Due le particolarità di questo piedistallo per piante fai da te: la realizzazione del montante dal piano inferiore a quello superiore e l’assemblaggio di numerose tavole prese da bancali per fare i pannelli lamellari con cui ricavare i due piani a forma di fiore
Talvolta l’utilizzo di materiali di recupero impone di effettuare un lavoro ancor prima di iniziare il progetto vero e proprio di costruzione. Per la realizzazione del piedistallo per piante fai da te utilizzeremo del legno di recupero: un travetto di sezione 80×80 mm, una tavola spessa 40 mm e, soprattutto, tavole ricavate da bancali in disuso. Smontare i pallet per adoperarne le tavole è già una piccola impresa, perché i chiodi che le fissano sono ad aderenza migliorata e ci vuole una buona leva per toglierli.
Ma il lavoro vero è stato fatto dopo, nell’utilizzare queste tavole per fare pannelli di legno più spesso: le tavole sono state piallate per regolarizzarle e portarle tutte a identico spessore (9 mm); quindi sono state unite con adesivo vinilico in strati sovrapposti e incrociati sino a raggiungere lo spessore totale di 36 mm per il pannello del piano superiore del piedistallo e 18 mm per quello del piano inferiore.
Il travetto di legno 80×80 mm serve per fare il gambo del piedistallo per piante fai da te usando una tecnica particolare che permette di ottenere una forma sinuosa: si tratta di fare due tagli che seguono uno stesso percorso, fatti su due facce diverse del travetto. Per tracciare due linee identiche è necessario realizzare una dima di cartoncino che abbia un bordo diritto (per l’allineamento) e uno con le curve (quello di tracciamento). Il taglio longitudinale si effettua con la sega a nastro; dato che le curve da fare hanno un raggio piuttosto corto, è necessario montare sulla sega una lama stretta.
La tavola spessa 40 mm, infine, serve per fare il piede d’appoggio a terra del manufatto, costituito da due pezzi che si incrociano incastrandosi fra loro. Il bordo libero dei due ha una forma con rotondità che viene data ancora con la sega a nastro. Lo stesso strumento si usa anche per tagliare i bordi dei due piani, superiore e inferiore, con i lobi, come se fossero le estremità dei petali di un fiore.
Dopo il montaggio dei pezzi, il piedistallo per piante fai da te si conclude con la levigatura delle superfici e la stesura di diverse mani di vernice trasparente, inframmezzate da ulteriori levigature con carta abrasiva sempre più fine.
Tracciare la linea di taglio
Tagliato alla lunghezza necessaria il travetto a sezione quadrata, si applica la dima di cartoncino su un fianco e vi si traccia la linea di taglio a esse. Fatto questo, si mette la dima sul lato a fianco e si traccia anche su questa una linea di taglio, ma con orientamento speculare alla precedente.
Effettuare i due tagli longitudinali
Si effettuano i due tagli longitudinali del travetto con la sega a nastro. Fatto il primo, i due pezzi ottenuti si tengono insieme, l’uno sull’altro, e si effettua il secondo taglio.
Unire i quattro pezzi
Mettendo insieme i quattro pezzi ottenuti, affiancandoli per il loro lato piatto e orientandoli opportunamente, si ottiene il gambo “lavorato” con andamento sinuoso. L’unione si effettua con adesivo vinilico e messa in pressione dei pezzi fra loro.
Ricavare i due piedi del sostegno
I due piedi del sostegno sono ricavati da una tavola spessa 40 mm, tagliandola con la sega a nastro per assecondare le curvature del profilo superiore. In un piede l’apertura di incastro centrale va fatta verso l’alto, mentre nella seconda va fatta verso il basso (lato pavimento).
Unire i due pezzi e formare la base
I due pezzi si incrociano a 90° e si uniscono con incastro a mezzo legno. Anche se entrano di misura, conviene sempre mettere un po’ di adesivo.
Realizzare il piano decorativo superiore
Tracciato il contorno del pannello spesso 36 mm, ottenuto unendo incrociate tante tavole da 9 mm, si realizza il piano decorativo superiore.
Realizzare e fissare il piano decorativo inferiore
Realizzato anche il pezzo decorativo inferiore, usando un pannello più sottile, fatto unendo due soli strati di tavole, lo si fissa ai piedi con due lunghe spine di faggio passanti Ø 12 mm, che si lasciano spuntare anche sopra per l’innesto nel gambo.
Unire il piano superiore con il gambo
Anche la giunzione del gambo con il piano superiore avviene tramite spine di faggio Ø 12 mm, messe in modo da penetrare abbondantemente su entrambi i lati.
ll termine intelligenza artificiale venne coniato negli anni ’50 quando si cominciarono a realizzare programmi che cercavano di emulare le facoltà umane di pensiero e apprendimento. Gli studi sono andati avanti e queste soluzioni informatiche hanno compiuto notevoli progressi, arrivando a livelli considerevoli di autonomia, e sono utilizzate oggi in tanti campi. Solo per citare qualche esempio troviamo l’AI, dalla definizione inglese di Artificial Intelligence, nelle auto a guida autonoma che, come dicono gli studi accreditati, dovrebbero ridurre gli incidenti stradali del 90%; l’AI è negli assistenti virturali tipo Alexa, Siri etc che eseguono i nostri comandi per azionare dispositivi, in Netflix e in tanti altri servizi via internet, dove sono implementati con l’obiettivo di intercettare i gusti degli utenti e fornire soluzioni per aumentarne il coivolgimento. Il funzionamento dell’intelligenza artificiale è quello di un sistema informativo evoluto, in grado di imparare e prendere decisioni in modo quasi del tutto indipendente e può essere di due tipologie: software AI e robot AI. Il secondo, rispetto al primo, oltre al programma, prevede elementi meccatronici e sensori ed è quindi una macchina avanzata, con una perfetta integrazione tra il software e l’hardware, in grado di muoversi e realizzare operazioni più o meno difficili, simulando l’attività di un essere umano. E qui la domanda nasce spontanea: riusciranno questi robot a sostituire la manualità unita all’intelligenza pratica e creativa, la capacità decisionale dell’uomo e in questo caso intendo proprio quella di un fardasé? Forse sì ma, per il momento, io trovo fantastica e difficilmente eguagliabile la capacità di mettere insieme tante conoscenze risolutive di problemi, tipica degli artigiani (e anche chi legge questa rivista è un artigiano, sia pur del tempo libero) che sono in grado di riparare oggetti, motori, utensili dei più vari tipi, di progettare, realizzare e far funzionare impianti, di costruire e montare mobili su misura, utilizzando l’intelligenza, la conoscenza teorica, l’esperienza, dosando forza e delicatezza a seconda dei casi. Processi che diamo per scontati ma che sono un insieme di abilità insostituibili e necessarie, anche in un periodo di esasperato uso della tecnologia e del virtuale, degne di ammirazione e stupore quanto meno al pari delle magie dell’intelligenza artificiale.
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Barbecue in muratura fai da te realizzato nella sua totalità, dalla piattaforma, con scavo e gettata, all’erezione della base d’appoggio e del focolare, rivestito con mattoni refrattari, sino alla chiusura superiore con cappa d’alluminio e comignolo per allontanare i fumi
Per la costruzione edile di questo barbecue in muratura fai da te sono stati scelti mattoni pieni, mattoni refrattari, una lastra di marmo e due travetti di abete. Si è iniziato realizzando una piattaforma d’appoggio solida e perfettamente piana, facendo una gettata di cemento armato soltanto leggermente più grande delle dimensioni del top in marmo. Su una piattaforma cosiffatta ha eretto, mantenendo lo squadro e i corretti livelli, i muri di sostegno sino alla quota di 800 mm, dove ha posizionato il top: un piano di marmo con dimensioni 900×1800 mm, sostenuto sul davanti da una trave portante di abete con sezione 120×100 mm.
Al di sopra del top, proseguono a salire tre pareti di mattoni pieni (due spalline e il dorso del focolare), per un’altezza di 900 mm; il focolare viene rivestito internamente con mattoni e malta, entrambi refrattari.
La cappa del barbecue fai da te in muratura, a forma piramidale, è fatta con pezzi di lamiera mandorlata di alluminio uniti con rivetti; all’estremità si collega la canna fumaria tramite un raccordo. Sul davanti la cappa appoggia su un travetto di abete di sezione 100×50 mm. Nella spallina destra del focolare si lascia un’apertura per l’asta del girarrosto e una nicchia per l’applicazione del motore.
La costruzione in muratura
Si spiana leggermente l’area destinata all’installazione, magari togliendo un sottile strato di terra e si delinea il contorno con tavole di legno messe in costa e con il bordo superiore ben livellato. All’interno della cassaforma si spiana uno strato di ghiaietto e si dispone un pezzo di rete elettrosaldata prima di fare il getto con calcestruzzo sino a livello delle tavole.
Per erigere i muretti del basamento si fanno sagome di cartone rigido, che aiutano a mantenere lo squadro mentre si dispone il primo corso di mattoni pieni, secondo lo sviluppo previsto delle pareti. Quindi si procede a salire con i corsi successivi, alternando sempre le posizioni di sormonto dei mattoni, tranne che per la colonnina a destra, costituita da una pila di elementi singoli.
Giunti all’altezza del piano d’appoggio si dispone una trave di legno in posizione trasversale sul bordo anteriore dei muretti e della colonnina. Data la funzione di sostegno del top in marmo, la trave, ma anche il perimetro di mattoni, devono risultare perfettamente in bolla.
Si mette in posizione la lastra di marmo che forma il piano di lavoro del barbecue in muratura fai da te, ma tenendola sopraelevata con alcuni mattoni, in modo da poter distribuire l’adesivo di montaggio per fissarla.
Togliendo i mattoni distanziali, prima da un lato poi dall’altro, si fa scendere in sede la piastra di marmo, appoggiandola sul basamento.
La costruzione prosegue anche sopra il top in marmo, con due spalline, corrispondenti alle due di sinistra del basamento, e lo schienale del barbecue in muratura fai da te. Il tutto ancora con mattoni pieni. Terminata questa parte, applicando un’altra architrave di legno, che conclude e lega in alto le due spalline, inizia il rivestimento interno del focolare con i mattoni refrattari.
Cappa in alluminio e foro per girarrosto
I pezzi con cui comporre la cappa si preparano usando la smerigliatrice angolare con montato un disco da taglio.
Con i pezzi di lamiera mandorlata di alluminio si compone la cappa unendo i pezzi con angolare d’acciaio applicato internamente e fissato con rivetti.
Il colmo si conclude con un raccordo per la canna fumaria rivettato su lamiera zincata i cui lembi vengono ripiegati sulla cappa.
Messa in posizione sul barbecue in muratura fai da te, la cappa si fissa internamente con staffe rivettate sul lato alluminio e con tasselli d’acciaio, lato muratura.
Nella spallina di destra, a lato del focolare, si lascia un’apertura che nello strato interno, quello dei mattoni refrattari, è minima. L’apertura serve per consentire il passaggio dell’asta del girarrosto.
Nella stessa parete, ma esternamente, l’apertura nella parte costituita da mattoni pieni e più ampia perché viene ricavato lo spazio per posizionare il motore elettrico del girarrosto.
Quando la vetrata isolante si appanna all’interno o si rompe non ci sono altri rimedi che la sostituzione: un lavoretto alla portata di qualsiasi laboratorio far da sé
Il progresso ha portato già da molti anni nelle nostre abitazioni le finestre con vetrocamera basso emissimo isolante. Con il tempo, sia per imperfezioni sia per deperimenti delle sigillature, può capitare di rilevare un’appannatura interna che progressivamente si amplia fino a rendere il vetro opaco. A questo punto non resta altro da fare che rimuovere il vecchio vetrocamera e montarne uno nuovo. Ovviamente è inutile cercare di recuperare le lastre di vetro, anche se ancora intatte, perché i processi altamente automatizzati usati nella fabbricazione industriale rendono più economico l’acquisto di un pezzo nuovo piuttosto che disassemblare, pulire e rimontare quello vecchio. Nelle finestre di legno il vetrocamera è montato sul telaio con listelli fermavetro e tanto silicone. Il problema più spinoso che dobbiamo affrontare non è il recupero della vetrata, ma quello dell’anta. Con pazienza si taglia il silicone fino a liberare prima il listello fermavetro e poi la lastra. Durante il lavoro sulla vetrata è sempre consigliabile portare guanti gommati che migliorano la presa e ci mettono al riparo dai bordi affilati del vetro. Per la sostituzione, oggi esistono prodotti molto evoluti: sono arrivati i vetrocamera riempiti con gas nobili molto più isolanti dell’aria.
Cos’è il vetrocamera
La vetrata isolante, o vetrocamera, è formata da due vetri accoppiati, separati da un’intercapedine riempita di aria o di altro gas, protetta su tutto in perimetro con doppia sigillatura. Il distanziatore contiene un disidratante che assorbe l’umidità del gas rimasto tra i vetri. Quest’ultimo può essere aria oppure un gas nobile, come kripton o argon, che trasmette di meno il calore.
Rimuovere il vecchio vetro
Le vetrate, isolanti e non, montate su finestre di legno spesso sono sigillate con abbondante silicone. L’asportazione dell’adesivo non sempre è agevole, ma si possono usare strumenti elettrici come i multifunzione oscillanti muniti di una lama affilata. Con questa operazione si libera per quanto possibile il listello fermavetro per la successiva estrazione.
Il lavoro dell’utensile oscillante si completa con un cutter a lama flessibile passato più volte tra vetro e listello.
Il fermavetro è bloccato alla finestra con una serie di chiodini d’acciaio incassati nel legno. Toglierli con le tenaglie è impossibile, per cui si devono estrarre insieme al listello facendo leva con una spatola piantata tra le due parti a forza di martellate.
Non sempre i chiodini si sfilano insieme al listello e spesso restano nella finestra. Allora non ci resta che ispezionare tutto il contorno con un paio di tenaglie per eliminare i monconi di chiodo che, se lasciati, ostacolerebbero l’uscita del vetro.
L’abbondanza di sigillante potrebbe essere tale da richiedere un ulteriore passaggio con il cutter per separare il bordo del vetro dalla finestra e dare ulteriore spazio all’operazione di estrazione.
Il vetro è sigillato anche più abbondantemente sulla parte esterna della finestra. Con pazienza si passa il cutter ripetutamente fino ad arrivare a contatto con il vetro e poi sempre più in profondità fino a raggiungere il legno all’interno della finestra.
Cominciando dall’alto si dà il via alla fase di estrazione: con una spatola inserita tra vetro e telaio si fa leva verso l’interno, spostandosi lungo il solco, fino a spingere fuori del suo alloggiamento il vecchio vetrocamera. Se il silicone è stato tagliato completamente la lastra si ribalta ed è possibile rimuoverla sempre con la protezione di robusti guanti gommati.
Vetrocamera ben fisso al suo posto
Il vetro è stato rimosso, ma resta ancora molto silicone attaccato alla finestra. Il montaggio della nuova vetrata isolante richiede una superficie pulita, per cui mettiamo mano a uno scalpello affilato cercando di togliere tutto l’adesivo rimasto.
Spazziamo via dall’incavo della finestra tutti i residui di adesivo con una spazzola dura in modo da preparare una superficie sufficientemente pulita per incollare la striscia di guarnizione elastica sulla quale deve appoggiare la nuova vetrata.
La guarnizione adesiva è larga circa 10 mm e si applica lungo tutto il perimetro della battuta esterna della finestra. La sua funzione è di consentire un appoggio uniforme del vetro anche su telai leggermente irregolari e di impedire la penetrazione troppo profonda del silicone di sigillatura.
Si inserisce il nuovo vetrocamera nella finestra spessorandolo in corrispondenza degli angoli, sia sul margine verticale sia in quello orizzontale, fino a portare l’anta in squadra. Gli spessori devono essere di plastica dura, come PVC o polietilene, per resistere nel tempo senza deformarsi.
Si esegue una pulizia accurata anche sui fermavetro con i quali si blocca di nuovo la vetrata al suo posto usando chiodini d’acciaio a testa sottile.
Dopo aver controllato che la finestra chiuda perfettamente e non sfreghi sul telaio fisso, si applica un filo di silicone lungo il perimetro esterno del vetro.
Gli spessori
Per inserire gli spessori si solleva il vetro con una spatola interponendo una striscia di plastica. Quelli che “lavorano” sono quelli messi negli angoli esterni in basso e interni in alto. Cambiandone lo spessore si registra la squadra del vetro rispetto al telaio. Al termine, lo spazio e gli spessori sono nascosti applicando il profilo di contorno.
Evoluzioni tecnologiche nel campo del vetrocamera
Con l’avanzamento della tecnologia, i vetri isolanti oggi non solo offrono un’eccellente capacità di isolamento termico e acustico, ma sono anche dotati di molte altre funzionalità avanzate. Ad esempio, sono disponibili vetri autonettoyanti, che utilizzano la luce del sole per rompere i depositi di sporco sulla superficie del vetro, rendendo la manutenzione molto più facile. Q
uesti vetri contengono un sottile strato di ossido di titanio che agisce come catalizzatore per scomporre lo sporco organico sotto l’influenza della luce solare. Inoltre, quando piove, l’acqua scivola via facilmente, rimuovendo lo sporco scomposto.
La scelta tra il vetrocamera tradizionale e quello smart
Negli ultimi anni, è diventata sempre più comune l’opzione dei vetri smart o commutabili, che permettono di controllare l’opacità del vetro con un semplice interruttore o con un’app sullo smartphone. Questi vetri utilizzano la tecnologia di oscuramento elettrocromico o la tecnologia PDLC (Polymer Dispersed Liquid Crystal) per variare la loro trasparenza.
Oltre alla privacy, i vetri smart offrono anche vantaggi in termini di efficienza energetica, poiché possono ridurre il bisogno di aria condizionata bloccando la luce solare diretta. Tuttavia, il costo di questi vetri può essere significativamente più alto rispetto al vetrocamera tradizionale, quindi è importante fare una valutazione accurata tra costi e benefici prima di prendere una decisione.
La sostenibilità nel mondo dei vetri isolanti
Una tendenza emergente nel mondo dei vetri isolanti è la crescente attenzione alla sostenibilità. Molte aziende stanno cercando di ridurre l’impatto ambientale della produzione del vetro, utilizzando materiali riciclati o riciclabili e migliorando l’efficienza energetica dei processi produttivi. Alcuni produttori stanno anche introducendo vetri isolanti con proprietà fotovoltaiche, che permettono di generare energia elettrica direttamente dalla luce solare, contribuendo a rendere le abitazioni e gli edifici commerciali più sostenibili e autosufficienti dal punto di vista energetico.
Inserimento vetrocamera vecchi infissi
L’inserimento del vetrocamera nei vecchi infissi richiede pazienza e precisione. È necessario rimuovere con cura il vecchio vetro, tagliando il silicone o qualsiasi altro sigillante usato per fissare il vetro all’infisso. Una volta rimosso il vecchio vetro, l’infisso deve essere pulito a fondo per rimuovere eventuali residui di silicone o adesivo.
Montare doppi vetri su vecchie finestre
Per montare doppi vetri su vecchie finestre, si inizia applicando una guarnizione adesiva lungo tutto il perimetro della battuta esterna dell’infisso. Questo assicura che il vetro si adatti uniformemente anche su infissi leggermente irregolari e impedisce una penetrazione troppo profonda del silicone di sigillatura.
Mettere doppi vetri su vecchie finestre
Per mettere doppi vetri su vecchie finestre, il vetrocamera viene poi inserito nell’infisso, facendo attenzione a posizionarlo correttamente. In molti casi, può essere necessario usare degli spessori di plastica dura in corrispondenza degli angoli dell’infisso per assicurare una perfetta aderenza e tenuta.
Sostituzione vetrocamera infissi
La sostituzione del vetrocamera negli infissi può richiedere un po’ di tempo, ma è un’operazione che può portare a un notevole risparmio energetico. Una volta posizionato il vetrocamera, si procede con il fissaggio definitivo, utilizzando un silicone adatto per la sigillatura del vetro.
Doppi vetri su finestre vecchie e vecchi infissi
Installare doppi vetri su finestre vecchie o su vecchi infissi è un’ottima soluzione per migliorare l’isolamento termico e acustico della propria abitazione senza dover sostituire completamente le finestre.
Montaggio doppi vetri su infissi in legno
Il montaggio dei doppi vetri su infissi in legno segue lo stesso processo, ma richiede una particolare attenzione nella rimozione del vecchio vetro e nella preparazione dell’infisso, per evitare di danneggiare il legno. Una volta completata l’installazione, si consiglia di controllare che la finestra chiuda correttamente
Tratto da “Come ristrutturare la casa n.3 – Maggio/Giugno 2023″
Autore: Nicla de Carolis
Si è concluso da poco il Salone del Mobile 2023 con numeri da record, molte prospettive positive e infinite novità che avremo modo di analizzare nel corso dell’anno, ma di cui vi diamo una piccola e curata vetrina da pagina 28. Il fil rouge del Salone è stata la sostenibilità che, nonostante la buona volontà di organizzatori ed espositori/produttori, pare per tutti un obiettivo difficile da raggiungere in un sistema economico/produttivo come quello di oggi. Il conto energetico per realizzare le meravigliose cose che hanno impatto ridotto è ancora molto salato, perché quasi sempre non può prescindere dall’utilizzo degli odiati combustibili fossili e del relativo inquinamento che producono.
Spinti, comunque, da questa ventata di concreto ottimismo che ci ha lasciato il Salone, torniamo con entusiasmo ai nostri amati lavori di ristrutturazione per parlare degli spazi all’aperto da pagina 52. Pavimenti adatti sia per l’interno che per l’esterno pensati per prolungare la superficie della casa; così come i gazebo e le pergole, queste ultime utilizzabili in tutte le stagioni grazie al loro comfort termico e alla abbondante luce, o le minipiscine anche da terrazzo, un vero lusso per tutti i giorni. In vista del caldo estivo, indispensabili per chi non li ha e per chi li deve rinnovare, da pagina 10 una selezione di split e fancoil per la climatizzazione. Le aziende oltre a curarne l’efficienza, abbassando gli assorbimenti energetici, aumentando le funzioni e riducendo il rumore, hanno reso queste macchine oggetti di design che ben si inseriscono anche nelle case d’epoca più classicamente elganti
E poi vedrete, ancora una volta, quanto la creatività degli architetti italiani riesca a stupire: si va dalla ristrutturazione davvero originale di un appartamento, da pagina 40, dove in assoluta armonia convivono arredi e separé artigianali in legno di rovere con la TV incassata in lastre di marmo bianco e l’annesso seminterrato con caminetto in un living, in stile con il resto della casa, nulla a che vedere con le tristi tavernette rustiche; si passa al minimalismo di un appartamento/sala per piccoli concerti di un musicista, da pagina 100, tutto boiserie a listelli di legno per smorzare i riverberi del suono. Ma c’è anche la casa ristrutturata in maniera più classica, da pagina 78, attualizzata con bei colori alle pareti sulle originarie boiserie di stucchi e di polistirene, andate in sostituzione delle mancanti, parquet a lisca di pesce e bagni progettati in maniera molto fantasiosa, gradevole e funzionale, con nicchie, giochi di luce e piastrelle tridimensionali. Ci auguriamo che ogni pagina sia per voi una miniera di idee per iniziare a pensare alle migliorie più giuste per la vostra casa!
Filettature di precisione su metalli diversi, grazie alla serie Maschi e Filiere di FERVI, ideale sia per il settore professionale sia per gli hobbisti
Vignola (MO), 18 maggio 2023 – Filettature di precisione su tutti i metalli possono essere realizzate anche a mano, grazie al kit proposto da FERVI. Si tratta della Serie Maschi e Filiere FERVI (art. M218), ideale per realizzare filettature manuali su componenti in metallo, compresi i non ferrosi, la ghisa e l’alluminio.
Il kit comprende maschi e filiere in acciaio al tungsteno di diverse misure, utilizzabili con gli appositi giramaschi a manubrio regolabili e gli appositi girafiliera per compiere con grande accuratezza la lavorazione. Grazie al kit di FERVI è infatti possibile effettuare filettature sia su fori che perni, dalla misura M2 fino a M18, nelle versioni passo grosso e passo fine.
La serie è composta da 110 pezzi, contenuti in una robusta valigetta in metallo. La pratica valigia consente di conservare in ordine e di trasportare in sicurezza i diversi pezzi che compongono la serie, agevolando la ricerca “a vista” del componente giusto e aiutando a prevenire lo smarrimento degli accessori di dimensione più ridotta. Il peso complessivo del kit è di circa 7 kg.
Per una filettatura impeccabile è poi fondamentale l’utilizzo dell’olio da taglio e per questo FERVI propone un Olio da Taglio (art. S401/10) studiato per consentire la filettatura e la maschiatura di acciai e metalli puri e ad elevata durezza. Questa referenza in formato bomboletta spray è costituita da basi minerali paraffiniche, arricchite con additivi e antisaldanti in grado di agevolare le operazioni di lavorazione e di soddisfare gli elevati standard di settori professionali specifici.
Per avere maggiori informazioni su questa e sulle altre soluzioni FERVI è possibile consultare il sito dell’azienda.
EasySpiritLevel Misura il livellamento orizzontale e verticale usando le più avanzate tecnologie rendendo più semplici e immediate le letture, inclusi i valori di inclinazione da 0° a 3°
Ecco una novità nell’ambito delle livelle che non si affida all’utilizzo del laser, tuttavia introduce ugualmente nello strumento le più avanzate tecnologie, nonostante la foggia e le modalità d’uso siano del tutto classici. La EasySpiritLevel di Bosch si presenta come una comune livella a bolla, ma la fiala non è presente: al suo posto ci sono tre serie di LED. Per garantire il normale funzionamento, sia nell’impostazione dell’orizzontalità sia in quella della verticalità, infatti, le indicazioni visive sono sopra e replicate anche sul fianco della livella, in due punti distinti.
Ogni serie di LED è composta da 7 diodi che possono cambiare colore singolarmente, passando dal rosso al giallo al verde e viceversa. Questa configurazione consente al processore interno, che governa le rilevazioni dei sensori, di indicare in modo immediato e intuitivo la direzione in cui va modificata l’inclinazione per andare verso la correttezza e, udite udite, anche l’entità dell’errore! Questo fatto permette, solo per fare un esempio, di posare una tubazione di scarico con la pendenza desiderata, solitamente compresa fra di 1° e 2°.
La struttura della livella è molto robusta: ha il corpo di alluminio (100% riciclato) e angoli protetti da inserti in ABS (100% riciclato, come anche l’ABS verde sui lati). Lungo tutta la base è serigrafato un utilissimo righello che permette la marcatura diretta delle distanze fra punti livellati. Durante il funzionamento, nella fase di allineamento, la livella emette suono fisso che diventa un “bip” con intervalli più corti e continui quando è in bolla. L’effetto sonoro è disinseribile. EasySpiritLevel ha un prezzo consigliato di euro 67,99.
Con la segnalazione acustica si può mettere in bolla la lavatrice anche se la livella non è in vista.
Sul retro della livella, a sinistra sono presenti grafiche che ne illustrano il funzionamento, a destra ce ne sono altre con i riferimenti per i valori di inclinazione: in questo modo non si deve ricorrere alle istruzioni per utilizzarla correttamente.
I simboli rappresentati indicano il significato delle spie LED e permettono di conoscere anche il grado di inclinazione dell’oggetto rispetto all’orizzonte o alla verticale.
I LED presenti sul lato sopra della livella si comportano in modo analogo a quelli laterali. Quando la livella è perfettamente in piano tutti diventano verdi e cambia la segnalazione acustica.
Quando non è comodo vedere dall’alto la livella, ci sono gli indicatori laterali. Notare che la parte verde indica in quale direzione va corretto l’oggetto per metterlo in piano.
Gli stessi LED laterali indicano la correzione da fare quando si sta regolando un oggetto per metterlo in verticale. Anche in questo caso i LED accesi, a partire da quello centrale, indicano qual è la direzione del movimento per l’allineamento perfetto. Le variazioni di colore, avvertono su quanto si sia lontani dall’obiettivo: rosso = errore forte; giallo = errore medio, fra di 1 e 2°; verde = errore minimo o angolo corretto, quando tutti i LED sono verdi.
Un altro caso tipico in cui è necessario imporre a un manufatto un’inclinazione stabilita è quello dei marciapiedi, delle piattaforme e delle pedane allestite in esterni, elementi sui quali l’acqua meteorica deve defluire in una direzione specifica, sicuramente lontano dai muri dell’abitazione. In questi casi va data una pendenza verso l’esterno, seppur minima (per esempio 1°), e per fare questo si dimostra preziosa la livella EasySpiritLevel che permette di mantenere costante il valore su tutta l’estensione, senza alcun avvallamento.
Conosciamo la radica e il modo di lavorarla per ottenere splendide pipe da rifinire con grande cura e prodotti naturali. Approfondimento dettagliato per costruire una pipa
Costruire una pipa è un’operazione affascinante, il cui risultato finale può dare molta soddisfazione anche se è inutile ricordare che…fumare la pipafa male!
Storia della pipa
Sono numerosissimi i popoli che, fin dall’antichità, hanno fatto e fanno tuttora uso della pipa. Il tipo più primitivo, documentato in Africa centrale e detto a fornello a terra, obbligava il fumatore a stare sdraiato bocconi per aspirare, da uno dei due fori d’apertura di un fornello ricavato direttamente nel terreno, il fumo dell’erba che bruciava all’estremità opposta. La pipa a cornetto, fumata spesso anche da più persone, è nata in Nuova Guinea. Degne di nota sono le pipe ad acqua, quali il narghilé musulmano, il cibuk dei Turchi ottomani e il cilim del Turkestan. I popoli di Cina, Giappone e Asia centrale fumano, sia oppio sia tabacco, in pipe minuscole che permettono solo due-tre boccate. Molto famosa è infine la pipa sacra, o calumet, delle tribù amerindie del Nord-Ovest. Per costruire una pipa si usano un’incredibile varietà di materiali: argilla, gesso, schiuma di mare, porcellana, tutolo di granoturco, legno e particolarmente radica, radica di erica per l’esattezza. Il legno per pipe più utilizzato sono, il ciliegio, il bosso, l’ebano, la radica; inoltre dalle corna di bufalo e dall’avorio. Per costruire una pipa di maggior lusso si utilizzano l’ambra o la schiuma di mare (minerale che presenta una porosità e una leggerezza simile all’osso di seppia). In Italia la pipa ha iniziato ad essere prodotta verso l’inizio del XVII secolo, soprattutto in Lombardia, Toscana e Marche, anche grazie alla radica presente nella macchia mediterranea.
La radica Il termine “radica”, che in senso generale indica il legno di radice e più particolarmente quello delle piante arbustacee, tra gli intenditori di pipe viene utilizzato in riferimento al “ciocco” dell’erica arborea, ossia a quell’ingrossamento sferico che si forma nelle ceppaie d’erica all’altezza del colletto (nel punto d’incontro, cioè, tra la parte legnosa aerea e la radice), e che viene usato, appunto, nella fabbricazione dei fornelli delle pipe. Appena tagliata, la radica d’erica arborea ha colore bruno-rossastro, dopo lunga esposizione all’aria diventa d’un rosso bruno più carico e in seguito alla bollitura assume la sua tinta calda tanto apprezzata, tendente al giallo-bruno. Va bollita una dozzina di ore e tagliata ancora umida per evitare che, lavorandola, si crepi. La radica italiana più pregiata è quella di Terracina. La radica di erica arborea è particolarmente indicata per i fornelli o camini delle pipe grazie al suo alto contenuto di silice, che la pianta assorbe dalla sabbia del terreno: in sostanza, la radica d’erica arborea è legno misto a sabbia silicea e perciò stesso molto valida esteticamente (la fiammatura è creata anche dai depositi silicei) e ben poco infiammabile (cosa che evita di fumare, assieme al tabacco, anche un poco di legno).
Sgrossatura della radica
dopo aver “letto” il legno, il pezzo di radica va tagliato in due e poi ridotto, sempre con la circolare, a una specie di poliedro avente le misure massime della pipa da ricavare.
le misure dei fori e della relativa posizione vanno rilevate e marcate accuratamente con l’ausilio del calibro e di una matita.
prima di tutto si praticano i fori del camino e del cannello e si sgrossa il cannello tenendo la radica morsettata sotto il trapano a colonna.
Levigatura della pipa
Per costruire una pipa ogni pezzo viene levigato per individuare le vene, le “fiammature”, e poi tagliato a forma, appunto, di pipa, diritta, piegata, alla Holmes ecc, facendo in modo che la forma dello sbozzato segua al meglio possibile le venature. Con la raspa prima, la lima e la levigatrice poi, lo sbozzato acquista la forma definitiva e viene forato per creare il fornello nella parte più grossa ed il canale del fumo in quella più sottile, la cui lunghezza varia secondo i modelli di pipa. La pipa, per semplice che possa apparire, è una cosa in cui si brucia, ad una temperatura che supera i 400°C, il tabacco il cui fumo deve poi attraversare la massa compressa delle foglie, il cannello ed il bocch0,ino e raggiungere la bocca del fumatore ad una temperatura ottimale. Per costruire una pipa fai da te tutto questo richiede un attento studio dei rapporti fra le dimensioni del fornello, il diametro e la lunghezza del tubo del fumo e le dimensioni del bocchino.
Come costruire una pipa fai da te
con una rondella larga, una grembiulina che abbia il foro interno uguale a quello del fornello, si traccia il contorno esterno, esattamente concentrico al foro del fornello.
si sgrossa il corpo della pipa, e in particolare il camino, guidando delicatamente la radica contro la lama di una sega a nastro.
la sgorbia è uno strumento indispensabile per rifinire la superficie del blocco di radica sbozzato con la raspa che lascerebbe il legno troppo poroso e soggetto a sporcarsi facilmente.
affinché la pipa non sfugga dalle dita mentre se ne rifinisce la forma con utensili manuali (lavorando talora anche piuttosto vigorosamente data la tenacia della radica) è necessario fissarla saldamente, senza però bloccarla, tra le ganasce della morsa.
La soluzione più adatta è quella di utilizzare il foro del camino o del fornello inserendovi una specie di tassello a espansione che, dilatandosi, tenga la pipa ben salda e che venga bloccato alla morsa tramite un “codolo”, lungo abbastanza perché la morsa stessa non intralci le mani nel lavoro.
la rifinitura richiede l’uso di più raspe di sezioni diverse e con dentatura dapprima più grossa, poi più fine, e va completata con un’accurata passata di carta vetrata o tela smeriglio, appositamente tagliata in lunghe strisce sottili.
Lucidatura della pipa con cera carnauba
Uno degli ultimi passaggi per costruire una pipa è la lucidatura, che va effettuata con passaggi successivi con carta e pasta abrasive usate con oli, che hanno lo scopo sia di valorizzare le venature della radica sia di difenderla dall’azione aggressiva del fumo di tabacco all’interno e del sudore delle mani all’esterno. Per motivi funzionali, estetici ed ecologici, è meglio non utilizzare né vernici, né coloranti, né stucchi, ma limitarsi ad una lucidatura a cera carnauba, che dopo due o tre fumate sparisce per lasciare posto alla naturale lucidatura prodotta dalla mano che regge la pipa. Il legno resta poros o, traspira ed è libero di dilatarsi col calore del tabacco che brucia. Dopo aver steso sulla pipa uno strato sottile ed omogeneo di cera carnauba, la si tira a lucido con trapano e platorello rivestito di feltro o tela.
carta abrasiva ed olio di gomito, uniti ad una certa grazia, danno al fornello la forma desiderata che deve raccordarsi con linee morbide al cannello; la pipa dev’essere piacevole da vedere e da tenere in mano.
in mancanza degli oli impregnanti la cui ricetta è un geloso segreto dei mastri pipai, una buona rifinitura si può dare con una passata di cera vergine poi lustrata con panno di lana.
il bordo del fornello dev’essere piatto e liscio per facilitare l’introduzione e la cura del tabacco; un pezzo di carta vetrata steso su un blocchetto aiuta nell’operazione.
Il bocchino della pipa
L’adattamento fra bocchino e pipa è una delle operazioni più delicate in quanto dove garantire la massima ermeticità assieme alla facilità di smontaggio. I bocchini pressofusi d’ebanite (prodotto naturale isolante, di colore scuro come l’ebano, ottenuto dalla vulcanizzazione del caucciù con lo zolfo) sono venduti grezzi. Si tornisce la spina, ossia l’elemento di raccordo con la radica, che si prolunga nel cannello, si leviga la parte esterna e talvolta si può tentare di creare bocchini di forma particolare. Tutti i bocchini hanno foro interno da tre millimetri, onde permetterne una facile pulizia con un sol colpo di scovolino (che ha sempre diametro tre millimetri). La fede, ossia quella rondella o anellino che riunisce il raccordo fra bocchino e cannello, opportunamente lucidata con tela abrasiva finissima, è quasi sempre d’argento o di bronzo. Costruire una pipa in definitiva non è operazione semplice, ma è sicuramente “intrigante”: dopo iniziali insuccessi, piano piano si acquisisce quell’abilità che porta alla realizzazione di piccoli capolavori! Provare per credere! In commercio esiste anche un tipo di pipa elettronica… ma non è sicuramente questo l’articolo giusto per parlarne!
Materiali alternativi per la costruzione di pipe
Oltre alla radica di erica, esistono altri materiali che possono essere utilizzati per costruire una pipa. Ad esempio, il legno di olivo è noto per la sua durezza e resistenza al calore, rendendolo una scelta popolare per le pipe. Allo stesso modo, il legno di acero, con la sua bella grana e durabilità, è un’altra opzione da considerare.
Tecniche moderne di costruzione di pipe
Con l’avanzamento della tecnologia, sono emerse nuove tecniche per la costruzione di pipe. Ad esempio, alcuni artigiani ora utilizzano strumenti a controllo numerico computerizzato (CNC) per tagliare e modellare la radica di erica con precisione millimetrica. Questo può aiutare a creare pipe con forme più complesse e dettagliate.
Manutenzione e cura della pipa
La manutenzione è un aspetto importante della proprietà di una pipa. Dopo ogni uso, la pipa dovrebbe essere pulita per rimuovere eventuali residui di tabacco. Questo può essere fatto utilizzando uno scovolino o un pulitore di pipe. Inoltre, è importante lasciare che la pipa si raffreddi completamente tra un uso e l’altro per prevenire eventuali danni causati dal calore.
La cultura della pipa nel mondo
La pipa ha una lunga e ricca storia in molte culture diverse in tutto il mondo. Ad esempio, in alcune culture, fumare la pipa è un rituale sociale importante, mentre in altre è visto come un segno di status o di raffinatezza. Conoscere la storia e la cultura della pipa può arricchire l’esperienza di fumare la pipa e creare un maggiore apprezzamento per questa antica arte.
Produttori di pipe
Ecco qui una serie di produttori di pipe artigianali d’eccellenza, italiani e stranieri: (cliccare sul link diretto per visitare il sito):
Il mondo dei tabacchi per pipa è vastissimo, non basterebbe un libro di 100 pagine per raccontarne solo che una parte. Possiamo solo indicarvi un sito che tratta l’argomento approfonditamente: trinciati per pipa
I nuovi spazi che nelle città diventano ambiti sono il tettomorto, nulla di funesto ma semplicemente il sottotetto, la soffitta dove si accatastavano oggetti, materiali, mobili che non si usavano più, ma di cui si faceva fatica a disfarsi, e il seminterrato, ambiente con un utilizzo analogo, che si trova appunto alla base di un edificio con pavimento sotto quota del terreno circostante e soffitto, anche solo in parte, a quota superiore rispetto al piano strada. Le nuove normative, vista la carenza di case, consentono il recupero di questi locali rendendoli abitabili. In questo numero proponiamo due esempi davvero riusciti: il primo è il recupero di un sottotetto chiuso, funzionale solo come elemento strutturale, che ha consentito di realizzare un soppalco e un volume a doppia altezza nell’appartamento sottostante. Ma a rendere il tutto più bello e godibile è la luce dall’alto con l’inserimento sul tetto di un nuovo modello di finestre a bilico affiancate, un tris, con motore elettrico a energia solare (da pagina 20). Il secondo è un magnifico seminterrato a Roma, in una casa d’epoca, che ha soffitti con volte a crociera, ampie finestre alte e con imbotti pronunciate, trasformato in un appartamento/nido, in grado di offrire ambienti silenziosi e rilassanti con in più un accesso separato (da pagina 100). Recuperi del genere oggi sono possibili per le tante innovazioni del settore: materiali per isolamento termico/acustico, sistemi per bloccare l’umidità, sistemi di ventilazione meccanica controllata per il ricambio dell’aria, stazioni di sollevamento per gli scarichi sanitari che consentono di realizzare bagni anche in assenza della pendenza necessaria, comode finestre da tetto, perfettamente ermetiche e motorizzate. Grazie a questi nuovi prodotti, uniti a un buon progetto della ristrutturazione, anche gli appartamenti ex seminterrati ed ex sottotetti nulla hanno da invidiare agli alloggi già nati come tali. Anche per il bagno, che è la stanza più ristrutturata nelle case degli italiani, le aziende del settore sfornano in continuazione novità in fatto di estetica e funzionalità. Il dossier di questo numero (da pagina 36) fornisce tutte le indicazioni utili per affrontare un lavoro piuttosto impegnativo perché implica demolizioni e ricostruzioni e vengono coinvolti sia l’impianto idraulico sia l’elettrico. Ma, dopo la presa di coscienza dell’entità e dei disagi determinati dai lavori, inizia il piacere di poter scegliere tra sanitari bellissimi di tutte le forme, le dimensioni e i colori possibili, tra vasche da bagno dalle misure ridotte e dal design originale, si possono decidere le finiture delle rubinetterie che, superato il semplice acciaio, vanno dal nero al bianco agli altri colori, all’ottone, al bronzo, al rame. Per non parlare della doccia che ormai non può più essere un piccolo box dove muoversi con difficoltà ma uno spazio senza barriere di piatti sopraelevati e box minuscoli: soffioni in cui è integrata la cromoterapia, il pannello a infrarossi per provare il calore rilassante e i benefici di una sauna sono solo alcune delle tante meraviglie per rendere speciale la zona doccia. La produzione del settore edilizia è in continuo fermento e le pagine di questa rivista non sono mai abbastanza per parlare dei tanti prodotti interessanti che analizziamo; ne troverete una piccola parte anche su questo numero, a voi, quindi, il piacere di scoprire altri interventi che potranno essere utili per migliorare la vostra casa.