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Pavimentazione fai da te con beole | Guida alla posa corretta

Come realizzare una pavimentazione in beole

beola da giardino

Un cortile o un vialetto, un camminamento nel verde costituiti da una robustissima pavimentazione in beole offrono al passaggio di persone e di mezzi a motore un piano estremamente duraturo, che non soffre il gelo, non presenta dilatazioni termiche apprezzabili e, se la pietra utilizzata è di buona qualità, è anche molto bello a vedersi. Se a ciò si aggiunge il fatto che le beole sono una copertura ecologica, una pavimentazione di questo tipo è sicuramente da prendere in considerazione. La posa delle beole, su sottofondo in calcestruzzo armato, garantisce una stabilità indefinita anche nel caso del transito di mezzi motorizzati. Una buona preparazione della zona da pavimentare prevede l’asportazione dell’eventuale manto erboso e l’effettuazione di uno scavo di profondità tale da poter accogliere un riempimento di ghiaione, che costituisce un sottofondo solido. Sul fondo di ghiaione si versano 5-6 cm di sabbia asciutta da allargare e spianare con il rastrello. La sabbia va accuratamente livellata passando su di essa una staggia di alluminio. Una leggera compattatura con il vibratore serve per la spianatura finale.

Cosa serve:
✓ Beole squadrate o irregolari
✓ Ghiaione, sabbia, cemento
✓ Rete elettrosaldata
Canali di scolo, tubazioni di scarico, griglie, cordoli
✓ Martellina, livella, scopa, cazzuola

Pavimentazione con beole – Il progetto

come pavimentare un giardino

Con beole squadrate

posa beole per vialetto
  1. Nello scavo il sottofondo di ghiaia e sabbia sostiene la gettata di calcestruzzo che incorpora la rete elettrosaldata. I bordi sono rinforzati da cordoli di cemento prefabbricati.
  2. La posa delle beole si effettua con malta di cemento molto  grassa. Assestiamo ogni pietra con qualche colpo del manico del mazzuolo, controllando la planarità con livella a bolla e staggia.

Con beole irregolari

beole irregolari
  1. Se le beole hanno forma irregolare eseguiamo una posa a secco preventiva che ci consente di sagomare ogni pietra adattandola allo spazio disponibile con qualche colpo di martellina.
  2. La posa di ogni singola beola, eseguita con malta di cemento, va controllata con la bolla per verificare il suo livello rispetto a quelle adiacenti. Per assestarla stabilmente utilizziamo un mazzuolo.
  3. Per una finitura rustica possiamo riempire le fughe con sabbia e terriccio in cui seminiamo l’erba. In alternativa le riempiamo con malta di cemento come nella versione a beole squadrate.
  4. Il riempimento delle fughe con sabbia e terriccio consente di avere, dopo qualche settimana, un camminamento apparentemente costituito da pietre poggiate sull’erba, ma particolarmente stabili.

Gommapiuma: taglio, unione, sagomatura e prezzi 2023

Semplici accorgimenti per tagliare e unire la gommapiuma con indicazioni sui prezzi vigenti sul mercato

La gommapiuma (schiuma di poliuretano) è un materiale morbido e spugnoso, che si trova in commercio in diversi spessori e diverse consistenze. E’ usata prevalentemente per imbottiture di sedie e divani, rivestimenti, cuscini. Al momento dell’acquisto possiamo richiederla tagliata di misura, ma non è difficile, con gli utensili adatti, sagomarla fai da te, anche se abbiamo bisogno di tagli  curvi o sinuosi.

Quale attrezzo utilizzare per tagliare la gommapiuma

Si sceglie l’attrezzo in funzione del tipo di taglio e dello spessore del materiale: sono sufficienti attrezzi comuni come forbici, coltelli normali o coltelli elettrici da cucina, cutter, ma esistono anche utensili specifici (come i cutter sagomati a roncola) che possono essere utili se prevediamo lavorazioni frequenti di gommapiuma e di altri materiali teneri.

  • In caso di gommapiuma spessa e dura possiamo arrotondare gli spigoli smussandoli con disco abrasivo o carta vetrata.
  • Per le unioni usiamo la colla neoprenica a contatto, (in bomboletta spray o in barattolo), che unisce le superfici senza deteriorarle e seguendo le pieghe del materiale: se ne stende un velo sottile su entrambe le superfici da incollare e si lascia asciugare perfettamente.

Come tagliare la gommapiuma

come tagliare la gommapiuma
  1. Per eseguire tagli diritti o curvilinei, su pezzi di modesto spessore, le forbici con i rebbi lunghi sono l’ideale.
  2. Se il pannello è sottile, per guidare il coltello o il cutter, appoggiamo un listello perfettamente diritto.
  3. Se la gomma piuma è spessa e morbida possiamo praticare i tagli con il coltello elettrico da cucina.
  4. Per tagliare gomma piuma dura e per eseguire profili curvilinei è necessario utilizzare il seghetto alternativo dotato di speciale lama liscia e bloccato al banco da lavoro. Con il seghetto possiamo realizzare qualunque tipo di profilo in tutta facilità.

Unione con colla e finitura

gommapiuma brico
  1. Per arrotondare agevolmente gli spigoli della gommapiuma rigida più densa e “dura” possiamo lavorarli delicatamente con un disco abrasivo montato sul trapano. L’azione deve essere leggera e non prolungata.
  2. Per l’incollaggio uniamo i due pezzi di gommapiuma con colla a contatto evitando di stenderla lungo i bordi della superficie da collegare, in modo che, una volta indurita, non sia percepibile al tatto.
  3. Per ottenere blocchi di forte spessore possiamo sovrapporre pannellini sottili con colla per gommapiuma. Per evitare sfalsamenti d’unione appoggiamoci su una superficie liscia.

Gommapiuma prezzi 2023

Ma “Quanto costa la gommapiuma?” Questa è una domanda che è lecito porsi se stiamo per intraprendere una lavorazione fai da te che prevede l’utilizzo di questo materiale. Occorre subito dirlo… la gommapiuma è cara, molto cara.

Si tratta di una materiale essenzialmente “tecnologico”, per questo motivo lo si paga caro. La gommapiuma si vende “a fogli” generalmente di 100*100 cm. A determinare la variazione di prezzo è lo spessore e il tipo di densità, ad esempio la gommapiuma per divani costa di più.

Ecco alcuni esempi di prezzi:

  • Spessore 1 cm: circa 3,50 euro al m2
  • Spessore 2 cm: circa 7 euro al m2
  • Spessore 3 cm: circa 10 euro al m2
  • Spessore 6 cm: circa 20 euro al m2
  • Spessore 10 cm: circa 38 euro al m2

Possiamo acquistare la gommapiuma a misura anche online, ad esempio qui

Chissà poi perché la gente su Google cerca Gommapiuma brico

Lavagna fai da te per la cucina | Guida alla realizzazione

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Costruiamo una lavagna fai da te che ci ricorda appuntamenti e acquisti, arricchita di un comodo ripiano portatutto e una sezione per i memo

L’MDF (Medium Density Fibreboard) è il protagonista di questa costruzione. Si tratta di un legno ricostituito formato da finissimi trucioli incollati insieme a formare pannelli molto robusti e facilmente lavorabili. Con questo materiale si realizza una lavagna fai da te organizer da appendere in cucina o nell’ingresso, arricchita da un piano che può servire da appoggio per vari oggetti di uso frequente.

Il pannello va suddiviso verticalmente in tre parti uguali (ognuna larga 300 mm): il terzo di destra è quello che poi riceve il foglio di sughero per i memo fissati con puntine. Nello spazio di sinistra, largo 600 mm, va tracciata la linea orizzontale, a 200 mm dal bordo inferiore del pannello, lungo la quale va fissato il ripiano in legno lamellare di faggio. Sulla linea si segnano le posizioni equidistanti in cui mettere le viti, da dietro il pannello, atte a sorreggere il ripiano insieme alle spine di faggio.

Quindi si fora il pannello della lavagna fai da te: in corrispondenza delle marcature per le viti si praticano fori passanti con punta da legno Ø 5 mm, mentre sulle due marcature per le spine si fora con una punta Ø 8 mm. Questi due fori non devono essere passanti, ma profondi 10-12 mm. Anche il piano in lamellare di faggio va forato di costa (Ø 8 mm) nei punti in cui riceve le spine di collegamento col pannello.

La pittura speciale tipo “lavagna” crea una superficie nera con caratteristiche ideali per scrivere con il gessetto. La si stende in doppia mano con un pennello o un rullino sulla campitura grande. Una volta asciutto il colore, al suo limitare in basso si monta il ripiano di lamellare con colla vinilica e viti.

Sulla parte a destra del pannello in MDF, non colorata, si applica il foglio di sughero usando una pistola per colla a caldo (ma va bene anche la normale colla vinilica). Nel caso della colla a caldo, dato che tende a raffreddarsi molto rapidamente (di più in inverno e meno d’estate), la si deve stendere a settori e fare, quindi, l’incollaggio un po’ per volta.

A questo punto si può montare il pannello a parete. Per farlo si praticano fori di diametro 5 mm in prossimità dei quattro angoli del pannello stesso, si lo mette in posizione sul muro (perfettamente orizzontale) e si segnano sulla parete i fori da fare, questa volta con una punta da muro Ø 8 mm. Inseriti i tasselli a espansione, si appoggia il pannello alla parete e si inseriscono le viti nei tasselli, serrandole con l’avvitatore. Sulla parte bassa della lavagna fai da te si possono infine avvitare tre ganci per appendervi asciugamani o altro. La lavagnetta organizer è pronta ad entrare in funzione per ricordarci tutto quello che dobbiamo fare o comperare.

Tempo richiesto: 4 ore

  1. Necessario per la costruzione

    L’MDF e il piano in lamellare vanno fatti tagliare a misura al momento dell’acquisto. Serve poi un foglio di sughero spesso 3-4 mm e gancetti da applicare a vite. Come attrezzi può bastare un trapano avvitatore con percussione, punte da legno e da muro, un bit di avvitatura; indispensabile un set per la stesura del colore.
    lavagna organizer

  2. Marcare i punti da forare

    Tracciata sul pannello di MDF la linea lungo la quale andrà posizionato il ripiano, lo si appoggia allineato di fianco per marcare i punti da forare sia sul pannello in MDF sia sul bordo della tavola.

  3. Forare… ma con le giuste punte

    I fori per le viti sono passanti nell’MDF e vanno fatti con una punta da legno Ø 5 mm. I due punti marcati in cui si vogliono mettere le spine di faggio, invece, sono ciechi e vanno fatti con punta da legno Ø 8 mm sia sull’MDF sia sul bordo del lamellare.

  4. Stendere la vernice effetto “lavagna”

    La parte anteriore del pannello dove si scrive con gessetto va dipinta con la pittura a effetto “lavagna”. L’applicazione prevede a stesura di due mani successive a qualche ora di distanza, inframmezzate da una delicata carteggiatura del piano. Si colora anche tutto il bordo esterno del pannello.
    lavagna fai da te

  5. Inserire le spine di faggio

    Inserite le due spine di faggio nel bordo del ripiano, applicando un po’ di colla vinilica, se ne stende altra sul bordo e sulle spine stesse per effettuare l’accoppiamento dei due pezzi.

  6. Inserire le viti autofilettanti

    Dal retro del pannello di MDF si inseriscono nei fori precedentemente praticati le viti autofilettanti 4×55 mm e si avvitano nella costa del piano per rinsaldare la giunzione. Si usa l’avvitatore a batteria con velocità bassa e regolazione di coppia debole.
    lavagna fai da te

  7. Applicare il foglio di sughero

    Sulla parte destra del pannello si stendono cordoni di colla a caldo, cui si appoggia il foglio di sughero per una presa immediata. L’utilizzo di una pistola incollatrice a batteria rende il lavoro molto più agevole e veloce, rispetto all’impiego di normale colla vinilica.

  8. Fissare la lavagna fai da te alla parete

    La lavagna fai da te va fissata alla parete con 4 tasselli Ø 8 mm le cui viti, a testa svasata, vengono avvitate dall’esterno facendo altrettanti fori sul pannello in prossimità degli angoli.
    lavagna fai da te

IXO 7 di Bosch, il cacciavite a batteria tuttofare

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IXO 7 è la settima edizione dell’iconico cacciavite a batteria Bosch. Porta miglioramenti nelle prestazioni e nell’utilizzo, con aumento della coppia di serraggio, della facilità di avviamento e di cambio del senso di rotazione del motore

Il più piccolo cacciavite a batteria di casa Bosch è giunto alla settima edizione. Con il nome di IXO 7 si identifica la nuova versione che è diventata più potente, più versatile e ancora più utile in tantissime situazioni in casa.

IXO 7 ritorna alla sua forma tradizionale, differenziandosi dalla precedente edizione ma, soprattutto, presenta diverse soluzioni frutto di un’attenta analisi delle richieste degli utilizzatori. In aggiunta alla proverbiale semplicità di utilizzo che caratterizza da sempre lo strumento, è stata ottimizzata la fruizione rendendo più agevoli l’avviamento, grazie a un pulsante d’accensione più lungo, ora utilizzabile con due dita, e il cambio del senso di rotazione del motore, tramite il miglioramento dell’apposita leva a spostamento destra/sinistra; inoltre è stata applicata una nuova ghiera rimovibile, intorno all’attacco utensile, con una zona luminosa per rischiarare la zona di lavoro; infine, la ricarica della batteria, tramite la presa micro-USB posta alla base dell’impugnatura, è permessa anche quando IXO 7 è riposto nella sua valigetta.

Sul fronte delle prestazioni IXO 7 ha avuto un incremento sia della potenza del motore, ovvero della coppia di serraggio, passata da 4,5 Nm a 5,5 Nm, sia nella batteria, da 1,5 Ah del precedente modello ai 2,0 Ah dell’ultima versione, che permette di avvitare sino a 190 viti con una sola carica.
Scopri di più sul sito.

Due le versioni:
IXO 7 Basic, con valigetta, cavo di ricarica Micro-USB, 10 tra i bit più usati + portabit magnetico, a un prezzo consigliato al pubblico di euro 59,99;
versione IXO Set (foto sotto), senza portabit magnetico, ma in aggiunta c’è la testa ad angolo e la testa eccentrica. Prezzo consigliato al pubblico euro 89,99.

Tutti dettagli importanti

La ghiera attorno al portabit ha una zona deputata all’illuminazione della zona di lavoro; all’interno due LED messi in posizione opposta.
Alla base dell’impugnatura, di fianco al pratico attacco per la cinghia, vi è la presa micro-USB per la ricarica della batteria dell’avvitatore.
La ghiera può essere rimossa, per esempio, nel caso in cui si voglia utilizzare un accessorio della IXO Collection.
Sul dorso è posto l’indicatore LED dello stato di carica della batteria.

Gli accessori della IXO Collection

FERVI amplia la gamma di torni pesanti dedicati al mondo professionale

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Sono dodici i nuovi articoli proposti per andare incontro alle esigenze del settore industriale. Quattro differenti altezze-punte, robustezza e affidabilità rendono i torni pesanti dell’azienda di Vignola un valido alleato per lavori di carpenteria e metallurgia

Queste nuove macchine FERVI si inseriscono tra le serie di torni pesanti già esistenti (cod. T095F e T080F) per offrire una maggiore copertura delle esigenze degli operatori del comparto manifatturiero. Già protagonista del settore MRO (Manutenzione, Riparazione, Operazione), FERVI amplia la propria offerta di prodotti affidabili e resistenti al mercato della carpenteria metallica e delle attrezzature per officina. L’operatività del Gruppo copre poi anche il segmento di mercato “Do it yourself”, o DIY, vale a dire il mercato dei prodotti per il fai-da-te in ambito casalingo e di bricolage, rivolto a hobbisti e in generale soggetti che impiegano gli utensili FERVI a fini non professionali. 

I nuovi torni pesanti sono infatti dotati di basamento in ghisa monoblocco, frizione meccanica, visualizzatore a tre assi e scatola ingranaggi semi-norton, caratteristiche in linea con le esigenze d’utilizzo intensivo e professionale. L’ampliamento di gamma nasce anche da un’esigenza sollecitata dal mondo imprenditoriale a cui FERVI ha risposto, in tempi rapidi, con i nuovi modelli di torni pesanti introdotti e in linea con i criteri di affidabilità, estetica e funzionalità che caratterizza i prodotti dell’azienda emiliana. 

Ideali per realizzare torniture cilindriche e coniche, sfacciature, profilature, forature, alesature, filettature, tagli e troncature, i torni pesanti FERVI vengono azionati manualmente dall’operatore che può regolare diverse velocità del mandrino autocentrante attraverso pratiche leve e inserire gli avanzamenti rapidi tramite joystick.

La nuova linea di torni pesanti FERVI offre un’altezza punte variabile da un minimo di 250 mm a un massimo di 385 mm. Inoltre, è in grado di lavorare particolari con un diametro fino a 1050 mm e una lunghezza fino a 3000 mm, il tutto sempre con l’estrema precisione dei prodotti FERVI.

Le nuove referenze delle linee T095Fx, T094Fx, T085Fx e T080Fx sono tutte disponibili su richiesta anche nella versione con motore da 60 Hz o con un set di accessori selezionati in base alle esigenze del cliente.

La nuova gamma usufruisce inoltre del servizio Fervi Plus, ovvero l’estensione di un anno della garanzia con controllo pre-consegna, assistenza dedicata e una ricca documentazione disponibile online. Per maggiori informazioni e per trovare il rivenditore FERVI più vicino, è possibile consultare il sito FERVI.

Carrello porta attrezzi fai da te stabile e capiente | Guida illustrata

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Un attrezzo utile in laboratorio o in garage, per avere a portata di mano tutto il necessario, utensili e materiali di consumo, quando si effettuano lavori di costruzione, riparazione o manutenzione. I pregi di questo carrello porta attrezzi fai da te sono la visibilità di tutti i ripiani, la loro accessibilità immediata, la maneggevolezza negli spostamenti che consente di averlo sempre vicino

Senza nulla togliere all’utilità dei classici carrelli da garage e laboratorio, fatti di metallo, nei cassetti dei quali si raccolgono ordinatamente le serie di chiavi, bussole, pinze, strettoi ecc, ne proponiamo una versione particolare per forma e modalità di utilizzo, un carrello porta attrezzi fai da te che si pone come anello di congiunzione fra il carrello da officina e la semplice borsa degli attrezzi.

L’esigenza è quella di avere una mobilità che si avvicini a quella di una borsa, con una capienza che si avvicini a quella di un carrello più strutturato. Abbiamo detto “si avvicini” perché ovviamente in entrambi i parametri non si raggiungono i livelli della borsa e del carrello “serio”, ma c’è un terza peculiarità per cui la soluzione proposta è impareggiabile: l’immediatezza di fruizione di tutto ciò che vi viene messo. Sì, perché la disponibilità di cinque ripiani aperti, su cui distribuire con un certo ordine non solo le attrezzature che servono, ma anche i materiali di consumo, è un vantaggio enorme che permette di procedere nel lavoro con la massima comodità.

Anche se ci si deve spostare di qualche metro nel laboratorio o nel garage, ci si può tenere a fianco il carrello porta attrezzi fai da te, che si muove docilmente sulle ruote pivotanti di generose dimensioni (più sono grandi e più il carrello riesce a muoversi bene anche sui fondi più accidentati).

Quando si affronta un nuovo progetto, si raccoglie tutto ciò che serve sul carrello e se a sera non si è concluso il lavoro, si lascia tutto lì, a disposizione, per continuare il giorno dopo, spostandolo soltanto in un punto in cui non sia d’ingombro. L’unico vassoio amovibile dà modo di portare via un set base di attrezzi, per qualsiasi altra evenienza.

Costruzione rapida ed essenziale

Tanto è immediato e naturale l’utilizzo del carrello porta attrezzi fai da te, tanto è veloce e basica la sua costruzione. Si costruiscono prima i 5 vassoi, quasi in serie visto che la procedura è la stessa e le misure cambiano, ma solo in parte. La larghezza e l’altezza, infatti, sono le medesime per ognuno, tranne l’eccezione del vassoio centrale che, essendo amovibile, deve essere 5 mm più stretto degli altri per metterlo e toglierlo senza fatica.

Di fatto si acquista o taglia una serie di listelli di abete larghi 70 mm circa, spessi più o meno 20 mm per una lunghezza complessiva di quasi 16 metri, sufficiente a ricavare tutte le sponde dei vassoi, più i 4 montanti (A) e le 2 bretelle (J). Da questi si tagliano gli 8 pezzi B, poi 2 pezzi C, le 5 coppie (D, E, F, G, H) di lunghezza decrescente, i 4 montanti A, con taglio inclinato alla base e sagomatura all’apice, infine i due pezzi J. Si preparano i pannelli di fondo dei vassoi usando compensato da 6 mm di spessore, con misure 600×500, 500×500, 400×495, 300×500, 210×500 mm.

Il pezzo K è il divisorio del vassoio centrale con un rilievo asolato nel mezzo a mo’ di impugnatura. I vassoi si uniscono alla struttura portante, irrobustita con le due bretelle J alla base; sotto queste si fissano 4 rotelle pivotanti, che consentono il facile movimento del carrello e la rotazione su sé stesso.

  • A – montanti, 70x20x1120 mm
  • B – frontali vassoi fissi, 70x20x500 mm
  • C – frontali vassoio rimovibile, 70x20x495 mm
  • D – lati vassoio, 70x20x560 mm
  • E – lati vassoio, 70x20x460 mm
  • F – lati vassoio, 70x20x360 mm
  • G – lati vassoio, 70x20x260 mm
  • H – lati vassoio, 70x20x170 mm
  • J – bretelle, 70x20x500 mm
  • K – divisorio vassoio centrale, 90x20x455 mm
  • L – fondo vassoio, 500×600 mm
  • M – fondo vassoio, 500×500 mm
  • N – fondo vassoio, 500×400 mm
  • P – fondo vassoio, 500×300 mm
  • Q – fondo vassoio, 500×210 mm
  • R – spine di legno Ø 18 x 25 mm

Facile da movimentare e versatile

Anche se carico di attrezzi, le ruote pivotanti permettono al carrello porta attrezzi fai da te di scorrere agevolmente su pavimenti lisci e non.
Per superare eventuali ostacoli si può inclinare l’intero carrello porta attrezzi fai da te che, per merito della forma con ingombri decrescenti verso l’alto, mantiene il baricentro nella sagoma e non ha tendenza al ribaltamento.
Comodissimo il ripiano amovibile, in cui si possono raggruppare gli attrezzi più comunemente utilizzati, per poterli portare tutti insieme in una volta.

I passi principali del montaggio del carrello porta attrezzi fai da te

  1. Realizzare la struttura del carrello porta attrezzi fai da te

    Posizioniamo due montanti A in modo da formare un triangolo isoscele al quale mettiamo come base il listello D, nella posizione (a) in cui i suoi spigoli inferiori toccano le facce esterne dei montanti; poi, mettendo due piccoli pezzi di scarto (b) spessi 20 mm come i pezzi J, tracciamo le linee lungo le quali troncare i montanti.

  2. Allestire i vassoi

    Allestiamo i vassoi unendo i frontalini in sormonto ai fianchi, applicando colla vinilica e due viti per ogni giunzione. In questi fissaggi usiamo viti a filettatura parziale, con sezione 4,0×50 mm di lunghezza.
    carrello porta attrezzi fai da te

  3. Chiudere il fondo dei vassoi

    Il fondo dei vassoi lo fissiamo con colla vinilica e piantando una serie serrata di chiodi ad aderenza migliorata da 2,1×30 mm.

  4. Fissare i vassoi ai montanti

    Colorati i montanti e prese con attenzione le misure per posizionare i vassoi correttamente, li fissiamo con due viti 4,0×35 mm avvitate su ogni montante del carrello porta attrezzi fai da te.
    carrello porta attrezzi fai da te

  5. Predisporre per l’appoggio del vassoio centrale

    Per l’appoggio del vassoio centrale sulle spine di legno facciamo le 4 sedi con una mecchia di misura corrispondente (18 mm). Realizzare solo metà foro è semplice se mettiamo un pezzo di scarto tenuto bene con un sergente contro il vassoio.

  6. Applicare le viti pivotanti

    Le ruote pivotanti hanno piastre asolate per il fissaggio; le applichiamo con viti da 4,0×25 mm, in modo che non spuntino dal fondo dei vassoi.
    carrello porta attrezzi fai da te

Orologio da parete fai da te

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Ha la struttura di un sole con dodici raggi questo orologio da parete fai da te che può ben figurare nella cameretta di un giovane o in un ambiente rustico; è rifinito con vernice trasparente ma potrebbe essere vivacizzato con l’utilizzo di colori brillanti

Dal grande disco centrale, forato per il passaggio delle lancette e che ospita sul retro il meccanismo al quarzo, si dipartono con disposizione a raggiera dodici tondini: hanno diametro 12 mm e vengono ricavati da una stecca lunga un metro. Ogni tondino è lungo 80 mm, 15 dei quali sprofondati nel disco centrale e 5 nei dischetti periferici: ne restano 60 a vista. In testa a questi dodici tondini sono fissati con colla vinilica altrettanti dischetti, ricavati dal bastone di una vecchia riloga tagliandolo a fette spesse 20 mm. Questi dischetti, prima della verniciatura a flatting finale, vengono mordenzati con una tinta leggermente più scura, così che contrastino con l’intera struttura dell’orologio da parete fai da te, e su di essi vengono posizionati i numeri adesivi delle ore su base trasparente.

Di grande leggibilità, anche a distanza, l’orologio da parete fai da te viene completato con un’attaccaglia per appenderlo al muro; le lavorazioni sul retro sono eseguite con precisione in modo che il disco appoggi ben piatto sulla parete senza rilievi che potrebbero pregiudicarne la stabilità.

Realizzazione dell’orologio da parete fai da te: disco e dischetti al tornio

Il disco centrale ha uno spessore di 30 mm e un diametro di 120 mm che viene raggiunto lavorando al tornio un pezzo di legno di recupero.

Due spezzoni di riloga lunghi 250 mm vengono portati al diametro di 30 mm asportando la parte verniciata esterna.

Ogni spezzone viene diviso nei sei dischetti su cui verranno apposte le ore, sempre con diametro 30 mm e spessore 20 mm.

Ogni dischetto viene rifinito anche sulle facce al tornio.

Venticinque fori per unire le parti

I dischetti su cui andranno incollati i numeri delle ore devono essere forati assialmente uno per uno; si bloccano saldamente nella morsa e si pratica un foro diametro 12 mm profondo 5 mm.

La stessa operazione si esegue sulla circonferenza del disco centrale dopo averlo diviso con riga e matita nei dodici settori. Individuato il centro del disco si tracciano sei diametri e si segna con la matita dove sfiorano la circonferenza; i dodici fori dovranno essere esattamente centrati su questo segno per una profondità di 15 mm.

Su retro del disco centrale, praticato il foro da 8 mm per il passaggio dell’asse delle lancette, si scava la sede quadrata per il meccanismo dell’orologio da parete fai da te. Si eseguono tanti piccoli fori lungo il perimetro che vengono poi uniti con lavoro di scalpello.

Lo scasso deve essere profondo quanto lo spessore del meccanismo in modo che questo non faccia spessore contro il muro; si rifiniscono i bordi dello scasso con carta vetrata.

Ordinatamente disposti sul tavolo vediamo il disco centrale, i dodici tondini e i dodici dischetti delle ore. Non resta che assemblare il tutto con colla vinilica.

 

Come appenderlo al muro

Sul retro del disco centrale dell’orologio da parete fai da te, in perfetta corrispondenza con il tondino delle ore 12, si fissa con due viti con taglio a croce una robusta attaccaglia; questa deve essere allineata con la parte fissa al bordo esterno del disco in modo che la parte mobile possa ricadere nello spazio dato dal minore spessore del tondino. Questa è l’ultima operazione da eseguire, poi non resta che rifinire tutta la costruzione con tre mani di flatting per proteggere il legno ed esaltarne le diverse venature; i dischetti delle ore vanno preventivamente mordenzati.

Progetto di Leonardo Telesca

L’importanza degli utensili multifunzione | Perché scegliere Leatherman

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Noi amanti del fai da te conosciamo bene l’importanza di una buona dotazione di utensili manuali con cui affrontare i più svariati lavori di manutenzione, costruzione, riparazione, decorazione ecc. e sappiamo anche che è decisamente meglio optare per soluzioni di qualità, che durino nel tempo, piuttosto che acquistare oggetti di scarso valore e doverli ricomprare più volte.

I nostri laboratori sono spesso fornitissimi, abbiamo soluzioni differenziate per svolgere ogni tipo di lavoro: possiamo saltare con “nonchalance” dal limare un tondino di ferro a predisporre i cablaggi per le nuove batterie al litio del camper; dal lavorare di fino con piccole forbici per divertirsi insieme ai bambini, nelle decorazioni per le feste a riparare la lettiera del gatto.

Tuttavia, questa elevata disponibilità di attrezzatura, frequentemente, porta a un’inevitabile consapevolezza pratica: che non tutti gli strumenti che abbiamo in officina sono necessari, o meglio, lo sono solo in determinati frangenti e per certe tipologie di lavoro… ma quante volte un utensile multifuzione avrebbe brillantemente risolto la situazione senza porci il problema logistico di organizzare una cassetta degli attrezzi da trasportare? Se ci pensiamo attentamente la risposta è certa: innumerevoli.

utensili multifunzione Leatherman

Ecco perché un attrezzo multiuso, di alta qualità, è senza ombra di dubbio un oggetto imprescindibile nella nostra dotazione. Il suo utilizzo semplificherà gli interventi abituali in casa e laboratorio, perché – sebbene ci voglia tempo ed esperienza per comprenderlo – alleggerire l’equipaggiamento di utensili significa lavorare meglio. Ora, con questa frase non vogliamo intendere che in un viaggio in macchina non dobbiamo portarci la chiave a croce per smontare un eventuale pneumatico forato, ma sottendiamo a un concetto più fine, che è quello di saper commisurare l’essenziale alle problematiche che dobbiamo affrontare.

Nell’immaginario collettivo, quando si parla di utensile multifunzionale, si pensa al classico coltellino svizzero che, a parte il modello originale (bellissimo e utilissimo), non è pensato per eseguire lavori con continuità, ma sostanzialmente per utilizzi di emergenza (tipico, ad esempio, l’uso in campeggio).

Se invece volessimo fare una fotografia dello stato dell’arte in termini di utensili multifuzione pensati per utilizzi continuativi, anche gravosi, praticamente indistruttibili e in grado di svolgere innumerevoli lavori con la medesima efficacia degli strumenti dedicati, allora non potremmo fare altro che parlare di Leatherman.

Utensili multifunzione Leatherman

Leatherman è un’azienda americana che dal 1983 produce strumenti multiuso di altissima qualità, realizzati totalmente in acciaio inossidabile, indistruttibili (molto interessante la storia dell’azienda, che consigliamo di leggere) e che è leader nella produzione di utensili polifunzionali e da tasca e di coltelli di alta qualità.

Sin dal primo modello realizzato – il mitico Pocket Survival Tool (PST) – l’obiettivo dell’azienda è stato quello di realizzare uno strumento in grado di risolvere efficacemente problemi, essere d’aiuto in innumerevoli situazioni e di farlo in modo pratico, ma soprattutto durevole nel tempo.

Pocket Survival Tool (PST)

Oggi gli utensili multiuso Leatherman sono disponibili in svariati modelli, suddivisi in differenti tipologie per destinazione d’uso (essenziali, casa, attività all’aperto, utilizzo professionale) che contengono più o meno attrezzi (sempre ripiegabili all’interno dei manici) e di tipologia differenziata in relazione al modello. Possiamo quindi affermare che esiste sicuramente un modello che fa al caso nostro, ma vediamo ora più in dettaglio alcune applicazioni tipiche di Leatherman.

Cosa si può fare con Leatherman

Disporre di un attrezzo polivalente Leatherman equivale ad avere una cassetta degli attrezzi, sempre a portata di mano, con l’essenziale per effettuare svariate tipologie di intervento.

Utilizzi classici per la casa

Nell’ampio panorama dei possibili utilizzi, un posto privilegiato è occupato dagli interventi “classici” che la gestione della casa giornalmente ci richiede. Ecco qualche utile esempio:

utensili multifunzione leatherman
Apertura di una latta di vernice: l’accessorio cacciavite piatto (medio o grande), con cui fare leva sul coperchio, risolve il problema in un attimo.
utensili multifunzione Leatherman
Avvitare/svitare: qualsiasi lavoro di avvitatura e svitatura è facilmente gestibile grazie all’accessorio portapunte in cui inserire i bit (set portapunte venduto separatamente, si tratta di una componente esterna non presente nell’immagine che fornisce un’estensione extra).
Tagliare: l’accessorio coltello in acciaio (presente in tutti modelli) permette tagli netti e precisi, mentre la forbice a molla (disponibile in alcuni strumenti multiuso) facilita le operazioni di taglio di carta e cartone. Alcuni modelli dispongono inoltre di accessori come il coltello seghettato e il seghetto per legno.
La praticissima lima diamantata permette di eliminare sbavature e affilare utensili.

Utilizzi per decorazione e attività creative

L’utilizzo degli utensili multifunzione Leatherman per attività creative – come ad esempio gli addobbi in vista del Natale (o altra festività) – nobilita ulteriormente la già ampia gamma di destinazioni d’uso. Possiamo realizzare piccole decorazioni, ma anche progetti fai da te importanti con i gli strumenti Leatherman, i cui accessori dedicati sanno rispondere a specifiche esigenze.

Tagliare, stringere, piegare, limare – ma più in generale plasmare qualcosa con le proprie mani – dà ancora più valore a un progetto: c’è chi ama lavorare il legno, chi preferisce il fil di ferro e chi utilizza argilla o altri materiali per realizzare qualcosa di unico, infatti un hobbista unisce svariate tecniche per un solo lavoro.

Per concludere: un attrezzo multiuso di qualità è un fondamentale alleato su cui fare affidamento, che non deve mai mancare nella nostra dotazione di utensili.

Nuovo martello elettropneumatico con 4 funzioni

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UniversalHammer 18V è un martello elettropneumatico contenuto nei pesi e nelle dimensioni, oltre alle funzioni di scalpellatura, foratura con e senza percussione e avvitatura, offre prestazioni di alto livello grazie alla perfetta sinergia fra motore e batteria 18V; il comfort è garantito dalla frizione meccanica e dal disaccoppiamento dell’impugnatura dal motore

Analizziamo un nuovo martello pneumatico a batteria di Bosch che si propone come strumento leggero, ma estremamente efficace, in grado di operare principalmente come tassellatore e scalpellatore, in virtù della potenza del colpo di 2,0 Joule. Oltre al meccanismo percussivo, la performance è data da un motore generoso, capace di sfruttare tutta la potenza della batteria grazie all’elettronica che crea la perfetta sinergia; sempre il controllo elettronico permette all’operatore di gestire con molta progressività il regime di giri, tramite il pulsante di avviamento. Il martello si chiama UniversalHammer 18V, infatti, oltre alla funzione di demolitore e tassellatore, l’utensile è in grado di forare senza percussione e, persino, di avvitare.

Nonostante la leggerezza, lo strumento offre un elevato comfort durante l’utilizzo delle funzioni più impegnative, come la scalpellatura e la foratura con percussione. Il merito è della frizione meccanica e del fatto che l’impugnatura e la testa della macchina sono disaccoppiate, cosa che impedisce la ripercussione dei colpi direttamente sulla mano dell’operatore. Si aggiungono le ampie zone Softgrip e l’impugnatura secondaria, che insieme rendono ottimale il bilanciamento e il controllo dell’utensile. L’impugnatura può essere rapidamente bloccata in tutte le posizioni e porta l’asta regolabile che funge da arresto di profondità quando si fora.

UniversalHammer è disponibile in tre versioni:
– solo corpo macchina con un prezzo consigliato al pubblico di euro 134,99;
– con una batteria da 2,5 Ah e caricabatteria, al prezzo di euro 199,99;
– con due batterie da 2,5 Ah e caricabatteria, al prezzo di euro 239,99.

Studiato per forare…

Il mandrino SDS Plus è l’ideale per la foratura con punte per materiali edili, ma anche per montare scalpelli a punta o piatti per l’azione di martello demolitore.

Il selettore permette di scegliere una delle quattro funzioni dell’UniversalHammer (3): percussione senza rotazione; foratura con percussione; foratura senza percussione; avvitatura.

… pronto a tutto!

Per la funzione di foratura di materiali come legno, metalli e plastiche è disponibile il mandrino da montare sull’attacco SDS Plus (4, 5), utile anche quando si voglia utilizzare l’UniversalHammer come avvitatore. In questo caso si trovano anche speciali portabit che si innestano direttamente nell’attacco SDS Plus.

 

3 nuovi partner Power For All Alliance

Power For All Alliance è una delle più grandi alleanze fra produttori di utensili cordless finalizzata alla condivisione di un’unica batteria Bosch da 18V. La batteria Bosch è quindi compatibile al 100% con tutti gli utensili da 18V dei marchi Bosch DIY e Home&Garden, di Gardena, Gloria, Wagner, Rapid, Steinel, Flymo, Husqvarna, Kuebler, PerfectPRO. Con questi ultimi tre marchi, i nuovi entrati del 2022 nella Power For All Alliance, il numero delle aziende che fanno parte dell’alleanza è arrivato a 10, ma è destinato a crescere in maniera importante e velocemente nei prossimi anni.

Piallatura, fresatura e tornitura | Le lavorazioni di superficie del legno

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In questo articolo ci concentriamo su tre lavorazioni che hanno lo scopo di modificare la superficie del legno per adattarla a specifiche esigenze: la piallatura, la fresatura e la tornitura.

Iniziamo con la piallatura, una lavorazione protagonista nelle prime fasi di un progetto, passiamo alla fresatura, che per gli utilizzi descritti entra in campo in uno stadio intermedio o avanzato della costruzione; termineremo con la tornitura, lavorazione capace in alcuni casi di supportare da sola un progetto dall’inizio alla fine.

Una caratteristica accomuna queste tre tecniche, il fatto che in tutti i casi si può ottenere una superficie finita, ovvero che non necessita di ulteriori lavorazioni meccaniche. L’unica che può essere svolta anche con utensili manuali è la piallatura, mentre la fresatura e la tornitura sono appannaggio delle strumentazioni elettriche.

Piallatura

L’azione è quella di rimuovere un sottile strato di materiale (1-2 millimetri a passata) dalla superficie del legno allo scopo di rendere rettilineo e piano il pezzo oppure di assottigliarlo o, ancora, perfezionarlo rendendolo più gradevole al tatto. In tutti i casi si agisce con l’intento di rendere o mantenere la faccia lavorata piatta e regolare. Ciò in cui la piallatura differisce rispetto alla levigatura, oltre alle modalità di erosione del legno che sono molto diverse, sta nel fatto che nella levigatura non c’è una specifica direzione di lavoro e tutto si svolge in un movimento libero, mentre nella piallatura c’è una precisa direzione, specialmente nella lunghezza del pezzo, e il lavoro si svolge in funzione di ciò che si incontra in quella direzione. Questo permette di rettificare, rendendoli lineari, pezzi lunghi anche alcuni metri.

Come lavora

La pialla a mano lavora il legno tramite una lama che sporge inferiormente sotto la base d’appoggio; lo stesso avviene in quella elettrica, anche se in questo caso le lame ruotano attorno a un tamburo. In tutti i casi, la sporgenza della lama sotto la piastra determina l’entità di asportazione di materiale, che solitamente va da 0 a un massimo di 3 mm, misura che non conviene mai impostare (già 2 mm sono tantissimi, nella maggior parte dei casi, persino troppi).

Oltre alla sporgenza al di sotto, la lama di una pialla (sia manuale sia elettrica) ha una certa larghezza che determina, ovviamente, anche la larghezza massima dell’azione. In alcuni casi la larghezza della lama supera quella del pezzo, per esempio quando si deve togliere qualche millimetro dal bordo inferiore di una porta, ma in tanti altri non è sufficiente, per esempio quando si pialla la superficie di un tavolo. In questa evenienza, si devono fare più passate parallele o quasi.

Scopo della piallatura

La piallatura nasce come esigenza di regolarizzare le superfici del legno grezzo. Quando presso un centro fai da te comperiamo il legno, in particolare travetti e listelli, di solito ci viene proposto in forma più grezza oppure piallato. La differenza è evidente: il primo ha una superficie scabra e porta i segni di una preparazione basica, mentre il secondo si presenta liscio al tatto e con spigoli netti. Ovviamente quest’ultimo è più costoso, ma ha misure di sezione più precise e, se scelti bene i singoli pezzi, ci permette di poter affrontare immediatamente una costruzione, senza ulteriori lavorazioni preparatorie.

Tuttavia, non sempre si pialla per perfezionare legno grezzo o per portarlo a misura utile; per esempio, si fa anche per regolarizzare una superficie già composta da tavole o listelli non perfettamente allineati o imbarcatasi leggermente; oppure per bisellare i travetti di una palizzata, il corrimano di una ringhiera o qualsiasi manufatto i cui spigoli risultino troppo “vivi” al tatto, quindi vadano smussati.

Piallare a mano

A parte la regola ferrea, da fare propria in tutte le lavorazioni del legno, che impone di utilizzare sempre utensili in perfetto stato e affilati al meglio, va detto che nel caso della pialla è necessario anche un po’ di apprendistato per effettuare la corretta regolazione dell’altezza di lavoro. A parte la procedura, non bisogna mai strafare, cercando di impostare valori di rimozione importanti: meglio togliere un velo di materiale e fare più passate. La larghezza di lavoro non sufficiente a coprire la larghezza del pezzo, rende difficile ai neofiti fare piallature in cui non si vedano i segni delle passate; talvolta capita anche che si vedano incisioni del punto d’attacco (non si fa mai una passata unica da cima a fondo con la pialla a mano).

La lavorazione richiede molta manualità, ma le difficoltà si risolvono in breve tempo, se si hanno frequenti occasioni di eseguire piallature. Tanti sono i trucchi per semplificare le operazioni: per esempio, per piallare un bordo molto sottile e riuscire a eseguire le passate a 90°.

Piallare con le macchine

Con i pialletti elettrici bisogna sempre mantenere l’appoggio corretto delle piastre altrimenti può succedere che il tamburo riesca per un attimo a “mangiare” più di quello che deve, lasciando un avvallamento. Per squadrare una tavola o un listello con le macchine stazionarie, si fa una passata regolarizzando una faccia del pezzo, quindi si passa alla faccia a fianco mettendo in appoggio quella appena spianata contro la guida laterale (regolata a 90°). In questo modo si ottengono due facce piane e a 90° fra loro, non resta che piallare le altre due, portando sempre in appoggio, contro la guida laterale, l’ultima faccia spianata.

Nel caso molto frequente in cui sia necessario produrre una serie di pezzi tutti di identica sezione (per esempio listelli 40×60 mm), dopo aver fatto su tutti la squadratura delle prime due facce (prime due passate), per la 3ª e 4ª si usa la pialla a spessore, impostando come altezza di lavoro della macchina una delle due misure necessarie (per esempio 40 mm) e passando in serie la 3ª faccia di tutti i listelli; poi si regola come altezza di lavoro la seconda misura e si ripassano tutti sulla 4ª faccia.

Fresatura

La fresatrice è uno strumento elettrico, a 220 V o a batteria, in cui la parte attiva è la fresa, un accessorio intercambiabile che si fissa nel mandrino della macchina; la fresa, che gira molto velocemente spinta dal motore elettrico (in alcuni casi sino a 30.000 giri/min), è caratterizzata da taglienti con una specifica forma. Scopo della fresatura è dare la forma speculare a quella della fresa alla parte del pezzo di legno che vi entra in contatto. Quindi si usa per modanare profili a scopo di abbellimento, per ammorbidire gli spigoli, per rifilare un bordo relativamente a una forma prestabilita.

A mano e stazionaria

La fresatrice può essere uno strumento da portare a mano oppure una macchina stazionaria; sono due versioni utili entrambe, a seconda dei casi. La fresatrice a mano è detta comunemente a tuffo o verticale; ha una piastra che va in appoggio sul pezzo, mentre la fresa viene lasciata sporgere al di sotto di quanto può servire. Si usa quindi a mano portando la macchina sul pezzo immobilizzato. Lo stesso strumento diventa una macchina stazionaria se la si monta sotto un banchetto per fresatrici. In questo caso è il pezzo di legno a essere mosso sulla parte attiva della fresatrice. Stesso discorso per le toupie, grandi macchine stazionarie per fresare, spesso integrate nell’ambito di una combinata per legno. Fra le fresatrici da usare a mano, inoltre, ci sono due distinzioni; da un lato la macchina classica, più potente ma pesante, dall’altro modelli dalle dimensioni contenute, i trimmer, spesso alimentati a batteria, che non hanno le potenzialità della prima, ma permettono una grande maneggevolezza, dote apprezzabile perché consente maggiore precisione nella realizzazione dei profili, soprattutto quando si devono seguire bordi molto articolati.

Tante variabili

La forma è un fattore determinante per il risultato che si vuole raggiungere con la fresatura, ma è soltanto il primo di cui tenere conto. Il secondo, altrettanto importante, è l’entità di lavoro, da valutare in due diverse direzioni: una è in altezza, cioè quanto la fresa deve mangiare in senso verticale; la seconda è in larghezza, ossia, quanto la fresa deve erodere lateralmente.

Regolare l’azione in profondità è semplice, seppure non banale, perché basta regolare la sporgenza della fresa rispetto al punto d’appoggio del legno, che è la piastra della fresatrice a tuffo oppure il piano di lavoro della stazionaria. Per la regolazione laterale, invece, ci sono vari modi per limitare l’azione e per lo più servono elementi aggiuntivi come guide, scontri, anelli distanziali, cuscinetti sulle frese ecc.

Le guide e gli scontri laterali si usano quando bisogna seguire un percorso rettilineo, mentre anelli distanziali e cuscinetti permettono di seguire fedelmente anche i percorsi curvi. Tuttavia, fra tutti i sistemi elencati, soltanto la fresa con cuscinetto permette di usare la fresatrice per seguire direttamente il profilo del legno senza altri ausilii.

Modanare

Per condurre la fresatrice lungo il bordo di una tavola, realizzando una modanatura regolare, è necessario usare la fresa con cuscinetto in testa, che nel caso in questione corre in appoggio nel punto. Lo stesso risultato si potrebbe ottenere con una guida parallela, ma con il problema dell’attacco e dell’uscita dagli angoli (inizio e fine tratta), dove il cuscinetto non pone problemi e si passa tranquillamente da un lato all’altro del pezzo.

Arrotondare gli spigoli

Cambia il profilo, che in questo caso è tondo, ma non cambia la sostanza: serve sempre il cuscinetto in testa che mantiene costante la distanza (entità) laterale di lavoro.

Rifilare

In questo caso qualcosa cambia: il cuscinetto appoggia infatti sul fianco di una dima, preconfezionata appositamente, che stabilisce la forma da ripetere. Il foglio di multistrato, fissato provvisoriamente sulla dima, è costretto a prendere identica forma.

Diversa azione

A seconda se il tagliente sporge o è perfettamente allineato con il cuscinetto, cambia la lavorazione: nel caso le lame sporgono di diversi millimetri quindi il legno viene eroso di quella misura oltre la battuta laterale del cuscinetto.

Nel caso i taglienti sono esattamente a filo del cuscinetto, quindi rimuovono soltanto ciò che sporge dalla battuta laterale (azione di rifilatura).

Fresatrice a tuffo sotto il banchetto

Anche in questo frangente, la profondità laterale può essere controllata con cuscinetto in testa; il pezzo si può muovere liberamente senza vincoli di direzione. Usando invece una fresa senza cuscinetto è necessario avere uno scontro laterale da cui far sporgere la fresa della misura corretta, regolandone millimetricamente la posizione; in questo caso il legno si muove in senso rettilineo, lungo lo scontro.

Decorare con l’anello guida

L’anello guida è nella dotazione di molte fresatrici a tuffo e va applicato alla piastra. L’anello ha un rilievo che fa da barriera distanziale e impedisce alla fresatrice di andare oltre un certo livello costituito, per esempio, da una sagoma da seguire.

Tornitura

La tornitura prevede che ci sia un pezzo montato su una macchina stazionaria (tornio) e da questa sia messo in rotazione. Il lavoro è svolto da un utensile tagliente che può avere diverse forme e viene azionato dall’operatore. La tornitura è una lavorazione con forte connotazione creativa, perché consente di dare al pezzo di legno una forma a piacere, bella e attraente; ciò non impedisce a questa tecnica di avere anche un ruolo costruttivo, per esempio nella realizzazione delle gambe di una sedia, di un tavolo oppure di un mobile, elementi che, oltre alla valenza estetica, hanno una funzione strutturale e devono risultare uguali.

Importanza del materiale

La cifra creativa della tornitura è legata a due fattori: da un lato c’è prettamente la forma che si decide di dare al manufatto; dall’altro ci sono le caratteristiche della specie legnosa con il suo colore e le sue fibrature. Il legno è determinante per il risultato che si vuole ottenere non solo per la bellezza; è necessario che abbia anche certe caratteristiche fisiche, come la durezza e un tipo di fibra compatta e fine, inoltre deve essere privo di difetti (in particolare nodi) e marcescenze. Non a caso ci sono specie legnose indicate per la tornitura (olivo, olmo, acero, betulla, pero, ciliegio, bosso ecc) e altre meno perché troppo tenere e con fibratura grossolana, che non lascia superfici lisce e compatte.

Com’è fatto il tornio

Il tornio è composto dalle seguenti parti: un bancale che unisce tutti gli elementi, per cui deve essere più robusto e rigido possibile; un motore, possibilmente con regolazione elettronica della velocità, che ha il compito di far ruotare il pezzo mediante una punta (trascinatore), un mandrino o un platorello; una contropunta, spostabile lungo l’estensione del bancale, che ha il compito di sostenere l’altra estremità del pezzo; il ventaglio, anch’esso regolabile lungo il bancale, oltre che in altezza, che ha il compito di sostenere la sgorbia durante il lavoro.

Cosa serve per tornire

Per effettuare l’asporto di materiale servono ferri caratterizzati dalla forma dei taglienti: sgorbie, bedani, pialle, incisori, termiti ecc, sono i principali, ma per ognuno ci sono tante variabili per ottenere sempre il miglior risultato. Come base di partenza sono necessari almeno 4 ferri: una sgorbia da sgrosso, una per profilare, un bedano e una sgorbia pialla.

Due le lavorazioni di base della tornitura: longitudinale e trasversale. La prima è quella che si effettua sul fianco del pezzo in rotazione, solitamente tenuto tra punta e contropunta, mentre la seconda è quella che si effettua con il pezzo tenuto solo lato motore, per poter agire sulla parte libera, frontale. In questo caso il pezzo deve essere tenuto saldamente, facendo una presa per mandrino, rigorosamente a 4 griffe, oppure attaccandolo con viti a un platorello.

Caratteristiche del tornio

Il principale elemento strutturale del tornio, il bancale, non è solo importante per il ruolo di tenere solidamente insieme motore, ventaglio e contropunta, ma anche perché la sua dimensione determina la lunghezza massima del pezzo lavorabile, che corrisponde alla distanza fra punta e contropunta. Altra misura importante, quella del diametro massimo del pezzo lavorabile, è data dalla distanza dal centro mandrino al bancale, almeno per quel che riguarda le macchine a testa fissa. Con la testa ruotabile a 90° il discorso cambia, ma solo per la tornitura trasversale.

La macchina illustrata nella foto è il tornio Fervi, mod. 0648, fornito anche di copiatore, utile per ripetere più pezzi uguali, per esempio per fare le gambe di un tavolo. In ottemperanza a questa funzione, il tornio ha un’ottima lunghezza massima di lavoro, 1000 mm, mentre sul fronte del diametro massimo si arriva a 375 mm. La velocità di rotazione è regolabile da 500 a 2000 giri/min; il peso complessivo è di 68 kg. La macchina è fornita con platorello di Ø 150 mm, espulsore, trascinatore e contropunta rotante, entrambi con attacco CM2. Fervi, tornio 0648, è ora in promozione al prezzo di euro 929,50.

Tornitura longitudinale

Anche se il pezzo è molto corto, quando si agisce con la sgorbia sul suo fianco, ovvero incidendo in direzione ortogonale all’asse di rotazione, si tratta di tornitura longitudinale. Dopo la sgrossatura, si cerca sempre di regolarizzare il pezzo rendendolo cilindrico; quindi si tracciano a matita o con un bedano i riferimenti per la forma che si vuole imprimere, infine si procede con la sgorbia per profilare imprimendo le curvature al profilo.

Tornitura trasversale

È il tipo di tornitura che serve per fare piatti, ciotole, vasi, bicchieri ecc, in pratica tutto ciò che è da scavare all’interno. Si tornisce prima la parte esterna del manufatto, dandogli forma e arrivando sino a completare la finitura a cera. In questa prima fase va creata la superficie idonea alla presa (mandrino o platorello) per girare il pezzo e svuotarlo all’interno. Per scavare, se c’è spazio si possono usare le sgorbie per profilare, meglio se ad ala stretta, ma per scavi stretti e profondi servono le termiti.