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Maniglia “Farfalla” Ghidini: nei centri TECNOMAT un design iconico che torna in auge

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Ci sono alcuni elementi che rimangono impressi indissolubilmente nella memoria. Preziosi dettagli di design che, dagli anni ’60, completano con un tocco di personalità l’ambiente domestico: stiamo parlando delle iconiche maniglie Ghidini, storica azienda della Val Trompia, in provincia di Brescia, che, come veri e propri elementi d’arredo, danno un tocco personale a tutti gli ambienti della casa.

Da icona del design degli anni ’60, la maniglia Farfalla, ridisegnata dall’Arch. Francesco Lucchese, riprende il volo con una veste rinnovata nella forma e nei materiali. Inizialmente progettata in zama pressofusa e cromata, prendeva ispirazione dal mondo della natura e la sua forma era facilmente riconducibile alle ali di una farfalla.

Sessant’anni dopo Ghidini, sensibile nella ricerca formale di modelli che si distinguono per l’innovazione tecnica ed estetica, propone un re-design di Farfalla affidandosi alla mano esperta di Francesco Lucchese, architetto e designer di fama internazionale, che rende attuale e alla moda questo iconico prodotto.

Una vera e propria metamorfosi che prende ispirazione sempre dalla natura e che trasforma il prodotto in elemento architettonico di design: come un batter d’ali di una farfalla, il profilo rimane elegante e sinuoso, ma le linee diventano più smussate e i volumi più solidi, sempre leggeri e mai banali; l’impugnatura diventa più ergonomica e più ampia, valorizzando maggiormente tutto l’ambiente circostante; un’attenta ricerca cromatica ampia la selezione di finiture disponibili, un mix tra il mood degli anni ’60 e le nuove tendenze dell’interior design di oggi.

La metamorfosi della Farfalla Ghidini, sintesi perfetta tra tradizione, innovazione e design, trova il suo habitat naturale nei centri Tecnomat, realtà leader nel settore della Grande Distribuzione con 30 punti vendita distribuiti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale.

Tecnomat nasce a marzo 2022 da un profondo processo di trasformazione e rinnovamento del vecchio brand Bricoman, già presente in Italia dal 2008. La nuova insegna meglio identifica il DNA dell’azienda e offre all’impresa edile, all’architetto e al progettista di interior design non solo un’ampia gamma di prodotti e soluzioni professionali di elevata qualità, ma un servizio di consulenza ai massimi livelli da parte di tecnici specializzati.

Vincere facile contro la muffa con i prodotti Saratoga

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Un tris di prodotti killer per combattere la muffa in casa e fuori, eliminandola alla radice e riportare a nuovo la superficie scongiurandone l’ulteriore formazione

L’umidità può avere diverse origini: può essere prodotta, nel caso di ambienti come cucina, bagno, sauna ecc; può venire dal terreno per capillarità (umidità di risalita); può provenire da perdite degli impianti, spesso subdole soprattutto se di minima entità; poi c’è quella presente nell’aria, capace di depositarsi sulle superfici sotto forma di condensa. Questo accade per il differenziale termico negli angoli freddi di pareti poco isolate rivolte all’esterno; in corrispondenza dei ponti termici indotti da strutture portanti come pilastri di cemento armato, oppure da infissi come quelli di alluminio, forti conduttori termici che, nello stesso tempo, non consentono all’ambiente di “respirare”.

È ovvio che per avere successo contro la muffa bisogna quanto meno attenuare la causa della sua formazione; in seguito, le zone ammalorate vanno trattate opportunamente e Saratoga mette a disposizione un’intera linea di prodotti molto potenti.

Saratoga Z10 è una soluzione specifica per interno ed esterno, in grado di eliminare e combattere la formazione di muffe, alghe, muschi e licheni detergendo a fondo le superfici.

Saratoga Z12 Pittura Antimuffa è una pittura calda al tatto, di colore bianco vellutato, facilmente colorabile con i pigmenti concentrati per idropitture. Ma non solo. Grazie alle microsfere contenute, che aumentano il potere termoisolante del prodotto, Saratoga Z12 rappresenta anche un trattamento specifico atto a prevenire l’insorgere della muffa, perché evita la formazione di condensa e l’accumulo di umidità nei muri, principali fattori che ne favoriscono la formazione.

Saratoga Z15 Pittura Risanante Antiumidità è una pittura lavabile che risolve definitivamente il problema dei muri umidi o con infiltrazioni d’acqua risanando gli ambienti; è in grado di consolidare il muro prevenendo lo sfogliamento delle pitture e il distacco dall’intonaco, inoltre impedisce la comparsa di macchie, bolle, muffe, cattivi odori. Saratoga Z15 è ideale per cantine, seminterrati, box, locali caldaia e locali sopraterra in quanto si applica direttamente sui muri umidi e percolanti, in cemento, intonaco, pietra, mattoni e tufo. Adatta all’uso in interni e in esterni.

Saratoga Z10 è di facile utilizzo grazie allo spruzzatore ergonomico. Si applica su superfici ammuffite quali docce, box, saune, bagni ecc. Il tempo di azione è di circa 15 – 20 minuti, dopo i quali è possibile eliminare i residui con acqua. È un liquido opaco di colore giallo ed è disponibile in confezione da 250 ml, 500 ml e 1000 ml.

Saratoga Z12 si applica a superfici pulite, asciutte e compatte, precedentemente trattate con Z10 e poi pulite con acqua e lasciate asciugare. Il prodotto va diluito al 20% in volume con acqua e applicato almeno in due mani per garantire un buon isolamento termico (attendere almeno 6 ore tra una mano e l’altra). Disponibile in barattolo da 750 ml.

Saratoga Z15, inodore, con aspetto bianco vellutato, è una finitura che dura a lungo senza ingiallire (è inattaccabile dagli alcali presenti nell’intonaco) ed è, inoltre, particolarmente resistente alle abrasioni. È molto semplice da utilizzare grazie allo spruzzatore ergonomico. Z15 è disponibile in barattolo da 750 ml oppure da 2500 ml.

“Un facile lavoretto…”

Tratto da “Far da sé n.529 – Febbraio/Marzo 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Mi piace ricordare con queste parole Massimo Casolaro, fondatore di FAR DA SÉ
nel 1975, morto a dicembre dello scorso anno a 91 anni. Usava spesso con i suoi
collaboratori questo modo di dire in senso ironico/critico quando, nello scrivere
testi e didascalie a completamento delle foto delle costruzioni realizzate in laboratorio,
si tendeva a mimimizzare la complessità del lavoro. Ciascuno di noi, anche
chi si è occupato prevalentemente di teoria, andando in laboratorio o in un cantiere,
ha avuto nel tempo la possibilità di verificare quanto il fare concreto sia ricco
di complicazioni, imprevisti e necessiti di soluzioni estemporanee che solo l’esperienza
può fornire e si è reso conto che di facile non ci sia niente. Così Casolaro ridacchiava
quando un redattore “teorico” era messo alla prova con le difficoltà
della pratica e diceva, appunto “… un facile lavoretto, vero?”
Il suo modo di comunicare, basato sulla correttezza, sullo sperimentare e sul documentarsi
prima di pubblicare qualcosa, è rimasto nel DNA della nostra redazione
ed è chiaro a ciascuno di noi che il giornalismo tecnico e divulgativo che
portiamo avanti sui media EDIBRICO non può essere aria fritta, superficialità,
cose non spiegate o addirittura sbagliate, come oggi avviene spesso sul WEB e
anche sulla carta stampata.
Casolaro credeva talmente nella bontà del far da sé che lo definiva uno stile di vita
e di pensiero; il suo punto di vista, condiviso da quanti hanno lavorato e lavorano
in questa redazione, è lo stesso di voi lettori, lo si percepisce dalle foto e dai testi
dei progetti che ci mandate, realizzati con perizia, precisione, amore e da quanto
raccontate di voi nelle vostre lettere.
“Chi fa da sé è fiero della sua manualità controcorrente, della sua speciale individualità.
In un mondo governato da rigidi sistemi elettronici, programmati, schedati, codificati, è
felice del suo contrario. Ha l’immaginazione lenta, la riflessione, l’indecisione e anche il
ripensamento e, massima espressione di libertà, può perfino contraddirsi… e mentre
aspettiamo che gli esperti studino e organizzino le attività della gente in modo meno
deprimente, ben venga il lavoro far da sé che assicura una piccola fetta di felicità a tutti
i suoi appassionati”.
Così scriveva Casolaro più di 30 anni fa. Se volete andare
avanti in questa lettura, potete scaricare gratis, cliccando su
questo qr-code, tutto il libro PENSIERO FAR DA SÉ.

Soluzioni per drenaggio e sollevamento by Sanitrit

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Sanitrit, marchio leader a livello mondiale nel settore degli apparecchi sanitari di SFA Group, offre una vasta gamma di soluzioni per il drenaggio e il sollevamento di acque chiare, acque pluviali, acque cariche, acque usate (grigie o scure) e acque aggressive/saline. A seconda delle esigenze è possibile trovare il prodotto più adatto tra diverse tipologie di pompe: pompe sommerse, pompe da drenaggio e pompe per stazioni sollevamento.

Sanipuddle è una pompa di aspirazione fino a 1 mm, progettata per il drenaggio di acque chiare da cantine, lavanderie, fondi di piscine, gabbie di ascensori, ecc. Sanipuddle permette di evacuare fino a 7 m in altezza. Valvola di non ritorno e raccordo per tubo flessibile inclusi. Optional: controllo di livello elettronico.

Saniwell è una pompa sommersa multistadio progettata per sollevare acque chiare da pozzi o cisterne utilizzati per l’approvvigionamento idrico generale o per l’irrigazione di giardini. Saniwell può sollevare acqua da un pozzo fino a 80 m, con una immersione massima di 20 m. La pompa viene fornita con un cavo di alimentazione di 20 m. Versioni con un galleggiante di protezione (MA).

Sanisub ZPK (novità 2022) è una pompa svuota cantina disponibile in 3 modelli concepita per il pompaggio di acque leggermente cariche. Temperatura massima delle acque in ingresso a 90° per brevi periodi. Sanisub ZPK si attiva automaticamente con galleggiante regolabile, permette di rilanciare le acque fino a 10 m con una granulometria da 10 a 30 mm. Tutti i modelli sono consegnati con un gomito di raccordo di 90° DN25 DN32 (a seconda del modello) e con un cavo di alimentazione da 10 m con presa.

Sanipump GR/VX è una pompa progettata per l’evacuazione delle acque usate provenienti da scarichi domestici. Il sistema di triturazione con mozzo lama Pro X K2 di Sanipump permette di evacuare l’acqua in un tubo di piccolo diametro. Sanipump VX è dotata di una ruota vortex KX V6 con un passaggio libero di 50 mm. Grazie al sistema di attivazione del galleggiante, il funzionamento è automatico.

Riqualificare di tutto pur di abitare in città

Tratto da “Come ristrutturare la casa n.1 – Gennaio/Febbraio 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Chi vive a Milano o in altra grande città, sa che oggi qualsiasi spazio al “coperto“ viene riqualificato e collegato agli appartamenti veri e propri, spesso minuscoli per via dei prezzi. Quindi anche i seminterrati, privi di abitabilità, si ristrutturano alla perfezione, con tutti i requisiti di isolamento e impermeabilizzazione oltre che con un indispensabile impianto di ventilazione meccanica controllata, soprattutto se non ci sono finestre/bocche di lupo sufficienti a garantire una giusta aerazione. Preziosi metri quadri che vanno ad aggiungersi alla superficie della casa con scale interne e diventano un vero plus per creare zone di servizio, bagni, lavanderie, stanze hobby/lavoro.
Un recupero notevole è quello da pagina 76 dove il seminterrato di un edificio a Londra, nel quartiere Islington, 4 km dal centro, case vittoriane e parchi, dopo una progettazione complessa, rispettosa dei severi criteri di integrazione architettonica, è stato ristrutturato con un incredibile risultato di ambienti ricchi di luce e addirittura di un delizioso spazio esterno. Per non parlare del tunnel, con aperture ad arco, dal quale entra ed esce liberamente il gatto, qualcosa di davvero speciale!
Ma qualunque sia la nostra casa possiamo cercare di far sì che sia un luogo accogliente, dove si respira benessere anche seguendo alcune regole del feng shui, letteralmente vento e acqua, una teoria basata sulla millenaria filosofia taoista, che propone un insieme di regole in grado di armonizzare l’energia tra le mura domestiche. L’articolo da pagina 108 è un buon punto di partenza per approcciare a un’arte, lontana dalla nostra cultura, ma in questi tempi, più che mai stressanti e convulsi, molto utile per godere di un rifugio dove finalmente rilassarsi. L’indicazione che pare più utile e immediatamente realizzabile è quella di adottare nell’arredamento un’estetica essenziale, un’armonia nelle forme e nei colori, soprattutto quando ci sono spazi ridotti come nelle case di oggi affollate di oggetti e mobili in maniera davvero opprimente.
Assolutamente di attualità, in considerazione dei prezzi dei combustibili fossili nonché del cambiamento climatico, è quello degli innovativi caminetti e stufe a biomassa, legna e pellet, da pagina 86, poterne avere uno è oggi una vera ricchezza. Alimentati con fonti energetiche rinnovabili non inquinano, aggiungono bellezza all’ambiente con le loro linee ben disegnate e lo spettacolo della fiamma, sprigionano un calore unico che invita a stare a casa.

Una panchina fai da te in ferro per due che si può mettere anche in casa

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Ci sono da fare tagli, piegature nette e curvature di ampio raggio, ma tutto è semplificato dalle sezioni molto contenute delle barre d’acciaio. Questa scelta, unita al design leggiadro, permette di ottenere una panchina fai da te facilmente inseribile anche all’interno della casa, oltre che nel contesto di una veranda o dell’arredo esterno

La panchina fai da te che proponiamo è caratterizzata da una linea leggera e aggraziata, cui contribuiscono anche i sottili e armonici elementi d’acciaio, piattina e tubi, usati per realizzarla. Se per il posizionamento in un parco la panchina deve essere massiccia e di dimensioni generose, nell’ambito casalingo è preferibile, se non necessaria, la progettazione di un complemento d’arredo proporzionato e contenuto, per il quale vanno commisurati anche gli stessi componenti strutturali, per non ritrovarsi, alla fine di tanto lavoro, con un oggetto incoerente sotto il profilo estetico.

Ma la scelta di utilizzare piattina di spessori contenuti (ne abbiamo usata da 5 e da 3 mm) ha anche uno scopo utilitaristico, perché soprattutto quella più sottile, usata per seduta e schienale, consente una certa elasticità al sedile, incrementando la comodità, senza affatto rappresentare un limite per la robustezza, che rimane più che sufficiente. In una certa misura, contribuiscono all’elasticità anche le gambe fatte con piattina da 5 mm di spessore, grazie alla forma arcuata di quelle anteriori, seppure la loro flessione sia contenuta dalla traversa di giunzione con le gambe posteriori. Le estremità sottili hanno imposto di dotare le gambe di piedini fatti con pezzi di piattina, in modo che l’appoggio a terra ricada su una superficie più ampia.

Analizzando le fasi costruttive, non si rilevano difficoltà serie in questo lavoro: la piegatura di netto delle gambe posteriori e la curvatura che va data a quelle anteriori, sono semplificate dallo spessore contenuto della piattina di cui sono costituite. La sagomatura nella parte alta centrale dello schienale non è una piegatura, ma l’unione con saldatura di pezzi di tubolare tagliato ad hoc.

I momenti che richiedono attenzioni particolari sono l’assemblaggio finale di schienale e seduta sui sostegni, perché eventuali errori di allineamento restano evidenti; la saldatura dei piedini alla base delle gambe; la cura nel fare le saldature e la loro regolarizzazione per l’estetica e la buona fruizione della panchina fai da te.

Materiale utilizzato per realizzare la panchina fai da te

  • Piattina 5×30 mm: 2 montanti posteriori 1000 mm, 2 anteriori 750 mm; 2 braccioli 900 mm; 2 traverse gambe 560 mm; 4 piedi 30 mm.
  • Piattina 3×20 mm: 8 elementi schienale 390 mm; 2 elementi sedile 1250 mm; 9 elementi sedile 390 mm.
  • Tubolare Ø 20×2,6 mm: 2 longheroni sedile 1250 mm; 2 traverse sedile 450 mm; 1 base schienale 1240 mm; 2 elementi superiori 535 mm; 2 elementi 120 mm.
  • 2 sfere Ø 60 mm.
  • Antiruggine e smalto.

Taglio, preparazione dei pezzi e assemblaggio

Tempo richiesto: 2 giorni

  1. Marcatura dei pezzi con graffietto

    Marchiamo le misure dei pezzi da tagliare usando il graffietto, mettendo come riscontro la squadretta metallica, che ci aiuta a ottenere tagli ben in squadra.

  2. Taglio con seghetto da ferro

    I tagli possiamo farli a mano, con il seghetto da ferro, stringendo il pezzo ben serrato nella morsa. Il seghetto va impugnato con due mani e una va tenuta in cima all’archetto. Per non affaticarsi inutilmente, esercitiamo poca pressione e facciamo movimenti a tutt’ampiezza.
    panchina fai da te in ferro

  3. Taglio con smerigliatrice o troncatrice

    In alternativa, possiamo usare una troncatrice per ferro o, come in questo caso, una smerigliatrice angolare montata su un aggiuntivo per troncare, con cui si riesce a essere molto precisi anche nei tagli fuori squadra.

  4. Predisposizione dei tubolari per la giunzione

    Per una migliore giunzione degli elementi tubolari, è meglio appiattirne le estremità. Lo facciamo battendole sull’incudine della morsa con un mazzuolo di medio peso.

  5. L’aggiuntivo per morsa

    Questo aggiuntivo da applicare alla morsa è utile per curvare a freddo l’acciaio, sempre che si tratti di piattina di spessori non eccessivi. È formato da un pezzo di profilato a U di notevole spessore, cui si saldano due tondini all’apice delle ali e un piatto, anch’esso decisamente spesso, sotto la base, incrociato rispetto alle ali.

  6. Curvatura degli elementi

    Fissato l’aggiuntivo sulla morsa, per ottenere la curvatura voluta battiamo ripetutamente e con vigore la piattina appoggiata fra i due tondini. I colpi devono essere assestati nel centro, fra gli appoggi.
    panchina fai da te

  7. Piegatura

    Le pieghe nette le otteniamo tenendo il pezzo serrato in morsa e assestando colpi di mazzuolo il più possibile vicini alla presa della morsa stessa. Con l’altra mano teniamo leggermente in spinta la piattina verso il lato della piegatura, così smorziamo anche le vibrazioni dell’asta.

  8. Saldatura in piano degli elementi

    Oltre alla necessità di realizzare i pezzi che formano i sostegni uguali a coppie (sinistra/destra), dobbiamo unirli in modo che l’insieme risulti identico a quello controlaterale. Pertanto conviene effettuare le saldature mettendo tutto su un piano perfettamente regolare su cui marchiamo le posizioni di riferimento ovvero i punti di giunzione dei pezzi.

  9. Utilizzare listelli di legno come distanziali

    Per la seduta usiamo 2 listelli di legno per sollevare la piattina e farle toccare il tubolare nel punto giusto, mentre altri 2 pezzi li usiamo come distanziali per saldare il pezzo successivo parallelo e a distanza costante.

  10. Inserimento dei profili longitudinali

    Saldati i traversi della seduta, inseriamo a forza i due pezzi longitudinali, “intrecciandoli” con i primi. L’operazione richiede un po’ di impegno fisico per flettere volta per volta l’estremità della piattina per farla passare ora sotto ora sopra la traversa di turno.
    panchina fai da te in ferro

  11. Saldatura dei rilievi centrali

    Il rilievo centrale, per il quale abbiamo preparato due pezzi corti con estremità tagliate a 22,5°, ha funzione puramente estetica. Per saldarli usiamo un listello di legno che tenga diritti i segmenti lunghi, che devono assolutamente risultare allineati.

  12. Pulizia delle saldature

    Dobbiamo smerigliare con molta cura le saldature del fregio perché è un punto in vista e deve risultare perfetto anche al tatto.

  13. Consiglio

    Un po’ per lo stesso motivo dobbiamo prenderci cura di tutte le altre saldature fatte, rendendole uniformi e levigate. L’operazione è da eseguire prima di assemblare questi due pezzi con i sostegni, perché alcuni punti da smerigliare sarebbero difficilmente raggiungibili a pezzi uniti

Allestimento conclusivo e finiture

La prima unione fra le sezioni di panchina riguarda lo schienale e uno dei sostegni laterali. Prendiamoci il tempo necessario per essere sicuri che lo schienale, messo in piedi, ricada verticalmente sul piano d’appoggio su cui è steso il sostegno. Per tenerlo in posizione usiamo due tavole incrociate a un’estremità e bloccate al tubolare con un morsetto ben serrato.
Prima di approcciare l’unione di schienale, seduta e sostegni ci si deve accertare che questi elementi, appoggiati in piano uno per volta sul banco, non siano minimamente svergoli, a causa delle saldature che tirano. In tal caso vanno raddrizzati forzandoli con una leva lunga e robusta.
Per saldare i piedini alla base dei sostegni mettiamo la panchina fai da te in piedi e assicuriamoci che le quattro gambe tocchino a terra; messi in posizione i piedini, li saldiamo uno per volta. In questo modo, siamo sicuri che restino piatti rispetto al pavimento.
Per unire le sfere agli angoli superiori dello schienale si sfruttano le porzioni di piattina che debordano verso l’alto la saldatura del tubolare orizzontale. Anche in questo caso va fatta una bella pulizia della saldatura, per regolarizzarla.
Completate le saldature per il montaggio della panchina fai da te, facciamo un controllo finale alla ricerca di asperità e spigoli vivi che possano essere sgradevoli al tatto e fare impigliare gli indumenti di chi si siede. Tutti i bordi vanno passati con la mano e, nel caso, levigati a dovere.
La finitura per un manufatto di questo genere, se destinato all’esposizione alle intemperie, è fatta dando una mano di fondo antiruggine e in seguito almeno due mani di smalto. Prima di qualsiasi applicazione di vernice bisogna pulire bene l’acciaio con diluente nitro per togliere le tracce di unto.

Buoni propositi per una casa rispettosa del pianeta e smart

Tratto da “Rifare Casa n.85 – Gennaio/Febbraio 2023″

Autore: Nicla de Carolis

Iniziamo l’anno proponendo su questo numero interventi auspicabili che
ciascuno di noi può realizzare nella propria casa per un vero cambio di
marcia: isolare l’involucro per un risparmio energetico, purificare l’aria
senza disperdere calore con la ventilazione meccanica controllata, bere
l’acqua del rubinetto grazie alla comodità di un depuratore, installare
pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica senza combustibili
fossili. Tutte cose che faranno molto bene all’ambiente e devono partire
da un profondo cambiamento culturale: è necessario il passaggio da
fruitori sconsiderati dei beni della terra a esseri consapevoli del fatto che
tutto ciò non è infinito.
Certo, siamo diventati 8 miliardi e le popolazioni che crescono sono
quelle più lontane dal sentire gli obblighi imposti dal cambiamento
climatico oltre che dal buon senso. Tocca a noi occidentali iniziare
questa trasformazione, siamo quelli che hanno sfruttato e goduto
maggiormente delle risorse del pianeta.
In molti oggi abbiamo coscienza dell’importanza di avere una casa
isolata termicamente e acusticamente, l’investimento per questo
intervento si ripaga con incentivi fiscali ma anche con risparmio
energetico e, non ultimo, con un magnifico comfort all’interno
dell’abitazione. Da pagina 26 troverete un dossier che illumina su tutti i
modi e i materiali per fare bene questo intervento. Complementare alla
riqualificazione dell’involucro è il ricambio d’aria con ventilazione
meccanica controllata che protegge dall’inquinamento interno ed
esterno, perché consente di cambiare l’aria senza aprire le finestre,
quindi senza disperdere il calore in inverno (da pagina 106).
Altro investimento assolutamente raccomandabile è l’installazione di un
depuratore d’acqua che permette di bere l’acqua del rubinetto; anche
qui i benefici sono davvero evidenti: niente trasporto e niente
produzione/smaltimento di bottiglie (da pagina 116).
E ultimo, ma non ultimo, argomento cruciale per questa svolta, è la
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’articolo molto
dettagliato da pagina 92 farà chiarezza sull’argomento pannelli
fotovoltaici: la loro installazione è in grado di renderci singolarmente
quasi autonomi nel consumo di un bene oggi più che mai essenziale,
il tutto senza inquinare.
Un insieme di investimenti importanti, in grado di generare benefici per
i singoli, per la comunità, per il pianeta e anche per lo sviluppo di una
nuova economia.

Nuovi avvitatori Einhell: ancora più potenza

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Due avvitatori a impulsi con tante analogie e alcune differenze sostanziali, in primis la potenza. Ma oltre a questo dato, indubbiamente importante, per orientarsi nella scelta, vanno considerati anche altri parametri come peso, dimensioni, presenza di regolazioni

A confronto ci sono due avvitatori a impulsi di elevata potenza; uno è il modello TE-CW 18 Li BL, con coppia di torsione massima di 215 Nm (nella foto di scena a sinistra); il secondo è Impaxxo 18/400, capace di 400 Nm di coppia (nella foto di scena a destra). I dati di targa non lasciano dubbi, quest’ultimo è il più potente, ma per decidere quale convenga aggiungere alla propria dotazione bisogna fare ulteriori considerazioni, oltre a quella della potenza.

Le due macchine sono fatte per il lavoro duro, infatti hanno entrambe l’attacco quadro da 1/2”, e sono essenziali nei controlli: il TE-CW 18 Li BL non ha regolazione di coppia e affida alla docilità del pulsante di avvio (elettronico) la possibilità di gestire la potenza. Impaxxo, avendone tantissima da gestire, è stato dotato di 3 livelli di potenza, selezionabili da pulsante. Questo modello risulta più grande e, soprattutto, molto più pesante rispetto al TE-CW 18 Li.

Se la prospettiva è di usare l’avvitatore per lunghe sessioni, meglio orientarsi sul piccolo, che occupa anche molto meno spazio nella borsa degli attrezzi; se si ha bisogno di tanta-tanta potenza, Impaxxo è ciò che serve, tenuto conto che spesso i bulloni dei cerchi delle auto tendono a inchiodarsi nelle sedi se non vengono smontati di frequente, quindi può essere utile disporre di una riserva di potenza. Ma attenzione, perché quando si rimontano non si deve superare la coppia di 130 Nm.

Le analogie

Il motore senza spazzole non è solo affidabilità nel tempo, ma anche elevata efficienza, con risparmio di energia e maggiore potenza espressa.
Entrambe le macchine sono in grado di svolgere compiti molto onerosi. La potenza si può liberare senza “riguardo” solo quando si svita oppure con le più grandi e lunghe viti per fissare fra loro le travi di legno.
Sui pulsanti è indicato in modo chiaro il senso di rotazione che si sta impostando.
Tanta potenza in torsione richiede un attacco proporzionato.
Il gancio da cintura è applicabile a sinistra e a destra del piede della macchina, a seconda se si è destrorsi o mancini.
I due avvitatori a impulsi sono in versione “solo”, senza batterie e caricabatterie. Lavorano con batterie 18 V della famiglia Power X-Change con celle agli ioni di litio di ultima generazione e gestione della batteria intelligente (Active Battery Management System).

Le differenze

Nella confezione del TE-CW 18 Li BL è incluso l’adattatore da quadro 1/2” a femmina esagonale che permette di usare i comuni bit di avvitatura. Con questo strumento si possono svitare viti di tutti i generi ma, quanto all’avvitatura, bisogna fare attenzione: va usato soltanto con le viti di grande diametro e… pronti ad alzare il dito, quando la vite arriva in fondo! TE-CW 18 Li BL, versione Solo, ha un prezzo indicato di euro 114,95.
Per illuminare la zona di lavoro, il TE-CW 18 Li BL ha 3 LED messi intorno all’attacco quadro, mentre Impaxxo ne ha uno solo posto alla base dell’impugnatura.
Per tenere a bada la sua esuberanza, Impaxxo è dotato di regolazione della coppia, mediante il pulsante posto sul dorso della macchina. La scelta è fra 3 livelli di momento torcente (minimo, medio e massimo); contestualmente cambia anche la velocità di rotazione. Impaxxo 18/400, in versione Solo, costa euro 169,95.

Cavalletto bici fai da te | Guida alla realizzazione

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Scegliendo accuratamente il materiale necessario fra gli scarti di altre lavorazioni, si costruisce un cavalletto bici fai da te, utilissimo per gli interventi di manutenzione alle biciclette in piena comodità

Per la costruzione del cavalletto bici fai da te si useranno vari tubolari d’acciaio, prevalentemente a sezione quadra e di misure adeguate per poter essere inseriti l’uno nell’altro, per poter smontare e rimontare l’attrezzo e fare le regolazioni del caso in altezza e sbraccio della ganascia. Nel corso della realizzazione è venuta anche l’idea di usare lo stesso sostegno centrale per farne un altro utilizzo; quindi è stato realizzato un accessorio rulliera per il sostegno dei pezzi in lavorazione nel laboratorio.

Costruire un cavalletto bici: realizzazione del sostegno

La colonna centrale è costituita da un tubolare quadro 40×40 mm, spessore 2 mm, al quale si uniscono con saldatura a filo continuo i tre rami iniziali che permettono l’inserimento dei lunghi piedi amovibili. Questi spezzoni iniziali hanno sezione 25×25, spessore 2 mm. Vista da sotto, la giunzione mostra come siano stati uniti fra loro, con angolo di 120° e poi saldati alla colonna centrale.
Ad altezza opportuna, sui fianchi della colonna centrale si saldano 3 spezzoni di tubolare 25×25 mm, in modo da realizzare le sedi per sistemare i piedi, quando il cavalletto bici fai da te viene smontato, dopo l’utilizzo.
I piedi sfilabili sono realizzati con tubolare a sezione quadrata 20×20 mm. A un’estremità di ognuno si salda , di piatto, un corto segmento di tubo Innocenti, a mo’ di piedino.

Braccio orizzontale con ganasce

Le ganasce per il bloccaggio delle bici devono essere molto robuste; ognuna è formata unendo un pezzo di piatto 40×50 mm, spesso 10 mm, a un segmento di angolare 25×25 mm lungo 100 mm. Una delle due è fissa, saldata a 90° con un pezzo di piatto di medesimo spessore e poi all’estremità del tubo che costituisce il braccio orizzontale.
Al centro delle due piastre che formano le ganasce si fanno fori passanti; nella prima è più largo, mentre nella seconda è di diametro calibrato per la filettatura a passo metrico M8, utile per attuare il serraggio con il galletto.

Tanti galletti per i vari serraggi

Tagliati a misura alcuni spezzoni di tondino Ø 8 mm, si montano sul mandrino del trapano e si fanno ruotare per arrotondarne le estremità con la levigatrice a nastro.
Le barrette così ottenute si saldano sulla testa dei bulloni M8 e M10 realizzando la serie di galletti necessari per bloccare i 3 piedi, la colonna telescopica e la testa snodata.

Finitura a spruzzo

I vari pezzi che costituiscono il cavalletto bici fai da te, smontati e tolti i galletti dalle sedi, sono verniciati a spruzzo, con una vernice gialla a rapida essiccazione, stesa in più mani. I galletti sono verniciati a spruzzo, ma con bomboletta spray di colore nero.

Richiudibile e con doppia funzionalità

Il cavalletto bici fai da te smontato, con i piedi inseriti nelle sedi lungo la colonna telescopica, sta in piedi da solo e occupa poco spazio; a fianco i due attrezzi intercambiabili che permettono di usarlo come reggibicicletta o come rulliera reggipezzo da laboratorio.

La colonna telescopica permette di alzare la bicicletta all’altezza più comoda per lavorare, mentre il braccio orizzontale, oltre alla profondità, può essere anche inclinato per bloccare la bici in qualsiasi posizione.

Nel caso dell’uso come rulliera da laboratorio l’ampia possibilità di regolazione in altezza della colonna telescopica permette di trovare sempre la quota giusta per ogni evenienza e dare supporto perfettamente orizzontale ai pezzi in lavorazione.

Dettagli del tubo telescopico e del braccio

La parte terminale della colonna telescopica, dove si inserisce l’accessorio reggibicicletta, vede uniti un tubolare a sezione tonda (Ø 40 mm) con il tubolare quadro (40×40 mm), mediante la sovrapposizione di un manicotto a sezione quadra 45×45 mm, lungo 40 mm.
Per evitare che si rovini la vernice delle biciclette, quando bloccate sulle ganasce, si fissano al loro interno, con adesivo di montaggio, due ritagli di imbottitura da pianale recuperata da un’automobile rottamata.

Progetto di Franco Gasparrini

Livella a bolla | Tipologie e utilizzo corretto

La livella, detta anche semplicemente “bolla”, è uno strumento di controllo dell’orizzontalità di un corpo

tipi di livelle

La livella a bolla è costituita da un’asta metallica al cui centro è presente una piccola ampolla cilindrica in cui è inserito un liquido. La piccola bolla d’aria, che rimane visibile, indica se la livella a bolla è in orizzontale o ha un’inclinazione.

In generale le bolle presentano anche un’altra piccola ampolla, posta a 90° rispetto alla prima, in modo da poter controllare l’esatta verticalità di una parete o di un’altra struttura.

Anche se alcuni modelli sono dotati di ampolle acriliche antiurto, bisogna sempre maneggiare la livella a bolla con cura e attenzione per non danneggiarla.

Cosa bisogna sapere circa la livella a bolla

  • Le livelle possono avere, a seconda della destinazione, diversi gradi di precisione e, da qualche tempo, si stanno diffondendo le livelle laser, che proiettano un raggio a metri di distanza e permettono di rilevare con immediatezza, allineamenti di elementi diversi. 
  • Nell’acquisto di livella da muratore un fattore da tenere in considerazione è la sua lunghezza. Più è lunga, migliore è la precisione della sua indicazione, in quanto poggia su un tratto più lungo dell’elemento da controllare ed è meno soggetta a variazioni locali. Se abbiamo una livella di lunghezza ridotta, quando possiamo, poggiamo sull’elemento da controllare una staggia in alluminio e su questa collochiamo la livella.

Le tre ampolle

ampolle

Tre ampolle diverse: Nelle livelle sono sempre presenti due ampolle

  • controllo verticalità (A)
  • controllo orizzontalità (B)
  • In alcune è presente una terza ampolla(C) che serve per il controllo dell’angolazione a 45°. I migliori modelli hanno il corpo in alluminio profilato rinforzato con base piana o prismatica per rilevazioni della massima precisione anche su spigoli o superfici tonde. Le lunghezze raggiungono il metro.

Orizzontalità della livella

livella in orizzontale

L’utilizzo classico è il controllo dell’orizzontalità dei corsi di mattoni durante la costruzione di un muro. La livella deve essere abbastanza lunga per interessare più mattoni.

Verticalità

Poggiando la livella a bolla contro un corpo posto in verticale se ne controlla la giusta angolazione per mezzo della piccola ampolla laterale, posta trasversalmente a quella principale.

Inclinazione a 45°

Inclinazione: le livelle con bolla a 45° consentono di definire tale angolo. Altre hanno l’ampolla ruotabile su una scala graduata con cui rilevare l’angolo di inclinazione di un oggetto.

Modelli magneti

livella a bolla magnetica

Nella costruzione o nell’installazione di un manufatto di ferro è molto pratico disporre di una livella magnetica che rimane autonomamente aderente all’oggetto mentre lo si porta in posizione.

Livella a bolla al posto del piombo

La livella a bolla può essere impiegata in alcuni casi al posto del filo a piombo, quando serve determinare l’allineamento verticale di elementi diversi. In pratica si accosta la livella a uno di questi e la si posiziona in modo che la piccola ampolla trasversale indichi una perfetta verticalità. Il corpo della livella e il suo eventuale prolungamento, definiscono l’allineamento verticale ricercato.