Realizzazione del quadrante di un orologio da parete fai da te con diametro di 450 mm, usando 120 tessere di forma romboidale, unite su un pannello di truciolare. Un listello curvato racchiude e rifinisce il contorno dell’orologio, le cui ore sono impresse in modo indelebile con il pirografo
Per costruire un orologio da parete fai da te di grandi dimensioni si deve reperire un meccanismo che possa muovere lancette proporzionate, ma la difficoltà vera sta nel farsi venire un’idea buona per realizzare il quadrante stesso, senza cadere nel banale oppure inoltrarsi in lavorazioni estremamente impegnative.
Reperito con facilità il meccanismo con lancette applicabili a un quadrante bello grande, Werner Varetton ha trovato la soluzione anche al secondo problema: seguendo uno schema geometrico ripetitivo, legato agli incroci dei raggi con altre linee di congiungimento fra i vertici di un ottagono, ha notato che tutta la superficie poteva essere divisa in rombi di identiche dimensioni, l’uno attaccato all’altro.
Si è trattato quindi di eseguire il disegno nelle dimensioni definitive, facendo in modo che, per fare i rombi, si potessero utilizzare listelli di abete di larghezza facilmente reperibile: nel caso in questione 35 mm. Lo spessore dei listelli non ha importanza, basta che sia attorno ai 10 mm. Nel caso in questione le tessere romboidali si ricavano tagliando i listelli in pezzi lunghi 90 mm, troncati a 45°.
Con questi si compone il quadrante su un pannello di truciolare e infine si taglia il tutto ricavando un disco di diametro 440 mm. Per rifinire il bordo esterno del disco si prepara un listello facendo su una sua faccia una serie di tagli paralleli, distanti 15 mm l’uno dall’altro, con lo scopo di fletterlo per incollarlo sul bordo.
Tempo richiesto: 1 giorno
Tracciare la forma su carta
Tracciato il secondo cerchio, quello da 180 mm, sempre con il compasso si individuano gli 8 vertici di un ipotetico ottagono, in modo da prolungare i raggi sino alla circonferenza grande.
Preparare i listelli
Con impregnante color ciliegio, si tingono alcuni listelli di quelli acquistati, prima di tagliarli tutti, lunghi 90 mm, con la troncatrice impostata con angolo di taglio di 45°.
Riportare il disegno sul pannello
Secondo lo schema preparato su carta, ombreggiando soltanto alcune campiture, servono 32 tessere colorate e 88 al naturale. Si riporta una traccia del disegno sul pannello di truciolare.
Posare le tessere
Partendo dal centro del disegno si depongono le tessere spalmando sulla loro faccia inferiore e quelle laterali un po’ di adesivo vinilico, tirandolo con un pennello di medio-piccole dimensioni. Terminata la posa ed essiccata la colla, si traccia la circonferenza con diametro 450 mm e con il seghetto alternativo si taglia pannello di truciolare e tessere, ottenendo un disco perfettamente rotondo.
Trasferire i numeri sul piano
Con la carta carbone si ricalcano a matita i numeri delle ore nei vari quadranti; poi si incolla sul contorno il bordino preparato prima facendo i tagli paralleli per poterlo curvare.
Ripassare i numeri con il pirografo
Si ripassano i numeri delle ore con il pirografo che li annerisce in modo definitivo, carbonizzando superficialmente le fibre del legno.
Praticare un foro al centro del quadrante
Si pratica un foro al centro del quadrante, rilevando con il calibro il diametro esterno della boccola di passaggio degli assi delle lancette.
Aprire una nicchia posteriore per il meccanismo dell’orologio
Posteriormente, con la fresatrice a tuffo si produce una nicchia rettangolare per incassare il meccanismo dell’orologio da parete fai da te, in modo che non sporga.
Ma i vantaggi del sistema di costruzione con calcestruzzo aerato autoclavato non finiscono lì: proverbiali sono anche la rapidità di applicazione, la semplicità di lavorazione e la comodità di movimentazione del materiale
Il calcestruzzo aerato autoclavato, materiale di cui è fatto il sistema da costruzione Ytong, possiede proprietà uniche di resistenza meccanica, tenuta ai carichi, leggerezza, maneggevolezza e ottima lavorabilità. L’ampia gamma di blocchi per muratura in calcestruzzo aerato autoclavato risponde alle esigenze applicative sia per murature esterne sia per divisori interni. Il punto di forza di questo sistema costruttivo è la versatilità e la semplicità di posa, che lo rendono la soluzione ideale anche in caso di ristrutturazione per realizzare tramezze, divisori e pareti interne. I blocchi e le tavelle Ytong riuniscono caratteristiche preziose: sono duttili da tagliare e sagomare, facilitando anche operazioni come la realizzazione di tracce, e allo stesso tempo sono perfettamente in grado di sostenere i carichi.
I fissaggi su calcestruzzo cellulare
Grazie alla loro struttura piena e omogenea, i blocchi in calcestruzzo aerato consentono ai fissaggi di lavorare su tutta la profondità di infissione e non solo su pochi millimetri di materiale, come avviene con altri sistemi costruttivi. In funzione dei carichi e della tipologia di muratura (tramezze, blocchi di varia densità), sono disponibili sistemi di fissaggio differenti. In ogni caso, è consigliato consultare le schede tecniche fornite dai produttori dei fissaggi per valutare adeguatamente i valori di tenuta e le modalità di posa e la documentazione tecnica Xella. Per garantire le corrette prestazioni è innanzitutto necessario scegliere il sistema più corretto, in relazione alla tipologia e dimensione del supporto e ai valori di tenuta certificati per le murature in AAC.
Normalmente per carichi leggeri come specchi, quadri, piccoli mobiletti ecc, che lavorano prevalentemente a taglio, si consiglia l’uso di tasselli in nylon o viti specifiche per calcestruzzo aerato autoclavato; per carichi medi o pesanti, in cui si unisce la componente di trazione, è consigliabile usare tasselli plastici, metallici o chimici (creando una sede tronco conica in cui inserire la resina bicomponente e successivamente la barra filettata). Nella realizzazione dei fissaggi, molto importante è realizzare correttamente i fori e, una volta eseguiti, come in qualsiasi altro fissaggio è buona norma soffiare o aspirare la polvere per la corretta tenuta.
Per applicare i tasselli a espansione non è necessario usare una punta per muratura, anzi, per ottenere un foro più preciso è consigliato l’utilizzo di una punta per legno o per metalli. La funzione di percussione nel trapano non va utilizzata.Ci sono svariati esempi di tasselli specifici per calcestruzzo aerato autoclavato; per i carichi medio-bassi sono assolutamente idonei i tasselli di tipo universale con una certa estensione in lunghezza, in modo che lavorino in profondità.
Un test per provare le tante qualità dell’adesivo cianoacrilico Bostik Super Control, applicato su diversi materiali e nelle più disparate situazioni che possono presentarsi in casa, in laboratorio, ma anche in ufficio e nel tempo libero
Abbiamo fatto una prova piuttosto completa di questo adesivo cianoacrilico per trovare una conferma delle tante caratteristiche di cui si fregia. Si tratta di Bostik Super Control nella versione in tubetto classico da 3 g e nella versione “+”, sempre in piedi, con la capienza da 5 g.
Oltre alla proverbiale presa istantanea che caratterizza gli adesivi cianoacrilici, Bostik Super Control vanta innumerevoli doti: super forza, non gocciolamento, non colatura, resistenza all’acqua, possibilità di mettere gli oggetti riparati in lavastoviglie e, non ultimo, essere universale, cioè avere grande affinità adesiva con tantissimi materiali.
In particolar modo, nel nostro test ci siamo concentrati molto su quest’ultima caratteristica, facendo un numero veramente elevato di prove con tutto ciò che avevamo a disposizione e di cui, per ovvie ragioni di spazio, rendiamo conto solo parzialmente in questo articolo.
La prova sul campo
Volutamente, non abbiamo mai usato guanti e nessuna protezione per il piano di lavoro utilizzato volta per volta negli incollaggi, con l’intento di fare un resoconto finale sugli eventuali gocciolamenti e colature sulle mani, che non si sono verificate. Nell’applicazione del prodotto abbiamo sempre usato il semplice buon senso per determinare quanto ne servisse: oltre all’assorbenza del materiale (maggiore per il legno, nulla per l’acciaio lucido) abbiamo valutato, per quanto possibile, le dimensioni dei reali punti di contatto tra i pezzi da unire, senza mai eccedere nella quantità; quindi, tranne in rari casi, abbiamo sempre applicato il minimo indispensabile di adesivo.
I risultati sono stati sempre positivi. Fortissima la tenuta fra pezzi anche nel caso del legno, con il grande vantaggio, quando i due pezzi combaciano perfettamente, che l’adesivo non fa spessore e quindi risulta invisibile. Sorprendente il caso del pezzetto di plexiglas attaccato per una superficie minima a un blocco di legno: non solo è stato possibile sollevarlo, ma anche tenerlo sospeso in un modo tale da favorirne il distacco, che non è avvenuto!
Proprietà dell’adesivo
Antigoccia
Un’anima interna con effetto memoria impedisce la fuoriuscita libera del prodotto e permette di appoggiare il tubetto sul piano di lavoro subito dopo l’erogazione, anche senza rimettere il tappo.
Non cola
Il sistema antigoccia consente di controllare l’applicazione dell’adesivo goccia-a-goccia e limita anche le possibili colature quando viene distribuito su superfici lisce e verticali.
Incollaggio preciso e pulito
La bassa viscosità del prodotto permette l’adesione perfetta delle superfici combacianti, facendole andare a contatto completamente.
Anche in lavastoviglie
Bostik Super Control non solo è resistente all’acqua; gli oggetti riparati possono anche essere messi in lavastoviglie.
Istantaneo e forte
La tenuta di Bostik Super Control è forte e si attua in un tempo brevissimo. Dopo un minuto, tramite il piccolo pezzo di plexiglas abbiamo sollevato il blocco di legno. La superficie di adesione è di soli 12×3 mm!
Come si applica
Se la confezione è nuova bisogna rompere il sigillo avvitando a fondo il beccuccio.Tenendo la zigrinatura del beccuccio si svita il tappo rimuovendolo.Si eroga un piccola quantità di adesivo solo su una delle due superfici di contatto.Si preme una parte contro l’altra per 10-15 secondi circa, senza fare movimenti dopo il posizionamento.
Specialista nelle riparazioni
Pietre dure
Una prova difficile, con superfici di contatto non completamente conformi, oltre a essere di materiali differenti. Per via dell’accoppiamento non perfetto, abbiamo messo un’elevata quantità di adesivo nella zona centrale.In questo modo, nessuna colatura durante la distribuzione dell’adesivo e nessuna fuoriuscita mettendo in pressione i due pezzi.
Ceramica
Ecco una situazione ideale, in cui serve un adesivo molto liquido che non faccia spessore fra le parti da unire; nella rottura di oggetti di ceramica e porcellana, infatti, le superfici di contatto combaciano sempre in modo perfetto, basta recuperare tutti i pezzi…In questi casi non bisogna eccedere nell’erogazione del prodotto, che tende a distribuirsi uniformemente, proprio perché le superfici combaciano.
Legno
Spesso il legno si spacca con precisione, lungo la fibratura, soprattutto quando è lineare e non contorta. In questi casi, per la riparazione, Bostik Super Control è eccellente, innanzi tutto perché ha ottima affinità per il legno, creando un incollaggio robustissimo, poi perché i due lembi da unire coincidono in modo esatto, quasi come accade per la ceramica.Grazie all’elasticità del legno, si riesce a penetrare nella spaccatura con il beccuccio per erogare l’adesivo, nel caso la rottura non sia con distacco totale del pezzi.Raramente servono morsetti: basta premere le parti a mano per alcuni secondi e la riparazione è fatta, praticamente invisibile.
Metalli
Acciaio con acciaio, con una delle due superfici lucida. Notare che il piedino staccatosi, perché saldato male, ha una superficie di contatto molto limitata.Le superfici lucide e dure è necessario renderle finemente ruvide con carta vetrata fine.Basta poco adesivo sulla superficie di contatto e si uniscono i pezzi.
Plastica
La stragrande maggioranza delle plastiche sono materiali con cui Bostik Super Control ha grande affinità di adesione; anche in questi casi, si può contare su riparazioni che è difficile riuscire a notare, una volta fatte.
Perfetto anche per piccole realizzazioni e per il modellismo
La praticità e la velocità d’azione di Bostik Super Control sono vincenti nelle realizzazioni che richiedono incollaggi in rapida successione, senza i tempi d’attesa che altri adesivi richiedono, e ottenendo contestualmente la garanzia di una tenuta molto forte.Altri vantaggi dell’adesivo sono: la grande affinità per quasi tutti i materiali, anche di natura molto diversa, per cui offre grande libertà di azione e di scelta creativa; la facilità di applicazione nel dosaggio, nell’assenza di gocciolamenti e di colature; l’invisibilità della giunzione, grazie alla trasparenza del prodotto e alla sua bassissima viscosità; non ultimo, la tenuta all’acqua.Nell’ambito del modellismo non si può non apprezzare un adesivo così rapido e facile da usare, disponibile anche nella versione che sta in piedi.
Jürgen Klopp dal 1° gennaio 2023 è Brand Ambassador del Gruppo fischer a cui è legato dalle proprie radici. L’allenatore del Liverpool è considerato tra i migliori nel mondo del calcio, vincendo molti titoli nazionali e internazionali con Liverpool, Borussia Dortmund e Magonza. Il ruolo di Brand Ambassador di fischer è per Jürgen Klopp una sorta di ritorno a casa: nato in Foresta Nera e cresciuto non lontano da Waldachtal, dove ha sede il Gruppo fischer in cui il padre ha lavorato per quasi 35 anni. La nuova collaborazione ha quindi per lui un significato particolare.
“La partnership con fischer non è una collaborazione convenzionale, è una questione che mi sta a cuore” ha detto Jürgen Klopp ai giornalisti.
Il Gruppo fischer ha avuto un ruolo importante nella vita di Klopp fin dall’infanzia, con il padre Norbert che ha lavorato nel servizio tecnico di fischer fino al 1998.
“È un grande piacere e un onore per noi avere come ambasciatore del marchio uno dei migliori allenatori di calcio al mondo e una delle personalità più popolari – ha detto Klaus Fischer, Titolare e Presidente Gruppo.“Con il suo modo di pensare, i suoi valori e la sua professionalità Jürgen Klopp si inserisce perfettamente nella nostra squadra e nella famiglia fischer”.
Jürgen Klopp e Klaus Fischer non si sono mai persi di vista nel corso degli anni e una maglia da calcio, incorniciata e autografata con la dedica “Per Klaus da Kloppo” con uno smile disegnato a mano, fa bella mostra nell’ufficio del Titolare e Presidente del Gruppo.
“È un po’ come tornare a casa per me”, ha detto Jürgen Klopp.
Stufa a pellet tra le più vendute della collezione MCZ, con struttura in acciaio nero, rivestimento in acciaio verniciato e top in ghisa. Disponibile in 8 versioni per rispondere alle esigenze più diverse (due le versioni novità: Core Air Matic e Core Comfort Air Matic; tre versioni ad aria, due canalizzate e una Hydro). Il restyling del 2021, firmato dal designer Pablo Dorigo, ha donato a Ego un’estetica ancora più sobria, con linee addolcite e ripulite dal superfluo.
Massima attenzione è stata data alla resa estetica del fuoco. La cornice in ghisa, con una leggera svasatura verso il centro, tende a catalizzare lo sguardo verso la fiamma. Il fuoco sembra più vivo, più grande, anche grazie ad una attenta progettazione del focolare interno, che risulta più pulito nelle forme ma anche nella sostanza. Sono state infatti eliminate il più possibile le superfici spigolose, dove abitualmente la cenere può appoggiarsi e rimanere in vista.
Le novità di Ego sono le due versioni Air Matic e Comfort Air Matic con focolare CORE, una tecnologia innovativa di combustione che garantisce una splendida fiamma naturale ed un abbattimento del 40% delle emissioni rispetto ai più severi limiti europei.
Grazie alla tecnologia Maestro+ è possibile gestire la stufa direttamente da smartphone, tramite un’app dedicata, che ne permette il controllo completo sia fuori che dentro casa, collegandosi tramite rete internet domestica (router) oppure direttamente tramite Bluetooth. Di serie è disponibile anche un innovativo pannello di controllo digitale a scomparsa, montato sul top.
Finiture: fianchi in acciaio verniciato (White, Dark, Silver, Bordeaux), griglia di ventilazione, cornice fuoco, braciere e top di caricamento pellet, in ghisa.
La tecnologia rivoluzionaria CORE
Le versioni AIR MATIC e COMFORT AIR MATIC sono dotate del nuovo focolare CORE che ha rivoluzionato il mondo della combustione a pellet: un’ampia fiamma naturale simile ai prodotti a legna, un focolare bello da vedere sia acceso che spento, con i livelli di emissioni tra i più bassi del mercato. Basata sui principi della gassificazione e protetta da ben tre brevetti, CORE è stata interamente sviluppata all’interno di MCZ.
CORE rappresenta il punto di arrivo della ricerca MCZ orientata ormai da diversi anni ad avvicinare la fiamma del pellet alla piacevolezza visiva del fuoco a legna.
Con questa nuova tecnologia la combustione è ottimizzata e il vetro rimane pulito più a lungo rispetto ai prodotti tradizionali. Inoltre, la quantità di cenere generata dalla stufa è davvero minima e il poco incombusto che resta viene eliminato attraverso un braciere autopulente, che si attiva automaticamente. In questo modo, pulire il focolare diventa un’operazione rapida e semplice da eseguire ogni 7/10 giorni.
Livelli di emissioni più bassi del mercato
Sfruttando i principi di gassificazione, CORE consente una combustione più pulita e sostenibile, raggiungendo livelli di emissioni fino al 40% in meno rispetto ai più restrittivi limiti europei, ad oggi la classe 5 stelle ARIA PULITA e il 55% in meno rispetto ai limiti Ecodesign. Performance eccezionali che rimangono tali a tutti i livelli di potenza e non solo a quelle più elevate, come accade in molti prodotti presenti sul mercato.
Inoltre le cinque stelle non rappresentano solo una svolta sostanziale in termini di rispetto della qualità dell’aria, ma anche un vantaggio in termini economici, per chi risiede in Italia.
Le stufe a cinque stelle rientrano infatti nell’Ecobonus e nel Superbonus 110 come intervento trainato anche in caso di nuova installazione. Infine, gli apparecchi a cinque stelle ottengono con il Conto Termico, un sostanzioso contributo in caso di rottamazione, che può arrivare a coprire fino al 65% della spesa complessiva sostenuta.
Autonomia di pulizia
Ego è pensata per rendere la vita ancora più facile all’utilizzatore finale. È dotata infatti di un sistema evoluto e automatico di pulizia che permette di eliminare le ceneri solo una volta ogni 7/10 giorni.
Il cassetto cenere è di ampie dimensioni in grado di raccogliere tutto l’incombusto prodotto. Il braciere è autopulente con sistema di raschiamento meccanico che si attiva automaticamente ad ogni spegnimento ed ogni volta in cui il sensore rileva un accumulo di cenere.
Comfort Air, aria calda in tutte le stanze di casa
Ego è disponibile nella versione Comfort Air, un particolare sistema di canalizzazione dell’aria calda di MCZ, che permette di scaldare più ambienti anche non comunicanti, fino a una distanza massima di 8 metri. Per completare il kit Comfort Air, MCZ propone diffusori particolarmente curati e minimali, posizionabili liberamente (anche in prossimità del pavimento) e disponibili in più finiture (metallo, vetro o ceramica), studiati per chi ama il dettaglio anche nella diffusione del calore.
Funzionano inoltre come eleganti lampade a parete, che amplificano l’effetto di relax e comfort. All’interno dei diffusori è contenuta una vaschetta per l’acqua, che con l’uscita dell’aria calda vaporizza e assicura la corretta umidificazione dell’ambiente. Per un piacevole effetto di aromaterapia, si possono aggiungere le fragranze o le essenze preferite.
Riscaldamento ecologico ed efficiente grazie alla tecnologia Hydro
Se si desidera utilizzare la stufa per scaldare anche l’acqua dei termosifoni e dei bagni, la versione Hydro di Ego è un’alternativa validissima alle ormai costose caldaie a gas tradizionali. Si collega infatti all’impianto di casa. Circa il 90% della resa globale della stufa viene trasferito all’impianto idraulico, garantendo il riscaldamento ottimale delle stanze con termosifoni e producendo anche acqua calda sanitaria per tutti gli usi di casa.
Risparmio energetico e tempi di accensione ridotti
Il motoriduttore “brushless” realizzato in esclusiva per MCZ ed utilizzato nella coclea di caricamento del pellet, è più potente, più silenzioso e meno energivoro rispetto ai motoriduttori tradizionali garantendo la diminuzione fino al 90% dei consumi elettrici. Inoltre, grazie alla nuova candeletta in ceramica, la fiamma appare in meno di tre minuti, con una riduzione del 40% dei tempi di accensione.
L’esperienza d’uso più avanzata di sempre
Ego è dotata della tecnologia Maestro+, installata di serie in questo modello, grazie alla quale è possibile gestire la stufa direttamente da smartphone, tramite un’app dedicata, sia fuori che dentro casa, collegandosi tramite rete internet domestica (router) oppure direttamente via Bluetooth.
È possibile controllare la stufa anche tramite un innovativo pannello digitale a scomparsa montato di serie sul top che integra le funzionalità d’uso ordinarie e straordinarie. Opzionale invece il telecomando freestaning, dotato di termostato ambiente che indica con precisione la temperatura in ogni punto in cui viene lasciato.
Ego è perfetta per le case ben isolate in cui è indispensabile non compromettere l’equilibrio e l’efficienza energetica dell’ambiente. Infatti, grazie alla tecnologia Oyster, la stufa è perfettamente ermetica: non consuma l’ossigeno dell’ambiente ma lo preleva direttamente dall’esterno. L’unico scambio con la stanza in cui è installata è quindi l’emissione di calore, per un benessere totale all’insegna della massima efficienza.
STUFA A PELLET CON TECNOLOGIA CORE (CORE AIR MATIC)
Ecodesign 2022
Classe energetica: A+
Classe ambientale: 5 stelle
Potenza: 8 kW
Rendimento (min/max): 90,4 / 92,9 [%]
Volume riscaldabile medio: 231 m3
Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm
STUFA A PELLET CON TECNOLOGIA CORE (CORE COMFORT AIR MATIC)
Ecodesign 2022
Classe energetica: A+
Classe ambientale: 5 stelle
Potenza: 10 kW
Rendimento (min/max): 90 / 92,9 [%]
Volume riscaldabile medio: 286 m3
Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm
STUFA A PELLET (AIR / AIR UP! / AIR XUP!)
Ecodesign 2022
Classe energetica: A+
Classe ambientale: 4 stelle
Potenza: 8,1 kW
Rendimento (min/max): 90,9 / 92,6 [%]
Volume riscaldabile medio: 231 m3
Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm
STUFA A PELLET IDRO (HYDRO MATIC)
Ecodesign 2022
Classe energetica: A+
Classe ambientale: 4 stelle
Potenza: 11,8 kW
Rendimento (min/max): 91,8 / 92,4 [%]
Volume riscaldabile medio: 340 m3
Dimensioni (LxHxP): 50 x 104 x 55 cm
STUFA A PELLET CANALIZZATA (COMFORT AIR / COMFORT AIR UP!)
La finitura del legno dipende da molte variabili come la destinazione (interna o esterna), il tipo di legno, il tipo di manufatto (arredamento, decorazione, struttura), l’aspetto finale desiderato e la sensazione al tatto. I tipi di finitura comprendono impregnanti, vernici, oli e cera
Ci vorrebbe il numero di pagine di un’enciclopedia per esaurire un argomento vasto come quello della finitura del legno; non disponendo, ovviamente, di questo spazio, ci limitiamo, come abbiamo fatto nelle precedenti puntate della guida, a fornire alcune indicazioni che permettano di orientarsi fra le mille possibilità, nel tentativo di sprecare poche energie e ottenere un risultato conforme alle aspettative.
Una serie di valutazioni
Consideriamo innanzi tutto due situazioni principali: nuova costruzione e riparazione/restauro; a seguire altre due possibilità circa la collocazione del manufatto, ovvero se sia destinato a dimorare in esterni, con o senza qualche protezione, o in interni. L’incrocio di queste possibilità può obbligare a scelte precise per orientarsi verso una finitura, oltre a condizionare, spesso, anche la scelta del tipo di legno da usare.
Tra l’altro, fra tipo di legno e tipo di finitura si verifica un vero e proprio rapporto di forze a tratti contrastante, a tratti di sinergia: ci sono legni che richiedono la massima protezione, mentre altri quasi la rifiutano, come il teak che per resistere alla pioggia non vuole impregnanti o vernici protettive, al limite soltanto oli essenziali.
Andando oltre, un altro parametro da valutare è il tipo di manufatto, ovvero se si tratti di un complemento d’arredo, una decorazione, una finitura di boiserie, un elemento strutturale e, in quest’ultimo caso, che ruolo abbia sotto il profilo estetico: in buona sostanza, se è previsto che rimanga visibile in toto, in parte oppure finisca per essere completamente rivestito da altri elementi. Particolare è poi il caso dei complementi d’arredo e degli accessori di completamento della casa. I mobili richiedono specifiche valutazioni in base allo stile al quale ci si è ispirati per farli, sempre che non si stia parlando di un restauro o una riparazione, interventi che richiedono la rigida osservanza delle modalità di finitura originali. In opposizione a questa regola, spicca il caso del recupero di un complemento d’arredo obsoleto: solitamente, nell’azione di ringiovanimento estetico, tale manufatto subisce un vero e proprio stravolgimento proprio nella finitura del legno, spesso una tecnica moderna che possa cambiare totalmente connotazione dell’oggetto.
Tatto
Una seconda vista noi l’abbiamo nelle mani. Tutto ciò che tocchiamo deve rispondere a precise esigenze dettate da quelle che sono le nostre aspettative: se passiamo una mano sulla corteccia di un albero la troviamo gradevole al tatto, ma la stessa “matericità” è inammissibile quando ci teniamo a un corrimano. L’esempio può sembrare più pertinente alle lavorazioni che precedono la finitura del legno (piallatura, levigatura ecc), ma quando si parla di mobili e altri oggetti similari, anche la qualità della finitura può esprimere diversi gradi di rugosità, dalla più grossolana (“buccia d’arancio”) alla cosiddetta superficie a specchio, liscissima. Un esempio sono la granulosità nelle applicazioni con certi tipi di rullo oppure le rigature di colore che restano nelle applicazioni a pennello. La superficie deve essere preparata in modo consono, ma il risultato finale dipende anche da come si procede nel corso della finitura del legno.
Tipi di finitura
Gli impregnanti sono prodotti studiati per proteggere il legno e, in tanti casi, per modificarne la tinta facendolo apparire più “nobile”; lasciano in bella vista la fibratura del legno e rimane praticamente intatta la sua gradevolezza al tatto. Agiscono penetrando nelle fibre, quindi la superficie non deve essere impermeabilizzata con altre finiture non compatibili. Il risultato migliore, anche la tonalità di colore, si ha quando il legno è nuovo.
Le vernici trasparenti (flatting) hanno un identico scopo protettivo, lasciano godere appieno della fibratura del legno, ma formano un rivestimento superficiale che non consente il medesimo piacere nel toccare il manufatto, che risulta leggermente più freddo e plasticoso. Quasi tutti i legni nuovi, essendo chiari, impongono una colorazione preventiva, prima della stesura della vernice trasparente.
Per la collocazione del manufatto in interni, la finitura del legno ha una funzione protettiva meno importante e diventa primaria quella estetica. Il massimo livello, in questo senso, è il caso di costruzione o restauro di mobili di pregio, argomento spinoso, che merita un’intera puntata della guida; ma anche stando al di sotto della fascia più alta delle realizzazioni, tutto ciò che si costruisce, restaura, rinnova e ripara per una collocazione in ambiente domestico, necessita di molta attenzione per avere risultati estetici di alto livello.
Per le nuove costruzioni è necessario considerare il tipo di legno utilizzato e valutarne la bellezza; lo si fa per comprendere come poterlo valorizzare, usando un mordente per conferirgli importanza con un colore deciso prima di un’ulteriore finitura, altrimenti, se risulta già bello com’è lo si può rifinire direttamente con oli o cere, neutri o pigmentati.
Altro caso ancora è quando non conviene mostrare il materiale: per esempio se la costruzione è in MDF o in multistrato non rifinito sui bordi, si decide di applicare vernici coprenti colorate. Questi stessi prodotti sono validi anche nel caso di rinnovo o ammodernamento di vecchi mobili con l’intento di svecchiarli, sempre che l’intenzione sia quella di “giocare” con le tinte forti oppure ci sia il desiderio di trovare la nuance con altri elementi dell’arredo.
Le modalità di applicazione
Gli impregnanti possono essere dati a pennello, a rullo, a tampone e a spruzzo. Le vernici coprenti si danno a pennello, a rullo e a spruzzo. Oli e cere si possono stendere a pennello o a tampone, poi vanno tirati con un panno morbido e pulito, che non lasci pelucchi. Quali le differenze sostanziali fra le modalità?
A pennello
L’uso del pennello è l’occorrenza più frequente nella finitura del legno perché è certamente il sistema che si ritiene più congeniale e versatile; lo strumento, a seconda della dimensione e della forma scelta, permette di procedere rapidamente sulle superfici ampie, si presta a raggiungere gli anfratti meno accessibili e consente di essere precisi anche nei dettagli. La qualità delle setole è importantissima; si riscontra un’enorme disparità fra pennelli scadenti, spesso proposti a cifre molto allettanti, e quelli che permettono il raggiungimento di validi risultati.
È una quesione di lunghezza, morbidezza e affinità delle setole con il prodotto che si deve dare. Senza contare che i modelli molto economici tendono anche a perdere le setole durante la stesura del colore, cosa che non deve accadere. Dato che il risultato dipende anche dall’affinità fra pennello e prodotto, bisogna scegliere in base alle indicazioni del produttore: impregnante o smalto, base all’acqua o a solvente ecc.
Se per certi manufatti non ci preoccupiamo se appaiono i segni delle pennellate, per altri vorremmo che non ci fossero. Le possibilità sono due: in caso di impregnanti e mordenzanti, appena stesi, si può passare un panno che non rilasci peli, asciugando l’eccedenza e togliendo contestualmente i segni delle pennellate. Quando questa pratica non è possibile, come nel caso dell’applicazione di flatting o di smalto, si deve assolutamente scegliere un pennello di ottima qualità e, dando più mani, carteggiare ogni volta con carta vetrata sempre più fine, stendendo le ultime mani di colore più diluito.
Pennelli: quali tipo?
Per dare l’impregnante in esterni, a una staccionata, una struttura tipo gazebo o un box di legno, non è necessario acquistare pennelli della più alta qualità, l’importante prenderne uno che indichi la compatibilità con il prodotto da dare. Spesso, infatti, è specificato l’uso ideale del pennello: prodotto all’acqua o a solvente; specifico per impregnante o per vernice coprente ecc. Diverso il discorso se si devono colorare manufatti da mettere in casa, per i quali è richiesta la massima qualità, quindi può essere necessario investire molto nei pennelli.
La misura
In qualsiasi caso è molto importante scegliere bene la misura del pennello: quelli grossi non consentono molta precisione, ma permettono di procedere più velocemente. Solitamente c’è un rapporto fra le dimensioni dell’oggetto e quelle del pennello, ma non è supportato da una regola, se non quella del buon senso che si sviluppa con la pratica.
Pulizia e conservazione
Non è necessario comperare pennelli nuovi per ogni lavoro, anzi; meglio acquistare pennelli molto buoni e pulirli bene dopo ogni lavoro, per averli sempre in perfetta forma al successivo utilizzo. Ogni prodotto ha una modalità di diluizione, anche se è pronto all’uso; di solito, la sostanza necessaria per la diluizione è la stessa che permette una prima pulita dei pennelli, a termine lavoro. Tolto il prodotto che impregna le setole anche nel mezzo, il pennello va lavato a fondo con acqua tepida e sapone neutro; infine va posto ad asciugare in un posto molto asciutto, appeso a setole in giù e avvolto nella carta.
A rullo
Il rullo distribuisce la finitura in modo più uniforme rispetto al pennello, ma ha qualche problema di “gestione” dei prodotti più liquidi, perché tende a schizzare molto, soprattutto se si vuole fare in fretta. Inoltre il rullo ha anche scarse capacità di arrivare in certi punti, per esempio negli angoli e nelle nicchie più strette, e le sue misure sono limitate; sono sostanzialmente 3 (grande, medio e piccolo), quindi poche per far fronte alle più disparate esigenze.
Per concludere l’elenco degli aspetti meno “felici” del rullo, va detto che, con le vernici, sia quelle trasparenti sia le coprenti, a seconda della loro viscosità, il rullo tende a lasciare la cosiddetta “buccia d’arancio” ovvero una superficie non liscia ma leggermente granulosa. Tutti questi aspetti non impediscono che ci siano numerosissimi casi in cui la stesura a rullo sia ampiamente vantaggiosa: uniformità dello strato di colore e velocità di esecuzione del lavoro, soprattutto nelle grandi estensioni e nelle posizioni in cui non si arriva bene con le sole braccia, come i soffitti di legno, le pareti delle case di legno o le palizzate alte, in cui si può usare un bastone di prolunga.
Abbiamo già detto che sostanzialmente esistono solo tre misure di rullo, grande, medio e piccolo; anche in questo caso le dimensioni sono legate a quelle della superficie da trattare, ma c’è anche il fatto che il tipo più piccolo solitamente si differenzia per avere i bordi dritti, quindi è l’unico che si può usare lungo gli angoli a 90°. Quanto alla tipologia vera e propria, i rulli si distinguono per il materiale che li compone, che può essere spugna oppure pelo sintetico; nell’ambito dei due tipi ci sono ulteriori possibilità, in fatto di composizione, spessore, densità e lunghezza (nel caso del pelo). Non è semplice districarsi fra tutte le varianti e persino i produttori talvolta si contraddicono nel sostenere quale tipo si debba utilizzare con lo smalto, l’impregnante o il flatting. Quindi affidiamoci alle specifiche dichiarate, ma annotiamo marca e modello di quelli che hanno dato i migliori risultati e con quale prodotto.
Pulizia
Nell’ambito dei rulli si può procedere regolamente con la pulizia, ma si fa soprattutto con i rulli grandi e di qualità; quelli medi e piccoli di spugna sono più economici, forse si fa più danno all’ambiente se si puliscono, per via dello spreco d’acqua, che a buttarli via.
A spruzzo
Il sistema a spruzzo è quello che, nelle mani di uno che ci sa fare, restituisce i migliori risultati estetici, escludendo ovviamente la finitura del legno dei mobili antichi, per i quali non si usa. Saperci fare significa preparare il prodotto alla giusta viscosità, regolare la pistola per la corretta erogazione per quella viscosità, saperlo distribuire uniformemente e nella corretta quantità, a prescindere dal fatto che la superficie sia uniforme (il piano di un tavolo) o strutturata (il telaio di una sedia).
Tutto questo non è semplice, tant’è vero che molti falegnami preferiscono non occuparsi in prima persona della finitura di certi manufatti, ma affidarla ad artigiani specialisti. Quanto detto, ovviamente, si riferisce all’ottenimento dello stato dell’arte; nella maggioranza dei casi, con le nozioni base e un po’ di pratica, si riescono a tinteggiare a spruzzo con risultati eccellenti tanti manufatti come persiane e scuri, mobili per esterni, le componenti in legno di lampadari, applique e piantane, boiserie ecc.
Cosa serve per verniciare a spruzzo: l’insieme dell’attrezzatura
Se per verniciare a pennello basta quello e per lavorare con il rullo ci vuole in più una vaschetta per sgrondare il prodotto, per verniciare a spruzzo è necessaria un’attrezzatura più complessa e costosa, ma non è sempre così. L’aerografo, ovvero lo strumento che eroga la vernice nella giusta maniera, è solo l’anello finale di un sistema alla base del quale, di solito, c’è un compressore con determinate caratteristiche. Di contorno, l’abbigliamento e le protezioni personali, in particolare occhiali e mascherina, visto che i prodotti vengono nebulizzati e si finisce per respirare qualcosa di dannoso per la salute.
L’aerografo
La pistola può avere il serbatoio messo in basso oppure sopra la linea di erogazione. Il getto è regolabile per adeguare l’ugello alla densità del prodotto e per la modalità di emissione dello spruzzo. Di solito è necessario effettuare alcune prove su pezzi di scarto per le regolazioni del caso, soprattutto quando si applica un prodotto mai usato.
Il compressore
Il compressore è molto importante, perché deve garantire costanza e continuità del getto d’aria, anche se, non dovendo verniciare come fanno i carrozzieri, non è il caso di essere troppo sofistici. Per noi, una grande capienza del serbatoio è importante, ma non essenziale.
I sistemi alternativi
Le minori esigenze della verniciatura a spruzzo sul legno, rispetto al rigore richiesto dalla carrozzeria delle auto, offre la possibilità di utilizzo con successo anche di tanti elettroutensili che sfruttano la tecnica della pistola a spruzzo, ma senza usare un compressore vero e proprio. Anche in questi casi vi è un serbatoio per la vernice e un sistema di erogazione che mescola aria e prodotto nella giusta quantità, quindi eroga il mix da un ugello. Il vantaggio di questi sistemi è quello di potersi recare più facilmente nella zona in cui bisogna verniciare, in pratica essere più comodi negli spostamenti, cosa che capita per esempio nel caso degli arredi in esterni o per per colorare una staccionata che si sviluppa in una lunga estensione.
A tampone
Il sistema a tampone è adatto soltanto per la stesura delle finiture che penetrano nelle fibre del legno, quindi impregnanti, mordenzanti, oli e cere. Permette un ottimo controllo della quantità di prodotto che si distribuisce, dato che si può decidere quanto inzuppare io straccio e poi si può immediatamente rimuovere l’eccedenza nei punti in cui fosse rimasta, ottenendo una stesura uniforme e senza tracce. Un certo limite del tampone è di non essere indicato per le grandi superfici o per le strutture di grande estensione.
La scelta del prodotto
Diciamo subito che per le vernici vale lo stesso discorso fatto per i pennelli: le buone danno risultati nemmeno paragonabili, rispetto alle scadenti, in termini di resa qualitativa e durata nel tempo. Detto questo, la finitura deve rispondere a precise esigenze: deve proteggere? se sì, quanto? il legno è nuovo o ha già una finitura? se è già trattato, come? vogliamo vedere le fibre? se sì, preferiamo rinnovare la finitura dopo qualche anno, senza lunghi lavori di carteggiatura, o preferiamo non avere pensieri per dieci/dodici anni e poi lavorarci un po’ di più per il ripristino? e si potrebbe continuare ancora per molto.
Nel dare risposte ai quesiti posti, diciamo in sintesi che in esterni il legno va sempre protetto; volendo godere appieno della sua vista, usiamo impregnante anti UV di tonalità media o scura (quello trasparente protegge meno), oppure passiamo al flatting scegliendone uno di altissima qualità (può essere necessario dare prima un mordenzante).
Se vogliamo sacrificare la vista del legno per avere la massima protezione diamo un primer e poi una vernice coprente colorata, che offre la massima protezione possibile. Nell’ambito degli impregnanti la qualità ha una valenza di 9, in una scala da 1 a 10; nelle vernici trasparenti ha valenza massima (10)! La qualità del flatting si misura in termini di durata: la vernice di una persiana può durare 3/4 anni se il prodotto è scadente, arriva a 20 anni se è uno dei migliori. Le vernici coprenti e trasparenti come il flatting sono spesso usate in esterni per arredi, accessori ed elementi come gli infissi; negli interni si danno come protettivi ai pavimenti in legno, ma in questo caso non si tratta di semplice flatting, piuttosto del cosiddetto “vetrificante” con alte capacità di resistenza ai graffi e al calpestio.
Parlando di costruzioni che risiedono in ambiente interno, invece, il binomio smalto-legno è molto saldo, perché sono molti gli oggetti che richiedono quel tipo di finitura: giocattoli, oggettistica, accessori, complementi d’arredo, lampadari, applique, contenitori, mobili, mensole, ripiani ecc.
In tanti casi, con realizzazioni meno importanti, tornano utili ancora gli impregnanti, soprattutto se con finitura del legno effetto cera. In questa categoria si trovano anche prodotti in tonalità “strane”, differenti dalle classiche tinte del legno (noce, ciliegio, rovere ecc), come i colori grigio, arancio, azzurro, verde, nero, bianco ecc, che si prestano a moderni abbinamenti stilistici. Queste soluzioni sono applicabili su mobili e complementi di nuova costruzione, perché l’impregnante penetra bene le fibre del legno non ancora trattato, donando correttamente la sfumatura di colore voluta.
Nei mobili interni e nell’oggettistica, pur essendo sempre importante la qualità della finitura, è determinante la procedura e la modalità di stesura. A seconda di quanto si vuole ottenere una superficie liscia e vellutata, si devono ripetere più volte le applicazioni, inframezzandole con levigature sempre più raffinate.
Ci sono alcuni elementi che rimangono impressi indissolubilmente nella memoria. Preziosi dettagli di design che, dagli anni ’60, completano con un tocco di personalità l’ambiente domestico: stiamo parlando delle iconiche maniglie Ghidini, storica azienda della Val Trompia, in provincia di Brescia, che, come veri e propri elementi d’arredo, danno un tocco personale a tutti gli ambienti della casa.
Da icona del design degli anni ’60, la maniglia Farfalla, ridisegnata dall’Arch. Francesco Lucchese, riprende il volo con una veste rinnovata nella forma e nei materiali. Inizialmente progettata in zama pressofusa e cromata, prendeva ispirazione dal mondo della natura e la sua forma era facilmente riconducibile alle ali di una farfalla.
Sessant’anni dopo Ghidini, sensibile nella ricerca formale di modelli che si distinguono per l’innovazione tecnica ed estetica, propone un re-design di Farfalla affidandosi alla mano esperta di Francesco Lucchese, architetto e designer di fama internazionale, che rende attuale e alla moda questo iconico prodotto.
Una vera e propria metamorfosi che prende ispirazione sempre dalla natura e che trasforma il prodotto in elemento architettonico di design: come un batter d’ali di una farfalla, il profilo rimane elegante e sinuoso, ma le linee diventano più smussate e i volumi più solidi, sempre leggeri e mai banali; l’impugnatura diventa più ergonomica e più ampia, valorizzando maggiormente tutto l’ambiente circostante; un’attenta ricerca cromatica ampia la selezione di finiture disponibili, un mix tra il mood degli anni ’60 e le nuove tendenze dell’interior design di oggi.
La metamorfosi della Farfalla Ghidini, sintesi perfetta tra tradizione, innovazione e design, trova il suo habitat naturale nei centri Tecnomat, realtà leader nel settore della Grande Distribuzione con 30 punti vendita distribuiti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale.
Tecnomat nasce a marzo 2022 da un profondo processo di trasformazione e rinnovamento del vecchio brand Bricoman, già presente in Italia dal 2008. La nuova insegna meglio identifica il DNA dell’azienda e offre all’impresa edile, all’architetto e al progettista di interior design non solo un’ampia gamma di prodotti e soluzioni professionali di elevata qualità, ma un servizio di consulenza ai massimi livelli da parte di tecnici specializzati.
Un tris di prodotti killer per combattere la muffa in casa e fuori, eliminandola alla radice e riportare a nuovo la superficie scongiurandone l’ulteriore formazione
L’umidità può avere diverse origini: può essere prodotta, nel caso di ambienti come cucina, bagno, sauna ecc; può venire dal terreno per capillarità (umidità di risalita); può provenire da perdite degli impianti, spesso subdole soprattutto se di minima entità; poi c’è quella presente nell’aria, capace di depositarsi sulle superfici sotto forma di condensa. Questo accade per il differenziale termico negli angoli freddi di pareti poco isolate rivolte all’esterno; in corrispondenza dei ponti termici indotti da strutture portanti come pilastri di cemento armato, oppure da infissi come quelli di alluminio, forti conduttori termici che, nello stesso tempo, non consentono all’ambiente di “respirare”.
È ovvio che per avere successo contro la muffa bisogna quanto meno attenuare la causa della sua formazione; in seguito, le zone ammalorate vanno trattate opportunamente e Saratoga mette a disposizione un’intera linea di prodotti molto potenti.
Umidità da condensaUmidità di risalitaAmbiente che non asciugaFinestra troppo sigillata e poco coibentataPonte termico con terrazzoMicro perdita impianto
Saratoga Z10 è una soluzione specifica per interno ed esterno, in grado di eliminare e combattere la formazione di muffe, alghe, muschi e licheni detergendo a fondo le superfici.
Saratoga Z12 Pittura Antimuffa è una pittura calda al tatto, di colore bianco vellutato, facilmente colorabile con i pigmenti concentrati per idropitture. Ma non solo. Grazie alle microsfere contenute, che aumentano il potere termoisolante del prodotto, Saratoga Z12 rappresenta anche un trattamento specifico atto a prevenire l’insorgere della muffa, perché evita la formazione di condensa e l’accumulo di umidità nei muri, principali fattori che ne favoriscono la formazione.
Saratoga Z15 Pittura Risanante Antiumidità è una pittura lavabile che risolve definitivamente il problema dei muri umidi o con infiltrazioni d’acqua risanando gli ambienti; è in grado di consolidare il muro prevenendo lo sfogliamento delle pitture e il distacco dall’intonaco, inoltre impedisce la comparsa di macchie, bolle, muffe, cattivi odori. Saratoga Z15 è ideale per cantine, seminterrati, box, locali caldaia e locali sopraterra in quanto si applica direttamente sui muri umidi e percolanti, in cemento, intonaco, pietra, mattoni e tufo. Adatta all’uso in interni e in esterni.
Saratoga Z10 è di facile utilizzo grazie allo spruzzatore ergonomico. Si applica su superfici ammuffite quali docce, box, saune, bagni ecc. Il tempo di azione è di circa 15 – 20 minuti, dopo i quali è possibile eliminare i residui con acqua. È un liquido opaco di colore giallo ed è disponibile in confezione da 250 ml, 500 ml e 1000 ml.
Saratoga Z12 si applica a superfici pulite, asciutte e compatte, precedentemente trattate con Z10 e poi pulite con acqua e lasciate asciugare. Il prodotto va diluito al 20% in volume con acqua e applicato almeno in due mani per garantire un buon isolamento termico (attendere almeno 6 ore tra una mano e l’altra). Disponibile in barattolo da 750 ml.
Saratoga Z15, inodore, con aspetto bianco vellutato, è una finitura che dura a lungo senza ingiallire (è inattaccabile dagli alcali presenti nell’intonaco) ed è, inoltre, particolarmente resistente alle abrasioni. È molto semplice da utilizzare grazie allo spruzzatore ergonomico. Z15 è disponibile in barattolo da 750 ml oppure da 2500 ml.
Mi piace ricordare con queste parole Massimo Casolaro, fondatore di FAR DA SÉ nel 1975, morto a dicembre dello scorso anno a 91 anni. Usava spesso con i suoi collaboratori questo modo di dire in senso ironico/critico quando, nello scrivere testi e didascalie a completamento delle foto delle costruzioni realizzate in laboratorio, si tendeva a mimimizzare la complessità del lavoro. Ciascuno di noi, anche chi si è occupato prevalentemente di teoria, andando in laboratorio o in un cantiere, ha avuto nel tempo la possibilità di verificare quanto il fare concreto sia ricco di complicazioni, imprevisti e necessiti di soluzioni estemporanee che solo l’esperienza può fornire e si è reso conto che di facile non ci sia niente. Così Casolaro ridacchiava quando un redattore “teorico” era messo alla prova con le difficoltà della pratica e diceva, appunto “… un facile lavoretto, vero?” Il suo modo di comunicare, basato sulla correttezza, sullo sperimentare e sul documentarsi prima di pubblicare qualcosa, è rimasto nel DNA della nostra redazione ed è chiaro a ciascuno di noi che il giornalismo tecnico e divulgativo che portiamo avanti sui media EDIBRICO non può essere aria fritta, superficialità, cose non spiegate o addirittura sbagliate, come oggi avviene spesso sul WEB e anche sulla carta stampata. Casolaro credeva talmente nella bontà del far da sé che lo definiva uno stile di vita e di pensiero; il suo punto di vista, condiviso da quanti hanno lavorato e lavorano in questa redazione, è lo stesso di voi lettori, lo si percepisce dalle foto e dai testi dei progetti che ci mandate, realizzati con perizia, precisione, amore e da quanto raccontate di voi nelle vostre lettere. “Chi fa da sé è fiero della sua manualità controcorrente, della sua speciale individualità. In un mondo governato da rigidi sistemi elettronici, programmati, schedati, codificati, è felice del suo contrario. Ha l’immaginazione lenta, la riflessione, l’indecisione e anche il ripensamento e, massima espressione di libertà, può perfino contraddirsi… e mentre aspettiamo che gli esperti studino e organizzino le attività della gente in modo meno deprimente, ben venga il lavoro far da sé che assicura una piccola fetta di felicità a tutti i suoi appassionati”. Così scriveva Casolaro più di 30 anni fa. Se volete andare avanti in questa lettura, potete scaricare gratis, cliccando su questo qr-code, tutto il libro PENSIERO FAR DA SÉ.
Sanitrit, marchio leader a livello mondiale nel settore degli apparecchi sanitari di SFA Group, offre una vasta gamma di soluzioni per il drenaggio e il sollevamento di acque chiare, acque pluviali, acque cariche, acque usate (grigie o scure) e acque aggressive/saline. A seconda delle esigenze è possibile trovare il prodotto più adatto tra diverse tipologie di pompe: pompe sommerse, pompe da drenaggio e pompe per stazioni sollevamento.
Sanipuddle è una pompa di aspirazione fino a 1 mm, progettata per il drenaggio di acque chiare da cantine, lavanderie, fondi di piscine, gabbie di ascensori, ecc. Sanipuddle permette di evacuare fino a 7 m in altezza. Valvola di non ritorno e raccordo per tubo flessibile inclusi. Optional: controllo di livello elettronico.
Saniwell è una pompa sommersa multistadio progettata per sollevare acque chiare da pozzi o cisterne utilizzati per l’approvvigionamento idrico generale o per l’irrigazione di giardini. Saniwell può sollevare acqua da un pozzo fino a 80 m, con una immersione massima di 20 m. La pompa viene fornita con un cavo di alimentazione di 20 m. Versioni con un galleggiante di protezione (MA).
Sanisub ZPK (novità 2022) è una pompa svuota cantina disponibile in 3 modelli concepita per il pompaggio di acque leggermente cariche. Temperatura massima delle acque in ingresso a 90° per brevi periodi. Sanisub ZPK si attiva automaticamente con galleggiante regolabile, permette di rilanciare le acque fino a 10 m con una granulometria da 10 a 30 mm. Tutti i modelli sono consegnati con un gomito di raccordo di 90° DN25 DN32 (a seconda del modello) e con un cavo di alimentazione da 10 m con presa.
Sanipump GR/VX è una pompa progettata per l’evacuazione delle acque usate provenienti da scarichi domestici. Il sistema di triturazione con mozzo lama Pro X K2 di Sanipump permette di evacuare l’acqua in un tubo di piccolo diametro. Sanipump VX è dotata di una ruota vortex KX V6 con un passaggio libero di 50 mm. Grazie al sistema di attivazione del galleggiante, il funzionamento è automatico.