, servono 32 tessere colorate e 88 al naturale. Si riporta una traccia del disegno sul pannello di truciolare.
    orologio da parete fai da te

  4. Posare le tessere

    Partendo dal centro del disegno si depongono le tessere spalmando sulla loro faccia inferiore e quelle laterali un po’ di adesivo vinilico, tirandolo con un pennello di medio-piccole dimensioni. Terminata la posa ed essiccata la colla, si traccia la circonferenza con diametro 450 mm e con il seghetto alternativo si taglia pannello di truciolare e tessere, ottenendo un disco perfettamente rotondo.

  5. Trasferire i numeri sul piano

    Con la carta carbone si ricalcano a matita i numeri delle ore nei vari quadranti; poi si incolla sul contorno il bordino preparato prima facendo i tagli paralleli per poterlo curvare.
    orologio da parete fai da te

  6. Ripassare i numeri con il pirografo

    Si ripassano i numeri delle ore con il pirografo che li annerisce in modo definitivo, carbonizzando superficialmente le fibre del legno.

  7. Praticare un foro al centro del quadrante

    Si pratica un foro al centro del quadrante, rilevando con il calibro il diametro esterno della boccola di passaggio degli assi delle lancette.

  8. Aprire una nicchia posteriore per il meccanismo dell’orologio

    Posteriormente, con la fresatrice a tuffo si produce una nicchia rettangolare per incassare il meccanismo dell’orologio da parete fai da te, in modo che non sporga.

Progetto di Werner Varetton

Ytong di Xella | Costruire leggero, resistente e sicuro

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Ma i vantaggi del sistema di costruzione con calcestruzzo aerato autoclavato non finiscono lì: proverbiali sono anche la rapidità di applicazione, la semplicità di lavorazione e la comodità di movimentazione del materiale

Il calcestruzzo aerato autoclavato, materiale di cui è fatto il sistema da costruzione Ytong, possiede proprietà uniche di resistenza meccanica, tenuta ai carichi, leggerezza, maneggevolezza e ottima lavorabilità. L’ampia gamma di blocchi per muratura in calcestruzzo aerato autoclavato risponde alle esigenze applicative sia per murature esterne sia per divisori interni. Il punto di forza di questo sistema costruttivo è la versatilità e la semplicità di posa, che lo rendono la soluzione ideale anche in caso di ristrutturazione per realizzare tramezze, divisori e pareti interne. I blocchi e le tavelle Ytong riuniscono caratteristiche preziose: sono duttili da tagliare e sagomare, facilitando anche operazioni come la realizzazione di tracce, e allo stesso tempo sono perfettamente in grado di sostenere i carichi.

I fissaggi su calcestruzzo cellulare

Grazie alla loro struttura piena e omogenea, i blocchi in calcestruzzo aerato consentono ai fissaggi di lavorare su tutta la profondità di infissione e non solo su pochi millimetri di materiale, come avviene con altri sistemi costruttivi. In funzione dei carichi e della tipologia di muratura (tramezze, blocchi di varia densità), sono disponibili sistemi di fissaggio differenti. In ogni caso, è consigliato consultare le schede tecniche fornite dai produttori dei fissaggi per valutare adeguatamente i valori di tenuta e le modalità di posa e la documentazione tecnica Xella. Per garantire le corrette prestazioni è innanzitutto necessario scegliere il sistema più corretto, in relazione alla tipologia e dimensione del supporto e ai valori di tenuta certificati per le murature in AAC.

Normalmente per carichi leggeri come specchi, quadri, piccoli mobiletti ecc, che lavorano prevalentemente a taglio, si consiglia l’uso di tasselli in nylon o viti specifiche per calcestruzzo aerato autoclavato; per carichi medi o pesanti, in cui si unisce la componente di trazione, è consigliabile usare tasselli plastici, metallici o chimici (creando una sede tronco conica in cui inserire la resina bicomponente e successivamente la barra filettata). Nella realizzazione dei fissaggi, molto importante è realizzare correttamente i fori e, una volta eseguiti, come in qualsiasi altro fissaggio è buona norma soffiare o aspirare la polvere per la corretta tenuta.

Per applicare i tasselli a espansione non è necessario usare una punta per muratura, anzi, per ottenere un foro più preciso è consigliato l’utilizzo di una punta per legno o per metalli. La funzione di percussione nel trapano non va utilizzata.
Ci sono svariati esempi di tasselli specifici per calcestruzzo aerato autoclavato; per i carichi medio-bassi sono assolutamente idonei i tasselli di tipo universale con una certa estensione in lunghezza, in modo che lavorino in profondità.

Bostik Super Control | Adesione istantanea e universale

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Un test per provare le tante qualità dell’adesivo cianoacrilico Bostik Super Control, applicato su diversi materiali e nelle più disparate situazioni che possono presentarsi in casa, in laboratorio, ma anche in ufficio e nel tempo libero

Abbiamo fatto una prova piuttosto completa di questo adesivo cianoacrilico per trovare una conferma delle tante caratteristiche di cui si fregia. Si tratta di Bostik Super Control nella versione in tubetto classico da 3 g e nella versione “+”, sempre in piedi, con la capienza da 5 g.

Oltre alla proverbiale presa istantanea che caratterizza gli adesivi cianoacrilici, Bostik Super Control vanta innumerevoli doti: super forza, non gocciolamento, non colatura, resistenza all’acqua, possibilità di mettere gli oggetti riparati in lavastoviglie e, non ultimo, essere universale, cioè avere grande affinità adesiva con tantissimi materiali.

In particolar modo, nel nostro test ci siamo concentrati molto su quest’ultima caratteristica, facendo un numero veramente elevato di prove con tutto ciò che avevamo a disposizione e di cui, per ovvie ragioni di spazio, rendiamo conto solo parzialmente in questo articolo.

La prova sul campo

Volutamente, non abbiamo mai usato guanti e nessuna protezione per il piano di lavoro utilizzato volta per volta negli incollaggi, con l’intento di fare un resoconto finale sugli eventuali gocciolamenti e colature sulle mani, che non si sono verificate. Nell’applicazione del prodotto abbiamo sempre usato il semplice buon senso per determinare quanto ne servisse: oltre all’assorbenza del materiale (maggiore per il legno, nulla per l’acciaio lucido) abbiamo valutato, per quanto possibile, le dimensioni dei reali punti di contatto tra i pezzi da unire, senza mai eccedere nella quantità; quindi, tranne in rari casi, abbiamo sempre applicato il minimo indispensabile di adesivo.

I risultati sono stati sempre positivi. Fortissima la tenuta fra pezzi anche nel caso del legno, con il grande vantaggio, quando i due pezzi combaciano perfettamente, che l’adesivo non fa spessore e quindi risulta invisibile. Sorprendente il caso del pezzetto di plexiglas attaccato per una superficie minima a un blocco di legno: non solo è stato possibile sollevarlo, ma anche tenerlo sospeso in un modo tale da favorirne il distacco, che non è avvenuto!

Proprietà dell’adesivo

  • Antigoccia

    Un’anima interna con effetto memoria impedisce la fuoriuscita libera del prodotto
    e permette di appoggiare il tubetto sul piano di lavoro subito dopo l’erogazione, anche senza rimettere il tappo.
    Bostik Super Control

  • Non cola

    Il sistema antigoccia consente di controllare l’applicazione dell’adesivo goccia-a-goccia e limita anche le possibili colature quando viene distribuito su superfici lisce e verticali.

  • Incollaggio preciso e pulito

    La bassa viscosità del prodotto permette l’adesione perfetta delle superfici combacianti, facendole andare a contatto completamente.

  • Anche in lavastoviglie

    Bostik Super Control non solo è resistente all’acqua; gli oggetti riparati possono anche essere messi in lavastoviglie.

  • Istantaneo e forte

    La tenuta di Bostik Super Control è forte e si attua in un tempo brevissimo. Dopo un minuto, tramite il piccolo pezzo di plexiglas abbiamo sollevato il blocco di legno. La superficie di adesione è di soli 12×3 mm!
    Bostik Super Control

Come si applica

Se la confezione è nuova bisogna rompere il sigillo avvitando a fondo il beccuccio.
Tenendo la zigrinatura del beccuccio si svita il tappo rimuovendolo.
Si eroga un piccola quantità di adesivo solo su una delle due superfici di contatto.
Si preme una parte contro l’altra per 10-15 secondi circa, senza fare movimenti dopo il posizionamento.

Specialista nelle riparazioni

Pietre dure

Una prova difficile, con superfici di contatto non completamente conformi, oltre a essere di materiali differenti. Per via dell’accoppiamento non perfetto, abbiamo messo un’elevata quantità di adesivo nella zona centrale.
In questo modo, nessuna colatura durante la distribuzione dell’adesivo e nessuna fuoriuscita mettendo in pressione i due pezzi.

Ceramica

Ecco una situazione ideale, in cui serve un adesivo molto liquido che non faccia spessore fra le parti da unire; nella rottura di oggetti di ceramica e porcellana, infatti, le superfici di contatto combaciano sempre in modo perfetto, basta recuperare tutti i pezzi…
In questi casi non bisogna eccedere nell’erogazione del prodotto, che tende a distribuirsi uniformemente, proprio perché le superfici combaciano.

Legno

Spesso il legno si spacca con precisione, lungo la fibratura, soprattutto quando è lineare e non contorta. In questi casi, per la riparazione, Bostik Super Control è eccellente, innanzi tutto perché ha ottima affinità per il legno, creando un incollaggio robustissimo, poi perché i due lembi da unire coincidono in modo esatto, quasi come accade per la ceramica.
Grazie all’elasticità del legno, si riesce a penetrare nella spaccatura con il beccuccio per erogare l’adesivo, nel caso la rottura non sia con distacco totale del pezzi.
Raramente servono morsetti: basta premere le parti a mano per alcuni secondi e la riparazione è fatta, praticamente invisibile.

Metalli

Acciaio con acciaio, con una delle due superfici lucida. Notare che il piedino staccatosi, perché saldato male, ha una superficie di contatto molto limitata.
Le superfici lucide e dure è necessario renderle finemente ruvide con carta vetrata fine.
Basta poco adesivo sulla superficie di contatto e si uniscono i pezzi.

Plastica

La stragrande maggioranza delle plastiche sono materiali con cui Bostik Super Control ha grande affinità di adesione; anche in questi casi, si può contare su riparazioni che è difficile riuscire a notare, una volta fatte.

Perfetto anche per piccole realizzazioni e per il modellismo

La praticità e la velocità d’azione di Bostik Super Control sono vincenti nelle realizzazioni che richiedono incollaggi in rapida successione, senza i tempi d’attesa che altri adesivi richiedono, e ottenendo contestualmente la garanzia di una tenuta molto forte.
Altri vantaggi dell’adesivo sono: la grande affinità per quasi tutti i materiali, anche di natura molto diversa, per cui offre grande libertà di azione e di scelta creativa; la facilità di applicazione nel dosaggio, nell’assenza di gocciolamenti e di colature; l’invisibilità della giunzione, grazie alla trasparenza del prodotto e alla sua bassissima viscosità; non ultimo, la tenuta all’acqua.
Nell’ambito del modellismo non si può non apprezzare un adesivo così rapido e facile da usare, disponibile anche nella versione che sta in piedi.

Jürgen Klopp è Brand Ambassador del Gruppo fischer

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Jürgen Klopp dal 1° gennaio 2023 è Brand Ambassador del Gruppo fischer a cui è legato dalle proprie radici.
L’allenatore del Liverpool è considerato tra i migliori nel mondo del calcio, vincendo molti titoli nazionali e internazionali con Liverpool, Borussia Dortmund e Magonza.
Il ruolo di Brand Ambassador di fischer è per Jürgen Klopp una sorta di ritorno a casa: nato in Foresta Nera e cresciuto non lontano da Waldachtal, dove ha sede il Gruppo fischer in cui il padre ha lavorato per quasi 35 anni.
La nuova collaborazione ha quindi per lui un significato particolare.

“La partnership con fischer non è una collaborazione convenzionale, è una questione che mi sta a cuore” ha detto Jürgen Klopp ai giornalisti.

Il Gruppo fischer ha avuto un ruolo importante nella vita di Klopp fin dall’infanzia, con il padre Norbert che ha lavorato nel servizio tecnico di fischer fino al 1998.

“È un grande piacere e un onore per noi avere come ambasciatore del marchio uno dei migliori allenatori di calcio al mondo e una delle personalità più popolari – ha detto Klaus Fischer, Titolare e Presidente Gruppo. “Con il suo modo di pensare, i suoi valori e la sua professionalità Jürgen Klopp si inserisce perfettamente nella nostra squadra e nella famiglia fischer”.

Jürgen Klopp e Klaus Fischer non si sono mai persi di vista nel corso degli anni e una maglia da calcio, incorniciata e autografata con la dedica “Per Klaus da Kloppo” con uno smile disegnato a mano, fa bella mostra nell’ufficio del Titolare e Presidente del Gruppo.

“È un po’ come tornare a casa per me”, ha detto Jürgen Klopp.

E la storia di famiglia continua.

Ego di MCZ | Essenziale e senza tempo, disponibile anche con l’innovativo focolare CORE

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Stufa a pellet tra le più vendute della collezione MCZ, con struttura in acciaio nero, rivestimento in acciaio verniciato e top in ghisa. Disponibile in 8 versioni per rispondere alle esigenze più diverse (due le versioni novità: Core Air Matic e Core Comfort Air Matic; tre versioni ad aria, due canalizzate e una Hydro). Il restyling del 2021, firmato dal designer Pablo Dorigo, ha donato a Ego un’estetica ancora più sobria, con linee addolcite e ripulite dal superfluo. 

Massima attenzione è stata data alla resa estetica del fuoco. La cornice in ghisa, con una leggera svasatura verso il centro, tende a catalizzare lo sguardo verso la fiamma. Il fuoco sembra più vivo, più grande, anche grazie ad una attenta progettazione del focolare interno, che risulta più pulito nelle forme ma anche nella sostanza. Sono state infatti eliminate il più possibile le superfici spigolose, dove abitualmente la cenere può appoggiarsi e rimanere in vista. 

Le novità di Ego sono le due versioni Air Matic e Comfort Air Matic con focolare CORE, una tecnologia innovativa di combustione che garantisce una splendida fiamma naturale ed un abbattimento del 40% delle emissioni rispetto ai più severi limiti europei. 

Grazie alla tecnologia Maestro+ è possibile gestire la stufa direttamente da smartphone, tramite un’app dedicata, che ne permette il controllo completo sia fuori che dentro casa, collegandosi tramite rete internet domestica (router) oppure direttamente tramite Bluetooth. Di serie è disponibile anche un innovativo pannello di controllo digitale a scomparsa, montato sul top. 

Finiture: fianchi in acciaio verniciato (White, Dark, Silver, Bordeaux), griglia di ventilazione, cornice fuoco, braciere e top di caricamento pellet, in ghisa. 

La tecnologia rivoluzionaria CORE

Le versioni AIR MATIC e COMFORT AIR MATIC sono dotate del nuovo focolare CORE che ha rivoluzionato il mondo della combustione a pellet: un’ampia fiamma naturale simile ai prodotti a legna, un focolare bello da vedere sia acceso che spento, con i livelli di emissioni tra i più bassi del mercato. Basata sui principi della gassificazione e protetta da ben tre brevetti, CORE è stata interamente sviluppata all’interno di MCZ. 

CORE rappresenta il punto di arrivo della ricerca MCZ orientata ormai da diversi anni ad avvicinare la fiamma del pellet alla piacevolezza visiva del fuoco a legna. 

Con questa nuova tecnologia la combustione è ottimizzata e il vetro rimane pulito più a lungo rispetto ai prodotti tradizionali. Inoltre, la quantità di cenere generata dalla stufa è davvero minima e il poco incombusto che resta viene eliminato attraverso un braciere autopulente, che si attiva automaticamente. In questo modo, pulire il focolare diventa un’operazione rapida e semplice da eseguire ogni 7/10 giorni. 

Livelli di emissioni più bassi del mercato

Sfruttando i principi di gassificazione, CORE consente una combustione più pulita e sostenibile, raggiungendo livelli di emissioni fino al 40% in meno rispetto ai più restrittivi limiti europei, ad oggi la classe 5 stelle ARIA PULITA e il 55% in meno rispetto ai limiti Ecodesign. Performance eccezionali che rimangono tali a tutti i livelli di potenza e non solo a quelle più elevate, come accade in molti prodotti presenti sul mercato. 

Inoltre le cinque stelle non rappresentano solo una svolta sostanziale in termini di rispetto della qualità dell’aria, ma anche un vantaggio in termini economici, per chi risiede in Italia. 

Le stufe a cinque stelle rientrano infatti nell’Ecobonus e nel Superbonus 110 come intervento trainato anche in caso di nuova installazione. Infine, gli apparecchi a cinque stelle ottengono con il Conto Termico, un sostanzioso contributo in caso di rottamazione, che può arrivare a coprire fino al 65% della spesa complessiva sostenuta.

Autonomia di pulizia

Ego è pensata per rendere la vita ancora più facile all’utilizzatore finale. È dotata infatti di un sistema evoluto e automatico di pulizia che permette di eliminare le ceneri solo una volta ogni 7/10 giorni. 

Il cassetto cenere è di ampie dimensioni in grado di raccogliere tutto l’incombusto prodotto. Il braciere è autopulente con sistema di raschiamento meccanico che si attiva automaticamente ad ogni spegnimento ed ogni volta in cui il sensore rileva un accumulo di cenere. 

Comfort Air, aria calda in tutte le stanze di casa

Ego è disponibile nella versione Comfort Air, un particolare sistema di canalizzazione dell’aria calda di MCZ, che permette di scaldare più ambienti anche non comunicanti, fino a una distanza massima di 8 metri. Per completare il kit Comfort Air, MCZ propone diffusori particolarmente curati e minimali, posizionabili liberamente (anche in prossimità del pavimento) e disponibili in più finiture (metallo, vetro o ceramica), studiati per chi ama il dettaglio anche nella diffusione del calore. 

Funzionano inoltre come eleganti lampade a parete, che amplificano l’effetto di relax e comfort. All’interno dei diffusori è contenuta una vaschetta per l’acqua, che con l’uscita dell’aria calda vaporizza e assicura la corretta umidificazione dell’ambiente. Per un piacevole effetto di aromaterapia, si possono aggiungere le fragranze o le essenze preferite. 

Riscaldamento ecologico ed efficiente grazie alla tecnologia Hydro 

Se si desidera utilizzare la stufa per scaldare anche l’acqua dei termosifoni e dei bagni, la versione Hydro di Ego è un’alternativa validissima alle ormai costose caldaie a gas tradizionali. Si collega infatti all’impianto di casa. Circa il 90% della resa globale della stufa viene trasferito all’impianto idraulico, garantendo il riscaldamento ottimale delle stanze con termosifoni e producendo anche acqua calda sanitaria per tutti gli usi di casa.

Risparmio energetico e tempi di accensione ridotti 

Il motoriduttore “brushless” realizzato in esclusiva per MCZ ed utilizzato nella coclea di caricamento del pellet, è più potente, più silenzioso e meno energivoro rispetto ai motoriduttori tradizionali garantendo la diminuzione fino al 90% dei consumi elettrici. Inoltre, grazie alla nuova candeletta in ceramica, la fiamma appare in meno di tre minuti, con una riduzione del 40% dei tempi di accensione

L’esperienza d’uso più avanzata di sempre

Ego è dotata della tecnologia Maestro+, installata di serie in questo modello, grazie alla quale è possibile gestire la stufa direttamente da smartphone, tramite un’app dedicata, sia fuori che dentro casa, collegandosi tramite rete internet domestica (router) oppure direttamente via Bluetooth.

È possibile controllare la stufa anche tramite un innovativo pannello digitale a scomparsa montato di serie sul top che integra le funzionalità d’uso ordinarie e straordinarie. Opzionale invece il telecomando freestaning, dotato di termostato ambiente che indica con precisione la temperatura in ogni punto in cui viene lasciato. 

Ego è perfetta per le case ben isolate in cui è indispensabile non compromettere l’equilibrio e l’efficienza energetica dell’ambiente. Infatti, grazie alla tecnologia Oyster, la stufa è perfettamente ermetica: non consuma l’ossigeno dell’ambiente ma lo preleva direttamente dall’esterno. L’unico scambio con la stanza in cui è installata è quindi l’emissione di calore, per un benessere totale all’insegna della massima efficienza.

STUFA A PELLET CON TECNOLOGIA CORE (CORE AIR MATIC) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 5 stelle
  • Potenza: 8 kW
  • Rendimento (min/max): 90,4 / 92,9 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 231 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

STUFA A PELLET CON TECNOLOGIA CORE (CORE COMFORT AIR MATIC) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 5 stelle
  • Potenza: 10 kW
  • Rendimento (min/max): 90 / 92,9 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 286 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm

STUFA A PELLET (AIR / AIR UP! / AIR XUP!) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 4 stelle
  • Potenza: 8,1 kW
  • Rendimento (min/max): 90,9 / 92,6 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 231 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

STUFA A PELLET IDRO (HYDRO MATIC) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 4 stelle
  • Potenza: 11,8 kW
  • Rendimento (min/max): 91,8 / 92,4 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 340 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

STUFA A PELLET CANALIZZATA (COMFORT AIR / COMFORT AIR UP!) 

  • Ecodesign 2022
  • Classe energetica: A+
  • Classe ambientale: 4 stelle
  • Potenza: 11,9 kW | 13,8 kW
  • Rendimento (min/max): 90,4 / 92,6 [%]
  • Volume riscaldabile medio: 286 m3
  • Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm 

Finitura del legno | Tutto quello che devi sapere

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La finitura del legno dipende da molte variabili come la destinazione (interna o esterna), il tipo di legno, il tipo di manufatto (arredamento, decorazione, struttura), l’aspetto finale desiderato e la sensazione al tatto. I tipi di finitura comprendono impregnanti, vernici, oli e cera

Ci vorrebbe il numero di pagine di un’enciclopedia per esaurire un argomento vasto come quello della finitura del legno; non disponendo, ovviamente, di questo spazio, ci limitiamo, come abbiamo fatto nelle precedenti puntate della guida, a fornire alcune indicazioni che permettano di orientarsi fra le mille possibilità, nel tentativo di sprecare poche energie e ottenere un risultato conforme alle aspettative.

Una serie di valutazioni

Consideriamo innanzi tutto due situazioni principali: nuova costruzione e riparazione/restauro; a seguire altre due possibilità circa la collocazione del manufatto, ovvero se sia destinato a dimorare in esterni, con o senza qualche protezione, o in interni. L’incrocio di queste possibilità può obbligare a scelte precise per orientarsi verso una finitura, oltre a condizionare, spesso, anche la scelta del tipo di legno da usare.

Tra l’altro, fra tipo di legno e tipo di finitura si verifica un vero e proprio rapporto di forze a tratti contrastante, a tratti di sinergia: ci sono legni che richiedono la massima protezione, mentre altri quasi la rifiutano, come il teak che per resistere alla pioggia non vuole impregnanti o vernici protettive, al limite soltanto oli essenziali.

Andando oltre, un altro parametro da valutare è il tipo di manufatto, ovvero se si tratti di un complemento d’arredo, una decorazione, una finitura di boiserie, un elemento strutturale e, in quest’ultimo caso, che ruolo abbia sotto il profilo estetico: in buona sostanza, se è previsto che rimanga visibile in toto, in parte oppure finisca per essere completamente rivestito da altri elementi. Particolare è poi il caso dei complementi d’arredo e degli accessori di completamento della casa. I mobili richiedono specifiche valutazioni in base allo stile al quale ci si è ispirati per farli, sempre che non si stia parlando di un restauro o una riparazione, interventi che richiedono la rigida osservanza delle modalità di finitura originali. In opposizione a questa regola, spicca il caso del recupero di un complemento d’arredo obsoleto: solitamente, nell’azione di ringiovanimento estetico, tale manufatto subisce un vero e proprio stravolgimento proprio nella finitura del legno, spesso una tecnica moderna che possa cambiare totalmente connotazione dell’oggetto.

Tatto

Una seconda vista noi l’abbiamo nelle mani. Tutto ciò che tocchiamo deve rispondere a precise esigenze dettate da quelle che sono le nostre aspettative: se passiamo una mano sulla corteccia di un albero la troviamo gradevole al tatto, ma la stessa “matericità” è inammissibile quando ci teniamo a un corrimano. L’esempio può sembrare più pertinente alle lavorazioni che precedono la finitura del legno (piallatura, levigatura ecc), ma quando si parla di mobili e altri oggetti similari, anche la qualità della finitura può esprimere diversi gradi di rugosità, dalla più grossolana (“buccia d’arancio”) alla cosiddetta superficie a specchio, liscissima. Un esempio sono la granulosità nelle applicazioni con certi tipi di rullo oppure le rigature di colore che restano nelle applicazioni a pennello. La superficie deve essere preparata in modo consono, ma il risultato finale dipende anche da come si procede nel corso della finitura del legno.

Tipi di finitura

Gli impregnanti sono prodotti studiati per proteggere il legno e, in tanti casi, per modificarne la tinta facendolo apparire più “nobile”; lasciano in bella vista la fibratura del legno e rimane praticamente intatta la sua gradevolezza al tatto. Agiscono penetrando nelle fibre, quindi la superficie non deve essere impermeabilizzata con altre finiture non compatibili. Il risultato migliore, anche la tonalità di colore, si ha quando il legno è nuovo.

Le vernici trasparenti (flatting) hanno un identico scopo protettivo, lasciano godere appieno della fibratura del legno, ma formano un rivestimento superficiale che non consente il medesimo piacere nel toccare il manufatto, che risulta leggermente più freddo e plasticoso. Quasi tutti i legni nuovi, essendo chiari, impongono una colorazione preventiva, prima della stesura della vernice trasparente.

Per la collocazione del manufatto in interni, la finitura del legno ha una funzione protettiva meno importante e diventa primaria quella estetica. Il massimo livello, in questo senso, è il caso di costruzione o restauro di mobili di pregio, argomento spinoso, che merita un’intera puntata della guida; ma anche stando al di sotto della fascia più alta delle realizzazioni, tutto ciò che si costruisce, restaura, rinnova e ripara per una collocazione in ambiente domestico, necessita di molta attenzione per avere risultati estetici di alto livello.

Per le nuove costruzioni è necessario considerare il tipo di legno utilizzato e valutarne la bellezza; lo si fa per comprendere come poterlo valorizzare, usando un mordente per conferirgli importanza con un colore deciso prima di un’ulteriore finitura, altrimenti, se risulta già bello com’è lo si può rifinire direttamente con oli o cere, neutri o pigmentati.

Altro caso ancora è quando non conviene mostrare il materiale: per esempio se la costruzione è in MDF o in multistrato non rifinito sui bordi, si decide di applicare vernici coprenti colorate. Questi stessi prodotti sono validi anche nel caso di rinnovo o ammodernamento di vecchi mobili con l’intento di svecchiarli, sempre che l’intenzione sia quella di “giocare” con le tinte forti oppure ci sia il desiderio di trovare la nuance con altri elementi dell’arredo.

Le modalità di applicazione

Gli impregnanti possono essere dati a pennello, a rullo, a tampone e a spruzzo. Le vernici coprenti si danno a pennello, a rullo e a spruzzo. Oli e cere si possono stendere a pennello o a tampone, poi vanno tirati con un panno morbido e pulito, che non lasci pelucchi. Quali le differenze sostanziali fra le modalità?

A pennello

L’uso del pennello è l’occorrenza più frequente nella finitura del legno perché è certamente il sistema che si ritiene più congeniale e versatile; lo strumento, a seconda della dimensione e della forma scelta, permette di procedere rapidamente sulle superfici ampie, si presta a raggiungere gli anfratti meno accessibili e consente di essere precisi anche nei dettagli. La qualità delle setole è importantissima; si riscontra un’enorme disparità fra pennelli scadenti, spesso proposti a cifre molto allettanti, e quelli che permettono il raggiungimento di validi risultati.

È una quesione di lunghezza, morbidezza e affinità delle setole con il prodotto che si deve dare. Senza contare che i modelli molto economici tendono anche a perdere le setole durante la stesura del colore, cosa che non deve accadere. Dato che il risultato dipende anche dall’affinità fra pennello e prodotto, bisogna scegliere in base alle indicazioni del produttore: impregnante o smalto, base all’acqua o a solvente ecc.

Se per certi manufatti non ci preoccupiamo se appaiono i segni delle pennellate, per altri vorremmo che non ci fossero. Le possibilità sono due: in caso di impregnanti e mordenzanti, appena stesi, si può passare un panno che non rilasci peli, asciugando l’eccedenza e togliendo contestualmente i segni delle pennellate. Quando questa pratica non è possibile, come nel caso dell’applicazione di flatting o di smalto, si deve assolutamente scegliere un pennello di ottima qualità e, dando più mani, carteggiare ogni volta con carta vetrata sempre più fine, stendendo le ultime mani di colore più diluito.

Pennelli: quali tipo?

Per dare l’impregnante in esterni, a una staccionata, una struttura tipo gazebo o un box di legno, non è necessario acquistare pennelli della più alta qualità, l’importante prenderne uno che indichi la compatibilità con il prodotto da dare. Spesso, infatti, è specificato l’uso ideale del pennello: prodotto all’acqua o a solvente; specifico per impregnante o per vernice coprente ecc. Diverso il discorso se si devono colorare manufatti da mettere in casa, per i quali è richiesta la massima qualità, quindi può essere necessario investire molto nei pennelli.

La misura

In qualsiasi caso è molto importante scegliere bene la misura del pennello: quelli grossi non consentono molta precisione, ma permettono di procedere più velocemente. Solitamente c’è un rapporto fra le dimensioni dell’oggetto e quelle del pennello, ma non è supportato da una regola, se non quella del buon senso che si sviluppa con la pratica.

Pulizia e conservazione

Non è necessario comperare pennelli nuovi per ogni lavoro, anzi; meglio acquistare pennelli molto buoni e pulirli bene dopo ogni lavoro, per averli sempre in perfetta forma al successivo utilizzo. Ogni prodotto ha una modalità di diluizione, anche se è pronto all’uso; di solito, la sostanza necessaria per la diluizione è la stessa che permette una prima pulita dei pennelli, a termine lavoro. Tolto il prodotto che impregna le setole anche nel mezzo, il pennello va lavato a fondo con acqua tepida e sapone neutro; infine va posto ad asciugare in un posto molto asciutto, appeso a setole in giù e avvolto nella carta.

A rullo

Il rullo distribuisce la finitura in modo più uniforme rispetto al pennello, ma ha qualche problema di “gestione” dei prodotti più liquidi, perché tende a schizzare molto, soprattutto se si vuole fare in fretta. Inoltre il rullo ha anche scarse capacità di arrivare in certi punti, per esempio negli angoli e nelle nicchie più strette, e le sue misure sono limitate; sono sostanzialmente 3 (grande, medio e piccolo), quindi poche per far fronte alle più disparate esigenze.

Per concludere l’elenco degli aspetti meno “felici” del rullo, va detto che, con le vernici, sia quelle trasparenti sia le coprenti, a seconda della loro viscosità, il rullo tende a lasciare la cosiddetta “buccia d’arancio” ovvero una superficie non liscia ma leggermente granulosa. Tutti questi aspetti non impediscono che ci siano numerosissimi casi in cui la stesura a rullo sia ampiamente vantaggiosa: uniformità dello strato di colore e velocità di esecuzione del lavoro, soprattutto nelle grandi estensioni e nelle posizioni in cui non si arriva bene con le sole braccia, come i soffitti di legno, le pareti delle case di legno o le palizzate alte, in cui si può usare un bastone di prolunga.

Abbiamo già detto che sostanzialmente esistono solo tre misure di rullo, grande, medio e piccolo; anche in questo caso le dimensioni sono legate a quelle della superficie da trattare, ma c’è anche il fatto che il tipo più piccolo solitamente si differenzia per avere i bordi dritti, quindi è l’unico che si può usare lungo gli angoli a 90°. Quanto alla tipologia vera e propria, i rulli si distinguono per il materiale che li compone, che può essere spugna oppure pelo sintetico; nell’ambito dei due tipi ci sono ulteriori possibilità, in fatto di composizione, spessore, densità e lunghezza (nel caso del pelo). Non è semplice districarsi fra tutte le varianti e persino i produttori talvolta si contraddicono nel sostenere quale tipo si debba utilizzare con lo smalto, l’impregnante o il flatting. Quindi affidiamoci alle specifiche dichiarate, ma annotiamo marca e modello di quelli che hanno dato i migliori risultati e con quale prodotto.

Pulizia

Nell’ambito dei rulli si può procedere regolamente con la pulizia, ma si fa soprattutto con i rulli grandi e di qualità; quelli medi e piccoli di spugna sono più economici, forse si fa più danno all’ambiente se si puliscono, per via dello spreco d’acqua, che a buttarli via.

A spruzzo

Il sistema a spruzzo è quello che, nelle mani di uno che ci sa fare, restituisce i migliori risultati estetici, escludendo ovviamente la finitura del legno dei mobili antichi, per i quali non si usa. Saperci fare significa preparare il prodotto alla giusta viscosità, regolare la pistola per la corretta erogazione per quella viscosità, saperlo distribuire uniformemente e nella corretta quantità, a prescindere dal fatto che la superficie sia uniforme (il piano di un tavolo) o strutturata (il telaio di una sedia).

Tutto questo non è semplice, tant’è vero che molti falegnami preferiscono non occuparsi in prima persona della finitura di certi manufatti, ma affidarla ad artigiani specialisti. Quanto detto, ovviamente, si riferisce all’ottenimento dello stato dell’arte; nella maggioranza dei casi, con le nozioni base e un po’ di pratica, si riescono a tinteggiare a spruzzo con risultati eccellenti tanti manufatti come persiane e scuri, mobili per esterni, le componenti in legno di lampadari, applique e piantane, boiserie ecc.

Cosa serve per verniciare a spruzzo: l’insieme dell’attrezzatura

Se per verniciare a pennello basta quello e per lavorare con il rullo ci vuole in più una vaschetta per sgrondare il prodotto, per verniciare a spruzzo è necessaria un’attrezzatura più complessa e costosa, ma non è sempre così. L’aerografo, ovvero lo strumento che eroga la vernice nella giusta maniera, è solo l’anello finale di un sistema alla base del quale, di solito, c’è un compressore con determinate caratteristiche. Di contorno, l’abbigliamento e le protezioni personali, in particolare occhiali e mascherina, visto che i prodotti vengono nebulizzati e si finisce per respirare qualcosa di dannoso per la salute.

L’aerografo

La pistola può avere il serbatoio messo in basso oppure sopra la linea di erogazione. Il getto è regolabile per adeguare l’ugello alla densità del prodotto e per la modalità di emissione dello spruzzo. Di solito è necessario effettuare alcune prove su pezzi di scarto per le regolazioni del caso, soprattutto quando si applica un prodotto mai usato.

Il compressore

Il compressore è molto importante, perché deve garantire costanza e continuità del getto d’aria, anche se, non dovendo verniciare come fanno i carrozzieri, non è il caso di essere troppo sofistici. Per noi, una grande capienza del serbatoio è importante, ma non essenziale.

I sistemi alternativi

Le minori esigenze della verniciatura a spruzzo sul legno, rispetto al rigore richiesto dalla carrozzeria delle auto, offre la possibilità di utilizzo con successo anche di tanti elettroutensili che sfruttano la tecnica della pistola a spruzzo, ma senza usare un compressore vero e proprio. Anche in questi casi vi è un serbatoio per la vernice e un sistema di erogazione che mescola aria e prodotto nella giusta quantità, quindi eroga il mix da un ugello. Il vantaggio di questi sistemi è quello di potersi recare più facilmente nella zona in cui bisogna verniciare, in pratica essere più comodi negli spostamenti, cosa che capita per esempio nel caso degli arredi in esterni o per per colorare una staccionata che si sviluppa in una lunga estensione.

A tampone

Il sistema a tampone è adatto soltanto per la stesura delle finiture che penetrano nelle fibre del legno, quindi impregnanti, mordenzanti, oli e cere. Permette un ottimo controllo della quantità di prodotto che si distribuisce, dato che si può decidere quanto inzuppare io straccio e poi si può immediatamente rimuovere l’eccedenza nei punti in cui fosse rimasta, ottenendo una stesura uniforme e senza tracce. Un certo limite del tampone è di non essere indicato per le grandi superfici o per le strutture di grande estensione.

La scelta del prodotto

Diciamo subito che per le vernici vale lo stesso discorso fatto per i pennelli: le buone danno risultati nemmeno paragonabili, rispetto alle scadenti, in termini di resa qualitativa e durata nel tempo. Detto questo, la finitura deve rispondere a precise esigenze: deve proteggere? se sì, quanto? il legno è nuovo o ha già una finitura? se è già trattato, come? vogliamo vedere le fibre? se sì, preferiamo rinnovare la finitura dopo qualche anno, senza lunghi lavori di carteggiatura, o preferiamo non avere pensieri per dieci/dodici anni e poi lavorarci un po’ di più per il ripristino? e si potrebbe continuare ancora per molto.

Nel dare risposte ai quesiti posti, diciamo in sintesi che in esterni il legno va sempre protetto; volendo godere appieno della sua vista, usiamo impregnante anti UV di tonalità media o scura (quello trasparente protegge meno), oppure passiamo al flatting scegliendone uno di altissima qualità (può essere necessario dare prima un mordenzante).

Se vogliamo sacrificare la vista del legno per avere la massima protezione diamo un primer e poi una vernice coprente colorata, che offre la massima protezione possibile. Nell’ambito degli impregnanti la qualità ha una valenza di 9, in una scala da 1 a 10; nelle vernici trasparenti ha valenza massima (10)! La qualità del flatting si misura in termini di durata: la vernice di una persiana può durare 3/4 anni se il prodotto è scadente, arriva a 20 anni se è uno dei migliori. Le vernici coprenti e trasparenti come il flatting sono spesso usate in esterni per arredi, accessori ed elementi come gli infissi; negli interni si danno come protettivi ai pavimenti in legno, ma in questo caso non si tratta di semplice flatting, piuttosto del cosiddetto “vetrificante” con alte capacità di resistenza ai graffi e al calpestio.

Parlando di costruzioni che risiedono in ambiente interno, invece, il binomio smalto-legno è molto saldo, perché sono molti gli oggetti che richiedono quel tipo di finitura: giocattoli, oggettistica, accessori, complementi d’arredo, lampadari, applique, contenitori, mobili, mensole, ripiani ecc.

In tanti casi, con realizzazioni meno importanti, tornano utili ancora gli impregnanti, soprattutto se con finitura del legno effetto cera. In questa categoria si trovano anche prodotti in tonalità “strane”, differenti dalle classiche tinte del legno (noce, ciliegio, rovere ecc), come i colori grigio, arancio, azzurro, verde, nero, bianco ecc, che si prestano a moderni abbinamenti stilistici. Queste soluzioni sono applicabili su mobili e complementi di nuova costruzione, perché l’impregnante penetra bene le fibre del legno non ancora trattato, donando correttamente la sfumatura di colore voluta.

Nei mobili interni e nell’oggettistica, pur essendo sempre importante la qualità della finitura, è determinante la procedura e la modalità di stesura. A seconda di quanto si vuole ottenere una superficie liscia e vellutata, si devono ripetere più volte le applicazioni, inframezzandole con levigature sempre più raffinate.